Messaggio dell'autrice:
La prima volta che ho visto "Alien" mi è sorta spontanea una
domanda: e se anche l'Enterprise si imbattesse in questo micidiale
mostro che squarta le persone e sanguina acido? * rulllo di tamburi *
Ed è così che nasce questa storia: la prima, vera
long fiction che mi decido a scrivere =) Forse questo
prologo potrà spizzarvi un po' - anzi, è sicuro
che lo farà - ma in futuro tutto troverà una
dovuta spiegazione, trenquille ^o^
Buone lettura! E fatemi sapere cosa ne pensate, è davvero
importante perchè io possa migliorarmi! ^_^
L’uomo procedeva velocemente nel buio. I suoi passi, resi
pesanti e strascicati dalla fatica, rimbombavano come spari tra le
pareti sporche del vuoto corridoio corroso dal tempo.
Era quello l’unico imperativo che si stagliava
prepotentemente nella sua mente: correre.
Correre nonostante i numerosi tagli che costellavano il suo dorso
martoriato, nonostante il sangue caldo che gli colava lungo la fronte e
gli annebbiava la vista.
Correre a perdifiato come se avesse il diavolo alle calcagna,
perché era quello l’unico modo per sfuggire al
mostro che lo braccava.
Barcollando, l’uomo inciampò in un insidioso
cumulo di ossa e cadde rovinosamente a terra con un grido strozzato.
Annaspando, chiuse gli occhi per un attimo. Cercò invano di
ignorare il tremendo dolore che lo trapassava come una lama
incandescente ad ogni respiro. Sarebbe stato così facile
restarsene lì fermo ad aspettare la morte, così
semplice smettere di lottare e di soffrire ancora. Ma lui non era certo
il tipo da arrendersi. Era pienamente consapevole che le sue chances di
uscire vivo da lì erano pericolosamente vicine allo zero.
Tutto quello che gli restava da fare ora era pregare che quella dannata
bestiaccia non lo trovasse prima che lui avesse raggiunto la sua meta.
Ma non avrebbe mai mollato, oh no, questo no.
Un teschio accanto a lui lo fissava di sbieco con le sue orbite vuote.
I denti anneriti erano scoperti in un macabro ghigno, quasi stesse
ridendo di gusto per l’assurdità della sua
testardaggine.
Con uno sbuffo, l’uomo si rialzò faticosamente in
piedi e ricominciò a correre. Doveva assolutamente
raggiungere il deposito e barricarvisi dentro.
Accelerò il passo, ignorando il bruciore che serpeggiava su
per le sue gambe irrigidite e doloranti per lo sforzo.
Svoltò rapidamente l’angolo, intenzionato a
raggiungere il secondo livello dell’astronave.
Si ritrovò di fronte a una parete rocciosa.
A quanto pareva, la parte destra del canyon era riuscita a perforare lo
scafo della nave, creando un ostacolo insormontabile.
“No…” gemette l’uomo, in preda
all’angoscia.
Si guardò freneticamente intorno alla ricerca di
una via d’uscita. Notò un buco dai contorni
irregolari sul soffitto, proprio sopra di lui. Si allungò in
punta di piedi nel tentativo di raggiungerlo, ma riuscì
appena a sfiorarlo con la punta delle dita… era troppo in
alto perché ci potesse arrivare.
Era in trappola. Come un povero animale braccato che viene messo con le
spalle al muro dal predatore affamato.
Improvvisamente, l’assoluto silenzio del corridoio fu rotto
da un gutturale gorgoglio.
Con il sangue che gli si gelava nelle vene, l’uomo si
voltò lentamente.
Nonostante avesse già visto quell’essere schifoso
più di una volta, non poté reprimere un moto di
ribrezzo. Poteva avvertire fin da lì il tremendo tanfo del
fetido alito della creatura, accucciata pochi metri davanti a lui.
Sollevando un po’ la testa informe come a fiutare
l’aria, l’enorme essere digrignò i denti
aguzzi e un rivolo di saliva dai riflessi argentei colò sul
pavimento.
“E va bene…” Con un fluido movimento del
braccio, l’uomo estrasse un coltello dal retro degli stivali
e lo mostrò minacciosamente all’essere. Mossa
inutile quanto disperata, pensò amaramente. Ma ormai
all’uomo stanco e ferito non rimaneva nient’altro
da fare che cercare di fare più male possibile al suo nemico
prima di soccombere.
Anche la creatura era ben consapevole di questo. Frustando
l’aria con la possente coda, si avvicinò ancora di
qualche passo. Si muoveva con lentezza calcolata, come se stesse
studiando l’umano da lontano e volesse giocare ancora un
po’ con lui prima di ammazzarlo.
“Avanti, figlio di puttana, fatti sotto!”
L’Alieno non se lo fece ripetere due volte. Con un agile
balzo e un grido disumano, si gettò con le zanne snudate
contro James Kirk.
Spero di
riuscire a postare il prossimo capitolo in tempi brevi... sempre che
Rei Hino non mi uccida prima, è ovvio XDDD
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