Tangram
#13
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
Un uomo con la barba e gli occhiali, il colorito della pelle
abbastanza ambrato, stava scrutando con attenzione e
meticolosità una serie di fogli ornati con affreschi dai tratti allegri e
colori accesi e vivaci. Sembravano tavole destinate a diventare poi la favola
di un libro per bambini.
Ed esattamente, era proprio a
quello che servivano.
L’uomo, che in realtà era il datore di lavoro di Kaoru, posò quel blocco di carta sopra al ripiano della sua
scrivania, e si levò gli occhialini dal naso.
- Il principe e la principessa della storia sono ben
caratterizzati – premise all’autore di quei disegni che si trovava in piedi
d’innanzi a lui, e che per pochi secondi si sentì sollevato –
Ma è il cavallo, che non mi piace.
– asserì infine, smorzando tutto l’entusiasmo di quell’artefice,
che in realtà era, per l’appunto, la talentuosa Kaoru Mitsuki. Quest’ultima abbassò un po’ il capo, quasi amareggiata dal
verdetto poco piacevole, dopodichè il datore proseguì, spiegandole un concetto
che per lui era più che fondamentale:
- Vedi… questo animale, anche se
non sembra, ricopre un ruolo particolarmente importante. E’ lui che aiuta il
principe a ritrovare la sua principessa, ed e lui che, durante il lungo viaggio,
gli terrà compagnia, senza farlo sentire mai solo. Quindi,
è necessario che abbia un’ottima caratterizzazione, al pari dei due
protagonisti. Soprattutto nei movimenti. Hai capito?
Kaoru annuì, benché non avesse
afferrato bene la parte legata ai “movimenti”.
- Lei cosa mi consiglia di fare?
- Cerca di correggere leggermente le sue forme, rendigli
un’espressione più fiera e coraggiosa, e rivedi la sua andatura. Potrebbe
esserti molto utile osservare da vicino un vero cavallo, ad esempio. Vedrai che
così ti verrà tutto più facile!
- Facile… già, la fa facile, lui! -
sbuffò la giovane artista, oramai rimessasi a camminare per la strada, diretta
verso casa. Con la cartellina dei disegni ben puntata in petto, sbuffò ancora,
fiaccamente – Dove lo trovo un cavallo vero, nel bel mezzo di una metropoli
moderna? Ci vorrebbe una magia… - dichiarò, e nel
farlo, ebbe una folgorazione istantanea.
***
Passeggiando nervosamente, da un capo all’altro del
soggiorno areato, per quindici minuti di fila, Kaoru
non aveva fatto altro che parlare… da sola.
- Senti, Kouga… non
è che per caso mi lasceresti, se non ti chiedo troppo, vedere, sempre se
sei d’accordo, Goten? – spiccicò, cercando di trovare
le parole esatte che poi avrebbe dovuto rivolgere al
ragazzo in persona. Scosse forte la testa – Non ci siamo…
Così è troppo montata! – prese fiato, e con le mani giunte ci riprovò- Ti prego, Kouga! C’è di mezzo il mio
futuro! – esclamò, con una scia di profonda disperazione nello sguardo. Scosse
il capo per la ventesima volta, e si infilò le mani
fra i capelli in preda alla disperazione – Ma no! Adesso è troppo pietosa! –
Niente da fare: la frase giusta sembrava non venirle proprio. Fortuna che Gonza
era andato a fare spese per riempire la dispensa della cucina, e Kouga si stava allenando chissà dove in giardino… In questo
modo era libera di provare “la parte”, in assoluta autonomia.
Dopo un tergiversare durato diversi minuti, capì che era
giunto il momento di agire. Attraversò la hall, con le
gambe tese per via dell’agitazione, e raggiunse la porta che consentiva di arrivare
sul retro della villa dove si trovava il giardino.
Stava per toccare la maniglia, quando ad un tratto l’anta si
spalancò di colpo, rischiando di investirla. Kouga fermò
appena in tempo il pericoloso battente, poco prima che riuscisse
a sfiorarle la punta del naso.
Sospirando, il ragazzo lo richiuse. – Sta più attenta. – sbottò, particolarmente
inacidito. Kaoru lo notò subito, e pensò che di
sicuro lui, con un umore pessimo come quello, non avrebbe mai acconsentito ad
una simile richiesta. A dire il vero, era da qualche giorno che il giovane sembrava
un tantino stranetto.
- Mi dispiace tanto! – disse mortificata, per tacere di
colpo.
La bocca tuttavia le rimase socchiusa.
- Che c’è? – le chiese il
signorino, in quello che a Kaoru parve un tono
piuttosto intollerante.
- Io vorrei che tu… - premise l’artista, e la voce le tremò
un pochino. Poi riprese daccapo, stavolta formulando la domanda per intero,ma tutta d’un fiato
– Io vorrei che tu mi facessi vedere Goten! – esclamò
finalmente. Sembrava essersi tolta dallo stomaco un peso enorme, e senza
soprattutto badare alle conseguenze.
Kouga la squadrò con fare perplesso,
successivamente immaginò il perché di una richiesta
così assurda, e le diede una risposta tanto franca quanto immediata.
- Non se ne parla nemmeno. – Goten
non era di certo un esemplare da poter usare come modello
di qualche quadro!
- Ma è per il mio lavoro! Ho
assoluto bisogno di studiarne i movimenti e di… - le parole furono
coperte dalla voce del giovane, che replicò con una frase alquanto
acidula.
- Fatti dare una mano da quel tuo amico.
Ikuo.
Kouga si stava riferendo proprio a
lui.
La figlia di Yuuji lo intese al volo, e per istinto le venne da dire: - Adesso
Ikuo che cosa centra?- e nel farlo, successivamente
come d’incanto capì tutto. – Sei geloso di lui!
L’altro la investì di colpo con un’occhiata torva: - Niente
affatto. – sentenziò bruscamente, ma ormai era tutto chiaro e limpido come un
cielo d’estate: Kaoru aveva centrato esattamente il
bersaglio. Ma lui non lo avrebbe mai ammesso,
ovviamente.
La ragazza tornò subito alla carica. - Invece
sì! E’ dal giorno in cui ci ha fatto vedere quella
casa, che sei così strano. – puntualizzò, fissandolo incessantemente in faccia.
- E’ una tua impressione.
- No, invece! Te lo si legge in faccia!
– s’impuntò tenacemente. Temendo che Kaoru glielo potesse leggere veramente, Kouga
girò di scatto il viso, ma questo gesto non fece altro che confermare il tutto
– Vedi? Ho ragione! Altrimenti non ti saresti voltato!
- Hai un’immaginazione troppo fervida.
- Allora spiegami perché sono due giorni che fai del tutto
per evitarmi… Avanti! – L’artista si mise con le braccia conserte, decisa più
che mai ad arrivare alla verità.
- Lasciami passare. Ho cose più importanti a cui pensare. –
le ordinò, dato che gli stava bloccando in tutto e per tutto il passaggio.
Infatti, la porta che consentiva di raggiungere la parte posteriore della
villa, si trovava esattamente sotto l’incavo delle scale, a metà tra esse e una parete. Diciamo che
c’era lo spazio sufficiente a far passare una sola persona per volta.
Kaoru allargò le braccia, di
proposito, piazzandosi lì proprio per non farlo procedere oltre.
- No! – disse, concitata – Rispondi
prima alla mia domanda. – fu questa la sua richiesta.
Kouga si mise a sbuffare.
- Sei seccante.
- E tu geloso!
- E anche ripetitiva. – proseguì.
- Infantile!
Proprio come due bambini che andavano ancora all’asilo,
stavano litigando.
E Zarba
non poté non metterci lo zampino.
- Comportatevi da persone civili, e fate la pace. – suggerì,
tuttavia i due non sembrarono prenderlo minimamente in considerazione. E a
dirla tutta, il Madougu si
domandò se, arrabbiati com’erano, in effetti avessero sentito la sua voce.
- Non ti sei degnato neppure di farmi sapere come mi stava quell’abito… - annotò Kaoru,
sull’orlo di una perfetta crisi di nervi, ma forse era molto meglio definirla
una scenata tra innamorati bella e buona. – Se non ti interessava,
allora perché me l’hai regalato? Oltretutto sarà costato una
fortuna…
- Vuoi che me lo riprenda?
- Non ho detto questo! Sei veramente permaloso…!
- La colpa è tua che ti esprimi continuamente male.
- Sempre meglio che starsene zitti come fai tu!
- Fammi passare.
- No!
Stufato praticamente da tutto ciò, nel
tentativo di passare, Kouga le afferrò il polso con
una mano cercando di farle abbassare l’arto, ma lei anziché cedere, impuntando
i piedi a terra tentò di farsi più pesante opponendo resistenza. Di cedere, Kaoru Mitsuki, non ne voleva
proprio sapere! Più che altro era convinta che Kouga non dovesse avere sempre la meglio. Era come se a lui
tutto fosse dovuto, e questo non le piaceva affatto.
Sparire così, nel bel mezzo di una conversazione, senza portarla a termine, la
faceva imbestialire.
Trovandosi praticamente costretto, il
ragazzo le dovette afferrare anche l’altro polso e, con una mossa fulminea ed
evasiva al punto giusto, attuò un ribaltamento generale della situazione. In
breve, fu Kaoru a ritrovarsi braccata da lui, con
schiena e polsi attaccati al muro.
Kouga la teneva con una certa
insistenza, nonostante lei aveva cercato in tutti i modi di slegarsi dalla
stretta. La rabbia, per non essere riuscita a liberarsi, le era salita in
volto.
- Non vale! Tu sei molto più alto di me! – sbottò,
aggrottando fronte e sopracciglia con fare funesto.
- Un Cavaliere Mistico deve pur sapersi
muovere quando un Orrore gli sbarra la strada.
- Vuoi dire che io assomiglio ad
una di quelle orripilante creature?
- No, ma sei seccante almeno quanto loro.
Kaoru arcuò le labbra con uno
scatto di indignazione profonda, e per dispetto zittì.
Chinando il viso in avanti, verso di lei, Kouga si avvicinò per fronteggiarla. Tuttavia,
la forma di quelle labbra così imbronciate, lo portò a guardarla meglio negli
occhi.
Aveva davvero un’espressione buffa, che la faceva
assomigliare a quella di una bambina capricciosa.
Quanti ragazzi, al mondo, avrebbero desiderato lambire una
bocca imbronciata uguale a quella?
Kaoru spostò d’istinto gli occhi,
muovendoli di lato. Il suo cuore aveva d’improvviso cominciato a battere forte.
Inoltre, quel calore che le era salito poc’anzi al viso, e che sapeva di rabbia, per magia si era
tramutato in qualcosa di diverso, divenendo così semplicemente imbarazzo.
“Non guardarmi in quel modo!”, avrebbe
tanto voluto dirgli, ma continuando a mantenere una forma arcuata della bocca,
non lo fece. Era troppo accaldata anche solo per aprire le labbra.
Oltretutto, avrebbe desiderato coprirsi il petto con entrambe le mani, per la
paura che Kouga le avesse potuto sentire il battito
del cuore, ma date le circostante, per lei non fu
possibile. E nonostante avesse la schiena premuta contro
la gelida parete, il calore in viso non le accennava a diminuire affatto. Forse
fu una profonda irritazione, ma riuscì a trovare la forza necessaria per
guardarlo in volto con un’occhiata quasi di sfida.
In quello stesso istante, con un sacco di fagotti tra le mani,
nel rincasare, Gonza si ritrovò a passare proprio di lì, davanti ai due, ma i
pacchi non gli impedirono di avvistare la scenetta.
I ragazzi incrociarono il suo sguardo
seduta stante, ed il maggiordomo ebbe quasi un sussulto.
- Vogliate scusarmi, non era mia
intenzione interrompervi! – esclamò, convinto di aver provocato accidentalmente
la rottura di un romantico attimo.
La risposta che ricevette, fu pressoché istantanea: - Non
stavamo facendo un bel nulla! – replicarono i due, perfettamente in coro. Si
guardarono l'un l'altro praticamente seccati. Kouga le allentò la presa ai polsi, e Kaoru
ne approfittò per liberarsi con uno strattone
imbestialito delle braccia.
- Con un tipo orgoglioso come lui, anche parlare diventa
impossibile! – brontolò la ragazza, facendo il gesto di aggirarlo per andarsene
via. Avrebbe potuto farlo agevolmente, lui non l’avrebbe di certo trattenuta,
ma esitò, come se in realtà desiderasse essere
fermata. Tutto ciò non avvenne, per cui con andatura
sciolta tornò veloce in camera sua.
- L’hai fatta davvero arrabbiare! – commentò Zarba, e Kouga, nel rispondergli,
alzò di proposito il tono della voce, affinché Kaoru
stessa, tra uno scalino e l’altro lo potesse sentire. - E’ soltanto una
ragazzina.
La risposta le arrivò alle orecchie con lindore. Così,
sempre per dispetto, finì di salire quei gradini colpendoli rumorosamente con
la suola delle scarpe. Per ultimo si udì una porta sbattere con estrema foga,
segno di una rabbia davvero massima.
Il fragoroso rumore fece chiudere per riflesso le palpebre
di Gonza, e nel farlo uno dei tanti fagotti che teneva tra le braccia gli cadde
a terra.
- Ma chi si crede di essere?! –
sbottò Kaoru, dopo essersi seduta di peso e con le
braccia incrociate sul bordo del letto. – E’ odioso, prepotente e presuntuoso!
Certe volte si meriterebbe una sonora lavata di capo! – continuò, e quella
raffica di vocaboli non accennava a diminuire. – Ma come ho fatto ad
innamorarmi di uno come lui?! E’ inaudito!- afferrò la sua matita e il blocco da disegno, e finì di
sfogare la rabbia su quei fogli.
Al piano di sotto il maggiordomo andò di corsa in cucina per
poggiare quello che lui chiamava “spesa settimanale” sul ripiano della tavola.
Nel frattempo, Kouga aveva raggiunto il salottino per
accomodarsi sulla seduta del divano che c’era nella stanza. Di solito sceglieva
sempre quello, anziché una delle due poltroncine che c’erano ai lati.
Con la mano poggiata sul bracciolo, accavallò la gamba,
dopodichè tutto tacque.
Pessimo segno. Non era per niente di buon umore, e questo Zarba lo aveva intuito subito.
Tossicchio per rompere il ghiaccio, dopodichè si trovò per forza costretto a fargli notare una cosa:
- La ragazza aveva ragione, Kouga.
- A cosa ti riferisci? – replicò scocciato ma irritato al
tempo stesso l’umano. Non gli rivolse neppure l’attenzione.
Il Madougu emise un lungo sospiro.
Zarba sapeva che ciò che stava per dire, non gli avrebbe fatto neppure un po’ di piacere. – Presenti i tipici
postumi di una tremenda gelosia.
- Ho già detto che non è così! –
tuonò improvvisamente lo spadaccino, ferendolo con una pessima occhiata.
- E non capisco perché voi umani vi
ostiniate a non volerlo ammettere, anche quando tutte le prove sono contro di
voi… Siete una razza che non capirò mai! – Zarba aveva continuato come nulla fosse, purtroppo ottenendo solo
silenzi o guardate storte. – Dopotutto, è normale… - andò
avanti in seguito- Non ti sei mai innamorato, non hai esperienze… Perciò per te
ogni cosa che ti succede è nuova. – inoltre l’anello si fermò un attimino, e rise. Sembrava che stesse ricordando qualcosa di
divertente- Anche i tuoi genitori, all’inizio non facevano
altro che discutere. Per un bel po’ di tempo, i miei poveri timpani hanno
patito veramente molto, ma la situazione è cambiata non appena Rin disse a Taiga di aspettare un
bambino. Vedessi la faccia di tuo padre com’era
intontita! Me lo ricordo bene ancora adesso. – La guida rise ancora
di gusto, e sebbene Kouga finse di non essere affatto
interessato ai suoi racconti, tutto sommato restò in silenzio ad ascoltare,
lasciandosi per un attimo cullare da quelle parole. Provò ad immaginare le
scene poc’anzi illustrategli
da Zarba, e ciò riuscì ad infondergli una calma
interiore davvero surreale. Cercò anche di immaginarsi il volto attonito del
padre, descrittogli dal gioiello, mentre proprio quest’ultimo prese fiato e
proseguì – Se voi due seguirete le orme di Taiga e Rin,
allora dovrò aspettare che la tua bella dia anche a te la lieta notizia, per
godermi un po’ di pace. – Quest’ultima affermazione,
in particolare, aveva causato in Kouga una strana
reazione che nemmeno lui riuscì bene a comprendere. Il
calore del corpo gli era improvvisamente salito al viso. Oltretutto, il
pensiero volò istantaneamente a Kaoru. Chissà come si
sarebbe comportato, se lei, un giorno come un altro, le avesse detto di portare in grembo un bambino. Suo figlio. Anzi, il
loro.
La scena gli sfrecciò davanti agli occhi con una rapidità
fulminea. E in una simile confusione emotiva, egli non
giunse ad aprire più bocca, a sbatter ciglio. Dall’espressione si capiva che il
ragazzo non stava tacendo per dispetto, bensì per imbarazzo.
L’arrivo di Gonza lo scosse da tutto ciò.
- E’ giunta questa per voi, signorino! – esclamò in preda
all’agitazione. Tra le mani stringeva un vassoietto
tondeggiante d’argento. Sul ripiano lucente come uno specchio c’era una Lettera
di Missione.
Il Cavaliere Magico la prese, e si
accorse subito del formato differente che aveva quella missiva. Anziché essere
rettangolare, aveva una forma quadrata, e la busta era decisamente
più grande del solito.
Kouga la squadrò con un’occhiata
accidiosa: quella, era una Missiva Tangram.
Lui le odiava. Terribilmente.
Si diressero nello studio, per poterne
riversare il contenuto sul ripiano della scrivania color testa di moro,
utilizzando soltanto le dita. Niente Fuoco Guida.
Le Missive Tangram non contenevano
caratteri fluttuanti in lingua Makai, ma, proprio
come suggeriva il nome, nella busta una volta aperta c’era proprio un Tangram.
I tasselli caddero come un mucchietto di foglie, e a
giudicare dalla quantità nonché complessità delle loro
forme, quel maledetto rompicapo non doveva sembrare affatto semplice.
Ma perché ricevere una roba simile?
In breve, I Cani da Guardia ogni tanto mandavano Missive Tangram come delle normali “prove scolastiche”, che permettevano
di verificare il livello e le capacità intuitive del Cavaliere
Mistico a cui era stata recapitata. Una volta risolto
l’enigma, allora egli avrebbe ottenuto le informazioni necessarie che gli
avrebbero consentito di stanare l’Orrore.
Kouga allargò i vari pezzi di un
colore rosso accesso, proprio come il colore della
busta, lungo il banco, e trasse un remissivo sospiro. Per lui, quella era la
terza prova Tangram da quando
era diventato un Cavaliere del Makai.
Kaoru si portò le mani nei capelli
dopo aver strappato ed accartocciato per l’ennesima folta il foglio.
I pezzi di carta appallottolati sparsi dappertutto sul
pavimento della camera, ormai non si contavano più.
- Se continua così, finirò per
annegare nella carta! – sbottò, guardandosi intorno con aria collerica.
Disegnare quel cavallo, non le riusciva proprio. Inoltre, avrebbe dovuto
consegnare il lavoro finito entro il fine settimana. Tra due giorni esatti.
L’artista si sentiva ormai con l’acqua alla gola, e presto
la rabbia si era trasformata in sconforto.
Per un attimo il pensiero di chiamare Ikuo
le accarezzò la mente, ma dovette subito abbandonare l’idea, dato che non aveva
il suo numero di cellulare.
Si portò le braccia al petto, le incrociò,
poi chiuse gli occhi. Sperava di farsi venire un’idea, e… il
lampo le arrivò per davvero.
Aprì la porta, corse giù per le scale, il tempo di guardarsi
un attimino attorno, e poi via, sfrecciò in direzione
dello studio. Con tutti quei libri, lì di sicuro ne avrebbe
trovato uno con valanghe di foto sui cavalli, e magari, cercando in quelli
dedicati al mondo demoniaco, forse si sarebbe imbattuta in qualche bella
illustrazione di Goten. Certo, il suo datore le aveva
suggerito di cercarne uno vero, di cavallo, ma purtroppo l’impresa, per lei,
aveva un che di impossibile.
Varcò la soglia dell’ambiente, ed una volta dentro ebbe la
brutta sorpresa.
Kouga sollevò di scatto gli occhi
su di lei, sorpreso anche lui di vederla lì, impalata come una statua, e
soprattutto con l’espressione crucciata.
- Se avessi saputo di trovarti qui,
non sarei mai venuta! – sbottò seduta stante, ostentandogli un broncio
veramente terribile. Si preparò a fare dietr-front,
quando ad un tratto qualcosa sembrò attirare particolarmente la sua attenzione.
Intravide sul tavolo i pezzi di quel Tangram, e le pupille
le brillarono immediatamente.
Si avvicinò, vide i pezzi sparsi e la complessità del
rompicapo, dopodichè non poté fare a meno di esclamare con entusiasmo: - E’… è
incredibile! – balbettò perfino, tant’era
l’emozione. Dopodichè lo squadrò meglio- Sembra
piuttosto complicato… - annotò, carezzandosi il mento con una mano.
Il ragazzo le gettò un occhio, avvinto dalla confusione. –
Te ne intendi?
La replica di Kaoru fu pressoché
immediata: - Li adoro! – esclamò, intrecciandosi le mani in petto. – Da bambina
ne facevo a bizzeffe insieme a mia madre. E’ stata lei a trasmettermi questa
passione!
Gonza e Kouga, che nel cercare di
ricongiungere perlomeno due frammenti, avevano impiegato una marea di tempo
interminabile, si fissarono reciprocamente.
- Diglielo tu. – disse al maggiordomo il ragazzo,
utilizzando un tono che in realtà non voleva essere una semplice richiesta,
bensì un vero e tassativo ordine.
L’uomo si fece timorosamente avanti. – Signorina Kaoru… - iniziò, cercando di mantenere una certa
cordialità. In questo modo la ragazza non avrebbe mai potuto
rifiutare la richiesta – Sareste così gentile da voler dare una mano al
signor Kouga? – Tuttavia, dopo
quelle parole, le speranze di Gonza finirono in frantumi.
- Cosa?! – ribatté di corsa la
giovane, e lo fece con un certo stupore- Dovrei aiutare un tipo asociale come
lui?! – additò l’asociale in questione con l’indice,
ma guardando dritto in faccia il maggiordomo- Perché?
- Ecco – si accinse subito a spiegarle la questione,
mostrando sempre calma e rispetto – Quel Tangram in
realtà è un esame che ogni anno i Cavalieri Mistici
sono tenuti ad affrontare con lo scopo di dimostrare il loro grado di
preparazione.
L’artista s’incrociò le braccia al petto. – Non se ne parla
nemmeno! L’esame è suo… inoltre, sarebbe come passargli
un compito in classe. Che se la sbrighi pure da solo, tanto ci
è abituato! – sottolineò con una certa
perfidia, ma quando fece per andarsene, le parole dello spadaccino la
trattennero.
- Se non ne vengo a capo alla
svelta, la vita di molte persone sarà in serio pericolo.
La frase la fece tremare lievemente. Si girò, osservandolo
dritto negli occhi. Dopodichè guardò Gonza. – E’ vero? – chiese, per avere una
maggiore conferma. Era certa che l’uomo non le avrebbe mai
mentito. E fu così. Il maggiordomo le annuì, e lei
chinò gli occhi. In quello stesso istante, però, le venne un’idea improvvisa.
Si rivolse a Kouga, con una
sicurezza madornale.
- Vuoi che ti aiuti? Allora lasciami vedere Goten! Mi sembra uno scambio equo, no?
Equo sì, ma al ragazzo i compromessi non piacevano un
granché.
E questi sospirò, come per dire
“pazienza”. – Vorrà dire che chiederò aiuto a Souka.
In un istante, la moretta prese una sedia lì nei dintorni, e
la piazzò affianco a lui. Nel poggiarla sul pavimento,
la sbatté così forte che il povero maggiordomo strinse i denti e trasalì.
- Lo faccio solo per il bene dell’umanità! – chiarì,
cercando di apparire convinta. Il Cavaliere del Makai
sollevò soltanto mezzo sopracciglio in segno di dubbio, e non aggiunse altro.
Allargando per bene i pezzi sulla tavola, Kaoru procedette.
Riuscì a far combaciare i primi tre con estrema facilità, dimostrando
così un’ottima padronanza del rompicapo. Poi ne afferrò
un altro, lo rigirò diverse volte prima di capire a quale degli altri andasse
collegato. Impiegò poco anche stavolta, così andò avanti spensieratamente, tant’è che sembrava provarci
perfino gusto.
Kouga ogni tanto le lanciava un’occhiata
con fare quasi scettico, ed arrivò perfino a chiedersi come facesse Kaoru a divertirsi con ciò che lui definiva una perfetta
perdita di tempo.
- Come mai non sei riuscito a risolverlo? – domandò
improvvisamente lei.
- Li detesto. – fu costretto ad ammettere quest’ultimo.
La mora lo guardò istintivamente. Poi scosse il capo.
- Un’altra cosa su cui non andiamo
d’accordo. –appuntò, e riprese a comporre i tasselli. Ne restavano pochi,
ormai. – In effetti, questo è piuttosto complicato. E’ la prima volta che ne
faccio uno così. – Fece per prendere un'altra tessera, ma accidentalmente le
cadde a terra. Continuando a restarsene seduta, si chinò per raccoglierla, e
anche Kouga fece per istinto la medesima cosa. Le
mani di entrambi sfiorarono il pezzo, finendo con il toccarsi a vicenda. In
quello stesso istante si rivolsero per riflesso uno sguardo, ma nel farlo le
loro labbra si sfiorarono accidentalmente. Gonza volse il capo dall’altra
parte, per educazione, mentre Zarba si lasciò
sfuggire un colpetto di tosse. Si separarono di scatto,
forse perché interrotti dal rumore, e presero nuovamente a fissarsi. Un
tremolio negli occhi, da parte di entrambi, li portò a sollevare la schiena per
rimettersi dritti sulla sedia. Ambedue fecero in modo di non rivolgersi più
l’attenzione mantenendo semplicemente la testa china sul tavolo. Anche se si vedeva chiaramente che tra i due regnava un’aria
di totale imbarazzo.
Il tassello lo aveva recuperato Kouga,
per cui quest’ultimo lo
posizionò davanti alla ragazza, pur mantenendo il mento abbassato, ed in questo
modo la giovane poté finire il quadrangolo.
Con tutti i pezzi riuniti, il Tangram
si librò in aria per sgretolarsi in un secondo momento, e mostrare il
messaggio. Kouga lo lesse alla svelta, dopodichè
Gonza corse subito a prendergli il soprabito. L’allontanamento del maggiordomo,
tuttavia, ai due costò caro.
Si alzarono dalle proprie sedie, e per
l’ennesima volta lo fecero all’unisono. Ambedue mossero le gambe, per effettuare uno spostamento, ed ambedue finirono con
l’ostacolarsi la strada a vicenda.
Giunta al culmine della sopportazione, Kaoru
scoppiò: - La finisci di precedermi?!
- Quella che mi anticipa sei tu. – replicò il ragazzo,
ostentando una certa irascibilità nella voce.
- Figuriamoci! L’ultima cosa che voglio, è incrociarmi con
te!
- Già, anch’io.
- Allora perché prima mi hai baciato?
- Io non ho fatto niente. Sei stata tu a venirmi addosso.
Kaoru corrucciò la fronte,
completamente intontita da quella risposta.
- Ma sei impazzito?! Non ho fatto
una cosa del genere!
- Mi sei venuta addosso. – ribatté Kouga,
stavolta accigliandosi anche lui.
- Lo hai fatto tu! E anche di
proposito! – sottolineò la giovane.
Avevano iniziato a litigare di nuovo. Il povero Zarba ormai non ne poteva più, tant’è che decise di commentare la faccenda con parole tutte sue:
- Sbrigatevi a diventare genitori alla svelta, o altrimenti sarò costretto a
cambiare mestiere. – L’anello si stava riferendo alla questione legata ai
genitori di Kouga, ma di certo la figlia di Yuuji non poteva saperlo.
- Scordatelo! – gli tuonarono in coro, e successivamente,
dalle loro bocche praticamente uscì di tutto e di più.
- Il pensiero che mio figlio diventi scontroso come te, mi
terrorizza!
- Erediterà invece la tua stessa cocciutaggine.
- Perlomeno io non mi metto a polemizzare sopra ogni cosa…
Dovrò dirgli che suo padre è un selvaggio!
- Scoprirà che sua madre è una piccola ragazzina insolente.
– proseguì con stizza Kouga, sottolineando
il termine “ragazzina insolente” con un tono provocatorio.
Ambedue si lanciarono degli sguardi a dir poco spaventosi.
Soprattutto Kaoru sembrava non avere digerito tali
affermazioni.
L’intervento di Gonza, per fortuna, salvò Kouga dal ricevere uno schiaffo in pieno viso.
- Eccovi il soprabito, signorino!
– esclamò, con fare tremolante, poi si accinse a
farglielo calzare. Prima ancora però, il ragazzo si trattenne ancora un po’ ad
osservare il pulcino che, adesso più che mai, era più arrabbiato che
spennacchiato, senza che l’inimicizia nei riguardi di ambedue si abbassasse un
pochino.
Se ne andò così via, ma prima
ancora che riuscisse a girare l’angolo e ad immettersi nella hall, riuscì a
sentire la voce di Kaoru. – Sei talmente orgoglioso
che non mi hai neppure ringraziato! – urlò quest’ultima,
ma lui non si fermò neppure, e proseguì dritto ed inamovibile per la sua
strada.
Non c’è che dire, pensò il povero Gonza,
proprio un litigio tra due perfetti innamorati!
Nulla di così semplice.
***
Un uomo correva all’impazzata tra le vie desertiche della
città, in preda al panico.
Sembrava che qualcuno lo stesse inseguendo, o per meglio
dire, sembrava che qualcosa gli stesse dando la
caccia.
- Aiuto! – gridò a squarciagola, negli occhi nient’altro che
panico e terrore. Correva sempre più, a perdifiato, nonostante avesse esaurito anche
l’ultima briciola di respiro. Sentiva le gambe stanche, deboli. Gli cedettero,
e finì a terra, rovinosamente. Nel crollare andò a sbattere contro una pila di
scatoloni vuoti e vecchi, abbandonati nei pressi di un cassonetto di immondizia. Volarono via come un mucchio di birilli.
Lo sconosciuto cercò di rimettersi in piedi, ma la paura gli
portava le gambe a tremare, rendendole pericolosamente instabili. Non riusciva a controllare i movimenti del suo corpo, così nel
rialzarsi ricadde una seconda volta.
Sentì qualcosa avvolgersi alla caviglia, e
successivamente quel qualcosa finì col tirarlo di più verso il suolo.
Urlò per la disperazione, quasi sul punto di mettersi a piangere, abbrancando
le mani sull’asfalto affinché non venisse trascinato
all’indietro.
L’impresa non fu per niente facile, e non appena si voltò,
il cuore parve fermarsi di botto.
L’Orrore si stava preparando a divorarlo, facendo di lui la
propria cena.
Si coprì il volto con le mani, non potendo fare altro, ma
anche queste tremavano dal terrore.
Nello stesso istante, sentì la presa alla caviglia mollare.
Quando abbassò le dita dalla faccia per guardare, vide l’arto reciso di quella orripilante bestia color petrolio inerte a terra, ed
uno scintillio dorato d’innanzi a lui. Squadrò cominciando dal
basso quella figura avvolta dalla luce ricoperta d'oro, che lo aveva
riparato dai getti del sangue della bestia, e le sopracciglia si innalzarono
come archi.
- Vattene via! – gli ordinò Garo,
e il tizio, senza farselo ripetere neanche due volte, tirandosi su se la diede a gambe.
La bestia vide la propria preda sparire, e si arrabbiò come
non mai.
Colpì con un’occhiata rabbiosa il Cavaliere d’Oro. – Lo hai
fatto scappare! – disse ruggendogli contro, con la voce secca e rauca. – Quella
preda era mia! – si lanciò all’attacco, ma il lupo dell’Est lo afferrò per la
gola facendolo gemere.
- Sono affari che non mi riguardano! – tuonò adirato la Zanna Dorata. Più
che irritabilità da Orrore, la sua sembrava un altro tipo di irritabilità…
Il Cavaliere del Makai lo colpì in faccia con un pugno, e la violenza del gesto fu
così tale da ridurre a pezzi le uniche due zanne della creatura.
Quest’ultima si lagnò come un
cucciolo, si portò d’istinto l’unico braccio che gli era rimasto alla bocca.
- Adesso non potrò più spolpare le mie vittime! – disse, quasi
gemendo, ma con gli occhi rossi dalla rabbia.
- Sta’ zitto! – gli ordinò, colpendolo in bocca un’altra
volta.
L’Orrore ne stava passando di tutti i colori, e Zarba sembrò quasi struggersi per lui.
- So che non dovrei dirlo, ma mi fai
davvero pena… Sei sopraggiunto soltanto nel momento sbagliato. – commentò, e la
belva si rivolse a lui quasi supplicandolo.
- Dì al tuo padrone di smetterla! Che
mi uccida subito! – pregò addirittura che venisse
fatto fuori all’istante. Non ne poteva più di tutte quelle percosse.
Zarba prese fiato, e concordò per
la prima volta in vita sua con la bestia demoniaca.
- Kouga… non dovresti usare questo
mostro come una valvola di sfogo per i tuoi problemi. - disse, ma non riuscì ad
aggiungere altro. Il lupo dorato dell’Est lo fece ammutolire.
- Taci anche tu! – ordinò, tassativo, e centrò con un destro,
per la terza volta di fila, la faccia ormai tumefatta
dell’Orrore.
- Pietà! Pietà! – ripeté, e dal tono della voce straripò un
fiume di pusillanime tremore.
Garo gli lasciò
il collo, l’essere cadde a terra. Era distrutto. – Ma che ti ho fatto?! – gracchiò tremante come una foglia.
- Di solito non è così furioso… - gli spiegò Zarba, poi proseguì utilizzando quasi un tono confidenziale, ma quelle parole gli costarono caro –
Problemi con la sua dolce quanto a volte amara metà.
Il Cavaliere d’Oro lo azzannò con uno sguardo borioso,
mentre, prima ancora che l’Orrore potesse commentare la faccenda, la Garoken
lo trafisse esattamente in mezzo agli occhi, nonostante Garo,
quella creatura, non la stesse minimamente guardando.
- Hai fatto centro. – si apprestò a comunicargli il Madougu, come a volergli fare un complimento, ma nel
riacquistare l’aspetto di sempre, Kouga non ne fu
particolarmente entusiasta.
- Che bisogna c’era di raccontargli quelle cose?!
- Tanto sarebbe morto… Non vedo
dove sta il problema. – replicò la guida, piuttosto sicura di sé.
- Hai sempre avuto la lingua lunga. E’ questo il tuo peggior
difetto.
- Mentre il tuo è… - Zarba iniziò quella frase, ma non la portò a termine.
Stavolta di sua spontanea volontà. Se gli avesse detto “sei troppo orgoglioso”
o, peggio ancora “ha ragione Kaoru quando dice che sei un selvaggio”, per lui sarebbe finita
male. Molto male. Tuttavia, l’anello si sentì comunque
l’obbligo di dire almeno una cosa – Datti una calmata, ragazzino!
Dopo quel consiglio, che in realtà sembrava essere quasi un
ordine, senza neppure aggiungere una parola, il “ragazzino” si rimise in
strada, facendo così ritorno a casa.
Gonza udì il portone sbattere e produrre un tonante tonfo, così
uscì nella hall, per accogliere il suo signorino, ma quest’ultimo non si voltò neppure a guardarlo. Tutto ciò
che fece, fu rivolgergli una domanda.
- Dov’è?
Gonza capì, e gli indicò la sala da pranzo.
Kaoru, seduta sul divano in mezzo
alle due poltrone, con il blocco di disegni appoggiato sulle ginocchia, e la
matita nella mano, lo intravide a stento venirle incontro, e si sentì subito
trascinare via.
- Ehi! – mugolò, con la matita in una mano, e il blocco
nell’altra. Cercò anche di dimenarsi, ma non le servì a molto – Che maniere! Dove
mi stai portando?! – Si vide condurre a suon di
strattoni e spinte nel bel giardino della villa.
Kouga le lasciò
il polso all’improvviso, dopodichè avanzò di qualche passo verso lo
spiazzo erboso. Estrasse la spada dal fodero.
La pittrice si massaggiò il polso, ma non sembrò capirci
granché.
- Che ci facciamo qui? – sbottò
ancora, dopodichè fece un passo in avanti, ma il braccio di Kouga
la intimò a non avanzare.
- Sta’ indietro. – le disse, come al
solito usando un tono imperativo, quasi d’obbligo.
- Antipatico! – gli mormorò lei, ma quando il ragazzo, con
la punta della spada, disegnò un ideogramma a mezz’aria proprio davanti a lui,
fu investita in pieno da un bagliore folgorante che la costrinse perfino a
ripararsi gli occhi con le mani.
Un nitrito dal suono imponente le fece abbassare di colpo le
dita. Quello che le si riflesse nelle pupille, la
lasciò semplicemente attonita: Kouga aveva invocato Goten.
Presa dall’entusiasmo, si affiancò al Cavaliere
Mistico per osservare da vicino lo splendido destriero. Chiunque avrebbe
desiderato toccare appena quella criniera rossa, luminosa e fluente, e
carezzargli il capo. Ma Kaoru sapeva bene che,
essendo la corazza di Goten fatta di
Animetallo, non avrebbe mai dovuto sfiorarlo
neppure con un dito, altrimenti la pelle le si sarebbe ustionata all’istante.
Kouga guardava il suo fedele
compagno con un’aria addolcita, quieta. Nutriva verso di lui un profondo ed encomiabile
rispetto.
La giovane non sapeva bene che cosa dire. Mai e poi mai si
sarebbe aspettata una simile cosa, mai e poi mai si sarebbe aspettata che quel
dispettoso ragazzino avesse esaudito il suo desiderio.
Eppure, lei non stava sognando ad occhi aperti, Goten era davvero lì, davanti a lei, a brillare come una
grossa stella caduta nel giardino.
Si mordicchiò il labbro, bastava un “grazie”, ma quando fece
per aprire la bocca, lo spadaccino la anticipò con freddezza, e quella parola
le rimase in gola.
- Goten- proferì, rivolgendosi al
destriero con assoluto rispetto – questa ragazzina vorrebbe ritrarti, sii paziente, ok?
Il tono adoperato da Kouga, alla talentuosa pittrice non piacque per niente.
- Guarda che nessuno ti ha obbligato
a farlo! – ribatté seduta stante, sentendosi nuovamente presa in giro. – E non sono una ragazzina!
Affrettandosi a rinfoderare la spada con perfetta
indifferenza, senza rivolgerle neppure l’attenzione, le rispose: - Sei la
solita permalosa.
Kaoru sbatté un piede in terra, in
preda alla collera.
- E tu sei il solito maleducato!
A quel punto, Zarba alzò gli occhi
con un gesto assolutamente disperato: - Non ricominciate, vi prego!
Entrambi gli umani lo trapassarono con un’occhiata fulminea,
e per finire in bellezza, gli gridarono in coro: - Fa’ silenzio!
Fine episodio
I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Ecco uno dei
miei episodi preferiti! Dopo averlo letto, forse è inutile che io vi spieghi il
perché ^__^
Lo trovo
esilarante ma dolce al tempo stesso. La parte in cui Kouga
se la prende con l’Orrore e lo tratta come un sacco di sabbia utile per fare a
pugni, mi piace parecchio, e mi sono pure divertita tanto a scriverla.
Poi un’altra
cosa è che io ADORO i tangram! Da qui il titolo e le
missive…! ^^
Adesso che
sono FINALMENTE in vacanza, potrò dedicarmi meglio alla GSS.
Lo sto già
facendo! ^__-
Per Sho Ryu Ken: La casetta… Aah, quanto mi piacerebbe
abitare in una casa così! Comunque no, non centra con
quella della mail e a dire il vero è nata così per caso, mentre scrivevo,
perché volevo sottolineare che l’appartamento era fatiscente in quanto vecchio,
e mi piaceva l’idea del dibattito tra Kouga e Ikuo che “giocano” a fare i contrari! Però
quasi quasi sulla casa infestata ci faccio un
capitolo…! Mi hai dato un ideona…! ^__- Sei un geniooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per _Elentari_: Per il plagio mi sa che ho trovato una
soluzione rapida e sbrigativa… Ma ci sto attualmente
lavorando perché devo chiedere il permesso ad una persona che conosco, e se
accetta allora è tutto risolto! Meno male…! Eh, è vero che scene romantiche
dovevano essercene di più, in particolare un classico come la fatidica scena
della scalinata non poteva mancare. Io pian pianino
sto cercando di inserire il più possibile tutto ciò che mi sarebbe
piaciuto vedere all’interno della serie, ma spesso ho paura di andare ooc. Spero che Amemiya mi perdoni…!
Ok,
per ora è tutto! Ci risentiamo al prossimo capitolo!
Botan
ANTICIPAZIONI:
Una bambina intrappolata in un incubo
aspetterà di essere salvata, e per farlo bisognerà ricorrere ad un particolare
tipo di procedura che si rivelerà essere molto rischiosa.
Riuscirà Kouga
in soli 99.9 secondi a salvarle la vita e ad uscirne indenne?
E soprattutto, tra lui e Kaoru ci sarà una riappacificazione?
Prossimo episodio: #14 Incubo