hogwarts camp rock 2
Capitolo 2
And so long, goodbye
Stavo correndo, era da tanto tempo che stavo correndo... non potevo sopportare quella situazione.
Attraversai la nebbia della
notte, mentre il vento freddo e la pioggia ghiacciata mi penetravano
nei vestiti e tra i capelli, come piccoli aghi appuntiti.
Le lacrime, poi, mi attraversavano le guance e mi gocciolavano dal mento.
E corsi, corsi, sapevo solo
che devo correre, fuggire da tutto, e da tutti. Lasciarmi tutto alle
spalle e non voltarmi indietro. Mai.
Raggiunsi la prima fila di alberi della foresta. Tutto, sembrava incredibilmente scuro, crudele, freddo... semplicemente nero.
Mi strinsi il petto con le braccia e abbassai la testa mentre il vento e la pioggia mi scompigliavano i capelli.
Un fulmine, un tuono.
Tutto venne rischiarato per un momento, eppure quella foresta, illuminata dal fulmine, sembrava ancora più minacciosa.
Vidi mille occhi gialli fissarmi da dietro i cespugli o dall'alto degli alberi.
Ma seppi che era solo la
mia immaginazione. L'immaginazione di una ragazza incredibilmente
testarda e stupida. E anche ingenua. Ingenua per aver amato un ragazzo
che non aveva mai ricambiato, un ragazzo che adesso aveva baciato
un'altra... un ragazzo che era il suo fidanzato, ma soprattutto, era
Draco Malfoy. Dopo una sfuriata mi sentii morire. Mi aveva
tradito.... c'era da aspettarselo. Ma io, come una fessa, ci ero
cascata... che ragazza ingenua e stupida, stupida e ancora stupida!
E il suo nome, o meglio, il
mio, è Eveline Sarah Light. Ho 16 anni e frequento la scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts.... o meglio, Hogwarts camp rock dato
che si imparano gli strumenti musicali...
Io sono della casa di
Godric Grifondoro, e fiera di esserlo! A scuola mi hanno insegnato a
suonare la chitarra, il mio strumento preferito, dalle cui corde
scaturisce una melodia malinconica quando il mio umore è a
terra, o peggio, sotto terra. Quando mi sento euforica, invece, mi
metto a saltare per tutta la stanza suonando la mia fantastica chitarra
rossa fiammante. La mia migliore amica, Alexis, al contrario di me,
è una Corvonero convinta. Ama suonare il piano, anche se cantare
non le va proprio giu. Per questo crede che il cappello parlante si sia
drogato il giorno del suo smistamento, dato che Corvonero è la
casa dei cantanti.
A me piace cantare, ma non
ne vado matta. Ho talento, me lo fanno notare molti, ma a me non
importa. Quando sono in compagnia, per la timidezza, la mia voce si
incrina e si spezza, e solo con la mia migliore amica riesco a cantare
come quando sono sotto la doccia o quando canto da sola in mezzo al
bosco o alle rive del lago.
Ho amato questa scuola, e
la amo tuttora... con tutti i suoi professori, il preside Silente
e... oh, dimenticavo, a proposito di professori... Ho una incredibile
cotta per il professor Lupin da quando, due anni fa, è venuto ad
insegnarci difesa contro le arti oscure.
Lo adoro, semplicemente! Mi
assomiglia incredibilmente, di carattere si intende, perché io
non ho mica i suoi fantastici occhi verdi-azzurri e nemmeno i suoi
capelli biondini. No, io sono sempre stata scura. Di capelli e di
occhi... e questo mi fa dannare! Sarei voluta nascere bionda!
Comunque, non sto qui a
scrogiolarmi sulla mia situazione precaria, perché tra un po' mi
verrà di sicuro una crisi di nervi...
O di pianto, non è da escludere.
Non sapevo di essere così sensibile, ma adesso ne avevo la conferma.
Tutto... adesso non aveva senso!
Cominciai a camminare
all'interno della foresta, sempre più dentro.. tra la
vegetazione fitta e scura, mi sentivo sola... e mi andava bene
così.
Ed incominciai a cantare, una canzone che amavo.
« As time passes by, direction unknown
You've left us now but we're not alone
Before you know it your cups overflown
You measured no one that I've ever known...»
« ...And it's quite alright
And goodbye for now
Just look up to the stars
And believe who you are...»
Questa canzone mi toglieva le parole di bocca.
Alzai gli occhi al cielo, quando una voce melodica... quella voce... mi arrivò alle orecchie...
Il mio cuore mancò di diversi battiti, quando lo riconobbi.
Era il professor Lupin, con
il vestito strappato, diversi tagli nel viso e i capelli fradici
incollati nella fronte. Mi guardava con i suoi occhi azzurri velati di
tristezza e mi si avvicinò.
« Cause it's quite alright
And so long, goodbye »
Lo guardai, dritto negli occhi, incredibilmente sorpresa e... confusa.
Il mio professore era lì e cantava una delle mie canzoni preferite.
« Questa canzone dice parole vere... solo alza gli occhi al cielo e credi in quello che sei...» tradusse.
Io lo fissai, mentre le mie guance si tingevano di rosso.
« Se fosse
così facile, credere in quello che si è... ma se poi, non
si è più sicuri di quello che si è
diventati?»
Io continuai a fissarlo, incapace di dire qualcosa. Mi stava letteralmente spiazzando.
Mi strinsi il petto con le
braccia, infreddolita e battei le palpebre temendo però ogni
volta che quella visione potesse scomparire.
Per la prima volta, non volevo rimanere da sola nella foresta...
« Cosa ci fai qui, Light?»
Ingoiai il rospo, odiavo quando mi chiamava col nome! Perché?
« N-niente...» borbottai, attraversata da un brivido di freddo.
« Oh, io non lo
credo...» mi si avvicinò con la bacchetta puntata e
gridò un incantesimo che però non compresi perché
ero troppo concentrata a perdermi nella palude di quegli occhi.
D'un tratto mi ritrovai
asciutta... la mia pelle, i miei vestiti e miei capelli. Non ero
più grondante di acqua e tremante di freddo.
« Così va meglio?» chiese, aprendosi in un sorriso che mi avrebbe sciolto.
« Eh... sì, grazie»
Lui continuò a
sorridere e inclinò perfino la testa di lato, con un espressione
così dolce, che sembrava essere tornato bambino.
Lo adoravo quando faceva così!
« Non credi sia meglio tornare a scuola?»
« Ah, emh... sì... forse»
« Sì
sì» mi rispose, convinto, circondandomi le spalle con un
braccio ed iniziando a camminare. A quel contatto arrossii
« Ma seriamente, cosa sei venuta a fare qui? Sta piovendo, eri
fradicia, e... cantavi. Canti bene, Light»
Le mie guance si tinsero di bordeaux e i miei occhi si inumidirono. Indice che stavo arrossendo vistosamente. Accidenti a me!
« Grazie... di solito non ho il coraggio di cantare, ma credevo di essere da sola.»
« Oh» osservò di colpo, allontanando il braccio dalle mie spalle.
Che avevo detto di male?
« Quindi ti da fastidio la mia presenza?» chiese, sarcastico.
No, no, no! Il contrario, piuttosto!
« Ma no!» dissi, ridendo.
« A me sembrava
proprio di sì...» scoppiò a ridere portando la
testa all'indietro « Mi ci voleva proprio una bella
risata...» aggiunse dopo un po' « Con quello che sto
passando, mi serviva proprio...»
« Cosa sta passando,
professore?» la domanda mi giunse così, intrisa di
curiosità e innocente. La mia voce era tranquilla e pacata. Lui
si separò da me, nervoso.
Il suo volto allegro si
incupì e la sua voce divenne fredda e insensibile, intrisa di
una tristezza che non avevo mai visto « Problemi da
grandi...»
Da grandi... ma cos'ero io, una bambina?! Strinsi le labbra, irritata.
« Il mondo è
pieno di problemi... voi studenti non avete la più pallida idea
di cosa c'è là fuori!» disse furioso, indicando il
cielo scuro.
« Beh, se nessuno ci
dice niente come facciamo a saperlo?» ribattei, infastidita. Come
diamine facevo a parlare così ad un professore?!
« Non vi diciamo
niente per non allarmarvi... ma là fuori!» disse con
enfasi, con voce cruda e intrisa di una amarezza che non si può
descrivere a parole.
Superammo la prima fila di alberi, di nuovo alla luce, o meglio, al buio della notte.
« Accidenti, c'è una guerra là fuori!» buttò lì, senza preavviso.
La sua voce furiosa rimbombò attraverso la vallata.
Gli lanciai uno sguardo sorpreso.
« So di cosa sta parlando...» osservai, sicura, guardandolo dritto negli occhi, ostile.
« Voldemort...» dissi semplicemente.
Sapevo di Voldemort, che aveva cercato di uccidere Harry Potter e tutto il resto...
« Beh, si sta dando da fare...» riprese Lupin, evidentemente scordandosi di parlare con un'alunna.
« Ma questi non sono discorsi da fare...» ho parlato troppo presto. Se n'era accorto, peccato!
Giungemmo davanti alla grande porta di quercia che lui aprì con un tocco di bacchetta.
Le ante si spalancarono permettendoci di entrare.
Varcata la soglia fui inondata dalla luce delle lampade appese.
« Bene...» mi
disse Lupin, con una mano sulla porta e il viso accigliato, mentre la
pioggia insisteva a bagnarlo fino alle ossa « Vai in camera, e
non pensare di andare un'altra volta, da sola, nella foresta... a
maggior ragione di notte...»
« Ma...» cercai di spiegare.
« Niente ma.. fila a
letto, che domani ci sono le lezioni e voglio che le tue mani siano
riposate per strimpellare quella chitarra!»
Nelle sue parole però non c'era quella solita ironia che aveva quando parlava con me dello strumento che suonavo.
Mi rabbuiai.
« Va bene... a domani...» mi girai e filai a letto, come mi aveva ordinato il professore.
Evitai accuratamente di
incrociare lo sguardo della mia migliore amica che cercava spiegazioni
e mi intrufolai nella sala comune, dritta al letto, e mi strinsi nelle
coperte. Lì niente e nessuno mi impedirono di riempire il
cuscino di lacrime....
s s s
E rieccoci, dopo quasi un secolo, col secondo capitolo.
@emmetti: Spero che continuerai a leggere, e che ti piaccia anche Remus! :)
@MsMontana: Che ne pensi di questo capitolo?
Allora, non siamo sicure di continuare questa fic, voi che ne pensate?
Vale la pena continuarla? Grazie e alla prossima (sperando).
Se conoscete l'anime "Tsubasa Reservoir Chronicle" o anche no, potete
passare a leggere l'altra nostra fic "Twilight- Tsubasa Version".
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