Matematica
Matematica
In una situazione normale, sarebbe stato tutto molto diverso. Credo che
mi saresti stato simpatico.
Anzi, di più. Mi saresti proprio andato a genio.
Sei una persona solare, schietta, coraggiosa. Proprio come me. Saremmo
potuti davvero essere amici.
Ma questa NON è una situazione normale.
Non sei un semplice compagno di classe, non un ragazzo come tanti altri
in questa scuola.
Mi volto, guardo fuori dalla finestra. Il sole è coperto da nuvole
pesanti, che però non alleggeriscono affatto l'afa che mi opprime. Mi sento
incollato allo schienale della sedia. Il sudore non perdona neanche i cani.
È difficile riuscire a seguire una lezione con questo caldo, in
quest'aula, con questi pensieri. Motivo per cui mi limito ad annuire quando lo
sguardo del professore intercetta il mio. Come se capissi. Come se mi
interessasse.
Mi interessa molto di più capire cos'hai tu che a me manca. Cos'hai tu
che lei ama.
Me ne accorgo, sai? Come potrei non farlo. Passo ore, giorni, mesi interi
accanto a lei, impassibile nei miei confronti. Come accanto ad una statua. Poi
una tua occhiata, un tuo cenno, anche una singola parola al tuo riguardo, e
tutto il suo mondo si mette in moto. Tutto di lei fiorisce. Tutto. Le guance
rosee, gli occhi limpidi, le labbra piene.
E sto male.
Alla mia destra, una mano diafana scrive rapida ed elegante sul foglio a
righe. Il capo leggermente chino, così che i lunghi capelli corvini ricadano ad
un lato del volto, nascondendolo.
Adoro quando fa così. Adoro il suo nascondersi, il suo arrossire
violento, la sua timidezza.
È la mia compagna di banco da quando frequentavamo tutti il primo
superiore. Un po' per necessità, un po' per piacere. Lei aveva bisogno di un
posto strategico da cui guardarti senza farsi notare, due banchi dietro di te.
Ed io la amavo troppo per lasciarla da sola.
Capisci qual è il problema? Se lei non fosse così dannatamente innamorata
di te, io non sentirei tutto questo. Le tue parole non mi brucerebbero nelle
orecchie. Il tuo sorriso non mi farebbe digrignare i denti. Il tuo pensiero non
mi farebbe venire voglia di correre via, lontano, lontano, fino a non ricordare
più la sguaiataggine della tua risata.
Non perché siano sgradevoli, ma perché lei li ama. Perché vorrei che lei
arrossisse anche quando sono io a sorriderle. Perché le muoio dietro e lei non
se ne accorge. Perché tu sei il suo sole, io un misero satellite.
Sul banco, un astuccio vuoto, matite sparpagliate, una quaderno aperto.
Ma della materia sbagliata. Pieno di scarabocchi, di vignette malfatte, ma che
spesso attirano la sua attenzione. Le scappa un sorriso. Si copre la bocca con
la mano. Poi torna a guardarti, arrossendo. Come se ti avesse in qualche modo
tradito. Come se la sua fedeltà la aiutasse in quest'amore platonico senza alcun
risultato, se non quello di farmi del male.
Mi dà fastidio la tua semplice esistenza.
Mi dà fastidio il tuo voltarti continuamente, sorriderci, scherzare. Il
tuo perlustrare con gli occhi la classe, dal tuo posto in prima fila, cercando
qualcuno disposto a perdere una lezione per i corridoi insieme a te.
Mi dà fastidio che mi parli con quella naturalezza sconvolgente, con quel
sorriso sincero e spontaneo, con quell'interesse nei miei confronti che io non
riesco ad avere.
Anzi. Di più. Quei tuoi atteggiamenti, li odio. Sì, li odio. Perché fingi
di non capire.
Insomma, guardala! È perfetta! È buona, gentile, intelligente, elegante,
bella, generosa... E ti ama! Dio, se ti ama!
Più la guardo, e più capisco che tutta questa bellezza non è per me, ma
per qualcun' altro. Qualcun' altro che non capisce. Qualcun' altro che non la
vede. Qualcun' altro che sei TU.
Se almeno ti accorgessi di lei! Me ne farei una ragione.
Mi sveglierei una mattina e, vedendovi insieme, realizzerei che posso
vivere senza il suo profumo che mi impregna i vestiti. Che posso guardarvi senza
sentire gli occhi bruciare. Che posso smettere di leccarmi le
ferite.
E invece no. Invece tu sei distante. Lei ne soffre, la vedo. E soffro
anch'io. Lei piange, io piango. Lei muore, io muoio. Non è la sola ad essere
innamorata, tanto meno della persona sbagliata. Di una persona che non ricambia.
Che muore dietro ad un altro. E più lei sta male, più il mio odio per te
cresce.
È matematico. Al dolore della persona amata è direttamente proporzionale
l'odio verso chi quel dolore lo ha provocato. Sì. Matematica.
Matematica. Come quella che non sto seguendo. Come quella di cui non mi
frega niente. Come quella di cui non frega niente neanche a te, che mi guardi e
ghigni.
In una situazione normale, mi saresti davvero
simpatico.
***
Note
dell'autrice :)
Aldilà
della sconnessione dei pensieri (sia miei che di Kiba), sono
orgogliosissima di pubblicare questa fic perchè è la prima con cui
ho partecipato ad un contest ^^ Questo è il fattore essenziale che
mi fa scrivere adesso con il sorriso, poi in secondo luogo c'è il
fatto che sono arrivata seconda, e dico SECONDA! Un
piazzamento inaspettato, assolutamente! Dunque, ecco qua, vi saluto e
vi ringrazio, come sempre :)
Storia
partecipante all’Hate
Contest – L’odio tra i banchi di scuola di Miharu
Ozukawa.
Seconda classificata –a pari merito- con “Il
rosso della mia esaltazione” di
_COCCODe_.
(peraltro, COMPLIMENTI!)
2°
CLASSIFICATA:
Autore:
Mio Akiyama;
Titolo: Matematica;
Personaggi:
Kiba Inuzuka, Hinata Hyuga, Naruto Uzumaki;
Pairing:
Naru/Hina, Kiba/Hina;
Rating: Verde;
Avvertimenti:
One-shot;
Grammatica ed ortografia (errori di
battitura compresi): 9,5 punti
Grammatica ed
ortografia praticamente perfette - a parte un errore ripetuto:
apostrofo messo dove non andava, scrivendo “qualcun'altro”.
Nessun errore di battitura :)
Stile e scorrevolezza: 5
punti
Stile curato, semplice e piacevole, diretto e
d'impatto, ben adatto al contesto.
Il testo scorre bene, con
frasi brevi ed incisive che arrivano al punto.
Ho apprezzato
molto il modo in cui hai utilizzato la punteggiatura, sfruttando di
continuo il punto fermo per dare l'idea di tanti pensieri, un po'
confusi e molto amareggiati.
Mi sono piaciuti anche i vari
riferimenti “animaleschi” tra i pensieri di Kiba, che hanno dato
quel lieve tocco d'ironia che ha migliorato ulteriormente il tutto.
:)
Originalità: 4 punti
Si sa che Hinata ama
Naruto, come si sa che lui non se ne accorge... ma l'idea di un Kiba
dilaniato dall'amore per la ragazza a tal punto da odiare Naruto è
bella, direi quasi struggente.
Mi ero aspettata che qualche
partecipante sfruttasse gelosie ed amori non corrisposti come fulcro
dell'odio, ma... non me l'ero aspettata così ;)
Attinenza al
tema: 8,5 punti
Niente da dire: qua l'odio c'è,
parecchio, e si sente. Permea quasi tutti i pensieri del povero Kiba,
filtrando attraverso le parole e giungendo chiaramente al lettore.
Giudizio personale: 5 punti
Questa Fanfiction
mi è piaciuta davvero, davvero tanto.
In parte sarà perché
molte volte anche io mi sono sentita come Kiba, e non credo di essere
l'unica, in parte perché lo stile utilizzato è quello che
preferisco...
Non lo so. So che mi hai colpita, molto. E' una
storia che ho apprezzato parecchio, e scommetto che piacerà anche ad
un sacco di lettori ;)
Complimenti, di nuovo :D
Totale:
32/35
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