tiwhw
This
is what he wants
Quando
buttò il suo sguardo fuori dal finestrino, il sole stava già
calando. Il cielo si era imbrunito, lasciando spazio solo a poche
nuvole rosa, sparse qua e là, che gli conferivano un'aria più
elegante e tranquilla.
Il
suo cuore batteva regolare in petto, ma il respiro accelerato tradiva
quella stabilità. Quel silenzio insopportabile le perforava le
orecchie da minuti interminabili ormai e la sua pazienza era giunta
ad un limite.
“Per
quanto ancora hai intenzione di non parlarmi?” domandò con
tono irritato, voltando appena il capo verso sinistra, giusto per
lanciare un'occhiata indagatrice al suo ragazzo concentrato nella
guida. Notò quest'ultimo stringere le mani sul volante, fino a
che la sua pelle non si tinse di un colore biancastro, decisamente in
contrasto con il suo colore naturale, più abbronzato. “Alla
fine non è colpa mia.” aggiunse la ragazza, voltandosi di
nuovo verso il finestrino alla sua destra.
“Non
me ne hai mai parlato.” sussurrò freddamente e a denti
stretti il ragazzo, senza staccare gli occhi dalla strada davanti a
sé.
“Tom,
l'ho scoperto una settimana fa.”
“Ed
una settimana fa avrei dovuto essere stato il primo a saperlo.”
Non
seppe come controbattere. Ancora una volta, il chitarrista era stato
categorico con lei e quel suo tono così duro non ammetteva
certo repliche.
“Mi
dispiace.” mormorò Greis, torturandosi le mani in grembo.
Quella situazione era un qualcosa di assurdo. Ancora non riusciva a
capacitarsi di ciò che aveva dovuto udire con le proprie
orecchie e della realtà che si era venuta a creare brutalmente
contro di lei.
“Non
ci possiamo arrendere così, Greis.” esortò nuovamente
il chitarrista, mentre una vena prese a pulsargli fortemente nella
tempia. La mora si voltò esterrefatta verso di lui,
chiedendosi se fosse realmente serio.
“Ma
cosa possiamo fare, Tom? Non c'è nulla da fare... Ormai è
così. Il destino ha voluto così.” ribattè
sconsolata.
“Oh,
cazzo, Greis! Al diavolo queste stronzate sul destino! Se ti dico che
voglio per lo meno provarci è perchè lo penso sul
serio! E non sarà un destino fottuto a mettermi il bastone fra
le ruote!” si infervorò il ragazzo.
“Il
destino non si può cambiare.” sussurrò tristemente
Greis, mentre una lacrima minacciava di solcarle il viso.
“Sì
invece! Il destino ce lo costruiamo noi, Greis! Lui ci deve solo
mettere lo zampino finale, ma siamo solo noi gli artefici di tutto
ciò che ci accade!”
“Io
non ho di certo voluto che mi accadesse questo, Tom.”
“Tanto
meno io. Ma non riesco a capire come tu possa arrenderti così
facilmente, senza nemmeno tentare.”
“Perchè
tentare è inutile.”
“Niente
è inutile, Greis! Cristo!”
L'auto
inchiodò all'entrata di un giardino pubblico, completamente
vuoto e buio – illuminato solamente dalla luce fioca dei lampioni
–, e Tom scese dalla macchina, per poi sbattere la portiera con
violenza. Greis lo osservò qualche attimo, ancora rintanata in
macchina, mentre camminava lontano, a grandi passi, e con le mani
rifugiate nelle tasche dei suoi jeans oversize.
Sospirò
pesantemente e decise di scendere dalla Cadillac, per seguire le orme
del suo fidanzato. Dovette fare una piccola corsa, fino a che non lo
raggiunse e non gli afferrò una mano, alle sue spalle. In
nemmeno una frazione di secondo, Tom si voltò di scatto,
prendendola fra le braccia e stringendola a sé più che
poteva, come se fosse stata l'ultima volta che avrebbe potuto farlo.
Greis
chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quella presa forte e
protettiva, carezzandogli la schiena ampia con le mani curate.
Sentiva il respiro affannoso e crucciato del chitarrista sul suo
collo, mentre questo non accennava a sciogliere quell'abbraccio pieno
d'amore e disperazione.
“Voglio
svegliarmi da questo incubo.” sussurrò all'orecchio della
ragazza, carezzandole appena quel lembo di pelle col fiato. Greis si
strinse di più a lui, nascondendo il viso nella sua enorme
felpa nera e beandosi del suo profumo.
“Anch'io.”
rispose la mora, con una nota amara nella voce.
“Greis
ricordati... Ricordati sempre che ti amo. Sempre...”
“Anch'io,
Tom. Sempre.”
*
Avevano
imboccato di nuovo la strada con la macchina ed il silenzio era
divenuto nuovamente il protagonista di ogni discorso lasciato a metà.
Il vuoto che provava Tom nello stomaco lo stava lentamente
dilaniando, fino al midollo e la rabbia verso l'ingiustizia era
l'unico sentimento in grado di percepire in quel momento.
Si
voltò qualche secondo ad osservare Greis, la ragazza che in
poco tempo gli aveva rapito il cuore, con uno sguardo magnetico, un
sorriso intriso di infinita dolcezza ed una voce tenera e delicata.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era lei e non era disposto ad
accettare tutto quello che di lì a non si sapeva quanto
sarebbe accaduto.
Lei
dava la colpa al destino... Diceva che al suo volere non ci si poteva
ribellare, ma lui non poteva sottomettersi. Voleva fare qualcosa e
sarebbe riuscito nel suo intento: per lo meno avrebbe potuto dire che
ci aveva provato.
“Tom!”
l'urlo della ragazza gli perforò violentemente le orecchie,
facendolo sobbalzare. Spostò lo sguardo nuovamente sulla
strada e notò le luci accecanti di un camion che si
avvicinavano sempre di più, a gran velocità, nella loro
direzione. Aveva perso il controllo e le enormi ruote scivolavano
sull'asfalto, disegnando curve imprecise.
Il
cuore di Tom prese a battere all'impazzata e, con una manovra brusca
del volante, fece di tutto per schivare quel pericolo, ma l'impatto
con il camion fu più veloce di lui.
Perse
il controllo della Cadillac, che prese a deviare in direzione di un
guardrail. L'auto si cappottò, fino a cadere oltre quello. Tom
sentiva la testa dolorante, così come qualsiasi altro muscolo,
per le continue botte che percepiva sul corpo, fino a che la macchina
non atterrò in una radura, sulle ruote.
Quando
aprì gli occhi, si ritrovò con la fronte poggiata al
volante. Il dolore alle tempie minacciava di perforargli il cranio ed
il suo cuore di fuoriuscire dal petto. Sollevò cautamente la
testa, mentre vedeva tutto attorno a lui vorticare ed una coltre di
fumo attorniare la macchina. Il suo respiro accelerato era tutto ciò
in grado di udire all'interno dell'auto distrutta e, quando voltò
il capo per assicurarsi di come stesse Greis, gli si gelò il
sangue.
La
ragazza giaceva con la schiena e la testa sul sedile. Gli occhi erano
chiusi ed il suo viso dai lineamenti delicati era incorniciato da
rivoli di sangue che lentamente andavano a morire sul suo collo. Tom
si sentì pervaso da orrende vertigini, che gli fecero
percepire un fastidioso groppone allo stomaco.
“Greis?”
la chiamò, ma questa non si mosse. Allungò una mano
tremante verso di lei, fino a poggiarla sulla sua spalla. “Greis?”
ripetè il suo nome con voce spezzata dal magone che era andato
a formarglisi in gola, mentre la paura più grande prese ad
impossessarsi di lui. “Greis, piccola, ti prego...” balbettò,
mentre le lacrime salate presero a solcargli il viso e la sua mano
era andata ad accarezzare il volto insanguinato della sua ragazza
inerme.
Abbassò
il capo piangendo e sentendo un dolore lancinante trafiggergli senza
ritegno il petto. Strinse gli occhi, mentre le lacrime colavano senza
fermarsi sul suo sedile e la sua mano non si staccava dal corpo
immobile di Greis. Sollevò di nuovo il viso su di lei e, dopo
essersi slacciato la cintura, le posò due dita timorose sulla
gola.
Un
freddo pungente lo investì in pochi attimi, nel constatare che
la sua piccolina non c'era più.
Cominciò
a piangere con tutte le forze che gli erano rimaste in corpo,
domandandosi perchè... Perchè tutto quello.
Le
slacciò la cintura e, senza smettere di singhiozzare, la prese
fra le braccia, adagiandosela sul corpo e stringendola a sé.
Posò la testa della ragazza sul suo collo, mentre lui poggiava
la schiena sulla portiera, e con la mano le carezzò il volto,
senza preoccuparsi del sangue che stava andando a ricoprirlo. Chiuse
gli occhi e tenne Greis fra le sue braccia, con fare protettivo, come
se temesse che qualcuno sarebbe arrivato a portargliela via.
Era
morta.
Non
riusciva a capacitarsi di tutto ciò o semplicemente non voleva
farlo. Temeva che da un momento all'altro la sua figura si sarebbe
dissolta fra le sue braccia, lasciandogli un freddo vuoto addosso.
Voleva stare così con lei, non voleva separarsene, non voleva
dirle addio.
Greis
aveva ragione: il destino non si può comandare. Quando vuole
ti porta via ciò che hai di più caro. Strappa via i
tuoi sogni, la tua serenità. Sconvolge la tua vita senza che
tu possa fare nulla per evitarlo.
Il
destino di Greis era segnato... Quello era ciò che lui
voleva, e non gli aveva neanche dato il tempo di fare qualsiasi
cosa per contrastarlo.
Aveva
solamente accelerato i tempi di quel Cancro incurabile che lentamente
si stava diffondendo dentro di lei.
“Bastardo...”
Forse
era così che doveva finire.
--------------------------------
Note
finali.
Come
avrete notato, oggi non sono proprio di buon umore. Mi sono svegliata
con una strana sensazione di tristezza. Sarà che sta piovendo
e la pioggia a volte – spesso – mi trasmette malinconia. Così
ho preso a scrivere ed è inutile dire che questa One Shot mi è
venuta fuori di getto, senza pensare troppo. Mi piacerebbe conoscere
comunque il vostro parere. Mentre scrivevo le lacrime scendevano
senza un motivo... Quindi prendetela per quello che è... Uno
sfogo momentaneo, forse privo di senso. Ma
gli sfoghi, d'altronde, hanno sempre un senso?
|