Nota della
traduttrice: U.U ebbene si, ho cambiato campo! Ok, eccomi nelle vesti
di seria traduttrice, iniziare a impestarvi con ff su Dean e Jo XD
Occhio comunque, SPOILER 5 stagione, in particolare 5x10 e 5x22! ;) se
andate sulla pagina dell'autore, trovate il link per la ff originale e
la mia mail se ci sono problemi!
Enjoi!
Disclaimer: Supernatural non mi appartiene. Se così fosse,
Jo & Ellen non sarebbero morte, e probabilmente Dean sarebbe
finito con Jo prima o poi =P mi appartiene, invece, questa storia.
Quindi © by drifted-haiku.2010. Qualsiasi tipo di
distribuzione è proibita senza il mio consenso scritto.
(NdT: e io ce l'ho! Muahahahaha!)
This world keeps spinning faster
Into a new disaster so I run to you
I run to you baby
And when it all starts coming undone
Baby you're the only one I run to
I run to you
La birra non ha più lo stesso sapore. Continua a bruciargli
la gola e ad uccidergli il fegato, ma manca qualcosa e non crede di
riuscire a spiegarlo. Il sesso, d'altra parte, è ancora
buono, più o meno; anche se non gli importa molto ad essere
onesto. Semplicemente, sembra così vuoto. Era bello, non
fraintendetelo; solo, mancava quel qualcosa. Non è per via
di Lisa. Questo lo sa; ogni giorno sembra l'ombra del precedente.
Niente è spontaneo. Questa è la sua vita, si alza
al mattino, fa colazione, dice buongiorno, porta Ben a scuola, lo va a
prendere, fa qualche lavoretto nel frattempo ed è il
normale, noioso padre che crede di dover essere (perchè
onestamente, suo padre era tutto meno che normale).
Bobby lo chiama ogni tanto per informarlo di quello che succede. Lui
risponde, ogni tanto, e mente sul fatto che prima o poi
tornerà. Bobby lo sa, ma lui lo dice lo stesso, in memoria
dei vecchi tempi. Sam è...bhè, da qualche parte.
Non è morto perchè gli manda una cartolina una
volta ogni tanto. L'ultima gli era arrivata due mesi prima, per il suo
compleanno, il che ha sorpreso molto Dean perchè lui stesso
non se ne ricordava. Lisa invece se ne era ricordata (lei ricordava
sempre) e gli aveva fatto trovare una cena di compleanno quando era
tornato dal lavoro. Lui aveva sorriso, e si era sentito finto, forzato.
Apprezzava lo sforzo, sa che non è facile vivere con un uomo
come lui, così chiuso ed emotivamente sempre con la guardia
alzata. Lei non gli ha mai chiesto perchè è
venuto, o quando se ne andrà, e lui non se la sente di
spiegarle; meno sa, meglio è per lei. Qualche volta, quando
la guarda negli occhi, vede l'ombra di altri occhi marroni, differenti
ma familiari, che ricambiano lo sguardo; e, più raramente,
vede dei riflessi dorati nei ricci neri di Lisa, ombra di qualcuno che
conosceva. Ma quando sbatte le palpebre, quel'immagine svanisce.
Dopo aver parcheggiato l'auto, prende una borsa e ne tira fuori delle
birre che si è comprato per la "serata per sè
stesso" che, come da accordo, si concede una volta al mese, in cui di
solito si ubriaca e si ricorda che è ancora vivo, o
quantomeno respira. Anche se Lisa dice sempre 'Capisco.' lui sa che non
le piace, e che preferirebbe che lui facesse qualcos'altro, qualcosa di
più salutare in alternativa ma lui ha smesso di preoccuparsi
di ascoltare molto tempo fa. Comunque, impulso o meno, finisce su di un
appezzamento vuoto che una volta era la Roadhouse delle Harvelle e
sente un'ondata di nostalgia che lo colpisce come una doccia gelida. Le
sue dita afferrano la bottiglia troppo velocemente, con troppo dolore.
Si siede da qualche parte là in mezzo e beve, beve
finchè quando arriva a 8 (o erano 10?) bottiglie, la vede. E
crede di essere impazzito.
"Tu con dell'alcool. Immagino che certe cose non cambino mai."
"Jo..?" sussurra in tono sottile, morbido come se quel nome fosse
troppo fragile e prezioso per essere prnunciato in altro modo. Lei ha
ancora la stessa voce, nota, le stesse labbra, gli stessi occhi e gli
stessi capelli, e mentre sente il suo cuore battere come impazzito nel
suo petto, pensa che questo sia uno scherzo della sua mente, quindi
sbatte le palpebre un paio di volte per essere certo di non avere
un'allucinazione, poi guarda la bottiglia di birra che ha in mano, e
scuote la testa. Forse dovrebbe smettere di bere, pensa, mentre si alza
e prende dalla macchina un altra confezione di birre. Quando si gira,
lei è ancora lì. "Accidenti, non sei invecchiata
per niente."
Finalmente la comprensione si dipinge sul volto di lei. "Aspetta -
pensi che io non sia reale?" chiede, quasi ridendogli in faccia
"Cos'è, mi hai sognata, o qualcosa del genere?"
"No, sono solo ubriaco." dice sorridendo; perchè
è troppo dannatamente divertente per pensarla in altro modo.
"Giusto, e parlare da solo è un'altrenativa migliore." dice
lei, alzando gli occhi al cielo e dando un calcio ad un sassolino.
Studia il suo viso, e si accorge che sotto la stanchezza può
ancora vedere lo stesso affascinante uomo di cui si era innamorata
tempo prima, che indossa la stessa giacca di pelle di quando l'ha
conosciuto. "Qualsiasi cosa ti faccia dormire meglio la notte, Deano."
La bottiglia si ferma a poco dalla sua bocca e il suo corpo si
irrigidisce. La guarda, sentendo un'ondata di eccitazione mista a
paura. "Come mi hai chiamato?"
Scuotendo la testa, si costringe a guardarlo negli occhi. Con la sua
altezza torreggiante e i suoi familiari occhi che virano tra il verde e
il marrone fa perdere al suo cuore un battito, e le fa rimpiangere di
averlo guardato negli occhi da così vicino. "Cosa? Lucifero
ti ha rubato l'udito?"
Lui ghigna. "Potrei ucciderti, lo sai?" dice Dean in tono leggero. Per
quanto lo riguarda quella potrebbe o non potrebbe essere Jo, comunque
non gli importa, perchè domani sarà probabilmente
sparita. "C'è una pistola nell'Impala che ti
rispedirà dritta all'inferno."
"Sappiamo entrambi che non saresti in grado di tenerla in mano per
più di cinque secondi prima che ti prenda a pugni" fa una
pausa e poi sorride "di nuovo."
Lui butta indietro la testa e ride forte, anche troppo. "Allora dimmi"
inizia Dean, sporgendosi verso il portabagagli della sua Impala "le
allucinazioni bevono?"
"Non solo bevono" dice con un sorriso malizioso (un sorriso che lui non
vedeva da un pò) dopo aver accettato la birra "possono anche
stracciarti a poker." Una volta che entrambi si sono sistemati per
terra, con una birra ciascuno, lei parla per prima. "Allora...come va
la vita?"
Lui scuote le spalle. "Respiro ancora."
"Ho sentito - che vivi con qualcuno adesso?" lei si ferma, e trattiene
il respiro. E' giusto immaginare che lui sia andato avanti, ma dirlo a
voce alta fa più male che essere fatta a pezzi dai mastini
infernali e lei lo sa "Ti piace questa faccenda della
normalità?"
"Direi di si. Insomma, non sto più commettendo omicidi
quindi...e sai Lisa...lei è grande. Una madre splendida; e
anche Ben è fantastico. Ancora non lo sto corrompendo,
quindi è ok." si ferma quando si accorge che lo sta
fissando. "Cosa?" la guarda, aspettando che lei dica qualcosa.
Imbarazzata per essersi fatta beccare, si schiarisce la voce.
"Niente..."
Un angolo della sua bocca si curva con inaspettato piacere quando si
accorge che lei è arrossita. "Si, e io sono la regina della
fottuta Inghilterra."
"Originale."
"E poi dicono che la morte cambia le persone."
Lei si zittisce, e lui nota l'aria seria che ha adesso. "Hey, Dean?"
"Si, Jo?"
"Sei felice?"
Lui per un attimo considera di mentire, dire che non è mai
stato più felice, ma conoscendola gli avrebbe detto di
piantarla con quelle stronzate prima che lui potesse uscirsene con
qualcosa di decente, quindi scuote le spalle di nuovo. Ultimamente
fregarsene è un riflesso incondizionato. "Onestamente non lo
so." Per qualche motivo, sconfiggere Lucifero non gli ha portato quella
soddisfazione e quella pace che credeva. Invece, la 'morte' di Lucifero
gli ha fatto realizzare che, anche se la guerra è stata
vinta, la battaglia è ben lontana dal finire. La gente muore
ancora per cause sconosciute dappertutto, e mentre Sam è
là fuori a combattere, lui è lì, a
vivere la cosiddetta vita familiare come gli aveva promesso; e lui
prova ardentemente ad accettare, ad integrarsi e dimenticare la vita
che aveva, ma si sente incompleto.
"Capisco..." beve un sorso della sua birra, niente a che fare con la
birra del paradiso; e si chiede se non ha sbagliato ad andare
lì ad interrompere la sua vita. "Ti manca? Cacciare,
intendo."
"Qualche volta, si, specialmente quando sono nel mio cubicolo - si, ho
un dannato cubicolo adesso - con niente da fare" dice, vedendo l'ombra
di un sorriso sulle sue labbra "Metto cravatte, faccio il mio lavoro e
penso, merda. Questo è quello per cui combattevo? Poi mi
guardo intorno e vedo che non ci sono morti, niente maledetti demoni e
simili, non devo preoccuparmi che le persone a cui tengo muoiano per
colpa mia e questo addolcisce il dolore e la voglia di tenere in mano
un'altra pistola, ancora per un pò. Ho risposto alla tua
domanda?"
"Perfettamente."
"Adesso diciamo, ipoteticamente, che tu sia reale." dice, e lei
annuisce "Come fai ad essere qui?"
Lei non risponde, lo guarda solo di sfuggita per un attimo; e
c'è qualcosa nel modo in cui sorride, nei suoi occhi che
hanno perso la loro scintilla e la loro vivacità, e
nell'aria tragica che ha adesso, come se avesse perso la sua pace, la
sua grazia, che fa divenire realtà tutte le sue peggiori
paure.
Quasi gli cade di mano la bottiglia. "Non lo hai fatto."
Lei sorride in modo strano. "L'ho fatto. Non l'ho fatto. Importa
veramente?" prova a dipingersi un sorriso sul viso, per continuare a
parlare, a credere (a fargli credere) di aver accettato il suo destino,
ma sembra che voglia solo piangere; lui allora fa per prenderle la
mano, ma lei si allontana di scatto. "Non toccarmi." Lui è
attonito, e anche lei. A parte l'ultima volta, questa è la
seconda volta da quando si conoscono che lei ha alzato la voce contro
di lui. Come se sapesse cosa sta pensando, lei si morde le labbra. "Mi
dispiace -" fa una pausa, riordinando i suoi pensieri. "Ma smettila di
guardarmi così -"
"Così come?" le chiede con un cipiglio scuro.
"Come se fosse colpa tua. Come se qualsiasi cosa mi sia successa o
possa succedermi, debba pesare sulle tue spalle."
Lui aggrotta le sopracciglia. "Ok ho capito il punto."
Frustrata, lei continua. "No, non credo che tu abbia capito. Cosa ti
è successo, Dean? Perchè non sono tornata per
questo; per l'ombra dell'uomo che conoscevo."
"Allora per cosa sei tornata, Jo?"
"Sono tornata per te" gli dice, puntando un dito verso il suo torace.
"Sono tornata per te."
Lui inizia a respirare velocemente, gli sudano le mani. "Ah, si, e
perchè?"
"Questo non sei tu, Dean. Dovresti essere là fuori, a
combattere, a salvare la gente e guidare l'Impala mentre ascolti la tua
fastidiosa musica rock; non qui, ad andare a prendere Ben a scuola,
lavorare a tempo pieno e fingere che questa vita ti piaccia davvero."
Non sbaglia, ma sentire la verità dalla sua bocca brucia
più di quanto pensasse, e l'ultima persona da cui vuole
farsi analizzare è Jo Harvelle. "Non sai di cosa stai
parlando." dice Dean, alzandosi ed incamminandosi.
"Oh, davvero?" lo apostrofa sarcastica "Guardami negli occhi e dimmi
che non preferiresti essere là fuori con Sam a combattere."
Lui si volta rabbioso, e la fissa. "Ho fatto la mia scelta e ne sono
più che felice."
"Tu devi tornare indietro. Devi trovare Sam. Devi -"
La interrompe. "Io non devo fare niente. Ho degli obblighi e delle
responsabilità."
"Lisa è stata una madre single per più tempo di
quanto tu non sia rimasto con lei, quindi risparmiami queste scuse del
cazzo. Non ho fatto -" si copre la bocca, respirando pesantemente.
Entrambi stavano esaurendo la pazienza, lei poteva dirlo
pechè vedeva l'angolo della bocca di lui che iniziava ad
avere dei piccoli scatti nervosi. "Ascolta, negli ultimi mesi angeli e
demoni hanno iniziato a morire. E non sto parlando della solita
faccenda 'uccidiamoci l'un l'altro per eliminarci completamente
dall'universo'. Sto parlando di sparizioni, angeli e demoni spariscono
nel nulla uno ad uno e nessuno sa cosa ci sia dietro. L'unica cosa che
so è che chiunque ci sia dietro, ti sta cercando, Dean. E
Sam sta cercando disperatamente di capirci qualcosa con l'aiuto di
Bobby ma, Dio lo benedica, è efficiente come un pesce fuor
d'acqua."
"Hai parlato con Sam?" chiede lui, che ora sembra un bambino che ha
scoperto di essere stato ingannato, e si schiarisce la voce. "Carino,
nessuno mi ha detto -"
"Nessuno sa che sono tornata." lo interrompe. "Ma non è
importante. Ha bisogno di te, Dean."
"E' forte. Starà bene." dice, meno convinto di quanto
vorrebbe. "Ben e Lisa...hanno bisogno di me." Le ultime parole le
pronuncia più faticosamente di quanto avrebee pensato.
Lei sospira. "E come conti di salvarli? Puntando una pistola a
qualsiasi cosa ti troverai davanti?"
Lui non ha perso il suo sarcasmo. "Troverò un modo."
"E cosa succederà quando non lo troverai?" chiede Jo con
calma, dopo un pò, guardandolo con le labbra che le tremano
e le lacrime che iniziano a riempire i suoi occhi, e lui per un attimo
pensa di arrendersi; ma si ferma prima di dirlo. "Cosa farai, Dean?"
"Me ne preoccuperò quando sarà il momento."
"Quindi questo è quanto?"
Lui si stringe nelle spalle. "Si, questo è quanto."
Lei sospira e per un attimo, rimangono immobili nella notte. Lui
bevendo ancora un paio di sorsi e lei sembra cercare di costringersi ad
andarsene per il suo bene, perchè lui è troppo
testardo, ma i suoi piedi non si muovono. Finalmente, "Se cambi idea"
dice, restituendogli la sua bottiglia, piena a metà "sai
dove trovarmi."
Lui la guarda, come se avesse qualcosa sulla punta della lingua da
dire, che per qualche ragione non vuole uscire.
E mentre rimane lì, ad osservare la sua sagoma sparire, non
sa perchè ma ha la sgradevole sensazione che se la lascia
andare adesso, non la rivedrà più. "Non mi hai
ancora risposto."
Lei si ferma senza voltarsi.
"Perchè io, Jo?" è una domanda che l'ha torturato
sin dalla sua morte. Non può accettare che qualcuno muoia o
voglia morire per lui, a parte Sam ma lui è suo fratello e
non conta.
"Che importa?"
"Dimmelo."
Lei si gira; lo guarda e sente il respiro bloccarsi in gola. Poi
sussurra, mordendosi le labbra, "E'ancora il momento sbagliato. Il
posto sbagliato."
Giusto, quello è il loro motto, pensa lui con un sapore
amaro in bocca. "Ti vedrò ancora?"
Un piccolo sorriso le piega le labbra. "Lo vorresti?"
"Non mi dispiacerebbe."
Lei sorride e non dice niente, si alza sulle punte per posare un
delicato bacio sulle sue labbra. Sa di rimpianto, un pò
amara e un pò dolce. Addio. Lui ha un flash del loro ultimo
incontro, che consisteva in lei che sanguinava dappertutto ed elaborava
un piano coraggioso fallendo ogni tentativo di sorriso; e lui che si
sentiva inutile e spaventato. Quando lei si stacca lui torna alla
realtà e fa di tutto per non sembrare contrariato;
perchè per essere un'illusione, lei sembra troppo reale. "Ci
vediamo dall'altra parte, Dean."
Poi lei scompare come un sogno che non avrebbe mai dovuto fare, e
quando lui si sveglia la mattina dopo con un mal di testa martellante e
bottiglie di birra sparse tutto intorno a lui, con nessun segno che
qualcun'altro sia stato lì la sera prima a parte lui stesso,
Dean preferisce credere di aver sognato. Forse un pò troppo
e un pò troppo forte, ma pur sempre sognato; quindi
raccoglie i pezzi e torna a casa, dove dovrebbe essere. Non
c'è nessuno a parte una nota sul frigo che dice che lei
è al lavoro e Ben già a scuola.
Si prepara un sandwich, butta i piedi sul tavolo e guarda la tv. Riesce
a fare un pò di commissioni e di lavoretti prima che Ben e
Lisa tornino, per salutarli con un 'Com'è andata a scuola,
amico?' e Lisa con un bacio.
Si siedono a tavola e cenano insieme come una vera famiglia
raccontandosi le rispettive giornate. Lui pensa che, dopo ieri sera,
un'altra parte di lui sia morta, ed invece di cercare di capire il
perchè, fa un respiro profondo e aspetta il giorno nuovo.
Continua a ripetersi che smetterà di fare male.
Finchè dopo una settimana Lisa è seduta
dall'altra parte della stanza e lui fissa ostinatamente il pavimento
mentre parla perchè è uno stronzo e un codardo e
non vuole vedere quell'espressione sul suo viso quando le parole 'Non
penso di poter più continuare così' saranno
uscite dalla sua bocca e l'avranno fatta piangere. Poi dice altre cose
inutili come 'Mi dispiace' e 'Ci ho provato solo che -' ma lei lo
interrompe prima che abbia finito.
"Guardami, Dean."
Lui, riluttante, alza il volto e la guarda.
C'è un piccolo sorriso sulle sue labbra quando, invece di
gridare come dovrebbe, parla. "Ti capisco." Anche se i suoi occhi non
smettono di essere tristi.
Cala il silenzio tra loro prima che lui trovi la voce per parlare di
nuovo. "Mi dispiace."
"Lo so."
"Per Ben -"
"Glielo dirò io. Capirà."
"Gli voglio bene, lo sai" ride, sentendo gli occhi bruciare. "Credi che
mi odierà?"
"All'inizio si - ma poi capirà."
Lui annuisce, per qualche motivo dubitandone.
"Ti vuole bene anche lui, Dean" lo rassicura "quindi non preoccuparti."
Lui schiocca la lingua, scettico, poi si alza. "Allora..."
"Addio."
Si abbracciano e lui le bacia la fronte, prima di prendere le sue cose.
Guarda la casa un'ultima volta, vuole respirare un pò del
suo sogno perduto prima di andarsene. Poi prende il cellulare e compone
un numero che non fà da un pò. "Sammy."
Un'eco di sorpresa. "Dean?"
Stringe le mani sul volante. "Dove sei?"
"A Duluth."
"Jo è con te?"
"Cosa? No, Dean, lei è -"
Colpendo il volante con entrambe le mani, mormora maledizioni
perchè non vuole sentire la parola 'morta' alla fine di
quella frase, e finisce la conversazione dicendo 'Resta dove sei, sto
arrivando.' Guida più veloce che può e torna su
quell'appezzamento vuoto. Con eccitazione crescente, si guarda intorno
e lo trova desolato quanto una settimana prima. Si passa le mani sul
viso, arrabbiato. "Porca puttana."
"Stai cercando me, zucchero?"
Si gira lentamente, e la trova seduta sul cofano della sua auto, le
gambe che dondolano nell'aria, come se la dannata auto fosse sua, e gli
sembra arrogante come la prima volta che l'ha vista.
"Se non chiudi la bocca, mangerai mosche per pranzo." dice saltando
giù. "Cosa?"
"Niente." sorride, sentendosi sollevato e in qualche modo anche
derubato della sua mascolinità (per essersi fatto beccare da
lei con la guardia abbassata, di nuovo), per non dire stupido, allarga
le braccia. I suoi occhi fissi in quelli di lei, nel suo solito modo
distaccato. "Senti, io non sono il principe azzurro, niente stupido
cavallo bianco...ma..." inizia a spiegare, sorridendo quando si accorge
di aver catturato la sua attenzione.
Lei alza gli occhi al cielo e guarda da un'altra parte, domandandosi
come ha fatto ad innamorarsi di un idiota simile. Sarebbe semplicemente
ridicolo dire che l'ha conquistata con il suo sguardo, o con la sua
spumeggiante personalità. Lui non ha personalità,
a parte essere uno stronzo vero e proprio. Il dannato bastardo
è testardo come un mulo, dice sempre quello che pensa e la
imbarazza con il suo sarcasmo (e le sue frasi da rimorchio) e
nonostante tutto, lei non capisce più niente quando lo vede.
"Sono qui."
Lei lo guarda di nuovo. "Ci sono trope cose brutte dove sei tu." poi
sorride maliziosamente "E non parlo del paesaggio."
"Hey!"
Lei incatena i loro occhi, fingendo di essere infastidita. "Cosa, Dean?
Cosa diavolo stai cercando di dirmi?"
Lui lascia cadere le braccia lungo i fianchi e si massaggia le spalle
doloranti.
"Cosa? Ti arrendi già?"
"Senti, non so cosa pensi tu, ma io trovo estremamente faticoso andare
avanti con questa cosa, specialmente quando non c'è nessuno
a guadagnarci."
Lei arrossisce.
"Non gongolare." le dice "Non intendevo quello." facendola ridere.
"Quindi...continuando quello che stavo dicendo prima di essere
brutalmente interrotto" dice facendo un passo avanti, e un altro, e un
altro, fino a trovarsi di fronte a lei. E come ogni volta, la fa
diventare rossa come un peperone, e fa battere il suo cuore
così forte da farle credere che anche lui possa sentirlo. Le
mette il pollice sotto il mento, tracciando il contorno della sua
mascella e provocandole un brivido. Anche il suo cuore batte come
impazzito. "Non posso prometterti che vivremo per sempre felici e
contenti, ma posso sicuramente prometterti che farò di tutto
per sopportarti."
Lui si che sa come rovinare un momento. "Quindi...questo è
il momento in cui io mi getto tra le tue braccia?" chiede Jo,
improvvisamente senza fiato.
"Male non farebbe." Poi lui sorride, e anche lei; e quel pezzo
mancante, in qualche modo, torna al suo posto. Ora c'è meno
peso sulle sue spalle, ora riesce a respirare più
facilmente, ma preferirebbe morire che dire ad alta voce che lei
è la ragione, quindi mette a tacere quei pensieri
catturandole le labbra; quando si separano, lei ha le guance rosse e un
aspetto dannatamente invitante.
"Se questo è il tuo modo di conquistare una ragazza, credo
che il tuo futuro sarà parecchio solitario."
"Bhe, ho ancora Sammy." dice ridendo. "Allora..."
Improvvisamente diventa timida. "Allora..."
"Mi porti fuori a cena?"
Con le sopracciglia aggrottate, lei sbotta "Cosa?"
"E' solo che se hai intenzione di starmi così incollata, mi
sembra il minimo offrirmi la cena."
Lei gli tira un pugno sul braccio.
"Hey!"
Ignorandolo, lei apre la portiera del passeggero. "Vieni o no?"
Lui sogghigna e salta su. "Allora..."
"Zitto e guida."
"Sissignora."
E, in qualche modo, 'il posto sbagliato nel momento sbagliato',
diventano 'il posto giusto nel momento giusto'.
Fine.
NdT: spero che vi sia piaciuta, girerò più che
volentieri le recensioni all'autrice!
|