Il gatto che guardava il cielo
IL GATTO CHE GUARDAVA IL CIELO
Questa
piccola favola surreale mi è stata ispirata da un gatto randagio
bianco e nero che ha posto il suo domicilio nel parcheggio
dell’azienda dove lavoro; questo docile felino, nei giorni
invernali, è solito sdraiarsi sul cofano motore della mia
macchina, per godere del calore del motore appena spento. Spesso, ho
osservato il suo musetto levarsi verso il cielo, fissando un punto
indefinito, con uno sguardo calmo e sicuro quale solo i gatti sanno
avere. A questo silenzioso, piccolo amico, dedico questa sorta di
poesia in prosa.
Mattino di vento. Mattino di freddo.
Raro e difficile a credersi, in una città che non conosce la
neve, se non da lontano.
Il vento spazza il grande cortile, popolato da inquilini di metallo.
Un piccolo essere, un gatto,
silenzioso e discreto, giace beato su uno di essi; il suo muso bianco e
nero guarda in alto, i lunghi baffi scossi dal vento.
Un vento che non scuote i suoi occhi, grandi e fermi di un giallo intenso.
Essi guardano il cielo, guardano lontano, immobili. Il mio passaggio non li distoglie, né li distrae.
Rimane fermo lì, il micio,
come una di quelle statue di pietra dei suoi fratelli maggiori, i
leoni, che adornano l’ingresso di tante scalinate: immobile e
dignitoso nel suo piccolo cantuccio, con la maestà di un piccolo
leone.
Mi allontano, osservandolo.
Alla sera, il piccolo felino è ancora lì.
I suoi occhi gialli fissano sempre il cielo.
Ed il vento continua a muovere i suoi baffi.
Passano i giorni, ma il gatto
è sempre al suo posto, e continua a guardare il cielo: non
c’è nulla che possa separarlo dal suo muto dialogo con
l’infinito azzurro.
Cosa contempli, piccolo micio, in quel cielo così limpido e così lontano?
Forse una delle tue nove vite ha
lasciato questa terra, e adesso raggiunge quell’azzurra
infinità, dialogando da lontano con le altre?
Forse da lassù vede
l’arcobaleno… un arcobaleno lontano, bello come solo le
cose irraggiungibili sanno essere.
Buona estate a tutti gli amanti dei gatti!!!
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