Capitolo
17: Domani è un altro giorno.
Il
giorno dopo, Edith si tuffò nel lavoro.
Solo
a pranzo si concesse una pausa per uscire con Rachel e Jen per
prendere il regalo ad Orlando.
Quando
si incontrarono, Jen, raggiante nel suo abito stretch blu scuro,
indicò se stessa e disse:
“Ho
visto Paul e mi ha dato i soldi suoi e di Jessica...”
“Io
penso che prenderò qualche cosa ad Orlando. Tra di noi c'è
un'amicizia diversa di quella che c'è tra di voi che lo
conoscete bene solo da un paio di settimane...”
Sapeva
che il suo ragionamento non faceva una grinza, ma sapeva anche che
Rachel era presente e che avrebbe sicuramente detto la sua.
Infatti...
“Ehi!
Ehi! Allora anche io dovrei fare il regalo a parte ad Orlando, non
trovi. Lo conosco da molto più tempo di Jen, Fred, Paul e
Jessy...”
Edith
sollevò gli occhi al cielo e disse:
“Rachel
non cominciare!”
“Ammettilo”
continuò Rachel che, con un balzo guadagnò terreno e
sorridendo, vicino ad Edith le chiese: “Ti stai prendendo una
cotta per 'Dono
Divino'
Orlando Bloom. È così? È così?”
Edith
accelerò e ridendo rispose:
“Non
sono cose che ti interessano Brown.”
“Ehi!
Smettetela di correre. C'è una donna incinta tra voi!”
si lamentò scherzosamente Jen.
“TI
PIACE!” gridò Rachel divertita.
Edith
si voltò. Non scherzava, si vedeva dal suo volto. Guardò
torvo Rachel e disse:
“In
nome della nostra amicizia, Rachel Brown, ti prego di smettere di
parlare di questo argomento!”
Rachel
si gelò davanti allo sguardo e alla risposta dell'amica e ,
sbigottita, la guardò allontanarsi ed entrare nel negozio che
avevano scelto.
Jen
si avvicinò. Passò una mano sui capelli corti, biondo
paglia e gli occhietti azzurri la scrutarono curiosi dalle guance
dagli zigomi alti e leggermente arrossati dal freddo. Dopo Edith era
sicuramente la più bella delle tre amiche, la più
femminile e materna, nonostante avesse dedicato gran parte della sua
vita agli sport.
Rachel
la guardò e sorrise tirata. Fu Jen a prendere la parola e
dire:
“Edith
è sconvolta. Credevo che ne aveste parlato ieri. Ma a quanto
pare no...”
“Che
vuoi dire?” chiese Rachel davvero disorientata.
Jen
sospirò e rispose:
“Ieri
Edith è venuta a casa nostra e mi ha raccontato un fatto
strano che è avvenuto al 'Savoy'. Mi ha detto di aver
incontrato Felton e che, lui, le ha raccontato come è successo
tutto il casino dell'articolo e che, la spia che gli ha dato
l'informazione che Edith e Orlando si sarebbero incontrati all'Ivy,
era Brian stesso!”
Lo
stupore fece trattenere il respiro di Rachel che, portando una mano
alla bocca, sconcertata, disse:
“Io..
Io non credevo... Brian.. Alla sua donna!” e chinando la testa
pensò qualche cosa.
Jen
la guardò aspettando la domanda che non tardò a venire:
“E
Edith? Come l'ha presa?”
“Come
vuoi che la prenda una come Edith? Con le pinze. Ha detto che
comunque stavamo parlando dell'uomo che era suo compagno da quasi tre
anni, che aveva pensato un milione di volte di avere un figlio da
lui... E ha detto che voleva essere sicura di quello che le era stato
detto prima di mettere fine alla sua storia con Brian!” rispose
tranquilla Jen.
Rachel
guardò il negozio in silenzio.
In
tutti quegli anni aveva davvero pregato affinché Edith si
svegliasse e lasciasse Brian. Ma non aveva pensato nemmeno
lontanamente che si sarebbero lasciati per quel motivo. Che Brian
potesse arrivare a tanto per vendicarsi di cosa poi? Del fatto che la
sua donna aveva accettato un invito a cena da un amico? Poteva essere
così meschino e tremendo quell'uomo?
“E
ti dico di più. Forse le ha detto qualche cosa anche Paul.
Solo che non mi ha detto cosa perché, quando ha ricevuto l'
SMS di Paul stava venendo a casa da noi!” disse Jen.
Rachel
non ci credeva.
Sembrava
quasi di essere dentro una storia assurda, talmente era diventata
intricata la faccenda. E pensare che lei, non meno di qualche giorno
prima aveva chiesto ad Orlando di aiutare Edith. E non sapeva che,
forse aveva fatto la cosa migliore facendo questa richiesta, nata più
dal fatto che anche Kate, prima di lasciare Orlando aveva fatto quasi
lo stesso con la sua amica.
“Sta
di nuovo con Emma!” esclamò Rachel piano.
Non
era una domanda. Era un'affermazione. Jen annuì e ribatté:
“Edith
lo sa! Solo che non lo vuole ammettere nemmeno a se stessa...”
Rachel
sentiva lo stomaco rivoltarsi. Sentiva un forte senso di repulsione
nei confronti Brian. Non credeva nemmeno che fosse possibile che un
uomo fosse capace di una cosa simile. Di vendere la sua donna solo
per vendetta e poi schierarsi come se nulla fosse dalla sua parte,
mettendo contro chi lo aveva aiutato ad attuare il suo piano, una
schiera di avvocati, tra i migliori della capitale.
Il
piano era machiavellico, non c'era che dire, quasi folle nella sua
genialità. Ma non bisognava dimenticare che, prima di Edith,
Brian aveva avuto una ragazza che, dopo essere finita in uno scandalo
per colpa di un ex ragazzo in cerca di ribalta, era finita senza un
motivo apparente, nel dimenticatoio, rifiutata dalle case di moda e
senza nemmeno la possibilità di fare i cataloghi per la AVON.
“Parlo
con Edith!” formulò Rachel.
“Rachel...
Non fare come tuo solito. Non attaccare Brian, perché, se ieri
è venuta da noi a parlare lo ha fatto perché sa che tu
andresti contro di lui e non saresti obbiettiva!” si assicurò
Jen guardandola negli occhi.
Rachel
annuì. E senza aspettare Jen entrò nel negozio, senza
ascoltare l'amica che scherzosamente gridava:
“EHI!
MA QUA NON C'È RISPETTO PER UNA DONNA INCINTA! SIETE ANDATE
TUTTE VIA E MI AVETE LASCIATA DA SOLA... MA CHE MODI SONO??”e
avvilita entrò nel negozio.
Edith
stava davanti ad uno scaffale guardando interessata un diario
rilegato in pelle scura.
Era
un ottimo regalo per Orlando, utile visto il momento che stava
vivendo.
Si
stava avvicinando alla cassa per chiedere se era possibile farne un
pacchetto, quando, vide davanti a se Rachel che sorridente, con le
braccia incrociate, disse:
“Voglio
proprio sapere che cosa ti ha fatto pensare che era meglio che ti
confidassi con la famiglia felice che con la tua migliore amica!”
“Vorrei
ricordarti che sono anche loro i miei migliori amici?” rispose
Edith trattenendo il sorriso.
“Si
ma io sono la più importante!” replicò sicura
Rachel.
Edith
sorrise e continuò:
“Credo
che Jen ti abbia raccontato tutto!”
Rachel
annuì. E indicando il diario disse:
“Non
voglio andare contro Brian, sto solo facendo una considerazione.
Quello è per Orlando, vero?”
Edith
guardò a sua volta il diario e annuì.
“Si!
Perché?”
“Orlando
è uno di quei ragazzi che prenderesti volentieri a calci nel
culo. Bello e sa di esserlo, malizioso, testardo, egocentrico... Un
cocktail micidiale che lo renderebbe davvero insopportabile. È
famoso. E se vuoi obbiettare come tuo solito, dico che se non lo è
famoso, lo è quasi... Ma una cosa mi ha colpito. Pur di
riprendersi la donna che amava, ha fatto un viaggio lunghissimo e
ancora non sta con nessuna. E quando ha scoperto che Kate lo tradiva,
anche se è andato contro John, ed è sbagliato, ha
creduto pienamente a lei, dandole la sua fiducia. Ora, io non so se
quello che ha detto Felton è vero o era solo un modo per
pararsi il culo. E probabile che lo sia. Ma immagina cosa può
voler dire tutto questo, se solo fosse vero? Che Brian non è
l'uomo che immagini, ma un essere meschino, capace di fare del male
anche alla donna che ama per difendere il suo orgoglio, per vendetta.
Semplice e pura vendetta... Non voglio dirti di lasciarlo. Te l'ho
detto mille volte per cose che, ora, mi sembrano futili, tradimento
con Emma compreso... Ma se sei la persona intelligente che ti reputi
di essere, fai un grande favore ad una tua amica, ma, prima di tutto
a te stessa: parla con Brian, vedi quello che ti dice lui e poi
quello che ti dice il cuore. Se le ragioni del primo non sono valide
come quelle del secondo.. Beh! Saprai da sola quale strada seguire!”
e baciandole la guancia si allontanò sorridente.
Edith
la guardò sconcertata. Era sicura che, dopo quello che era
successo, Rachel avrebbe dato addosso a Brian e le avrebbe detto di
lasciarlo. Invece no. Le aveva detto di seguire il suo cuore e di
vedere cosa le diceva una volta parlato con Brian. E visto come
stavano le cose, Edith sapeva che non le avrebbe detto nulla di buono
e che, forse, adesso lo aveva capito, sentire Rachel sbraitare contro
Brian l'avrebbe aiutata ad affrontare meglio la situazione.
Orlando
aprì il pacchetto che Rachel gli aveva dato appena arrivata.
Era il regalo di Edith.
Sopra
c'era scritto, 'da aprire quando sei solo'.
E
Orlando aveva aspettato che tutti si distraessero un attimo ed era
sgattaiolato in camera sua, con il pacchetto tra le mani.
Quando
lo aprì, con aria leggermente delusa, lo rigirò tra le
mani, chiedendosi se fosse l'ennesimo scherzo della giornalista.
Sembrava un libro, ma sfogliandolo e vedendo le pagine intonse, capì
che si trattava di un diario. Prese il biglietto e lesse il disegno
che diceva:
“IT'S
AMAZING. IT'S YOUR BIRTHDAY!”
Sorrise
guardando il disegno idiota e lesse il contenuto.
“Finalmente.
È fantastico. Il nostro primo compleanno da amici... Quanti
sono? Quarantasei? Ottantanove? Scherzo non ti arrabbiare.
È
il tuo compleanno allora? Dirai, guardando il mio regalo: 'MA CHE ME
NE FACCIO IO DI UN DIARIO SEGRETO. SONO GRANDE ORMAI. E SONO UN
RAGAZZO, PER LA MISERIA!' Forse hai ragione.
Però,
quando l'ho visto ti ho pensato. Questo è il tuo primo
compleanno senza di Kate e, per come si sono messe le cose, tu per
primo hai ammesso che, anche se camminassi sulle ginocchia da qui
fino in Francia, non riusciresti a riprendertela.
Come
dicevo, questo è il tuo primo compleanno senza di Kate,
l'inizio, -doloroso ma comunque un inizio- di una nuova vita. E cosa
c'è di meglio, quando si inizia una nuova vita se non prendere
una penna, un foglio di carta e scriverci su le proprie emozioni?
Pensa che anche Rachel ne ha uno da quando si è separata e
prima che si mettesse con John, -non so se ricordi?- era tutt'altro
che una vedova disperata. Anzi! Ora non ti dico di diventare come
lei, mio Dio! Mi basta Rachel Brown così. Però vorrei
davvero che capissi l'utilità di questo diario. Che capissi
che, se un giorno lo rileggerai, forse potrai trarne maggiore forza
se passerai -non te lo auguro- un momento più duro di questo.
Pensa
a questo come un nuovo mattone per una nuova vita. E pensa che se, ne
avrai bisogno, oltre l'amicizia più che sicura di un diario
segreto, avrai anche la mia, che non do le stesse garanzie di
discrezione, se ce ne sarà bisogno, ma che ti saprò
ascoltare e ammonire, farti sorridere e farti, perché no,
arrabbiare. Infondo la nostra amicizia è nata grazie a questo
nostro modo di fare, non trovi?
Nel
frattempo, usa questo piccolo mattoncino per costruire la
meravigliosa casa della tua vita. E sappi che, nel bene e nel male,
la tua amica Edith con cazzuola e cemento, ti aiuterà come e
quando le sarà possibile, ogni qualvolta che lo chiederai! TI
VOGLIO BENE. AUGURI ORLANDO DI MILLE GIORNI COME E MIGLIORI DI
QUESTO... TUA EDITH..”
Orlando
lesse il messaggio, ridendo quando ci voleva, serio a seconda del
rigo. Poi, commosso, guardò il diario. Era stata davvero
carina Edith: in primo luogo chiedendogli di aprire il pacchetto da
solo, sapendo che si sarebbe commosso; nel secondo caso perché,
scoprire di avere un'amica come Edith lo rendeva tranquillo. Ma
stranamente vuoto.
Perché?
Perché non accettava l'amicizia di Edith con gioia, dopo tutto
quello che aveva fatto per ottenerla?
Poggiò
il diario sopra il letto e asciugò veloce le lacrime scese. E
aprendo la porta della sua camera uscì, saltando al collo di
John che si lamentò della cervicale, mentre Elijah Wood, uno
degli attori della Compagnia dell'Anello, o meglio, il protagonista
del film, faceva lo stesso con Orlando.
Avere
vicino gli amici di sempre lo rendeva felice.
Nel
bene o nel male, non sarebbe mai stato completamente solo!
La
chiave fece schioccare la serratura e aprì il blindato
dell'appartamento centrale della casa di Brian.
“Entra!”
le disse sorridendo untuoso, cedendole cavallerescamente il passo.
Edith
guardò il viso di Brian e si rese conto che, vederlo
sorridere, gli faceva venire i brividi nella schiena.
Guardò
la casa, nell'ombra, illuminata solo dalla luce guida del
pianerottolo, fino a che Brian non accese l'interruttore.
“Lascia
che ti aiuti!” sorrise Brian aiutandola a togliere il cappotto
e abbracciandola subito dopo, baciandole il collo.
“Mi
sei mancata in questi giorni!” sussurrò all'orecchio
della giornalista, togliendo il cappotto a sua volta.
Edith
sorrise e rispose:
“Anche
tu!”
Brian
la baciò con trasporto e, guardandola, con sguardo rapace,
chiese:
“Sicura
che non vuoi aspettare per mangiare un boccone?”
“Sicura!”
rispose Edith “Ho una fame da lupi!”
Brian
sorrise e sospirò, quasi arreso al fatto che doveva aspettare
ancora tutta la cena prima di fare l'amore con la sua donna.
“Allora
vado in cucina,” disse: “dove mi aspettano tutte quelle
buonissime leccornie che ho comprato dal cinese qua sotto. Aspettami
qua. È una sorpresa. Ho apparecchiato tutto da solo e non
voglio che tu lo veda prima che sia tutto pronto!”
Edith
annuì e suo malgrado, accolse il nuovo bacio di Brian, che
corse in cucina divertito, maneggiando nei fornelli.
Si
accucciò nel divano della sala, poi, pensierosa.
In
un attimo le ritornarono alla mente le frasi di quegli ultimo giorni:
'Norton.
Conosco Brian per sapere che cosa può averle messo in testa e
so che non è niente di buono. Ma sappia che se le chiederà
tutte queste cose, senza dirle che sono stato io a dirgliele, lo
metterà in difficoltà. Provi a chiederglielo se è
così sicura di lui. E capirà che non sto mentendo... Ci
pensi!'
Scosse
la testa mentre la segreteria, con la stessa voce metallica della sua
annunciava:
[CI
SONO TRE NUOVI MESSAGGI]
Non
voleva crederci. Non pensava, nonostante quello che le era stato
detto, che Brian potesse tradirla.
'Sono
solo idee. Ma se ci penso, Emma ha deciso di partire i primi del
mese. Brian ti ha detto che aveva cambiato impegni nello stesso
periodo. Emma è tornata a Londra quando noi stavamo a
Cortina... Brian si è ripresentato quando eravamo in
vacanza.... Mi sembra tutto troppo strano e troppo innaturale non
trovi?'
Edith
scosse la testa per l'ennesima volta mentre l'apparecchio, monotono
diceva:
[MESSAGGIO
NUMERO UNO:]
'Edith..
Dobbiamo vedere se quello che ha detto Emma è vero! Sono solo
mezze voci queste, mezze verità'
“Ciao
Brian. Io e tua madre non ci siamo fatti sentire perché
avevamo dei problemi con la linea. Ho visto nella mail che hai
sistemato le cose con la multinazionale americana. Sono davvero
orgoglioso di te. Quella Vanessa Hockley è un osso duro a
quello dicono, ma tu hai saputo piegarla. Complimenti ancora. Saluta
Edith se la vedi. Ti manda un bacio tua madre... Ed io, tutta la mia
stima...”
Edith
non era sicura che Brian avesse sentito gli elogi del padre, ma poco
le importava. Aveva altro a cui pensare:
'...ha
deciso di fargliela pagare facendomi assoldare un paparazzo che
scattasse delle foto compromettenti affinché ci costruissi
sopra un bell'articolo che vi mettesse entrambi nei guai...'
[MESSAGGIO
NUMERO DUE:]
Di
nuovo il segnale acustico e poi la voce di un uomo, calda ed
avvolgente. Era il loro avvocato.
“Buonasera
signor Stephensons. Sono Anthony Jones della 'SIMON & JONES'. Ho
provato a contattarla ma il suo cellulare era costantemente
spento....”
Ricordò
la faccia di Fred davanti a tutta questa storia. E quello che le
disse:
'Sono
un uomo e so che cosa sono capaci di fare quelli della mia razza
quando si sentono feriti. Non mi stupirei se, dopo l'articolo, abbia
invitato tua sorella a New York per seminare ancora di più la
discordia...'
“..abbiamo
inoltre contatto il signor Bloom..” continuava al segreteria.
Orlando.
Orlando in quel periodo era un'isola felice', un amico su cui
contare quando il viaggio si faceva troppo lungo e c'era bisogno di
una pausa per sistemarsi le piume in pace.
In
quel preciso momento, con un gruppo in cui c'erano anche i suoi
migliori amici, festeggiava il suo ventinovesimo compleanno. E lei,
per colpa di Brian non era potuta andarci.
“Vi
informiamo che il giorno 16 febbraio ci sarà la prima udienza
in tribunale...”
La
prima udienza. Ma chi era la parte lesa in quella storia? Non di
certo Felton, per il quale Edith non provava né pena, né
ribrezzo. E di certo, non Brian, se era vero quello che dicevano. I
loro avvocati proclamavano che le parti lese erano lei e Orlando. Ma
era lei che aveva portato Brian nella vita di Orlando. Quindi... Era
Orlando la parte lesa, l'unica vittima di quella storia. Non lei. Non
Felton. Non Brian.
Orlando.
Che aveva perso la donna che amava e un po' della sua spensieratezza
per colpa di quella storia.
Il
suono acustico del messaggio annunciò l'arrivo del terzo
messaggio.
[MESSAGGIO
NUMERO TRE:]
“Brian?
Sono io. Emma. Lo so che non ti dovevo chiamare a casa. Ma non ce la
facevo più. Non faccio altro che pensarti da quando siamo
tornati. E anche se so che sei corso subito da Edith, a Cortina,
sento che quello che ci ha uniti...”
Brian
bloccò il messaggio. La mascella era contratta e gli occhi
azzurri erano puntati su quelli grigi, come il cielo quel giorno, di
Edith.
“Ti
posso spiegare!”
'...parla
con Brian, vedi quello che ti dice lui e poi quello che ti dice il
cuore. Se le ragioni del primo non sono valide come quelle del
secondo.. Beh! Saprai da sola quale strada seguire!'
Edith
non riusciva a capire nulla di quello che stava succedendo. Le voci
di Felton, Rachel, Paul, Jen, Fred, quella del messaggio di Emma,
arrivavano tutte dal profondo della sua testa, ma era come se, tutte
quelle persone fossero lì ad urlarle.
“Cosa
mi puoi spiegare Brian, che ti scopi di nuovo mia sorella?”
“Edith!
Emma è una ragazza disturbata!” cercò di
tamponare il danno Brian, sedendosi vicino alla compagna.
Edith
però fu più lesta. Si sollevò di scatto e
rispose:
“Mia
sorella instabile, vero. Sai cosa è successo un paio di giorni
fa, quando sono stata a quel convegno al 'Savoy', Brian? Ho
incontrato Ralph Felton. E mi ha detto delle cose che, a quel momento
mi sembravano strane, quasi -e ripeto quasi- impossibili. Parlavano
di te, del fatto che hai letto un mio SMS sul MIO cellulare, che
riguardava la cena con Orlando. Mi ha detto che lo hai chiamato per
dirgli tutte le giuste coordinate, orario, giorno, luogo, per
vendicarti di me... E poi hai chiesto di lasciare che il giornale
venisse pubblicato quando tu non stavi qui, per sviare i sospetti. E
di mandare una copia della rivista a Kate. Tutto è andato come
hai voluto... Ma hai fatto un piccolo errore. Hai aizzato contro di
te la rabbia di Felton che, dopo aver svolto a dovere il suo compito,
si è trovato una bella querela da parte del tuo avvocato. Una
querela che lo ha portato da me per confessarmi tutto...”
“Non
vorrai credere a quello che ti dice quella serpe di Felton?”
sorrise quasi prendendola in giro, Brian.
Gli
occhi di Edith si ridussero a fessure. Se solo fosse stata un uomo
avrebbe volentieri spaccato la faccia di quell'essere immondo.
“Ci
credo Brian, perché, ora che ho sentito il messaggio di
'quell'instabile
di mia sorella'
ho capito anche un'altra cosa... Non contento del fatto che mi avevi
messo alle costole un paparazzo, hai deciso di cambiare i tuoi
progetti. Non più le Fiji con me, ma New York con mia sorella,
vero Brian? E cosa avete fatto? Scopato? Bevuto? Sniffato? L'hai
aiutata a vomitare permettendole di rovinarsi di nuovo con
l'anoressia..”
Brian
si sollevò e schiaffeggiò Edith, facendola cadere nel
divano.
Edith
mantenne la guancia percossa, guardando Brian con occhi sbarrati che,
rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva fatto, si
chinò su di lei e cercandola di abbracciare, implorò
quasi, con le lacrime agli occhi:
“Perdonami!
Non volevo...”
Edith
lo spinse e con gli occhi pieni di lacrime gridò:
“LASCIAMI!
MI FAI SCHIFO!”
A
quella frase, Brian si irrigidì. Ed Edith continuò:
“Hai
distrutto la storia di Kate, che conosci da quando è una
bambina, e di Orlando per una stupida cena tra amici. E per lo stesso
motivo, ti sei portato a letto mia sorella per farmi del male,
condannando allo stesso destino anche la nostra storia. Ma che razza
di uomo sei? Che razza di uomo mette in piedi una sorta di simile
teatrino, solo per vendetta? Mi fai pena, Brian. Mi fai pena...”
e prendendo il cappotto e la borsetta si vestì:
“Se
esci da quella porta tra di noi è tutto finito. E stavolta non
torno strisciando, Edith!”
Edith
si voltò, con la mano sulla maniglia della porta e, sorridendo
sarcastica, disse:
“Anche
se non uscissi da questa porta, le cose non sarebbe poi tanto
diverse” e mettendo a tracolla la borsa, glaciale disse: “Addio
Stephensons. Spero che tu riesca a trovare qualcuna che ti renda
davvero felice!” e uscì.
Brian
la seguì e sulla scale, mentre lei scendeva veloce e gridò:
“VAI
PURE DA LUI NORTON. TANTO L'HO CAPITO CHE SCOPATE ALLE MIE SPALLE.
VAI DA LUI E FAI LA SUA TROIA, TANTO DA ME HAI AVUTO TUTTO QUELLO CHE
VOLEVI. MA SAPPILO. IO TI ROVINO. HAI CAPITO, NORTON, TI ROVINO!!”
Edith
ascoltò quello che Brian urlava, senza reagire.
Sapeva
che le minacce di Brian non possono cadere inascoltate. Ma sapeva
anche che, in quel momento non poteva pensarci.
La
sua storia con Brian era finita.
Anche
il suo mondo perfetto, si era rivelato un castello di carte pronto a
cadere. Che cosa aveva sbagliato? Dove aveva sbagliato.
Camminò
tra la gente che incurante si tuffava per le strade di Londra, per
godersi il suo venerdì sera.
Edith
sentiva il cuore esploderle nel petto per il dolore.
Che
cosa era successo, che cosa l'avesse travolta, alla folla poco
interessava, a parte qualche ragazzo ubriaco che, vedendola camminare
da sola, sorridendo e camminandole davanti le diceva:
“Ehi!
Che ci fai in giro da sola? Dai vieni con me a bere qualche
goccetto!”
Senza
alzare la testa Edith continuò a camminare.
Non
seppe mai dove arrivò. Non si rese nemmeno conto che la
pioggia cominciò a scendere copiosa. Lasciò che la
bagnasse senza cercare un riparo, quasi quello fosse un modo per
epurarsi di quello che in quegli ultimi tre anni l'aveva contaminata.
Solo
quando le gambe cominciarono a far male, entrò nel Mc Donald
di Oxford Street, ordinando un Big Mac.
Aveva
fame. E anche se era dai tempi dell'università che non
mangiava più quelle schifezze, assaporò con gusto il
suo pasto.
Certo
i compagni del suo desco non era quelli di una volta. Ma quella sera,
nulla era più come lo era una volta.
Non
c'erano, quella sera, i suoi compagni di università. Non c'era
Orlando. Non c'erano Paul ed Emma. Non c'era suo padre e sua madre.
Tutto
quello che riguardava la sua vita prima di Brian era quasi sparito
del tutto. E aveva perso tanto se faceva due conti. Certo, la colpa
non era solo di Brian. C'era anche del suo in mezzo. Ma, forse, le
cose con Emma non sarebbero precipitate a quel modo, se Brian non si
fosse messo in mezzo.
Prese
il cellulare e guardò la rubrica. Non sapeva ancora se doveva
cancellare o no i numeri di Brian. Onestamente, in quel momento, non
ci voleva pensare, ci avrebbe pensato il giorno dopo, la sua testa,
dopo tutti gli avvenimenti di quei giorni chiedeva pietà.
Scorse
i nomi della rubrica e non si fermò né quando lesse
Fred, né quando lesse Jen.
Arrivò
ad Orlando e schiacciò il tasto chiamata, senza nemmeno sapere
lei il vero motivo.
Il
cellulare risultava spento.
Si
diede della stupida e chiuse in fretta. Stava festeggiando in quel
momento, magari i suoi amici, quelli con cui aveva girato il film in
Nuova Zelanda, gli avevano portato qualche bella ragazza e ora lui...
Senza
sapere perché cominciò a piangere. O meglio. Il perché
lo sapeva.
Sentiva
dolore, colpa, frustrazione. Perché non si era resa conto
prima di quello che le stava succedendo. Perché non aveva
capito quel sogno che, solo in quel momento, si rivelò
premonitore.
Liberò
il suo vassoio dagli avanzi del suo pasto e, con la coca cola ancora
da bere uscì.
Fermò
un taxi. Salì e diede un indirizzo. E quando il taxi cominciò
a muoversi, lasciò lo spettro della vecchia Edith a guardarla
sul marciapiede.
Avrebbe
pensato domani a quello che le aspettava. In quel momento aveva solo
bisogno di piangere e di non stare da sola.
Carta
da regalo.
Ti
rendi conto di essere ricco nel momento in cui non hai bisogno di
riciclarla per un nuovo regalo!
Questo
pensava Orlando appallottolando i pezzi della carta regalo strappata
dai vari regali.
Rise
guardando quello di Dom: una bambola gonfiabile con un bigliettino
che diceva 'Si somiglia a Kate vero?'.
Orlando
rise e lasciò la bambola da parte. Prese il regalo di Elijah,
un libro, il nuovo di Dan Brown; quello di John che, come suo solito
si divertiva a fargli regali tecnologici conoscendo la sua tecnofobia
verso qualsiasi oggetto che non avesse un utilizzo manuale e/o
analogico.
Stava
cercando di guardare come diavolo si accendeva quella abnorme sveglia
dell'Oregon Scientific, quando squillò il telefono di casa.
“Pronto?”
“Ti
sembra il caso di tenere spento il cellulare il giorno del tuo
compleanno? Tua madre è terrorizzata e vuole mandare i servizi
segreti a cercarti”
Era
Sammy sua sorella.
“Sam
lo sai che quando sto ad una festa lo spengo...”
“..e
poi non sai come riaccenderlo, vero Ob?” finì la frase
la sorella.
“Ben
detto” sorrise Orlando.
Sammy
sorrise e rispose:
“Aspetta
prendi un foglio e scrivi il pin” e dopo averlo dettato disse:
“E ricordati che devi premere il tasto di accensione per
riuscire ad accenderlo!!”
Orlando
fece come ordinato e vide il cellulare accendersi, finalmente.
Il
tempo che la scheda caricasse i dati e vide che tre messaggi
indicavano tre chiamate perse. La prima era di sua sorella. La
seconda di Billy, che non trovava la casa e aveva dovuto chiamare
Elijah e Dom in suo soccorso. La terza era di Edith.
“Oh
cazzo!”
“Buonasera!”
esclamò sarcastica Samantha.
“Non
ce l'ho con te. È che mi ha chiamato Edith e a quell'ora
doveva essere a casa del suo ragazzo. Non è normale, non
trovi?”
“Ah!”
ribatté Sammy “Edith? Ma non è che c'è
qualche cosa di più e che non me lo vuoi dire, Orlie!”
Orlando
sospirò e rispose:
“Edith
è un'amica niente di più. E per quello che so,
conoscendo il suo ragazzo, credo che sia in qualche guaio... Quindi,
smettila di fare la gelosa, Samantha Bloom e lascia che tuo fratello
chiami...”
Non
fece in tempo a dire chi doveva chiamare che il citofono squillò:
“Chi
è a quest'ora?”chiese Sammy.
Orlando
sospirò e disse:
“Sam,
ci sentiamo. Non credo che sia nessuno che mi vuole uccidere. Toby,
il portiere non lo farebbe passare a costo della sua stessa vita...”
“Ok!”
rispose la sorella aggiungendo poi: “E se è Edith..
Pensa a quello che fai. Mi sembrate un po' troppo intimi di questi
tempi...”
“Saam!”
esclamò Orlando infastidito.
“Come
non detto! Ciao Ob” scherzò la ragazza.
Orlando
chiuse il telefono e il citofono suonò ancora. Andò ad
aprire e sentì la voce di Toby, dire:
“Mr
Bloom. C'è qua una signorina che dice di essere sua amica...
Si chiama Norton. Edith Norton...”
“Falla
salire. È una mia amica per davvero!” sorrise Orlando
che, chiudendo il citofono, aprì la porta e si poggiò
sullo stipite aspettando che Edith arrivasse.
Nell'ascensore
quasi stentò a riconoscersi. Quella ragazza con gli occhi
gonfi e i capelli resi crespi dalla pioggia non poteva essere la
stessa Edith Norton che, impeccabile, sgambettava tra le scrivanie
dell'open space della redazione di Vanity, suscitando le invidie
delle donne e non solo.
Quella
serata era stata davvero pesante per lei. Cercò di togliere un
po' di mascara colato da sotto gli occhi con un dito, ma, fissandosi
nello specchio si sentì vuota, persa e scoppio di nuovo a
piangere. Sentì lo scampanellio che annunciava l'arrivo al
piano dell'ascensore. A testa china scossa dai singhiozzi seguì
la strada che la conduceva all'appartamento di Orlando. E solo quando
fu vicino, sollevò la testa e lo vide.
Scoppiando
in un pianto convulso si buttò tra le braccia del ragazzo che
l'accolse accarezzando i capelli biondo scuro.
“Che
è successo?” chiese sconvolto nel vedere Edith in quelle
condizioni.
Edith
si aggrappò ancora di più a lui e disse:
“Non
ci credo! È stato lui.. Ha fatto tutto lui. È tutta
colpa sua Orlando. Tutta colpa sua se stiamo così”
Orlando
non capiva ma stringendo Edith, l'accompagnò all'interno
dell'appartamento, dove, stretta a lui, Edith lo implorò:
“Fammi
stare qua stasera Orlando, non mi lasciare!”
“Non
ti lascio!” disse Orlando baciandole la testa. “Non ti
lascio!”
“Cosa!”
Orlando
gridò, poi, guardando verso Edith che stesa sul suo letto
dormiva beata, continuò a bassa voce:
“Brian
ha macchinato tutta sta messinscena per vendicarsi di me e di Edith?
Ma io lo uccido con le mie stesse mani!”
“Lo
so che fa male Orlando. Ma non è del tuo cuore ferito che
stiamo parlando.” disse Rachel calma dall'altro capo del
telefono. “Edith si sentirà responsabile anche lei di
questa cosa. E tutte le crollerà addosso quando, appena
tornerà a lavoro, scoprirà che Brian le sta facendo
pagare lo scotto di questa storia. Tu sai che la famiglia Stephensons
è potente. Quindi non metterti nei guai con loro. E ti chiedo
un favore... Hai promesso che avresti aiutato Edith qualunque cosa
fosse accaduta..”
“Si.
Cosa vuoi che faccia?” chiese Orlando serio.
“Portala
in America per un po' di tempo. Tanto devi partire a marzo, no? E
allora portala con te. Tienila lontana per un po' da Londra e, appena
puoi, falle cambiare numero. Chiamo io in redazione per dire al capo
che non sta bene e che non può andare a lavoro in questi
giorni. Tu stalle vicino Orlando. Ti prego. È importante per
me sapere che gli sei vicino. Specialmente in quello che, temo, sarà
il momento più ostico della sua vita..” disse Rachel.
Orlando
annuì. Salutò Rachel ribadendo le sue promesse senza
che lei lo chiedesse e poi guardò Edith, seduto per terra.
Non
ci credeva a quello che era successo. Sentiva rabbia e dolore: la
prima per Brian; la seconda per Edith.
Si
sollevò e baciando una guancia ad Edith le sussurrò:
“Tranquilla.
Non ti lascio da sola...” e si allontanò.
Si
mise nello studio dove aprì il diario che Edith gli aveva
regalato. Prese una penna e sapendo di dover combattere contro il
fatto di sentirsi idiota e contro la sua dislessia, scrisse:
'Venerdì
13 Gennaio 2006...
Non
mi sarei mai immaginato che avrei avuto un diario alla soglia dei
trent'anni. Ma ce l'ho e ho deciso che, quotidianamente ci scriverò.
Lo prometto a me e a Edith, la mia migliore amica che ora dorme nel
mio letto dopo aver affrontato il giorno più lungo della sua
vita. E io ne so qualche cosa...'
Orlando
scriveva.
Non
lo trovò difficile, nonostante tutto.
Non
sapeva che, dopo il suo bacio, gli occhi di Edith si erano spalancati
nel buio, riempiendosi di lacrime, mentre pensava che, come Rossella
O'Hara il giorno prima in 'Via Col Vento' piangeva
disperandosi per l'addio di Rhett, lei non si sarebbe abbattuta come
l'eroina del romanzo della Mitchell. Anzi. Avrebbe combattuto.
Da
domani però. Perché, dopotutto, domani è un
altro giorno.
|