ovviamenteimpossibile4
Note:
Questo episodio parte dall'episodio 46 della prima serie (la fine,
mentre Usagi combatte contro Metallia) e si estende fino all'episodio
48 della seconda serie, quando, dopo un periodo di tempo che mi sembra
imprecisato, Rei riacquista la memoria di quello che è
accaduto
alla fine della precedente battaglia.
"Ovviamente...
impossibile?"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
4 - DIMENTICARE E RITROVARSI
Yuichiro sollevò lo sguardo verso il
cielo oscurato da
nuvole
cariche di forza. Non poteva essere pioggia, l'acqua non era...
viola. Il colore delle nubi era portatore di violenza.
Cosa stava succedendo?
«Yuichiro.»
Sobbalzò.
Dietro di lui, il maestro guardava preoccupato verso l'alto.
«Hai visto
Rei stamattina?»
No. E si era pure alzato molto presto. Come non mai, era stato
in
piedi già alle sei. «Dev'essere andata a
scuola.» Non erano
neppure le sette e mezza, ma dove altro poteva essere andata Rei-san a
quell'ora?
Il maestro affondò le braccia
nelle maniche della tunica bianca, fino a massaggiarsi i gomiti.
Yuichiro sapeva che con quel semplice movimento non ci si poteva
proteggere dal freddo che si stava intensificando sempre di
più,
ma a preoccuparlo seriamente fu solo l'espressione sempre
più
accigliata del suo mentore. Se non era tranquillo...
Deglutì. «Lei non crede che sia andata a
scuola?»
Turbato, il suo maestro abbassò lo sguardo, rivelando rughe
che
sembravano nate da poco. «Penso che sarebbe già
tornata.» Scosse
piano
la testa, gli occhi sempre più scuri. «Sta
succedendo
qualcosa e
Rei vorrebbe essere qui a casa, al sicuro. Davanti al fuoco a scoprire
di cosa si tratta magari, ma non fuori, nemmeno per andare a
lezione.»
Rimuginò. «Starà già
tornando.»
Yuichiro osservò di nuovo il cielo: quello che gli faceva
più
paura era che non si sentiva nemmeno l'eco lontano di un lampo. Non
c'era
rumore, col passare del tempo sembrava quasi che l'aria si stesse
mangiando ogni suono. Inspirò. «Le vado
incontro.»
Ci fu silenzio. Per capire la reazione del suo maestro fu costretto ad
abbassare lo sguardo.
Trovò confusione. «Non sai che strada
percorre.»
Ma certo che sì. «Frequenta il liceo T, giusto? Fa
il cambio
con due linee di autobus, le conosco.»
Il maestro scosse la testa. «Finirai per
incrociarla.»
Non aveva importanza. «Lei rimanga qui.»
Il vecchio Hino s'incupì. «È mia
nipote, potrei
venire con
te se volessi.»
Sì, ma lo stupido era lui, non il maestro. «La
incrocierò, me lo
sento, però non riesco a stare con le mani in mano. Inoltre
se Rei
torna
prima di me vorrà vedere lei, maestro.» Non
avrebbe cercato
lui,
anche se forse le avrebbe fatto piacere vederlo.
Come quando gli aveva toccato la mano la sera di due giorni prima, con
un'espressione in bilico tra un sorriso incerto e... un qualcosa che
gli aveva fatto battere il cuore.
Non se l'era sognato - continuava a ripeterselo - solo che era
così bello che non riusciva quasi a crederci. Non ci credeva
del
tutto, non voleva permetterselo. Non ancora.
Anche se Rei-san non avesse dato il minimo cenno di ricambiarlo - ecco,
l'aveva detto, che assurdità! - lui sarebbe andato comunque
da
lei. Non gli piaceva quello che stava succedendo e non voleva pensarla
fuori, da sola. Non voleva pensare a Rei-san in pericolo. Aveva una
brutta sensazione
su lei e il pericolo.
Doveva essere a causa del discorso che gli aveva fatto Rei-san.
«Se non ci
fossi
più, cos'accadrebbe al nonno?»
Come poteva pensare di non esserci più? Forse aveva
paura di qualcosa? Forse aveva cercato di dirgli che temeva che le
sarebbe potuto accadere qualcosa di- Scosse la testa.
«Vado.»
Il suo maestro sbuffò. «Va be-»
Lo sentirono entrambi, fu come un boato sordo. I lampioni all'entrata
del tempio si spensero all'improvviso, proprio come tutta
l'illuminazione presente in città. L'orizzonte si era fatto
buio; nemmeno di notte era mai stato così, un tutt'uno col
cielo
diventato talmente nero che quasi non filtrava un solo raggio di luce.
Era un... incubo.
Corse via.
«Ragazzo, aspetta!»
Yuichiro si voltò solo davanti alle scale.
«Avrà
paura,
può farsi male!» Rei-san doveva essere
terrorizzata! «Io
starò
attento!»
Si voltò con uno scatto e prestò attenzione agli
scalini. Nel loro grigiore di pietra erano diventati quasi
indistinguibili l'uno dall'altro.
Una volta sul marciapiede, diede l'addio alla cautela e
pensò solo a correre.
A correre.
A correre.
Due angoli dopo, fu costretto a rallentare.
Aveva evitato per un soffio lo scontro con due persone, ma si faceva
sempre più buio. Riusciva a vedere sempre meno.
Sulle strade le macchine si erano fermate.
Non molto lontano, si udì un clacson. Sembrava una richiesta
d'aiuto.
Attorno a lui, le parole della gente iniziarono ad assomigliare ad un
unico lamento.
Cosa stava succedendo?
Rei-san, Rei!
Avanzò a tastoni contro il muro.
Quando i contorni della via iniziarono a diventare linee quasi
invisibili, guardò davanti a sé e
memorizzò
l'ultima immagine della strada. L'avrebbe attraversata, doveva andare
avanti.
Col cuore in gola, fece una corsa sopra il punto dove aveva visto per
l'ultima volta le strisce pedonali.
Con le bracce tese in avanti, toccò un palo e ci
sbatté addosso.
Vi si aggrappò, chiudendo e schiudendo le palpebre
ripetutamente, per accertarsi di avere davvero gli occhi aperti. Non si
vedeva
più niente! «Rei-san!!»
Accanto a lui, una voce estranea sussultò.
«Mamma?»
Yuichiro si voltò in quella direzione.
Nel buio brillò la luce verde-grigia di un minuscolo display.
«Un telefono!» gridò qualcun altro.
«Chiamate la polizia!»
«Non arriverrà nessuno!» rispose un
altro urlo. «Cosa sta
succedendooo?!?»
Il terrore nell'ultima voce minacciò di far soccombere di
paura
anche lui. Deglutì e gridò di nuovo.
«Rei-saaan!»
«Stia zitto!» singhiozzò una voce.
Iniziò un
pianto.
Tremando, Yuichiro si alzò in piedi. Doveva muoversi,
spostarsi. Serrò le palpebre solo per immaginarsi che
il
buio fosse dietro gli occhi chiusi e non nella realtà:
cercò di ricordare la forma della strada e, faticando a
lasciare
il palo, iniziò a muovere le gambe di lato, le braccia
allungate
nella stessa direzione.
«Il telefono non funziona!» gridò
disperata la prima voce
che aveva sentito.
Basta, basta! Sembrava
un incubo, un sogno orribile! Rei-san!
«Adesso torna la luce» disse una voce di uomo
anziano, alta e roca.
«Come lo sa?!»
«Deve tornare! L'elettricità dev'essere
salt-»
«È il cielo, quale elettricità!!
È il cielo,
cielo, cielo...» Divenne una nenìa.
Yuichiro ebbe la tentazione di coprirsi le orecchie, ma il cuore gli
martellava talmente tanto che aveva quasi più paura di udire
il suo
stesso terrore.
Il mondo era diventato un luogo di voci sparute che si trasmettevano
disperazione tra loro.
Rei-san doveva essere
annichilita.
No, lei era una ragazza coraggiosa! Sarebbe rimasta ferma dove si
trovava al momento del buio e avrebbe aspettato con pazienza.
Ma aspettato cosa?! Che cos'era quel buio, perché
tutto era
così scuro?!!
Nell'oscurità, brillò una luce. Non una vera
luce, ma una luminosità... strana, invisibile. Invisibile, ma lui
l'aveva vista.
«Sta tornando?» fu la speranza di una voce
femminile.
Non era stato il solo a vederla.
A vedere cosa? Sbatté le palpebre. Era come se avesse visto
con qualcosa di diverso dagli occhi.
Vide di nuovo.
No.
Era... sentire?
Era una forza invisibile, luminosa solo alla vista dell'anima.
Potentissima, lottava per prevalere. Sembrava l'essenza di-
Le ginocchia gli vennero meno. Si sedette a terra, fermandosi dal
cadere con una mano.
Una parte di lui aveva sentito e risposto ad un richiamo primigenio e
ora non poteva fare altro che guardare la... battaglia.
Si stava svolgendo, non vicino e non lontano, non adesso e non in
passato, non adesso né in futuro.
Quello che stava accadendo era oltre tutti loro.
«È... la fine del mondo?» fu l'ultimo
singhiozzo
che udì.
Era la lotta tra bene e male, tra inizio e fine.
Era la fine del mondo.
Strinse i pugni e iniziò a tremare, cercando di non
assistere, di pensare solo a-
Famiglia. Voleva tutta la sua famiglia lì con lui.
E Rei-san era sola.
Pianse.
Non importa se
è la fine, Rei-san. Rivide in un momento tutti
i sorrisi innocenti e felici di lei. Tu starai sempre con tuo nonno, nessuno ti porterà
via da chi vuoi bene.
Mentre lui... voleva la sua famiglia. E poterle prendere un'ultima
volta la mano.
La luce si diffuse in ogni dove.
Portò via le nuvole, rese tutto visibile, definito.
Trasparente. Accecante e immobile.
La luce entrò dentro di lui e tentò di portargli
via un pezzo di mente, di cuore.
No.
La luce non lo ascoltò, frugò nei suoi ricordi e
prese a dissezionarli, ricostruirli.
No!
La luce lo osservò.
Prese solo quel che le serviva e si allontanò.
E lui cadde.
In un buio che sarebbe stato...
Risveglio.
...
Si svegliò di soprassalto.
... aveva avuto un incubo?
Si massaggiò la testa, strizzando gli occhi davanti alla
luce del sole sulle coperte.
Era tardi!
Scattò a sedersi. Si era svegliato in ritardo, che ore
erano?!?
Buttò via la coperta del futon e afferrò la
sveglia.
Le otto!
Balzò in piedi.
Era ancora in prova, il maestro lo avrebbe giudicato un irresponsabile!
Si sfilò la felpa del pigiama e rabbrividì al
contatto
del petto nudo con l'aria gelida. Lasciò perdere e
saltellò in avanti, togliendo anche una gamba dei pantaloni.
Cadde in avanti contro l'armadio vuoto, fermandosi con le mani.
Lo aprì, trovando la tunica e l'hakama.
Doveva darsi una mossa!
Iniziò a vestirsi a tempo di record e, mentre piegava un
lembo della tunica dentro l'altro, sorrise.
La sera prima Rei-san gli aveva preso la mano!
Quella sarebbe stata una bellissima giornata, un bellissimo futuro!
Rei-san gli aveva preso la mano! Lo aveva ringraziato in quel modo, gli
aveva sorriso! No, non solo un sorriso, era stato meglio! In quel
momento
lei gli aveva...
Cercò di sussurrarlo almeno a se stesso, ma non ci
riuscì.
Scappò verso il bagno.
Si buttò dell'acqua sulla faccia e si guardò allo
specchio.
Lui era il solito idiota con una faccia resa disordinata dalla barba
che non riusciva mai a tagliare bene e dai troppi capelli sotto cui si
nascondeva, ma Rei-san aveva visto dentro di lui, lei gli...
... voleva bene.
Lei aveva visto oltre la sua imbranataggine, era riuscita a vedere che
anche se lui non sapeva fare niente di eccezionale, nel suo piccolo
lui...
era speciale. Un pochino, quel che credeva che sarebbe bastato solo a
lui, che solo lui avrebbe potuto apprezzare.
Si buttò altra acqua in faccia, mandandola
giù per la gola dal troppo ridere.
Attaccò la bocca al rubinetto e poi corse in bagno.
Trenta secondi dopo tornò indietro, si lavò le
mani e,
dopo essersi osservato per bene, prese altra acqua e se la
buttò
sui capelli, cercando di domarli perché non gli ricadessero
più sulla fronte e sugli occhi. Non voleva più
nascondere la faccia.
Si asciugò le mani sulla tunica.
Doveva darsi una calmata.
Ridacchiò come uno stupido.
Non doveva spaventare Rei-san col suo entusiasmo, avevano tempo.
Non doveva farle fretta.
Si mangiò le labbra fino a tentare di deformarle in una
linea dritta. Riuscì abbastanza.
Si diresse fuori dal bagno.
Estremamente scocciata, Rei finì di lavare le ciotole della
colazione.
Se quello pseudo-assistente di Yuichiro Kumada non sapeva svegliarsi
all'ora giusta di mattina, che almeno non promettesse di farlo!
Se una si abituava ad avere la colazione pronta tutti i giorni e
metteva la sveglia dieci minuti dopo solo per poi arrivare in cucina
con ancora tutto da preparare, allora la giornata non cominciava certo
bene.
Si asciugò le mani con un panno.
Che stress!
Aveva perso l'autobus delle otto e cinque!
Si voltò e le venne un colpo. «Kumada!»
Si portò
una mano al petto.
Lui sussultò, perdendosi in uno sguardo confuso da ebete.
Rei si sentì ribollire. «Cosa te ne stai
lì
impalato a fare?
Avrai almeno una buona scusa per esserti svegliato così
tardi!»
«Ah...» Lui si scostò dalla soglia, a
bocca aperta.
Rei lo sorpassò, scuotendo la testa e uscendo dalla cucina.
Quello era stupido. E che cos'era quel nuovo look? Se voleva farsi
vedere la faccia, che tagliasse quei capelli invece di buttarci sopra
dell'acqua.
Si diresse in corridoio e adocchiò la cartella che aveva
appoggiato lì. Saltò oltre il gradino
dell'ingresso e
iniziò a mettersi le scarpe.
«... Rei-san?»
E ora? Ah. «Mio nonno non si è ancora svegliato
per tua
fortuna. In questa casa dormono tutti tranne me.»
Anche se pure lei quella mattina si era svegliata in una maniera
assurda. Le sembrava di avere un buco in testa, aveva faticato persino
a ricordarsi cos'aveva fatto il giorno prima a scuola.
Bah.
Kumada se n'era rimasto fermo sull'angolo del corridoio.
Rei iniziò a mettersi la giacca. «Ti serve
qualcosa?»
Lui la guardò con occhi sgranati. Annuì piano.
«Per-Perché...» deglutì.
«Perché
mi
hai chiamato
Kumada?»
Come? «In che altro modo dovrei chiamarti? Ti chiami
così,
no?»
Il silenzio di lui parve mortificato.
Che diavolo gli prendeva?
«Yuichiro.»
Eh?
«Puoi... riprendere a chiamarmi così.»
Riprendere? «A me sembra che qui ci sia troppa
confidenza.»
Cioè lui se ne stava prendendo troppa ipotizzando che a lei
interessasse chiamarlo per nome.
Lo lasciò perdere. «Vado a scuola. Se il nonno non
si
sveglia
tra mezz'ora, controlla che non stia male. Se deve stare a letto,
occupati da solo del tempio. Dopo tutto questo tempo-» Tempo?
Da quanto lui lavorava lì? Faticando a ricordarlo, scosse la
testa.
«Dopo queste... settimane,
saprai
come fare, no?»
Lui fissò il muro. Annuì piano, come se ogni sua
parola gli avesse fatto male.
Cielo, non le era sembrato così delicato.
Aprì la porta dell'ingresso. «Fa' il tuo dovere,
io torno alla
solita ora.»
Uscì di casa.
Una volta fuori iniziò a correre, ma fu subito costretta a
rallentare e a massaggiarsi la testa.
Non le faceva male, ma sembrava quasi che si stesse... riaggiustando.
Le sembrava di non riuscire a ricordare le cose più stupide,
come ad esempio... ecco, come Kumada era arrivato al tempio.
Lo avevano- No, anzi, lo aveva trovato lei mentre dormiva sulle scale,
senza nessun 'noi'. Lui le era sembrato strano soprattutto per come
l'aveva guardata - un vagabondo maniaco, aveva pensato allora - e poi
lui si era ripresentato lì la mattina dopo e... il nonno lo
aveva assunto come apprendista.
Non riusciva nemmeno a ricordarsi il motivo.
Per il resto del tempo Kumada era stato... sciocco e gentile, no?
Sì, nient'affatto un pervertito, lo aveva giudicato male in
quella prima occasione - il buio e tutti quei capelli non
avevano aiutato.
Già, forse era stata troppo dura con lui, in fondo un
ritardo poteva capitare a tutti.
Maledizione, si era svegliata con un'umore da strega.
Sospirò.
In fondo Kumada viveva a casa loro. Se lei iniziava a chiamarlo
Yuichiro non ci sarebbe stato niente di male.
Anzi, sarebbe stato persino positivo, adesso che ci pensava. Lui la
chiamava per nome
nonostante il san,
perciò, se anche lei iniziava a usare il nome
proprio di lui,
avrebbero stabilito con ulteriore certezza che tra loro due quella
nella posizione di superiorità era lei.
Esatto, non aveva bisogno di usare il cognome per un semplice
apprendista.
Annuì e, con più calma, iniziò a
scendere le scale.
Non aveva rivolto la parola a Rei-san durante tutto il giorno dopo
quella
mattina, ma quel suo atteggiamento aveva un solo nome.
Codardia.
Forse lui era un po' codardo, ma non poteva vivere con tanta
insicurezza. Per cui si fece forza e bussò all'entrata
della stanza del
sacro fuoco.
«Avanti» gli concesse una voce cauta.
Lui fece scorrere la porta.
Salv-Buonas-Scusami per-
Deglutì. «Ciao.»
Rei-san inarcò un sopracciglio. «Buonasera.
C'è
qualche problema?»
Lui si tormentò piano il labbro inferiore.
«No.»
Sciogliendo le mani dalla posizione di preghiera, lei si
voltò per metà. «Hai qualcosa da
dirmi?»
Cos'è successo? «Volevo scusarmi per
il fastidio di oggi.» Idiota.
La confusione sul viso di Rei-san fu meno aggressiva di quella mattina.
«Va bene» rifletté lei brevemente,
gettando
un'occhiata
di
lato. «Scusami anche tu per il mio nervosismo...
Yuichiro.»
Era tornata a chiamarlo per nome.
Non riuscì a contenere il sospiro di sollievo nella
gola.
Sorrise. «Come mai stai pregando?»
Rei-san si rabbuiò. Unì le labbra, perplessa.
«Per
una cosa che ho in mente. Vorrei continuare, ti dispiace
uscire?»
Lui sentì l'aria nel petto farsi rigida. Si frenò
dal dire 'sì'.
... perché tanta freddezza? Perché all'improvviso
sembrava che le desse fastidio vederlo?
Certo, anche la sera prima lei era stata un po' scostante, ma- Ah,
ecco. Prese coraggio. «C'è qualcosa
che-» No.
«C'è
ancora
qualcosa che ti preoccupa?» Lo stava allontanando
perché
preferiva stare da sola quando si sentiva male, giusto?
Nella penombra illuminata dal fuoco, il viso di lei sembrò
indurirsi. «Yuichiro.»
«Sì?»
Rei-san si girò completamente su se stessa, drizzando la
schiena. «Io penso che tu stia
facendo un
lavoro... adeguato qui al tempio.» Inclinò il capo
di lato,
pensierosa. «Buono.»
... cosa c'entrava?
Rei-san si dipinse in volto un sorriso che pareva contenere un
cenno di... scherno? Lo eliminò e tornò quasi del
tutto seria. «Parlo con altre persone di come sto. Con chi
scelgo io. Vorrei che questo
fosse... chiaro.»
Lui colse il significato delle parole, ma per un
attimo rifiutò di farselo entrare nel cervello.
«In casa mia preferisco starmene per conto mio.»
Rei-san
aggrottò la fronte. «Erano questi gli accordi
iniziali, no?»
... sì.
Sì, lui non doveva disturbarla, lei doveva continuare la sua
vita di sempre.
Pensava che fossero diventati amici, ma doveva aver
superato dei limiti e ora lei li stava ridefinendo di nuovo.
Si era immaginato tutto quanto. Ci aveva costruito sopra troppe...
speranze.
Troppe speranze, come al solito.
Il suo petto si contrasse in un'unica massa. Stupido.
Strinse i pugni.
Stupido, cos'aveva creduto?
Abbassò lo sguardo. «Ho capito,
Rei-san.»
Deglutì
il
groppo alla gola, tentando disperatamente di mandare via il grosso
dell'umiliazione e
della tristezza. Era grande, era un uomo: doveva dimenticare tutto.
Subito.
«Ti lascio alla tua preghiera. Scusami il disturbo.»
Fece tre passi all'indietro e richiuse la porta.
Da fuori non guardò quella, ma i propri piedi.
Quando cercò l'aria, dovette prima espirarne una
quantità dolorosamente pesante, trattenuta tutta dentro di
lui.
Lo fece un'altra volta, guardando fuori.
Era abituato agli inverni gelidi delle montagne, ma... sentì
freddo. Il calore lo portava sempre dentro di sé, eppure lo
cercò senza trovarlo.
Si strinse nella tunica e cercò di riscaldarsi da solo, con
le mani.
Tornò a casa.
Erano passati due giorni da quella sera e Rei sentiva di aver detto
qualcosa di molto sbagliato.
... Yuichiro Kumada le era sembrato più allegro in
precedenza, se
ricordava bene (esattamente perché non ricordava bene?).
Comunque le era sembrato
sbagliato vederlo così... mogio. Triste.
La faceva sentire in colpa.
Gli aveva fatto solo un discorso di circostanza tra estranei, no? Era
lui che si era impicciato troppo. O forse era lei che era stata troppo
fredda.
Magari era per quello che non aveva veri amici: era sempre scostante e
chiusa, sapeva solo comandare la gente, mai averla accanto.
Una persona aveva cercato di essere gentile con lei e lei l'aveva
scacciata con freddo garbo, forse il torto peggiore che si potesse fare
ad una sincera cortesia e preoccupazione.
Sospirò e si diresse da lui, attraversando il piazzale del
tempio. Si fermò davanti alla bancarella aperta della stanza
dei
talismani. «Buongiorno.»
Nel vederla Yuichiro si ritrasse. «Buongiorno,
Rei-san.»
Accennò ad un saluto col capo.
Lei cercò un argomento di conversazione.
«È...
venuta molta
gente oggi?»
«Solo tre persone.» La bocca di lui si
piegò su un angolo poco
soddisfatto, fintamente allegro. «Ho fatto del mio meglio e
ho venduto
un talismano a ciascuna di loro.»
«Beh...» Scegliere la replica non fu semplice.
«Sei stato bravo. Io non
mi sforzo così. Se vogliono comprare bene, altrimenti non
faccio niente.»
Lui la guardò per qualche attimo, incerto.
«Grazie» le disse
infine. Quindi concentrò l'attenzione sotto il bancone.
Prese
in
mano la scatoletta di legno che conteneva i talismani della buona
salute. «Li pulisco un po', intanto che aspetto l'arrivo di
altra
gente.»
... le stava suggerendo di andare via?
Sembrava così.
Rei si morse la labbra. «Senti...»
Sollevò gli occhi al
cielo,
ma finì col guardare il sottotetto del tempio. «A
volte
sono
un po' antipatica. Scusami se ho detto qualcosa che ti ha offeso o che
ti ha fatto sentire a disagio. Mi dispiace.»
Lui le lanciò un'occhiata rapida, ma dopo un sospiro
sorrise nel medesimo modo di prima. «Non ti preoccupare,
Rei-san.»
Lei non si preoccupava, non era quello il punto. Era lui che le
stava dicendo che non aveva cambiato idea sul suo conto e che lei non
doveva darsi pena per riparare un rapporto che non poteva essere
ricucito.
Non essere in grado di andare d'accordo con una persona che viveva
nella sua stessa casa la fece sentire... impotente.
No, non poteva finire così.
Raddrizzò la schiena. «Questo pomeriggio non ho
niente da
fare, ti va di... giocare a shogi?»
«Cosa?»
Era sgomento.
Ma perché un invito amichevole - normale per altri - doveva
essere
tanto strano se lo proponeva lei? «Mi annoio. Vengo qui e
giochiamo a shogi.» Non era quello il modo di
chiedere. «Se ti va.»
Lui ci rifletté per un lungo attimo. «... va
bene.»
Lei impedì al sospiro di sollievo di levarsi troppo forte.
«Okay.» Sorrise. «Allora li porto qui,
così...
passiamo il
tempo, finché non arriva qualcuno.»
«Va bene» le ripeté lui, con
un'espressione di
felicità parecchio dubbiosa.
Rei si allontanò verso casa.
Sarebbe diventata amica di Yuichiro Kumada: era ora di smetterla di
fare l'antipatica e la superiore col mondo intero. Danneggiava solo se
stessa.
Una settimana dopo il giorno in cui si era accorto per l'ennesima volta
di essere un colossale stupido, Yuichiro capì che tutti
quanti
avevano
dei problemi.
Rei-san si sentiva sola.
Non aveva amiche, no? Strano,
pensò una parte di lui. Comunque, Rei-san aveva solo
quattordici anni; era normale che fosse un
po'... volubile.
Lui non avrebbe dovuto prenderla tanto sul serio. La colpa era stata
solo sua.
Lui e Rei-san sarebbero stati amichevoli conoscenti. Forse amici, un
giorno più lontano. Se lui fosse rimasto.
Le aveva promesso di rimanere per suo nonno, no? Lei però
sembrava non sentire più il bisogno di una simile
rassicurazione.
... alla fine, non si trattava di quello che voleva Rei-san.
Lui aveva preso un impegno col maestro e doveva onorarlo per un tempo
degno. Fino all'estate, almeno.
O forse anche per sempre, in fondo... Quel posto gli piaceva.
Ed era in grado di non innamorarsi di Rei-san.
Lei era sempre bellissima, ma non voleva qualcosa da lui.
E ora che lui lo sapeva con certezza, era in grado di comportarsi da
adulto e non passare il suo tempo a pensare a lei.
... no, non pensava più a lei.
La prima volta aveva fatto troppo male.
Era una guerriera Sailor.
Rei chiuse gli occhi, stringendo tra le mani la penna di
trasformazione,
all'improvviso cara e preziosa.
Si era dimenticata ogni cosa. Il cristallo d'argento era un oggetto che
possedeva una potenza infinita, ma... come aveva potuto farle
dimenticare tutto quanto? Come aveva fatto lei a permetterlo?
Alzò lo sguardo, inquadrando le scale che portavano al
santuario, a casa sua.
Si era dimenticata tutto ciò che aveva coinvolto le sue
amiche o i nemici,
persino quello che era avvenuto in quello stesso luogo che
vedeva
tutti i giorni.
Per lunghe settimane per lei suo nonno non era mai stato uno dei sette
malvagi, non era mai stato attaccato; non c'erano mai state le riunioni
con Luna, Ami, Usagi, Makoto e Minako in camera sua. Non aveva neanche
ricordato di essere stata Sailor Mars e non aveva conservato alcun
ricordo nemmeno dell'ultimo giorno, di quella sera in cui si era
teletrasportata al Polo Nord. Del momento in cui, appena prima di
partire, aveva lanciato uno sguardo pieno di affetto alla casa di tanti
anni, col pensiero del nonno che non voleva lasciare solo e di Yuichi-
Spalancò gli occhi. Li aprì ancora di
più, fino a che non abbassare le palpebre
cominciò a far male.
Era andata a combattere anche grazie alla sicurezza che le aveva
donato lui, certa che non avrebbe mai potuto dimenticare quello che
Yuichiro aveva fatto per lei.
Nascose il volto tra le mani.
Lui che arrivava, che l'aiutava col nonno impazzito, lui che accettava
di stare al tempio a dormire, che cercava di farla sentire meglio, lui
che rischiava la vita per lei (due volte!), lui che la invitava ad
uscire per poi ritrattare immediatamente, lui che si illuminava quando
la vedeva, lui che rideva sempre, lui che cercava in continuazione di
starle vicino senza essere troppo invadente, lui che si prodigava per
farla divertire e consolarla. Lui che combinava pasticci a destra e a
manca, che non
era abbastanza serio o abbastanza bello per farle pensare a una
relazione
tra loro.
Lui che le aveva regalato quella assurda, strana e bellissima puntura
al cuore quando, l'ultima sera, le aveva detto che non
avrebbe
mai abbandonato suo nonno, se lei non fosse tornata.
E lei non era tornata. La Rei di quelle esperienze se n'era rimasta al
Polo Nord, a morire
pensando...
Se solo.
Se solo lo avessi fatto,
se solo avessi avuto il
coraggio.
Si asciugò violentemente le due lacrime che le rigavano le
guance e corse su per le scale.
Individuò Yuichiro grazie ad un urlo.
Il cuore le balzò in gola e si precipitò ad
aiutarlo.
«Gallinaccia!»
Si fermò davanti al pollaio.
Yuichiro stava tentando di afferrare una gallina scappata fuori dal
recinto. Si immobilizzò non appena la vide.
«Rei-san!» Si
irrigidì come una tavola. «Sistemo subito, un
attimo!»
Scappò via, dietro alla gallina che si stava infilando nel
boschetto
con grandi e lunghi balzi.
Rei rimase ferma.
Rei-san! aveva
appena gridato lui, irrigidendosi al solo vederla.
Per Yuichiro lei era diventata quella che sapeva solo sgridarlo, che lo
trattava male dopo che lui l'aveva consolata, che... che non si
ricordava
nemmeno di averlo mai chiamato per nome. Che lo trattava con freddezza,
solo per concedergli la propria amicizia come se fosse un privilegio.
... e lui chi era?
Era il ragazzo che si ricordava di tutto quel loro passato o aveva
dimenticato tutto anche lui? No, forse si ricordava qualcosa, ma...
«L'ho presa!» Yuichiro spuntò trionfante
dal bosco.
Scuoté la gallina tra le mani. «Lei è
la
più
antipatica, ma ti prometto Rei-san che non succederà
più.
Starò attento a non farla uscire d'ora in poi.»
Persa, lei si guardò intorno, in cerca di un appiglio con la
realtà. «Hai lasciato il recinto
aperto.» Ma non erano
scappate
altre galline.
Yuichiro spalancò la bocca e si fiondò verso il
pollaio incustodito.
Rei abbassò lo sguardo.
Corse in casa.
... forse Rei-san aveva di nuovo qualcosa che non andava,
pensò Yuichiro. Durante la cena era stata molto silenziosa e
non aveva mangiato quasi
niente.
Purtroppo lui non poteva chiederle nulla. Lei poteva non gradire o,
più semplicemente, non volere il
suo aiuto. Forse, anche se era improbabile, sarebbe venuta lei a
domandare di
parlargli, se il suo problema era molto grave e se non era una cosa che
poteva confidare a suo nonno o a-...
Alle sue amiche.
Si grattò la testa. Ma certo, come aveva fatto a non pensare
alle amiche di lei? Le stavano vicino, si sarebbero preoccupate loro
dei problemi di Rei-san.
Giocò con quel pensiero, sentendo che qualche conto che
aveva
fatto in passato... non tornava. Perché?
Mah, forse perché non aveva visto le ragazze da un po'. Per
caso Rei-san aveva litigato con loro?
No, non gli... pareva. O forse, semplicemente, lui non ne aveva saputo
nulla.
Passò la scopa nell'ultimo angolo della stanza, fino a
raccogliere la polvere in unico mucchio consistente. Gli dava sempre
soddisfazione la prova materiale di tutta la sporcizia che riusciva
a eliminare.
Dietro di lui, si aprì la porta.
«Yuichiro?»
Hm? «Rei-san.» Si voltò.
Perché era venuta fino a lì?
Lei entrò lentamente. «Hai... finito?»
Lui afferrò il raccogliatore della polvere.
«Sì,
in
questo momento.» Si prodigò a non lasciare per
terra neanche
un
grammo di grigio mentre trasferiva il frutto del suo lavoro dentro il
raccoglitore in plastica. Riuscì egregiamente a non sporcare
nulla e si diresse
al
sacco nero della spazzatura, quello che aveva sistemato all'entrata
della porta.
Passò vicino a lei, che non era ancora uscita.
«C'è qualcosa che non va?» Se ne
pentì subito dopo averlo chiesto, ma
non troppo: in fondo, che male c'era a fare quella domanda? Era
venuta lei da lui e ancora non se n'era andata.
Rei-san si appoggiò contro la porta aperta.
«Ecco... volevo consigliare a delle compagne di scuola quel
luogo
in
cui siamo andati in inverno.»
In montagna? «Sarà completamente
prenotato oramai.
Non ci sono molti hotel da quelle parti.»
Lei sorrise, incerta. Imbarazzata.
«Sì,
ma a loro la... montagna piace in estate.»
Beh, era fresca. Lui preferiva il mare, ma i gusti erano gusti.
Rei-san si morse un labbro. «Come... come si
chiamava?»
Yuichiro aggrottò la fronte. «Non lo
ricordi?» Non era stata
proprio lei a
informarsi bene sul posto, prima del viaggio? Aveva creduto che lui la
volesse portare a stare in una qualche catapecchia, anche se non lo
aveva confessato ad alta voce.
«Voglio essere precisa, mi hanno chiesto la provincia, la
prefettura...»
Hm? «Era Takayama, nella provincia di Hida, prefettura di
Gifu. Da qui
ci si arriva col treno diretto che abbiamo preso con le altre
ragazze.»
Rei-san aprì lievemente la bocca, come se le fosse stata
svelata
una sorpresa. Gli
sorrise, in un modo che fu... strano. Lieve ma aperto. E molto,
troppo
dolce.
Yuichiro si sentì mancare un battito.
Lei si sporse repentinamente in avanti, ma all'ultimo momento
scostò le mani,
ritraendosi un attimo prima di... toccarlo?
Il sorriso di lei si allargò, si intensificò.
«Volevo
scusarmi per quanto sono stata fredda negli ultimi tempi. Io... mi
ricordo
ancora di quando mi hai promesso che avresti badato al nonno per sedare
la
mia sciocca paura e...» Inspirò. «Volevo
dirti che dopo ho avuto solo... timore
di averti fatto avvicinare troppo a me.»
... eh?
Lei non poteva venirgli adesso a dire che-
Afferrò il sacco della spazzatura, stringendolo nel
pugno. «Non
ti
preoccupare, è... normale.» No, non era normale
invece. Ma lei
era
solo una ragazzina e cambiava idea- Interruppe i pensieri.
«Grazie per
le scuse.» Le mostrò il sacco nero, sorridendo
come un
idiota. «Devo andare a buttarlo.»
Rei-san si spostò dall'entrata con più confusione
che imbarazzo. E forse era anche un po'... ferita?
Yuichiro si impose di lasciar perdere quell'idea - qualunque idea su
di lei - e uscì da lì.
Rei sbatté la porta della sua camera.
Aveva trovato il coraggio di andare a parlargli e lui era scappato?! Ma che
razza di uomo era?
Va bene,
lei lo aveva trattato male per diverso tempo e si era aspettata
confusione da parte sua, ma poi... Giocò coi lembi delle
maniche. Si era aspettata che lui capisse, semplice. E poi...
Incrociò
le braccia, appoggiandosi alla porta. Si sentì percorrere da
un piccolo
brivido e preferì avvicinarsi al letto. Si sedette.
Poi si era
aspettata un sorriso. E forse un abbraccio, ma non perché lo
avrebbe
iniziato o invitato lei. Si era aspettata di riceverlo e non era stata
certa di... volerlo.
Aveva pensato che sarebbe stato intenso, ma soprattutto strano.
Sì,
aveva desiderato un bacio. Leggero, romantico. Lo aveva voluto per ben
due volte, in quell'attimo in cui lui l'aveva consolata e nel momento
prima di morire.
Ma ora non voleva baci, volevo solo... vicinanza?
Voleva
essere certa di non aver perso una relazione speciale, ma non era
affatto sicura di voler anche solo pensare a una storia... d'amore.
La
spaventava. Non di una paura che la atterriva, solo di un sentimento
che
la portava a non vedersi coinvolta in cose più grandi di
lei. Non voleva farsi
bloccare da un legame con una persona che...
Yuichiro era sempre il solito stupido. Ingenuo,
tonto, confusionario. Poteva essere tenero e coraggioso, volerle un
bene dell'anima, ma erano qualità che la colpivano in
momenti di
pericolo, di tensione. Nella vita di tutti i giorni non riusciva a non
immaginare di trovarlo... idiota, di tanto in tanto.
Lei non voleva un ragazzo sciocco, doveva ammirare il suo futuro
fidanzato. Poteva voler bene a Yuichiro - no, voleva
bene a Yuichiro - ma esserne innamorata era diverso.
Non era innamorata di lui, altrimenti non avrebbe avuto alcun dubbio.
Nell'amore non c'erano dubbi, giusto?
Okay, le piaceva l'idea. Le piaceva l'idea di lui o
dell'amore?
Nessuno
le aveva mai voluto bene come Yuichiro. Ovviamente c'erano le sue
amiche, ma un ragazzo... mai. Un ragazzo che poi lei aveva trattato
spesso male, che aveva sgridato, che non aveva degnato di uno
sguardo... a Yuichiro non era importato, lei non aveva mai dovuto fare
niente per farsi voler bene da lui. Per ricevere quel sentimento che la
faceva sentire tanto bene non avrebbe mai dovuto fare niente, solo...
accettarlo.
Ma lei voleva essere in grado di amare a sua volta.
Esasperata, sbuffò.
Se
solo quell'idiota fosse stato meno stupido e tonto! Se fosse stato
più
intelligente, uno che non scappava con la coda tra le gambe, allora
lei... Affondò le unghie nel cuscino. Allora lei...
Non lo sapeva.
Forse era meglio così.
Non
voleva baci. Coi ragazzi le cose non restavano mai troppo innocenti -
quella era una fantasia femminile, non era stupida. Yuichiro poi viveva
nella
sua stessa casa e se iniziavano a baciarsi forse le sarebbe piaciuto
quello se non lui e allora...
Torturò il cuscino tra i pugni prima di sbatterlo a terra.
Idiota di un Yuichiro!
Lei voleva una vita tranquilla e semplice, finalmente calma, e lui
invece le metteva tutta quella confusione, ecco!
Bussarono piano alla porta, timidamente.
La sagoma oltre gli shoji, pur con le spalle incurvate, non
assomigliava per niente a quella di suo nonno.
Rei raddrizzò le spalle. «Cosa vuoi?»
La risposta si fece attendere un momento. «Parlarti... se non
ti disturbo.»
Il tono le fece capire che lui credeva ancora di parlare con la Rei che
non lo aveva riconosciuto.
No, non se lo meritava. «Puoi entrare, se vuoi.»
Anche se non aveva idea di cosa fosse venuto a dirle.
Lui fece scorrere delicatamente il pannello della porta e, per lunghi
attimi, restò fermo sulla soglia.
Rei
si spazientì, ma non ebbe il tempo di ordinargli di entrare.
Lui lo fece con passo cauto. Vi aggiunse un secondo
passo, piano. Non
chiuse la porta dietro di sé e rimase in piedi.
Più che guardare lei, prese a fissare le proprie ginocchia,
come
se stesse
cercando di distrarsi. «Forse non sarei dovuto
venire-»
«Oramai sei qui.» Ma quanto era indeciso? Ecco, ecco
perché non riusciva a piacerle veramente!
Yuichiro annuì. «Lo so, dico solo che... non
voglio
disturbarti, ma vorrei...» Si grattò la testa.
«Vorrei capire. Devo capire.»
... doveva capire lei?
Lui sospirò, raddrizzandosi un poco. «Non ti
do fastidio?»
«È la terza volta che lo
chiedi!» sbuffò esasperata.
Yuichiro sollevò le mani in aria. «No, non adesso.
In
generale, cioè, quando... quando vengo a parlarti.»
Il discorso era poco chiaro.
«Sto cercando di capire se... ti sono antipatico o
no. E
se la penserai su di me sempre nello stesso modo.»
Per caso voleva sapere se era una pazza nevrotica che non avrebbe
cambiato idea
o atteggiamento il giorno successivo? Si sarebbe offesa se non gli
avesse dato ampie motivazioni per nutrire quel timore.
Lui deglutì.
«Vorrei capire se...» Si morse le labbra e,
deglutendo di nuovo,
sembrò... arrossire? Sembrava anche mortificato, come se
stesse
combattendo con se stesso.
Su quel punto voleva mettere le cose chiaro
immediatamente. «No.»
«Cosa?»
«No,
io... ti trovo simpatico. Ti troverò sempre
simpatico.» Non avrebbe mai
cambiato idea se avesse mantenuto tutti i suoi ricordi, l'avrebbe
sempre pensata così. «Ma non sopporto chi si
comporta da indeciso, chi
commette errori sciocchi in continuazione e chi... chi è in
un certo
modo.» In un modo simile a quello di lui, però
stava sbagliando ad
esprimersi. Stava sbagliando tutto!
Si alzò in piedi. «Voglio che
siamo amici. Perché ti apprezzo.» Solo che non lo
apprezzava come possibile fidanzato - un fidanzato concreto,
diverso da quello che si
poteva desiderare con tutto il cuore in un momento di disperazione. Non
riusciva proprio a pensare a lui in quei termini. Tuttavia...
«Apprezzo anche l'aiuto che mi hai
dato, non lo
dimenticherò mai più. Ci tengo.» Ci
teneva molto, era proprio quella la fonte dei piccoli dubbi che non
riusciva ad eliminare, della ragione per cui
il suo discorso doveva essere sembrato contorto e un po' assurdo.
Yuichiro contemplò il muro e le sue parole, con calma.
«Va bene.»
... aveva capito veramente?
Lui
si portò una mano dietro la testa, sorridendo con una vena
di
malinconia che si fece passare in un secondo. «Saremo amici,
Rei-san.»
Amici.
Conosceva il tipo di dichiarazioni che faceva lui: ogni cosa che diceva
con calma era molto seria ed era da intendere... per sempre.
Amici per sempre.
Sorrise,
pervasa da un'ondata di serenità. Le piaceva l'idea di
Yuichiro e 'per
sempre' nella sua vita: in quella maniera andava benissimo.
Lui chiuse la bocca e distolse lo sguardo dalla sua faccia.
Iniziò ad agitarsi. «Allora vado. Buonanotte e
scusa per il
dist-»
Insomma! «Non mi hai disturbato!»
«Già. Buonanotte solamente.» Si diresse
fuori dall'uscio aperto e sparì nel corridoio senza chiudere.
Rei andò a serrare personalmente la porta e finì
col
ritrovarselo davanti mentre tornava indietro.
Yuichiro si fermò di colpo e, felice di non volersi
più
trattenere, lei gli sorrise di nuovo. «Buonanotte.»
Quel
giorno aveva ritrovato le sue amiche e anche lui. E lui era suo amico,
certo; non aveva mai avuto un amico maschio migliore di lui.
Yuichiro espirò piano. «Buonanotte» le
ripeté a bassa voce, voltandosi e andando per la sua strada.
Rei fece scorrere la porta fino a chiuderla.
Ma
certo, si disse, finalmente serena. Perché doveva rovinare
una cosa bella come l'amicizia
con lui con
pensieri sciocchi che tutt'al più erano frutto di una cotta
passeggera?
Si sedette sul letto, stiracchiandosi verso l'alto.
Diede
una risposta ovvia alla sua stessa domanda. Non era stata lei la prima
a pensare a... quello. Yuichiro lo aveva pensato, era stato lui ad
avere una cotta per lei e a farglielo capire.
... forse provava ancora la stessa cosa? Non in quei giorni, ma se lei
diventava troppo gentile con lui, allora forse...
Aggrottò la fronte: Yuichiro Kumada era grande. Lei gli
aveva detto che non voleva pensare a lui in quel modo - di tutte le
cose confuse che aveva dichiarato, quella era l'unica che doveva essere
stata
chiara - perciò Yuichiro avrebbe imparato a regolarsi. Non
era un
poppante. Se era tanto ingenuo da voler continuare a provare una
piccola cotta per lei solo perché ogni tanto si vedeva
lanciare qualche
sorriso allora... Beh, che facesse pure.
Se non si faceva insistente, a lei non dispiaceva.
Lui aveva detto 'amici' ed era certa che non sarebbe venuto meno a
quella parola.
Amici.
Intontito dal sonno, Yuichiro faticava a tenere gli occhi aperti. La
sua testa stava cercando di smettere di lavorare.
Non
aveva mai avuto un'amica così prepotente e dura da trattarlo
male
quando le pareva e capace allo stesso tempo di fargli dimenticare ogni
torto solo con un sorriso. I sorrisi di Rei-san, quelli veri, erano rari.
A lui li aveva concessi però; erano amici, il loro rapporto
era... speciale.
Era
giusto voler tenere la mano ad un'amica? Immaginare di avvicinarsi e
poterle sfiorare il viso, spostarle i capelli dietro l'orecchio?
Voleva vederla sorridere solo per lui e proprio per questo era un idiota colossale.
Non sarebbe mai successo, Rei-san era stata onesta e chiara.
Lui voleva esserle amico, ma non voleva essere innamorato di lei.
... forse, però, non si poteva decidere chi amare. Ma si
poteva scegliere di non soffrire, almeno quello sì...
no?
Un po' di sogni e fantasie irrealizzabili erano concessi a tutti,
finché li si separava bene dalla realtà.
Chiuse gli occhi.
Non
l'avrebbe cercata nei sogni, ma se lei fosse arrivata lo stesso...
forse lui le avrebbe preso la mano. E avrebbe sorriso appoggiandosi a
lei,
sentendo il profumo dei suoi capelli sotto il naso.
Nella realtà erano solo amici. Rei-san un giorno avrebbe
trovato il ragazzo che cercava e lui... anche lui avrebbe trovato
qualcuno, no?
Rei-san non era per lui. Non poteva essere per lui una ragazza che non
lo voleva.
Non avrebbe più sofferto per questo, anche se era un po'
immaturo. Solo ai bambini piacevano sogni che non sarebbero diventati
reali.
... beh, un giorno lui sarebbe diventato grande abbastanza.
Per ora... Sbadigliò e si lasciò cullare dalla
morbidezza del cuscino.
Permise alla felicità di sorridere assieme a lui e...
dormì.
DIMENTICARE
E RITROVARSI - Fine
NdA: Pensavo che venisse fuori una cosa più
corta :D Non mi smentisco mai.
A partire da questo episodio, la mia intenzione è quella di
descrivere come Yuichiro arriverà a capire che 'amici'
è
proprio un'illusione che non riuscirà a coltivare in merito
a
Rei. Probabilmente utilizzerò l'episodio 70 della seconda
serie
(quello in cui Koan/Kermesite va al tempio di Rei, combattendo contro
di lei e ferendo Yuichiro) per far comprendere meglio a Rei che quella
relazione che proprio non riusciva a prendere in considerazione forse
ci può stare.
Quello che mi aveva infatti colpito dell'episodio 99 della terza serie
(quello in cui Yuichiro cerca di andarsene dal tempio) era che Rei
sembrasse quasi sicura che Yuichiro avrebbe 'dovuto credere in lei'
(questa è più o meno la traduzione della versione
originale, resa in italiano addirittura con un 'non doveva credere che
potessi tradirlo') invece che immaginare che si fosse messa con Haruka,
quasi che tra loro due - almeno nella testa di lei - ci fosse una sorta
di accordo.
Siccome è complicato (ma Rei da quando è
semplice? :D:D),
vorrei cercare di far vedere il percorso nella testa di lei, la ragione
per cui in quell'episodio 99 lei era convinta che tra lei e Yuichiro
ci fosse qualcosa che doveva essere rispettato, non come se fossero
fidanzati, ma come se... potessero esserlo? Boh :D
Nella quarta serie non sembra già più
così (in
quell'unico episodio in cui appare Yuichiro, il 136) o lo sembra di
meno.
In una parola, vediamo se riesco a descrivere questi tira e molla
mentali prima di giungere alla quinta serie, quella in cui
farò
uccidere a Rei questa pseudo-cotta (come la definirebbe lei) che ha
nella sua testa, per arrivare ai due anni di serena amicizia che
intercorrono da lì fino a 'L'indole del fuoco'.
Fiuu, sarà un parto :D
Grazie per aver seguito il delirio mentale :)
Risposte
alle recensioni
chichilina:
guarda, io so
benissimo come va a finire la storia tra Rei e Yuichiro (sai a che red
moments si sono dati poi), ma per scrivere il rimpianto di Rei mi sono
talmente immedesimata che ho pianto lo stesso :D:D:D Sadicamente, sono
contenta di aver commosso anche te ;) Ciao e grazie della recensione!
pingui79:
ciao :) Grazie delle
bellissime parole ç_ç Come dicevo a chichilina,
ho
sofferto con Rei, credo che sia per questo che il suo dolore si sente
:D Comunque, questa storia sarà un crescendo... si
parlerà sempre meno di dolore e sempre più di
sentimenti
confusi e poi di momenti divertenti e, perché no, anche
della
volta in cui lei fece certi sogni inconfessabili che poi la portarono a
voler schiaffeggiare a morte il malcapitato e innocente Yuichiro :D
maryusa:
grazie dei
complimenti. Secondo quell'episodio di Sailor Moon è uno dei
più commoventi dell'intera serie; all'epoca mi colpii
così tanto che tornare a quei momenti è stato
quasi
facile. Per trasmettere le emozioni credo solo di non risparmiarmi,
anche se non mi credo 'imparata' ;) Grazie di ogni parola!
Nicoranus83:
l'ultima volta mi
avevi detto di avere un problema col computer e non so se leggerai
presto questo messaggio, ma... grazie. Per me è un piacere
condividere con voi quello che scrivo. La scrittura è una
passione con cui faccio continuare una passione di tutte noi (Sailor
Moon), anche solo in un modo semplice come quello di scrivere fanfic.
Spero di risentirti un giorno :)
ggsi: Ciao!
Hai ragione,
quell'episodio fu una strage incredibile, non riuscivo a crederci da
bambina. Eppure adesso vedo che a quel tempo Usagi era una tale
ragazzina che le serviva proprio uno choc del genere per combattere al
massimo delle sue forze. Altrimenti la Terra sarebbe stata perduta,
come ho cercato di descrivere nella prima parte di questo nuovo
episodio.
Nello scorso episodio ho pensato che per Rei, coi suoi quattordici
anni, sarebbe stato più reale la perdita di ciò
che
conosceva e amava (il nonno, la casa, le amiche) invece che un futuro
che per lei era ancora lontano. Se uno muore a quattordici anni, gli
adulti piangono per tutto quel che sarebbe potuto essere... il
quattordicenne rimpiange quel presente che gli sfugge.
... che brutti pensieri.
Torniamo a noi: 'arrivederci che sa di addio'. Sì, per Rei
il
discorso con Yuichiro ha avuto quel sapore. Non per lui,
perché
se avesse saputo, si sarebbe comportato come il Yuichiro di 'Verso
l'alba' adesso, sarebbe caduto in un'ansia tremenda.
Grazie a te di avermi trasmesso quel che ti ho fatto provare. Goditi le
vacanze, mi raccomando ;)
amayuccia: ciao! Spero che ti stia godendo le vacanze anche tu dopo
tutto il tempo passato dietro a quei progetti :) La tua recensione
è lunga quasi quanto metà dell'episodio scorso :D
Sai, proprio come te da bambina io sorridevo per le battute delle
ragazze durante la partenza, non coglieva quella vena di disperazione e
tristezza che poteva pervaderla. In un certo senso, penso che non la
cogliessero nemmeno loro: hanno scelto di concentrarsi su un certo
grado di spensieratezza, non erano in grado di sostenere tra loro,
insieme, la tristezza di quello che stavano abbandonando. Credo che
tutte però abbiano avuto un momento come quello di Rei.
Usagi ha cercato di superarlo cucinando il curry per la famiglia
(fortuna che non è morta, come ultimo regalo e ricordo
quella
cena mal riuscita non sarebbe stato il migliore :D)
Credo che ai tempi della prima serie ci fosse già molto
affetto
da parte di Rei per Usagi, ma soprattutto la consapevolezza che se
c'era da morire per Usagi, innanzitutto bisognava farlo. Le ragazze
erano abbastanza grandi da capire che non stavano giocando e che lo
scopo ultimo era salvare il mondo. Non avrebbe avuto senso combattere
se non fossero state disposte a tutto. Lo 'strumento' per salvare il
mondo era Usagi e quindi Usagi era da proteggere sopra ogni cosa.
Detto questo, io credo che Rei si sarebbe sacrificata comunque per lei,
anche solo per amicizia.
Già, Yuichiro non era un cagnolino neanche allora :) Rei era
talmente turbata che non l'avrebbe lasciata anche se lei lo avesse
odiato, sapeva che Rei aveva bisogno di un aiuto qualunque. Ha cercato
di darglielo.
Già, povero nonnino. Nel manga ha sopportato la morte della
figlia e si è preso cura della nipote. Una delle ragioni per
cui
ho deciso di farne il prozio è che all'inizio l'ho chiamato
'vecchio Hino' e, benché in Giappone i mariti possano
adottare
il cognome delle mogli, non mi sembrava proprio il caso del padre di
Rei, che era certamente importante paragonato alla famiglia della madre
di Rei. Perciò ho deciso di farne il prozio, anche se ho
pensato
anche che l'aspetto del nonnino non avesse molto a che fare con Rei :D
Mi riusciva difficile immaginarlo come il padre di sua madre, ecco.
In 'Ovviamente... impossibile?' ci saranno istanti in cui si
vedrà lo Yuichiro di 'Verso l'alba' e molti altri in cui si
vedrà quello dell'anime. Questo personaggio ha avuto un
percorso
che ha consolidato in quei due anni che non ho raccontato molto - e che
voglio raccontare, appunto.
Rei ha deciso di guarire la sua punturina quasi subito. È
stato un po'
colpa di Yuichiro :D Se lui fosse stato più deciso, nel
momento
in cui lei era andata a scusarsi per il suo comportamento, se avesse
cioè risposto a quel sorriso 'dolce', io credo che Rei non
si
sarebbe tirata indietro tanto in fretta. Lei è una ragazza
diffidente.
E a questo punto della storia ha solo quattordici anni, lei non voleva
una relazione 'seria'. Penso che, nonostante tutto, l'idea di un
fidanzato da amare veramente potesse spaventarla, ho cercato di
descrivere questa sensazione.
Ma, per quanto riguarda il rapporto tra lei e Yuichiro, la mia
impressione (quella che poi faccio dire a Rei in seguito) è
che
se lui si fosse dato una mossa lei avrebbe ceduto abbastanza
rapidamente. Questa ragazza è sempre stata bisognosa
d'affetto
:D Allo stesso modo rimango convinta che per loro aspettare sia stato
meglio (magari due anni invece di quattro anni, sigh :D): Rei doveva
crescere un po' e Yuichiro molto di più. Lo hanno fatto
separatamente, per ritrovarsi alla fine.
Oddei! Il doppiatore mancante un sostituto dell'anello mancante tra
uomo e quadrato :D:D:D:D Non l'ho mai visto, ma non voglio vederlo, poi
mi rovino la visione di Sailor Moon in italiano :D Non ho nemmeno mai
visto la faccia del doppiatore italiano di Yuichiro/Yuri, ma vale la
stessa cosa: preferisco immaginare quella voce attaccata al personaggio
che ho in mente, fine :D
Al punto in cui sono in 'Verso' l'alba' credo che arriverò a
toccare più argomenti 'realistici', cioè il
coinvolgimento del mondo reale con questa battaglia sovrannaturale
combattuta tra le nostre e Zenas. Diciamo che è come se
stessero
facendo i conti senza l'oste, almeno a guardare la visione di chi
governa realmente (anche se non sanno cosa li aspetta :D).
Non ti preoccupare per la storia di Shun e Minako: sto per fare un bel
passo in avanti; ho già iniziato a scrivere la one-shot su
Shun
e su quello che gli succederà negli anni tra 'Verso l'alba'
e il
sequel, quindi, finalmente, vedo la luce sul futuro :D:D:D
Ciao e spero di sentirti presto!
Alla prossima a tutti!
ellephedre
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