Ciaoooo
Ciaoooo!
Vorrei
ringraziare tutte le persone che hanno commentato le mie storie precedenti e
vorrei ringraziare mia sorella che è una fervida sostenitrice della coppia
Merlin/Arthur!
Spero
che questa storia vi piaccia! Non sono molto brava con le slash… diciamo che è
un tentativo, dopo averne lette tante ho pensato di cimentarmi anch’io con una
Arthur/Merlin!
Mal d’amore
Merlin spostò nervosamente il peso del corpo
da un piede all’altro. La stanza era annegata nel più completo silenzio,
intervallato solo dal rumore dei denti della forchetta che picchiettavano sul
piatto.
Arthur non aveva ancora toccato cibo, erano
giorni che Merlin riportava i piatti praticamente intonsi in cucina, tra lo
stupore generale.
Il principe ereditario non aveva mai
disdegnato un buon pasto, soprattutto se si trattava di cacciagione come quel
giorno. A volte il suo servitore dubitava che il suo stomaco potesse avere un
qualche tipo di fondo, dato che aveva sempre onorato più che ampiamente quello
che la cuoca gli preparava.
Era strano vederlo ridotto in quello stato:
lo sguardo spento e assente, le labbra pallide, i movimenti svogliati. Merlin
aveva preso in considerazione il pensiero che potesse essere malato, forse uno
stregone era entrato nel castello e gli aveva somministrato un veleno senza che
lui se ne rendesse conto, ma tutto gli era diventato più chiaro quando Morgana
l’aveva convocato nelle sue stanze per chiedergli cautamente come stava Arthur.
Non era il solo, quindi, che aveva notato il suo strano comportamento.
Merlin le aveva risposto che lo trovava
particolarmente affaticato e aveva avanzato il dubbio che potesse aver contratto
una malattia, ma la giovane nobildonna aveva scosso la testa.
Era chiaro che sapeva qualcosa che non
voleva dirgli e solo dopo molte insistenze Morgana gli confessò che Gwen se
n’era andata.
Merlin l’aveva fissata senza sapere cosa
rispondere. Erano giorni che non la incrociava nei corridoi del castello, ma
aveva creduto che fosse soltanto un caso.
Invece Gwen aveva lasciato Camelot per
sempre, era scappata con Lancelot e non aveva intenzione di tornare. In un
attimo Merlin aveva decifrato il comportamento del suo signore: era chiaro che
stesse soffrendo per via di Gwen.
Aveva provato a sollevargli il morale,
spingendolo ad andare a caccia, ma Arthur aveva seguito le prede con scarso
entusiasmo ed era tornato al castello a mani vuote e di umore molto peggiore
rispetto a quando era partito al mattino. Le giornate si susseguivano pressoché
tutte uguali, con Arthur che dava ordini alle guardie e ai cavalieri, parlava
poco e si cibava ancora meno.
Merlin aveva paura che avrebbe finito con l’ammalarsi sul serio se avesse
continuato in quel modo, per quel motivo aveva preso una decisione drastica. Se
Arthur non voleva reagire da solo, ci avrebbe pensato lui a far tornare il
principe quello che era prima.
“Puoi portar via, Merlin” gli disse Arthur,
pulendosi la bocca nel tovagliolo prima di gettarlo con non curanza sul tavolo.
Anche quel giorno aveva appena sbocconcellato la carne arrosto. Le verdure non
erano nemmeno state toccate. Era un miracolo che non fosse ancora stramazzato a
terra privo di forze.
“No” rispose Merlin, fermandosi dall’altra
parte del tavolo. “Non poterò via il vostro piatto finché non avrete mangiato
tutto quanto”
Arthur lo guardò come se fosse pazzo.
Merlin strinse forte i pugni lungo i
fianchi, non gli avrebbe permesso di intimorirlo con un’occhiataccia.
“Puoi ripetere?” disse Arthur con tono
pericolosamente alterato.
“Ho detto che non porterò via il vostro
piatto finché non avrete mangiato tutto quanto e voi, sire, non vi alzerete da
lì finché non vi sarete nutrito a sufficienza” disse, dopodichè prese
risolutamente la forchetta che il futuro sovrano aveva posato sul tavolo,
infilzò un pezzetto di carne di cinghiale e la avvicinò alla bocca del principe.
“Non crederai che mi faccia imboccare dal
mio servo?” gridò Arthur, rimettendosi in piedi. Non era difficile capire quanto
fosse arrabbiato.
”Se è quello che ci vuole per farvi mangiare, sì, sire. Lo farete” replicò
Merlin risolutamente. Non aveva intenzione di essere costretto a preparare un
intruglio ricostituente e vederlo confinato a letto.
Gaius gli aveva assicurato che nessuno era
mai morto per le pene d’amore e di sicuro non sarebbe successo a un ragazzo
forte e robusto come Arthur. Aveva solo bisogno che qualcuno lo facesse reagire.
“E poi” riprese a parlare il giovane mago dopo qualche istante “Vi fate già
vestire da me. Non vedo il motivo per cui non potete essere anche imboccato”
Il ringhio cupo che Arthur emise non faceva
presagire nulla di buono. Merlin indietreggiò di un paio di passi, riusciva
sempre a capire quando si era spinto troppo oltre con Arthur e doveva fare
qualcosa per rimediare prima che la furia del principe lo mandasse alla gogna
per direttissima.
“Sono preoccupato per voi” disse d’impulso.
“Sono giorni che vi trascinate come un fantasma per il castello”
Arthur scostò la sedia dal tavolo,
dirigendosi verso la porta. “Non ho intenzione di star qui a sentirti mentre-“
“E’ per Gwen, vero?” lo bloccò Merlin prima
che il principe potesse uscire dalla stanza. Lo vide irrigidire le spalle,
lanciandogli poi un’occhiata omicida. Stava rischiando veramente grosso a
parlargli in quel modo. Arthur non solo avrebbe potuto mandarlo alla gogna, ma
avrebbe potuto mandarlo via, sollevarlo dai suoi incarichi. Essere allontanato
dal principe era la cosa che lo spaventava di più al mondo, ciononostante non
poteva lasciar perdere. Arthur si stava annientando per un amore non corrisposto
e lui doveva proteggerlo. Era suo compito. Era il suo destino.
“State male perché lei se n’è andata”
aggiunse con cautela. Ogni parola poteva condannarlo ad essere esonerato dai
suoi doveri. “Voi l’amavate e lei invece…”
“Cosa vuoi saperne tu dell’amore?” ruggì
Arthur, girandosi con rabbia verso di lui. Merlin lo fissò incapace di muoversi,
quasi temendo che il principe potesse avventarsi su di lui.
“So che fa fare cose stupide” rispose a
bassa voce.
Sapeva bene a che livelli di idiozia poteva
spingere l’amore.
Lui, ad esempio, era rimasto a servizio di
un somaro che continuava a sottovalutarlo e che gli affibbiava i lavori più
umilianti solo per divertirsi. Era rimasto in un regno in cui poteva essere
giustiziato se qualcuno avesse scoperto il suo segreto. Era rimasto accanto
all’uomo che amava perdutamente una persona che non era lui e ora cercava di
aiutarlo a rimettere insieme i pezzi del suo cuore, che era andato in frantumi
quando Gwen era partita. “E so che quando la persona che amiamo ci delude,
vorremmo solo essere sicuri di non amare mai più nessun altro per non essere
feriti ancora”
Arthur lo fissò per una manciata di secondi
senza dire niente. Merlin avrebbe voluto che continuasse a sbraitargli contro.
La rabbia era preferibile a quell’immobilità, che era difficile da interpretare.
“Vai avanti” disse a bassa voce il principe.
Merlin si morse nervosamente le labbra. Non
era del tutto sicuro su come proseguire.
“Ma voi avete ancora un sacco di persone che
vi vogliono bene e che hanno bisogno di voi. Vostro padre e lady Morgana, per
esempio”
Il principe emise un mugugno che poteva essere tradotto in qualsiasi modo, prima
di raggiungere la finestra.
Merlin osservò il suo profilo in silenzio. Era tanto bello da togliere il fiato
con quei lineamenti nobili e fieri. Se solo non fosse già stato così innamorato
di lui, probabilmente avrebbe iniziato ad amarlo in quell’istante. Non l’aveva
mai visto così triste. Voleva solo avvicinarsi, far passare le braccia attorno
al suo corpo e stringerlo finché non fosse stato meglio.
“E me” bisbigliò a voce bassissima. Per un
lungo istante sperò che il principe non l’avesse udito, ma Arthur si voltò verso
di lui arcuando un sopracciglio in un’espressione a metà strada tra
l’interrogativo e il sorpreso.
“Che cosa hai detto?” gli chiese, fissando
su di lui il suo sguardo penetrante. Merlin lo guardò, sentendo il suo cuore
iniziare a battere più velocemente. L’amore poteva far fare cose stupide
esattamente come quella. Era nella sua indole parlare a sproposito, ma da quando
si era scoperto innamorato di Arthur sembrava che non riuscisse più a tenere a
freno la lingua.
“Merlin” lo chiamò Arthur con tono di
rimprovero. Odiava quando i suoi ordini non venivano eseguiti immediatamente.
“Ho detto che avete ancora me” ripeté,
stringendo i pugni lungo i fianchi. Il suo cuore batteva talmente forte che
aveva paura che l’altro potesse udirlo distintamente anche dall’altra parte
della stanza.
Arthur accennò un debole sorriso prima di
voltarsi verso la finestra. Per un istante Merlin aveva avuto paura che il
principe iniziasse a deriderlo. Sarebbe morto se avesse cominciato a schernirlo
chiedendogli se era per caso innamorato di lui, ma il futuro sovrano non fece
niente di tutto questo, limitandosi a guardare fuori dalla finestra con ancora
un mezzo sorriso sulla faccia.
Merlin aspettò pazientemente che l’altro
dicesse qualcosa, ma Arthur sembrava troppo perso nei suoi pensieri per badare a
lui. Alla fine sospirò rumorosamente e si accostò al tavolo.
Era inutile che aspettasse ancora. Era chiaro che Arthur non aveva nessuna
intenzione di pranzare. Iniziò a sparecchiare la tavola, sentendosi avvilito.
C’era voluto tutto il suo coraggio per dire quello che aveva appena detto e
Arthur non aveva avuto nessuna reazione. Era veramente stato un idiota a pensare
di poter aiutarlo, aveva messo in gioco il suo cuore per niente. Fece per portar
via tutto quando la mano di Arthur si chiuse improvvisamente sul suo polso.
Merlin abbassò lo sguardo sulle dita del figlio del re. La sua mano sembrava
incredibilmente più grande rispetto al suo polso sottile.
“Aspetta” disse Arthur, guardandolo negli
occhi. “credo che mi sia appena venuta fame”
Merlin sorrise, posando di nuovo il piatto
sul tavolo e affrettandosi a versargli un bicchiere di vino.
“E’ tutto freddo. Desiderate che lo porti in
cucina per farlo scaldare?” chiese, guardandolo sedersi di nuovo al suo posto,
mettendosi il tovagliolo sulle gambe.
“Non è necessario” rispose il principe,
prendendo in mano la forchetta e addentando un pezzetto di carne. Lo masticò con
gusto prima di portarsi alle labbra la coppa. Bevve un sorso di vino. Le sue
guance stavano velocemente riacquistando colore.
“Devi lucidare la mia armatura, pulire i
miei stivali e portare la mia spada dal maniscalco per far affilare la lama”
ordinò Arthur, continuando a mangiare. Merlin annuì, senza smettere di
sorridere. Era bello sentire Arthur usare di nuovo il suo tono autoritario, per
una volta non si sarebbe arrabbiato se l’avesse bistrattato un po’. “Che stai
facendo ancora qui? Muoviti!” esplose Arthur, facendolo sobbalzare.
Si diresse velocemente verso la porta, prima
che la voce del futuro sovrano lo fermasse.
“Grazie” disse a voce bassa.
Per un istante Merlin pensò di esserselo
immaginato, ma non voleva mettere in imbarazzo il suo signore chiedendogli di
ripetere che cosa aveva appena detto, così si limitò a sorridere ancora senza
che l’altro potesse vederlo.
Corse fuori dalla stanza, sentendo il cuore
improvvisamente più leggero.
Sapeva che ci sarebbe voluto del tempo, ma
Arthur alla fine avrebbe dimenticato Gwen e il suo cuore sarebbe tornato
integro, pronto ad amare ancora.
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