Primo
Capitolo
In un primo tempo non riuscivo a comprendere il motivo esatto per cui
io dovessi essere allevata in maniera diversa dalle mie sorelle, ma man
a mano che crescevo, mi sentii pervadere da una sensazione di grande
orgoglio per essere stata scelta a tal fine.
Le lezioni erano dure, ma mi permettevano di rafforzare il mio
carattere.
Mio padre poteva sembrare severo con me, ma ogni volta che lo guardavo
in quegli immensi occhi color pece, notavo la sua gioia, il suo
orgoglio e l’affetto che provava per me, la sua figlia
prediletta.
Gli anni passarono in fretta e,
anch’io maturai, divenendo una bella ragazza di venticinque
anni, appena più alta delle mie coetanee. I miei capelli
scuri si erano allungati come i rami dei salici, ma io ero solita
tenerli legati alla maniera maschile.
Potevo apparire graziosa e avvenente, se non fossi vestita sovente come
un uomo e avessi avuto la grazia delle Geishe, che proprio non mi
apparteneva. Questo non voleva dire che fossi una persona grezza, ma al
semplice guardarmi, si poteva ben comprendere che non ero una ragazza
come tutte le altre. In fondo, ero stata allevata quasi come un uomo.
La cosa più sorprendente, che aveva stupito tutti sin dalla
nascita, erano i miei occhi: erano scuri come la notte, ma screziati
del colore delle viole. Di certo, non passavo inosservata.
In molti mi avevano fatto proposte di matrimonio, ma l’unico
uomo che riuscivo ad amare veramente era mio padre. E, inoltre, avevamo
un sogno. Un sogno che io dovevo realizzare, per farlo essere ancora
più orgoglioso di me.
Incurante delle risatine di scherno che
le mie sorelle, ormai divenute Geishe di rinomata importanza, mi
rivolgevano, avanzavo a testa alta, sicura di me e orgogliosa del mio
essere.
Ero diventata quello che sognava da sempre mio padre: una perfetta
arciera, che ora si apprestava a recarsi nella città
imperiale per accedere tra le fila dell’esercito, guidato
dall’onorevole Shogun, Azumamaro Mushanokoji Watanabe, un
uomo altero e freddo, capace di uccidere chi solo dimostrasse di andare
contro i suoi ordini, o quelli dell’imperatore, o osasse
profanare con male parole il nome degli Antenati, ai quali era
profondamente devoto. Oltre a ciò, aveva un notevole
carisma, impossibile da non notare. O almeno queste erano le voci che
giungevano di lui al mio villaggio.
« Non credere a tutte le voci
che senti sul conto dello Shogun, Minako-san. È un uomo che
rispetta le sacre leggi e gli antenati. Un uomo giusto, che a volte
è costretto a essere un po’ duro, ma se non
dimostrasse di avere carattere, carisma e autorità, sarebbe
difficile poter mantenere così a lungo quel ruolo di
notevole importanza, da essere al pari con l’Imperatore
stesso.
Lui lo sa bene ed è per tal guisa che a volte può
usare metodi un po’ duri e apparentemente incomprensibili.
Servono a rafforzare i suoi soldati, che spesso devono mettere da parte
le proprie paure per affrontare i tanti pericoli che infestano il
regno, al fine di difendere sia la popolazione sia il divino
imperatore. Se ti dico questo, è perché
io… l’ho conosciuto. » di fronte a
quell’ultima frase, nei suoi occhi scuri comparve una luce
intensa, mentre io rimasi di sasso, completamente sorpresa da una
rivelazione simile.
Lui, mio padre, conosceva l’onorevole Shogun?
Avrei voluto chiedergli di più sul loro incontro, ma lui
m’impedì di far domandare, riprendendo parola.
« Va da lui, figlia mia, ma non lasciare che il tuo cuore sia
soggiogato dalla paura. Rispetta le leggi, gli ordini, i nostri sacri
antenati e vedrai che la vita militare non sarà poi tanto
dura. Io ti ho insegnato molto, ma lui potrà renderti
migliore. Segui le sue parole, è un uomo ancor
più saggio di me. » fece una piccola pausa,
prendendo poi tra le mani una scatola di legno, dalla quale ne estrasse
una pergamena.
« Consegna questa mia lettera all’onorevole Shogun
e ricorda sempre tutto ciò che ti ho insegnato, mio
splendido orgoglio. Va, e che i Kami veglino su di te e ti sappiano
sempre guidare in questo nuovo cammino che ti troverai a percorrere.
»
Dopo avermi consegnato la pergamena, mi baciò sulla fronte.
Sentii affiorare delle lacrime, ma prontamente le ricacciai indietro,
per non apparire fragile.
Salutai anche mia madre, che aggiunse la sua benedizione a quella di
mio padre, e poi iniziai il mio viaggio, diretta al mio nuovo destino.
Mi voltai per un solo istante, osservando la scena che mi si presentava
davanti: mia madre con gli occhi colmi di lacrime, affondava il viso
nel petto di mio padre, che la cingeva a sé, come per
rincuorarla, ma il suo sguardo era rivolto a me. Non avrei potuto mai
dimenticarlo: in quell’oscurità risplendeva una
strana luce. Lui era orgoglioso di me ed io avrei fatto di tutto per
dimostrargli quanto avevo appreso e qual era il mio valore, non volendo
deluderlo.
Tornai a girarmi e, sistemando meglio l’arco e la faretra
sulle spalle, ripresi il cammino, lungo la strada che mi avrebbe
condotto di fronte allo Shogun in persona.
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Ecco
qui il primo capitolo. Ancora non c'è molto, anche se alla
fine non sarà una storia troppo movimentata,
bensì più profonda, basata sulle emozioni. Ma non
dico altro, per non lasciar trasparire troppo. I prossimi saranno un
pò più lunghi :)
Questa
storia nasce su ispirazione di giocate effettuate da me e il mio
fidanzato su un gdr, ed io l'ho "romanzata" un poco, per aderirla
meglio alla citazione presa.
Buona lettura
kuasta:
Grazie
per la recensione, e sono contenta che dall'introduzione e dal prologo
la mia storia ti abbia colpita. Non so come pensi che debba andare, ma
spero di non deluderti. :)
Ayumi
Yoshida:
Grazie per la recensione e crepi il lupo. Spero che continuando a
leggere possa continuare a piacerti. :) un bacio!In Bocca al Lupo
anche a te per il contest!
Grazie a chi
la legge, chi l'ha inserita tra le seguite e tra le ricordate!
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