Quella che segue è una
cosa un po’ particolare, ovvero è si una song fic ma non una delle mie solite.
Chi ha letto qualche mio lavoro, sa che di solito associo una canzone ad una
situazione e do voce ai pensieri di chi la sta vivendo. Beh, in questo caso mi
è uscita una cosa differente…
Qui il protagonista è
Ron. Si, avete capito bene, ho scritto una fic con protagonista Ronald Weasley.
Si, beh, è vero che non sto benissimo, ho il raffreddore, ma non fate quelle
facce! Per una volta ho lasciato da parte i
miei personaggi preferiti e ho scelto lui. Si si,proprio scelto! Allora,
la canzone Lazy Days mi ha ispirato non una storia intera, ma delle scenette. In ogni scena
il protagonista è Ron. Ovviamente ci sono anche gli altri, ma l’unico filone
conduttore di questa “raccolta di situazioni” è Ron. So che non sono stata per
niente chiara, ma leggete e poi ditemi cosa ne pensate!!!!
Lazy Days -- Giorni Oziosi
Robbie Williams
(Scena 1)
Lazy days calling to you -- Giorni oziosi che ti chiamano
Come out to play -- spuntano per
divertirsi con te
The future lies with you -- con le bugie
future
Now you can be sure love is the cure -- ora
puoi essere sicura che l’amore sia la cura
What we're searching for -- quello che
stiamo cercando
Is to have a jolly good time -- è il
divertimento
“Fratellone, la finisci di poltrire? Tirati su da quel
divano e vedi di dare una mano!” una ragazza dai vivaci capelli rossi si era
parata, mani sui fianchi, di fronte al fratello, anche lui rosso di capelli
come lei e tutti i componenti della famiglia, che aveva occupato il divano e
rimaneva li, sdraiato a non fare nulla, guardando il fuoco scoppiettare nel
camino sempre acceso, anche ora che era estate.
“Ginny, lasciami stare… che vuoi da me? Sembri la mamma!”
“Voglio che ti schiodi di li! Sono quasi 6 ore che te ne
stai li a poltrire! Dai una mano, esci, fai qualcosa insomma! Ti odio quando
fai cosi!”
“Vuoi dire che sono gia 6 ore che non mangio niente?” chiese
sgranando gli occhi il ragazzo e alzandosi a sedere mentre la sorella lo folgorava
con gli occhi.
“Ti sei deciso a muoverti?”
“Ma sono stanco! Dai Ginny, cerca di capirmi! Mi sono
allenato tutto l’anno e ora voglio godermi un po’ la tranquillità di casa!”
“Ron, spero che tu stia scherzando! Ti rendi conto? Anche io
ho lavorato, proprio come te, anche io mi sono allenata, ma non sto tutto il
tempo sdraiata sul divano a non fare niente!”
“Ma non è vero che sto sempre sul divano a non fare niente!
Vado anche in camera mia, mangio…” Ron si interruppe vedendo che gli occhi di
sua sorella si stavano stringendo pericolosamente.
“Smettila di dire stronzate e vedi di darti una mossa! Se
non vuoi aiutare in casa almeno vai da Fred e George al negozio! Renditi utile
per una volta nella tua vita!”
“ok, ok… andrò a dare una mano ai gemelli… ma prima non mi
porteresti qualcosa da mangiare? Inizio ad avere fame…” il ragazzo non si rese
conto di aver tirato troppo la corda. L’espressione di sua sorella divenne
falsamente dolce quando parlò
“Ma certo Ronnino caro…” disse andando verso la cucina e
riemergendone pochi istanti dopo con un grosso contenitore di popcorn in mano.
“Vanno bene questi?” chiese melliflua. Ron non si accorse
del pericolo e sorridendole felice la ringraziò per il bel gesto “Ma certo! Benissimo! Grazie Gin!” e
mentre allungava la mano verso il contenitore vide l’espressione dolce della
sorellina tramutarsi in quella furiosa di una Valkiria intanto che la ragazza
estraeva la bacchetta dalla tasca, incantava i popcorn e glie li scagliava
addosso a uno a uno come piccoli proiettili gommosi. “Gin! Non puoi usare la
magia fuori della scuola! Infrangi il divieto di restrizione!” gridò Ron
proteggendosi la faccia con le mani dal bombardamento che divenne se possibile
ancora più feroce.
“Ma bene! Non ti ricordi più che sono maggiorenne? Di bene
in meglio Ronald Bilius Weasley!!” la scarica finì improvvisamente mentre la
ragazza varcava la soglia di casa e voltandosi urlava al fratello “e pulisci
tutto prima di uscire!” per poi sbattere violentemente la porta di casa.
“Donne… chi le capisce…” sospirò pesantemente Ron
sdraiandosi nuovamente e iniziando a mangiare i popcorn sparpagliati sul
divano.
(Scena 2)
Crazy days but you'll get me through -- Giorni
pazzi ma tu mi capirai
And here I'll stay holding on to you -- ed
io resterò qui reggendomi stretto a te
Now you can be sure -- ora puoi essere
sicura
Our thoughts unpure -- i nostri pensieri
impuri
Will unlock the door -- apriranno la
porta
And we will have a jolly good time -- e
ci divertiremo
“Ron, Ron!
Svegliati! Dobbiamo andare! E’ tardi, dai! Non vorrai perderti la
colazione di Natale? Lo spacchettamento dei regali? Fratellino, fuori da li!”
Uno dei gemelli, forse Fred, o forse Gorge.. stavano picchiando i pugni contro
la porta di camera del fratello. E’ la mattina di Natale, nel salotto al piano
di sotto si sono raccolti tutti, la famiglia Weasley al completo, Harry e
Hermione. Era diventato un ritrovo, un modo per stare tutti assieme. Natale lo trascorrevano
tutti alla Tana. Sempre che Ron si fosse deciso a scendere.
“Ron, ci sono le frittelle…” “…e i dolcetti di marzapane…” “…con
l’uvetta…” “...e i canditi…” “...e montagne di cioccolato...” “...di quello con
le nocciole che ti piace tanto...” i gemelli cercavano di provocare una qualche
reazione, ma da dentro alla stanza non proveniva alcun rumore.
Intanto dentro la camera un ragazzo si rigirava tra le
coperte. Non voleva lasciare andare il sogno che stava facendo. C’era la
ragazza che gli piaceva… c’era Hermione… ed è meglio non dare troppi
particolari sul resto. Sentiva due voci fastidiose provenire da fuori, ma non
gli diede retta, immerso com’era nell’immagine di Hermione in lingerie.
“…Bella…” borbottò tirandosi le coperte fin sopra la testa e coprendo le
orecchie che avevano assunto un colore più acceso di quello dei suoi capelli.
Rassegnati al fallimento Fred e George iniziarono a scendere
le scale sbilenche che collegavano il piano delle camere da letto con il
soggiorno, quando contemporaneamente si illuminarono in volto, felici di aver
trovato un’idea per buttare giù dal letto il fratello riluttante. Scesero di
corsa, presero Hermione per un braccio e la trscinarono senza dare spiegazioni
davanti alla porta di camera di Ron seguiti per un tratto della loro ascesa
dalle occhiate incuriosite del resto della famiglia.
“Non vuole uscire” “non si alza” “no, decisamente no”
Hermione li guardava parlare alternativamente con aria rassegnata. “Lasciatelo
dormire, se non vuole scendere vuol dire che non gli interessa festeggiare con
noi il Natale!” disse con voce impettita la ragazza.
Sorridendo con faccia furba i due annuirono vigorosamente
“Si, non gli importa niente della sua famiglia…” “…non vuole passare il Natale
con Harry… “ “… e non vuole vedere neanche TE!...” “…si, sembra che non gli
importi niente neanche di TE!” disse Fred o forse era George calcando sull’ultima parola. La reazione
della ragazza non tardò ad arrivare.
“Bene, allora vorrà dire che posso anche andarmene! Il
regalo di Ron datelo pure a Percy…” disse la ragazza a voce alta in modo da
farsi sentire. Dalla stanza arrivò una voce ora ben sveglia.
“No, no, arrivo, arrivo, mi sto vestendo, non andartene
Herm! Non ascoltare quei due farabutti!” da fuori della porta tre mani si
strinsero vigorosamente fiere del lavoro svolto.
(Scena 3)
It can happen in any season
-- Può succedere in qualsiasi momento
We don't need any reason -- non abbiamo
bisogno di avere un motivo
To sit around and wait -- per stare
seduti a far niente e aspettare
The world can change in a second so -- il
mondo può cambiare in un secondo perciò
I find the sunshine beckons me -- vedo
che il sole mi invita
To open up the gate -- ad aprire il
cancello
And dream and dream -- e sognare sognare
“Guarda che meraviglia. Ti ricordi le nostre escursioni per
il parco di Hogwarts?” “Si, e anche quelle nella foresta proibita se è per
questo…” un ragazzo e una ragazza stavano seduti con la schiena appoggiata al
tronco di un albero, al tiepido sole primaverile, guardando il cielo e le
nuvole cambiare forma mentre i fiori iniziavano a sbocciare tutto attorno a
loro.
“Ron, siamo qui da un po’, pensi che gli altri si stiano
preoccupando?” chiese la ragazza guardando verso la casa dalla quale erano
scappati quasi tre ore prima. “Figurati, non si saranno neanche accorti che
manchiamo! Con tutta la gente che c’è oggi!” “Ma Ginny se ne sarà accorta
sicuramente!” “Figurati, sarà troppo indaffarata a intrattenere gli invitati
mostrando il suo più bel sorriso per accorgersi che non siamo li!” la ragazza
si voltò a fissarlo negli occhi “Secondo te non si accorgerà che la sua
testimone di nozze e il testimone dello sposo non si stanno facendo vedere da
quasi tre ore?” Ron alzò gli occhi al cielo, distogliendo lo sguardo da quello
di lei. “Forse si…” “Solo forse?” chiese la ragazza alzandosi in piedi e
spazzolando via alcuni fili d’erba che si erano impigliati nelle pieghe del suo
vestito. “Forza, andiamo” disse tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Altri cinque minuti, cosa vuoi che cambino a questo punto altri cinque minuti?
Sono stufo di tutta quella folla. Non ne posso più di gente che ti guarda come
se fossi un alieno chiedendoti e tu,
quando ti sposi?” disse facendo il verso alle mille persone che gli avevano
fatto la stessa domanda da quando avevano cominciato a raccogliersi davanti
alla chiesa per aspettare l’arrivo della sposa. Hermione rise di cuore. “Hai
ragione, avrò sentito la stessa frase mille volte. Ma tu non ascoltarla,
lasciali parlare”. “Fosse semplice…” borbottò Ron prendendo però la mano di
Hermione e alzandosi anche se di malavoglia, dalla felice posizione in cui era
poco prima. I due si incamminarono verso la Tana. Effettivamente nessuno si
mise a urlare quando rientrarono nel giardino pieno di tavoli e persone sedute,
ma si guadagnarono un’occhiata torva da Molly. Harry si fece incontro ai due,
li abbracciò felice e bisbigliò all’orecchio di entrambi “Provate un’altra
volta a lasciarmi da solo con tutta questa gente e giuro che ve la faccio
pagare… Begli amici…” Hermione sorrise comprensiva battendo una mano sulla
spalla allo sposo mentre Ron lo studiava attentamente. “Mi stai portando via la
mia sorellina e ti dovrei anche proteggere? E da cosa poi?” chiese in tono
scherzoso. “Da tutti questi tuoi parenti! Sono una marea… Iniziano già a
chiederci quando faremo un figlio! Ma ti rendi conto? Ci siamo sposati stamattina
e già mi chiedono quando inizieranno ad esserci dei piccoli Potter dai capelli
rossi in circolazione!” Ron sorrise dolcemente all’idea, mentre Hermione venne
presa da un attacco di risa al pensiero di un piccolo Harry con gli occhiali,
gli occhi verdi, la cicatrice e i capelli rossi. “Speriamo che assomiglino alla
mamma!” la voce di Billy li raggiunse da dietro le spalle. Il fratello della
sposa abbracciò il cognato e gli strizzò l’occhio per poi rivolgersi al
fratello minore e con un tacito accordo chiedergli sorridendo e in coro: “E tu,
quand’è che ti sposi?” un lamento come di un cane bastonato si alzò da Ron “…
no, anche i miei fratelli no…” Anche Hermione si mise a ridere.
(Scena 4)
Lazy days don't let them get
you down -- Giorni oziosi non permettere
loro di abbatterti
Wear your smile -- metti su il tuo
sorriso
I don't want to see you frown -- non
voglio vederti accigliata
Don't let them get you down -- non
permettere loro di abbatterti
“Oh, mio Dio… sono… fantastici! Tesoro, sei stata veramente
bravissima…” disse Hermione abbracciando forte una Ginny stanca ma felice.
“Sono bellissimi, vero?” chiese radiosa la neo mamma accarezzando con lo
sguardo le due testoline rosse che spuntavano da dentro la culla. “Gemelli…”
gemette il padre falsamente addolorato ma decisamente orgoglioso. “due, ve ne
rendere conto? Se diventano come gli zii…” disse rabbrividendo. ”Ehehehe…
finalmente capirai che cosa ho passato io!” disse Molly abbracciando il genero.
Hermione sorrideva, anche se dentro si sentiva morire. Lei non sarebbe mai
riuscita a sapere cosa si provava ad essere mamma. Qualche tempo prima il
dottore le aveva detto che non avrebbe potuto avere figli. Per questo aveva
sempre rifiutato le proposte di matrimonio che le faceva Ron. Non voleva che
avesse al suo fianco una donna a metà. Almeno questo era quello che pensava
lei. Ron era li, guardava a bocca aperta le manine piccole strette a pugno dei
gemellini. Erano cosi piccole, cosi fragili… e cosi perfette. Avvicinò la
faccia al lettino proprio nel momento in cui Ariel e David aprivano gli
occhietti mettendosi a piangere. “Ecco, li hai spaventati!” disse protettiva la
nonna scansando il figlio e iniziando a cullare i piccoli. “Come si
somigliano…” disse ebete Ron guardando sua sorella con faccia stupita, come se
non si riuscisse a capacitare del fatto che fossero suoi.
“Ron, sono gemelli… si somigliano per forza…” disse
pazientemente Ginny guardando con tenerezza il fratello. “Si, ma sono
maschietto e femminuccia…”
“cosa vuole dire? Noi ci somigliamo anche se non siamo
gemelli…” disse la neo mamma guardando suo fratello che continuava a fissare
rapito i piccoli non accorgendosi di quel che stava provando Hermione. La bruna
approfittando della confusione uscì dalla camera sovraffollata per prendere una
boccata d’aria. Il reparto maternità del S.Mungo non era il luogo adatto per le
sue riflessioni, in quel momento. Passeggiando lungo il corridoio incontrò
padri nervosi, donne incinte in attesa, infermiere che portavano bambini alle
loro mamme. Poi si fermò davanti alla stanza dove c’erano tutti i piccoli
appena nati in esposizione. Tre file di culle erano allineate perfettamente.
Ogni lettino aveva una targhetta con scritto il nome del neonato, lo stesso che
il bimbo portava sul braccialetto stretto attorno al polso. Copiose lacrime
scesero lungo le sue guance, silenziose senza che potesse fare niente per
fermarle. Improvvisamente una mano sulla spalla la riscosse dai suoi pensieri.
Distaccò lo sguardo da una bambina che dormiva tranquilla nella sua culla, avvolta
da una copertina bianca con le iniziali H.M. ricamate sopra. Ron era li
accanto. Anche lui guardava i piccoli nati con espressione malinconica. “Forse
non potremmo averne uno nostro, ma immagino che dopo aver passato qualche mese
con Ariel e David ci passerà la voglia…” cercò di scherzare. Ovviamente
sbagliando tutto. “Non sono mai stata cosi vogliosa di diventare madre come
adesso. Ho visto i tuoi nipotini, ho visto Ginny e Harry… e ho capito che non
starò mai bene con me stessa.” “Herm, a me non importa, io voglio stare con te,
ti amo…” “Ma non posso darti dei figli. Ora ti va bene cosi, ma tra un po’
sarai sempre della stessa opinione?” chiese la bruna guardandolo negli occhi
azzurri. Ron non distolse lo sguardo mentre le rispondeva “Voglio te. Se non
potremo avere figli nostri… ne adotteremo. Guarda. Persino tra questi piccoli
ce ne sono alcuni che sono già stati abbandonati. Anche loro hanno diritto a
una famiglia, a una vita felice. Potremmo farne felice qualcuno… Non lasciarmi
solo” disse abbracciandola forte. Hermione nascose il viso nell’incavo del
collo di Ron e iniziò a singhiozzare.
(Scena 5)
It can happen in any season
-- Può succedere in qualsiasi momento
We don't need any reason -- non abbiamo
bisogno di avere un motivo
To sit around and wait -- per stare
seduti a far niente e aspettare
The world can change in a second so -- il
mondo può cambiare in un secondo perciò
I find the sunshine beckons me -- vedo
che il sole mi invita
To open up the gate -- ad aprire il
cancello
And dream and dream -- e sognare sognare
Then we will have - a jolly good time --
Poi ci divertiremo
“Hermione, non ci riesco! Mi si chiudono gli occhi! Lasciamo stare per
stasera, il tema lo finisco domani prima di lezione!” disse Ron agitando la
piuma inchiostrata e schizzando macchie nere sulle pergamene che teneva di
fronte a se.
“Fosse per te rimanderesti per sempre! I compiti non si
fanno da soli!” disse la ragazza intanto che con un incantesimo Gratta e netta
puliva il disastro.
“Ma se mi aiutassi anche solo un pochino farei mooolto più
in fretta! Capisco sempre quando mi spieghi tu!” cercò di addolcirla Ron
“Ronald Weasley non ci provare, non ci provare minimamente.
Con me non attacca! Non ti lascerò copiare i miei compiti! Non imparerai mai
niente se non li farai da solo!” una risatina li raggiunse e la ragazza si
voltò verso la fonte con le mani sui fianchi. Brutto segno. Aria di tempesta.
“E tu Harry? Cos’hai deciso di fare? Ti vuoi far bocciare in
pozioni? Sai che ci vuole Eccezionale anche in quella materia se vuoi diventare
Auror! Gli esami si avvicinano!” disse la ragazza scrollando un dito in
direzione dell’amico seduto comodamente in poltrona con il solito “Il quidditch
attraverso i secoli” aperto sulle ginocchia. “Se studiassi Pozioni un quarto di
quanto leggi quel maledetto libro di quidditch saresti anche più bravo di me!”
lo rimbeccò.
“Non potrei mai essere più brava di te, Herm! Nessuno può
essere più bravo di te! Neanche il migliore dei Corvonero!” le disse Harry per
imbonirla un po’. Cosa che a quanto pare gli riuscì perfettamente dato che la
ragazza si aprì in un sorriso felice e lasciò perdere l’adulatore per passare
al suo bersaglio preferito.
“Ron, allora, lo vuoi finire o no questo tema? Non ti
lascerò andare cosi facilmente…” disse la ragazza in direzione del rosso che si
girò verso l’amico per lanciargli un’occhiata mista di odio e ammirazione.
“Harry…” si lamentò con voce implorante.
“no no no. Niente Harry che ti viene in aiuto. Niente
compiti da copiare. Per una volta mettiti sotto e finisci quel tema! Hai solo
mezza pergamena da finire!”
“Ma non so più cosa scrivere! Ho finito le idee! Almeno in
divinazione posso inventare tranquillamente! In Pozioni non posso sbagliare una
virgola!” cercò di spiegarsi il ragazzo beccandosi solo un’occhiata severa di
Hermione.
“Sei peggio di un Cerbero. Fuori c’è il sole! Lasciami
andare a prendere una boccata d’aria! Mi farà bene al cervello, ne sono certo!”
“Ron, mi hai stupito… hai detto Cerbero mettendolo nel
contesto giusto…” lo prese in giro Hermione “ma non per questo ti lascerò
scappare via senza aver finito! Sembra di avere a che fare con un bambino di 6
anni. Prima finisci, prima uscirai. Fine della commedia.” La ragazza era
inamovibile. Ron piegò le spalle sconfitto e si rimise al lavoro sognando una scopa…
ma non per volare, in quel momento l’avrebbe data volentieri in testa al suo
guardiano.
“Sei peggio di mia madre…chi vuoi che ti si pigli?”
bofonchiò tra i denti il ragazzo. Brutta mossa. Bruttissima mossa. L’udito di
Hermione era perfetto.
“Bene! Molto Bene! E’ questo che pensi? Ok, allora sappi che
ti sei giocato il mio aiuto da qui alla fine dei tuoi giorni! Non provare a venirmi più a chiedere niente
perché …. Oh, quanto sei stupido Ron!” concluse andandosene la ragazza.
“Ma che ho detto?”
“Ron, proprio non capisci, vero?” chiese Harry dalla sua
postazione.
“Non so cosa le ho fatto, ma sono riuscito ad ottenere
quello che volevo. Sono libero! Andiamo ad allenarci un po’?” chiese
all’indirizzo dell’amico.
Harry sospirò rassegnato a dover spiegare come funzionava la
vita con le ragazze a Ron dall’alto della sua enorme esperienza… con Cho.
“Prendo la scopa… “