il racconto di campanellino
Il racconto di Campanellino
Piange anche questa notte. Lì accartocciato come una
foglia secca con la testa premuta sul cuscino. Io sono seduta sulla
finestra, un bimbo sperduto più sensibile degli altri mi ha
acceso una candela vicino al letto, da quando Peter è
così triste qui sull’isola che non c’è si
gela; è vero, abbiamo lasciato i bambini a lei, ma ce ne sono di
nuovi e vorrebbero un Peter Pan che gli ha promesso l’eterna
giovinezza più vitale.
Ricordo la sera che l’ha accompagnata a casa, la prima
bambina che è voluta tornare a casa, l’unica che è
voluta crescere per fare la romanziera. Il fato ha voluto che fosse
anche l’unica per cui Peter sarebbe cresciuto. Ricordo come lui
le ha sorriso e le ha promesso di non dimenticarla mai e di tornare a
trovarla…non l’ha mai fatto. Forse ha avuto paura. Paura
di vederla cambiata, paura di non voler più tornare indietro.
Per sempre diviso a metà, tra il desiderio di passare la vita
accanto a lei e la sua natura che glielo rende impossibile.
Oh, Peter, come vorrei poter parlare e dirti qualcosa di confortante…
Si gira, si distende e si mette le mani sul viso. Vorrebbe
smettere di piangere, vorrebbe dimenticarla, ma il suo cuore non
può farlo. Nessuno dimentica mai il primo bacio e Peter il suo
primo bacio l’ha dato a Wendy.
Wendy. Non avrei mai creduto che quella ragazzina potesse tanto,
che fosse in grado di prendere la felicità e la gioia di vivere
di un ragazzino e trasformarla in disperazione. L’ho invidiata
così tanto. Lei che poteva parlargli, lei che poteva toccarlo,
lei che poteva abbracciarlo e non limitarsi a svolazzargli intorno come
una lucciola. Vorrei capirti, Wendy. Vorrei capire perché
l’hai lasciato, tu che potevi averlo.
Si alza. È inquieto, si morde le unghie come un bambino
prima dell’interrogazione della maestra, mi si avvicina e mi
guarda. - Trilly, accompagnami da lei!
Lo fisso sorpresa, me lo sta chiedendo davvero?
- Per favore, se non dovessi trovarla in casa Darling dovrei cercarla per tutta Londra, non mi va di farlo da solo!
Non potrei dirgli di no nemmeno se volessi.
Wendy non è in casa, sbirciamo nella finestra della sua
camera, ma è deserta. Giriamo Londra casa per casa, finestra
dopo finestra, finché, seduto su un cornicione, Peter sente una
voce. - …e allora Peter con un salto raggiunse la punta
dell’albero maestro…
Non so quanto tempo sia passato, sull’isola che non
c’è è talmente inutile che quasi ci dimentichiamo
che esista, ma devono essere molti anni visto che una Wendy ormai donna
sta raccontando la sua favola a sua figlia.
-È così vecchia…
Gli occhi di Peter non lasciano il profilo del suo viso nemmeno
per un secondo e c’è tanto amore in quello sguardo da
farmi provare una nuova, violenta scarica di gelosia.
Esce dalla stanza e la bambina si tira su ed incredibilmente ci apre la finestra.
Una nuova bambina, una nuova Wendy ed io qui sulla mia finestra
a sospirare guardandolo; se se ne andrà quanto starà
male?
La notte è più tiepida ora, lui è
più sereno. La mette a letto amorevolmente e si dirige verso di
me, si appoggia con i gomiti alla finestra e la guarda dormire.
- Le somiglia molto, non credi?
Annuisco, non potendo parlare e lui continua. - Se ne
andrà, proprio come sua madre! Se ne vanno tutti prima o
poi…
Vorrei dirgli che io non lo abbandonerò mai che
starò qui con lui per sempre, povera fatina legata a filo doppio
ad un umano che non vuole crescere.
Ride. - Si, lo so…
Lo guardo senza capire, lui mi raccoglie con delicatezza con le
mani, portandomi all’altezza del suo viso. - Tu starai sempre con
me, vero?
Annuisco solenne, non lo lascerò mai.
Il suo viso si avvicina al mio e mi da un bacio, ma le sue
labbra sono così grandi che prendono tutta la mia faccia; si
allontana e mi guarda, sorridendo, nei suoi occhi si riflette la mia
luce, insolitamente rossa di imbarazzo.
- Per questo vale la pena stare qua!
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