Ehi, ragazzo!
Sì, proprio
tu, con quel fazzoletto legato al collo,
una
sigaretta tra le labbra e gli occhi cerchiati dal sonno
che brillano
esplorando orizzonti lontani.
Ti dai aria
da intellettuale, da poeta maledetto.
Ti senti un
nuovo Baudleaire
ma bevi
succo di frutta e non assenzio.
Leggi
Nietzsche con aria distratta,
ti senti
nichilista, meccanicista e decadente,
e quando la
professoressa di filosofia ti ha interrogato,
e ti ha dato
tre,
hai detto di
odiare il sistema scolastico, così basato sulle nozioni
quando è
importante capire il senso delle cose.
Passi tutto
il tempo della tua vita a cercare di indovinare
il colore
intenso della gioia,
il suono
dolce della speranza
e il sapore
inebriante dell’amore.
Metti ogni
tuo pensiero nero su bianco,
sulla tua Moleskine,
l’agenda che
ha consegnato all’eternità i versi più
belli,
la carta
dove anime profonde e sensibili, come la tua,
hanno
trascritto le note sublimi del mondo
osservando
la realtà attraverso gli occhi di un cieco
che vede
solo quello che vuole,
oscurando tutto
ciò che non è bellezza.
Ammaliato
dalla poesia,
prendi in
prestito alla biblioteca le opere di Verlaine e Pavese,
ma le
nascondi nella borsa appena arrivano i tuoi amici.
Frughi di
nascosto nella libreria di tuo padre cercando vecchi classici
da cui
copiare una parola, un espressione
per regalare
alle tue poesie una patina di antichità.
E con una
Biro molto moderna
dai sfogo a
sentimenti antichi,
come altri
prima di te hanno fatto.
Ehi, ragazzo!
Con la tua Moleskine
in mano,
gli occhi
sognanti rivolti al cielo,
il sorriso
felice di chi ha afferrato una parte di eterno
e l’ha messa
in un cassetto,
corri a osservare
il mondo.
E chissà se
quelle parole sconnesse, messe insieme con tanta passione,
non
compariranno mai in un’antologia di scuola,
una di
quelle che adesso odi tanto.
Chissà se
tra le opere immortali di Dante o di Leopardi
ci sarà
spazio per una piccola Moleskine.
|