«
È strettamente necessario partecipare a quella festa? » sbuffò Grell,
scrutando il riflesso dell’uomo alle sue spalle nello specchio della
toeletta alla quale era seduto.
« Dobbiamo dimostrare benevolenza
nei confronti dei nostri rapporti con gli umani, almeno di tanto in
tanto » replicò William, annodando con cura meticolosa la cravatta
attorno al colletto della camicia bianca. « È indispensabile per una
convivenza pacifica ».
Il compagno si sincerò un’ultima volta che il
leggero velo di fondotinta, il rossetto scarlatto e le lunghe ciglia
finte risaltassero adeguatamente l’efebica bellezza del suo viso,
contemplando la propria immagine nel vetro riflettente; infine si levò
in piedi, stirò con attenzione le pieghe della gonna cremisi, il cui
orlo accattivante a stento sfiorava la metà delle sue cosce,
permettendo di godere delle sue lunghe gambe toniche dalle forme
morbidamente evidenziate dalle calze a rete, e si accostò all’uomo che
l’attendeva al centro della stanza.
« Ti sembra un abbigliamento adeguato per una festa di gala? » chiese
lui, aggrottando la fronte in un’espressione sdegnosa.
Grell
intrecciò le mani sulla sua nuca, adagiandosi contro il suo petto. «
Non ti piace come sono vestito, Will? » volle sapere, increspando le
labbra in un sorriso insinuante nel farle combaciare con quelle
dell’amante.
« Come sei svestito
» lo corresse severamente William, seppur lasciando che il rimprovero
morisse al sinuoso incrociarsi delle loro lingue.
Permise
che il bacio si perpetuasse il tempo necessario per accarezzargli la
schiena ed i fianchi – e perché il compagno si assicurasse d’impedire
una qualsiasi ulteriore lamentela –, poi l’interruppe e lo precedette
sulla soglia della camera da letto.
« È ora d’andare » sentenziò
monocorde in direzione del suo volto imbronciato, come se nulla fosse
stato. « Non ho intenzione di tardare a causa tua come di consueto,
Sutcliffe ».
« Sei cattivo, Will! » si lamentò Grell in tono accusatorio.
Eppure sogghignava tra sé, compiaciuto, perché William non accennava a
voler lasciar andare la mano che gli stava tenendo.
Just
A Bitch
I
could say that I don’t care,
but the truth is I’d follow you anywhere.
«
Undertaker! » Grell agitò una mano in direzione dei due uomini appena
entrati nella sala e si fece incontro al più alto dei due, gettandogli
le braccia al collo. « Ciao, Undertaker, quanto tempo! » lo salutò,
entusiasta, rubandogli un bacio sulle labbra a malapena sfiorate dalla
lunga frangia argentata.
Egli ridacchiò, all’apparenza profondamente
divertito. « Ah, hai ragione » concordò, permettendogli di strusciarsi
affettuosamente contro di sé. « È trascorso davvero troppo tempo
dall’ultima volta che mi hai regalato una bella risata ».
« Il
moccioso è una noia, immagino » commentò Grell in tono comprensivo. «
Ancora non capisco perché mai tu l’abbia scelto: i cadaveri sono più
divertenti di lui – ah, » sorrise di quello che sembrò più un ghigno
canzonatorio « perdona il mio gioco di parole ».
« Ciao, Sutcliffe
». Alle spalle di Undertaker, Ciel gli scoccò un’occhiata di gelida
irritazione. « È sempre un piacere vedere quanto affetto vi dimostriate
l’un l’altro » aggiunse, eloquente, incenerendo pacatamente la schiena
del becchino con lo sguardo.
« Oh, ciao, moccioso! » Grell sciolse
l’abbraccio con Undertaker per avvicinarsi al giovane e posare
vezzosamente un palmo sulla sua testa, chinandosi per trovarsi alla sua
medesima altezza come si potrebbe fare con un bambino. « Sei rimasto
proprio basso, lo sai? »
Le dita del ragazzo scricchiolarono quando
si chiusero a pugno, ma poi il becchino scoppiò a ridere di gusto e,
scivolando dietro di lui, gli circondò il collo con le braccia ed
appoggiò il mento sulla sua spalla. « Oh, credimi, il mio caro conte è
esilarante » assicurò, incurvando gli angoli della bocca in un ampio
sogghigno.
« Undertaker, Ciel Phantomhive ». William fece loro un
cortese cenno di benvenuto nell’accostarsi a Grell e cingergli la vita.
« Quanto tempo ».
« Davvero! » ribadì il compagno, approfittando del
gesto per stringersi a quel medesimo arto che lo aveva attratto contro
l’amante. « Sono proprio contento d’essere riuscito a strapparti a quel
grigio cimitero, Undertaker caro: temevo che non avresti accettato il
mio invito! Anche se avresti dovuto vestirti di rosso ed esporre quei
tuoi begl’occhi: l’accostamento di giallo e rosso avrebbe sortito un
effetto splendido, anche considerando quanto sei attraente… » osservò,
assorto.
« Ti ringrazio, » sogghignò il becchino « tuttavia, per
quanto avessi potuto esaltare la mia persona, in questa sala v’è una
bellezza che non potrebbe mai essere eguagliata da un umile compagno
dei morti qual sono io ».
Risuonò, a stento percettibile, il rumore
di qualcosa che urta contro la stoffa, quando Ciel fece cozzare
casualmente il gomito contro il ventre del compagno; egli, tuttavia, si
limitò a scoppiare in una risata ben più fragorosa delle precedenti,
palesemente soddisfatto della reazione che aveva suscitato.
Grell
sorrise, compiaciuto. « Perché non mi dici delle cose così romantiche
anche tu, ogni tanto, Will? » chiese, levando il capo ad incrociare
l’indecifrabile sguardo negli occhi di William, protetti dalle lenti
degli occhiali. « E magari ti vestissi di rosso, di tanto in tanto… »
borbottò tra sé in una lamentela a malapena udibile.
« È un piacere vedervi tutti presenti questa sera, signori » interloquì
una voce femminile.
Ciel
si fece avanti, sfuggendo ad Undertaker, per stringere la mano della
donna che si era loro avvicinata. « Il piacere è nostro, Miss Blanc ».
Per quanto le dita di Angela potessero essere graziose, così affusolate
e pallide, non avrebbero mai potuto eguagliare la bellezza delle lunghe
falangi dal candore quasi trasparente che le avvolsero.
« Mi rende
sempre così felice sapere che avete a cuore la nostra amicizia quanto
me » sorrise la donna. « I nostri legami pacifici sono sempre motivo di
brindisi » aggiunse in un implicito invito.
« Non con il sangue, immagino » ridacchiò Undertaker, guadagnandosi una
seconda gomitata.
«
Ignori il suo umorismo grottesco, la prego » lo scusò Ciel,
accompagnandosi ad un sospiro d’esacerbata insofferenza. « È la
deformazione caratteristica di chi vive in mezzo ai morti: prima o dopo
ci si abituerà ».
Eppure Angela aveva condotto un palmo innanzi il
volto, a soffocare una risatina. « Non si preoccupi, conte, » lo
rassicurò, divertita « oramai ho imparato a conoscere la personalità di
Mr. Undertaker e la trovo molto affascinante ».
Approfittando della
conversazione instauratasi tra Undertaker, Ciel ed Angela, William si
chinò sull’orecchio del compagno per sussurrare: « Va’ a prendere da
bere, Sutcliffe ».
« Va bene, Will caro ». Questi increspò le labbra
in un sorriso nel muovere prontamente qualche passo in direzione del
tavolo del buffet.
Il suo amante si impegnava sempre così a fondo
nel tentare goffamente di velare la premura nelle sue azioni, eppure al
tempo stesso essa era così palese che Grell, intimamente, ne rideva,
intenerito – William sapeva perfettamente quanto poco potesse soffrire
la compagnia di Angela Blanc.
In un angolo della lunga tavola di
legno si trovavano diverse bottiglie di vino rosso; il vampiro si chinò
ad esaminarne l’etichetta, indeciso, portando l’indice a torturare il
labbro inferiore.
Inaspettatamente avvertì una presenza che quasi
aderiva alla sua schiena, una mano che gli indicava una bottiglia ed un
respiro all’orecchio – troppo improvviso per poter essere un essere
umano, altrimenti se ne sarebbe reso conto. « Consiglio questo: a mio
parere ha un sapore davvero sublime » soffiò la calda, sensuale voce
d’un uomo contro il suo collo, quasi volesse accarezzarlo.
Grell si
ritrasse, voltando le spalle al tavolo per incrociare un beffardo
sguardo d’un’indefinita tonalità fra l’ambra ed il rubino.
« Come
hai saputo dove fossi? » volle sapere in quella che avrebbe dovuto
essere una domanda sospettosa; tale effetto, tuttavia, fu rovinato dal
sogghigno compiaciuto che si distese sulla sua bocca.
« La Società
Per La Tutela Dei Rapporti Ultraumani ha innumerevoli volti dovunque
nel mondo » rispose l’uomo, accennando di rimando un sorriso
canzonatorio. « È stato sufficiente riconoscerne uno ed il mio talento
diplomatico ha presto attirato l’attenzione di Miss Blanc ».
« Quell’arpia » lo corresse il vampiro. « Mi piacerebbe sapere se è
realmente stato il tuo talento
diplomatico
ad attirare la sua attenzione » insinuò con il medesimo fare derisorio.
« Sei ancora molto affascinante, Sebastian caro, ma forse un po’ troppo
per i tuoi – oh, quanti sono? – cinquanta, cinquantacinque anni? »
«
Forse. In ogni caso, la colpa è tua » puntualizzò Sebastian, tanto
innaturalmente pacato quanto mortalmente pericoloso. « O mi sbaglio? »
«
Ti ho fatto una cosa proprio brutta, vero? » lo schernì Grell,
avvelenando la voce d’infantile acutezza. « Mi chiedo come può il
povero, piccolo Sebastian essere ancora tanto attratto da una damigella
così crudele qual sono io da volerla inseguire ovunque ella vada »
pigolò nella più scadente delle recitazioni.
E poi, prima che l’uomo potesse replicare, avvertì la presenza di
William alle spalle.
«
Buonasera » egli disse, facendo un cenno in direzione di Sebastian. «
Il mio nome è William T. Spears; lei è un amico di Mr. Sutcliffe,
suppongo ».
« Sebastian Michaelis ». L’uomo si tese e gli strinse
educatamente, quanto rigidamente, la mano. « Sono un amico di vecchia
data di Mr. Sutcliffe, ma non credo che io e lei ci siamo mai visti, in
quanto sono da poco entrato a far parte della Società ».
« Capisco.
Scusate l’interruzione, tuttavia Mr. Sutcliffe dovrebbe venire con me:
abbiamo delle cose da discutere con Miss Blanc » rispose William in
tono di congedo, egualmente freddo. « Forse ci rivedremo più tardi »
aggiunse. Infine rivolse la propria attenzione al compagno e l’incalzò,
facendo per allontanarsi: « Vogliamo andare? »
Grell afferrò la
bottiglia che Sebastian gli aveva consigliato e gli strizzò l’occhio
un’ultima volta in segno di saluto e di scherno al tempo stesso, prima
di affrettarsi dietro l’amante ed aggrapparsi ad un suo braccio.
« Forse ci rivedremo
più tardi » cinguettò, sarcastico. « Come se ne avessi la
minima intenzione, Will caro. Proprio non ti piace, vero? »
«
Non apprezzo il modo che ha di guardarti » precisò William, monocorde.
« Ed anche che tu me l’abbia tenuto nascosto… Quell’individuo non è del
tutto umano, non è così? »
« Non te l’ho tenuto
nascosto
» si offese Grell, eludendo con disinvoltura l’ultimo quesito. « È una
storia tanto vecchia che non credevo valesse la pena raccontartela »
spiegò, scrollando le spalle con noncuranza. « Non sarai geloso, vero, Will
caro? »
Don’t
wonder round
Looking for someone to replace me.
« Will, io torno in camera. Mi sto annoiando ».
Aveva
tentato in ogni modo: “Will, perché non inviti questa bella signorina a
ballare?”, “Will, non vuoi danzare con me come un bel principe con la
sua principessa?”, “Oh, sciocchino, certo che sono una principessa vera
e non un uomo penosamente travestito… Allora, balliamo?”.
William, tuttavia, era stato più tenace, più freddo e più irritante di
quanto si aspettasse.
«
Come vuoi » assentì questi. « È proprio il caso che tu dorma, ad essere
sinceri, dal momento che partiremo domani al calar del sole e non ho
intenzione di subire le tue lamentele a proposito di “quanto è noioso”
e “quanto sei stanco, ma non puoi dormire perché il treno fa troppo
rumore” per l’intera durata del viaggio. Io resterò e ti riferirò
quanto è stato detto ».
« Sei crudele » l’accusò il compagno,
incrociando le braccia al petto. Poi, incurvando le labbra in un
sorriso malizioso, accostò la bocca al suo orecchio. « E se io ti
aspettassi in camera? Non vuoi fare un bel giochino con me, dopo? »
« Può darsi » ribatté il vampiro, laconico.
L’amante
gli diede un bacio sulla guancia, si alzò in piedi e prese congedo
dagli altri occupanti del tavolo, posto, insieme ad altri, in un angolo
del salone non adibito al ballo.
Infine si incamminò in direzione
della porta della grande stanza, accennando qualche passo a ritmo con
la melodia che il piccolo complesso accanto al tavolo del buffet stava
suonando e canticchiando le note a mezza voce, sognante.
« Non è
molto consono che una fanciulla già promessa ad un uomo sieda con le
gambe tanto aperte quando indossa un simile abito » fece notare
Sebastian alle sue spalle, strappandolo al suo fantasticare ed
ammiccando alla gonna con fare eloquente.
« Non è molto consono »
gli fece eco Grell, sarcastico « che un gentiluomo sbirci tra le gambe
di una fanciulla già promessa ad un altro uomo. Inizialmente credevo
fossi venuto per supplicarmi d’avere un po’ del mio sangue… ma è chiaro
che mi sbagliavo ».
« Oh, credimi, non ho alcuna intenzione di
chiedere la tua generosa elemosina » ribatté l’uomo, riducendo gli
occhi a due fessure superbe. « Quanto più di discutere simili questioni
in privato ».
« Avremmo dovuto discuterne a tempo debito » obiettò il vampiro,
sottilmente velenoso.
«
Non che tu me ne abbia data occasione, allora » commentò Sebastian in
tono pacato, inarcando un sopracciglio. « O mi sbaglio, forse? »
«
Ero convinto che tu mi amassi quanto ti amavo io. Che volessi
condividere con me l’eternità » gli rinfacciò Grell, impregnando ogni
sillaba d’irritato risentimento. « Che cosa c’è da discutere quando ci
si ama? Avremmo dovuto discutere, piuttosto, del fatto che tu non mi
amavi ».
« Non ho mai affermato il contrario » replicò l’uomo con indisponente
semplicità.
«
Sei proprio come allora! » sbuffò il vampiro. « Discutere con te non ha
alcun senso, non sei nemmeno capace di arrabbiarti come si deve! » Gli
voltò la schiena e fece per andarsene, quando la voce di Sebastian,
ridotta a poco più d’un mormorio, attrasse nuovamente, inesorabilmente,
la sua attenzione, tanto che si volse una seconda volta a guardarlo.
« Vuoi che io mi arrabbi? »
Avvertì
la sua stretta sul polso, che gli impediva di muoversi, ed ostentò una
smorfia. « Sarebbe la prima volta che ti vedo manifestare qualcosa di
diverso dall’indifferenza » commentò, acido.
Per un lungo istante,
l’uomo l’osservò tanto intensamente con quegli occhi, che, socchiusi in
due spilli taglienti, sembravano corroderlo lentamente e dolorosamente,
che dovette distogliere lo sguardo.
« Come desideri ».
E poi
Grell si era ritrovato sul letto di quella che doveva essere la camera
da letto di Sebastian; l’uomo aveva preso posto tra le sue gambe e
adesso lo sovrastava, ergendosi a nascondere la lampada appesa al
soffitto e proiettando così una lunga ombra nera su di lui.
In quei
pochi istanti che Sebastian si concesse semplicemente per studiarlo e
per permettere che riprendesse fiato, il vampiro dovette ammettere tra
sé che l’uomo aveva appreso in fretta come far uso delle sue abilità,
oramai non più umane.
« Avrei voluto essere più gentile, » commentò
infine Sebastian, accompagnandosi ad un sospiro teatralmente drammatico
« ma tu, come di consueto, non me l’hai permesso ».
Malgrado il
respiro spezzato, Grell rise. « Ah, dunque avevo ragione,
Sebastianuccio. Tu mi desideri ancora » affermò, attorcigliando
distrattamente una ciocca rossa attorno all’indice.
« Non che tu
possa dire il contrario » obiettò l’uomo. « Soltanto poc’anzi
cinguettavi con il tuo caro Will, eppure non hai nemmeno tentato
d’oppormi resistenza… »
Si chinò su di lui, affondando il viso nel
suo collo, ed il vampiro poté infine vedere la lampada che gettava la
sua luce soffusa tutt’attorno al di sopra della sua spalla. Sentì il
respiro di Sebastian sulla pelle, leggermente affannoso, le sue mani
sui fianchi, impercettibilmente tremanti, ed il suo odore, un
penetrante profumo di sesso e sete. « Sei proprio una sgualdrina ».
«
Hai sete? » Grell percepì i suoi denti contro la carne; la loro forma,
tuttavia, non consentiva loro di immergervisi comodamente quanto
permetteva la forma aguzza di quelli d’ogni vampiro. « Hai trascorso
più di vent’anni tentando di rallentare il processo di trasformazione?
Guardati, sei penoso: non hai nemmeno sviluppato la dentatura adatta a
sfamarti… Quanto a lungo ancora credi di poter sopravvivere così? »
Condusse un braccio alle labbra, eseguendo un taglio orizzontale con la
punta affilata d’un canino sul polso, laddove si trovava la vena, e
glielo tese.
L’uomo strinse le dita attorno al suo avambraccio e
fece aderire la bocca alla pelle sanguinante del vampiro, succhiando
avidamente la linfa vitale che stillava dalla ferita.
Grell
socchiuse le palpebre, ansimando piano. Si lasciò cullare dal rumore
acquoso prodotto da Sebastian e dalla sensazione d’annebbiato
stordimento derivante dall’avvertire il sangue che lasciava il suo
corpo.
« Hai trascorso più di vent’anni aspettandomi ed ingannando
un altro uomo e te stesso dichiarando un amore che non provi? Quanto a
lungo ancora credi di poter mentire così? Guardati, sei penoso » gli
rinfacciò l’uomo a bassa voce, ripulendo accuratamente con la lingua
umida il taglio che già cicatrizzava.
« Non è ver… »
Sebastian
increspò le labbra imbrattate di rosso in un sogghigno canzonatorio. «
Vuoi aggiungere un’ennesima menzogna alle tante altre? »
Il vampiro
tacque, volgendo gli occhi al soffitto della camera da letto. « Non
farlo nemmeno tu, allora » disse poi. « Non rinnegare il desiderio che
nutri ancora nei miei confronti. E non soltanto il desiderio del mio
sangue ».
« Non ho mai affermato il contrario » ghignò l’uomo,
riprendendo la medesima espressione usata poco prima nel salone; nel
mentre, introdusse le mani al di sotto della sua gonna, sull’orlo delle
calze a rete, e lo tirò lentamente giù con gli indici, ascoltando i
suoi ansiti che si facevano più affannati ad ogni lembo di pelle che
esponeva.
« Sebastian ». Era passato così tanto tempo dall’ultima
volta che l’aveva udito pronunciare il suo nome e non un infantile
nomignolo. Grell incrociò i suoi occhi e gli sfiorò il polso con le
dita affinché interrompesse i suoi movimenti. « Hai intenzione di far
durare tutto questo soltanto per oggi? »
Sebastian inclinò il capo
da un lato, premendo la bocca contro l’interno della sua coscia, sulla
carne accaldata e fremente. « No » ammise.
« Allora, diventa un vampiro completo » l’invitò Grell. « Diventa mio
per l’eternità, se vuoi che io smetta di mentire ».
L’uomo,
tuttavia, posò un indice sulle sue labbra e scosse la testa. « Non
ancora » sussurrò. « Ora, se permetti, avrei altro di cui occuparmi »
sorrise, malizioso.
« Ah, davvero? » Il vampiro sogghignò,
allungando un indice a tracciare un sentiero dal colletto della sua
camicia lungo il petto ed il ventre, sino ai pantaloni, per la mera
soddisfazione di percepire i muscoli contrarsi oltre gli abiti. « E di
che cosa si tratta, di grazia? »
Sebastian si disfece della gonna
con uno strattone. « Diciamo che è un gioco; un gioco che prevede, come
regola principale, che tu faccia silenzio ».
I’ve
been waiting such a long, long time,
don’t you dare change your mind.
Lo
spiraglio di luce, generato dalla porta che veniva fatta ruotare sui
cardini, fendette l’oscurità, definendo soffusamente i contorni d’una
figura in piedi poco oltre la soglia.
« Qual buon vento? » ironizzò Undertaker nel riconoscerlo,
accompagnandosi ad un sogghigno.
« Potresti aprirmi i cancelli del cimitero? » chiese William,
sistemandosi gli occhiali sul naso.
Il
becchino l’oltrepassò sul sentiero candido di neve ghiacciata che
conduceva all’ingresso della sua abitazione e, con una svolta sulla
destra, al cimitero, cintato da un cerchio di mura e da due battenti di
ferro battuto divorati dall’edera, ora uccisa del gelo invernale.
«
Non credevo avrei mai fatto il turno di notte per un vampiro che non
fosse il caro conte » commentò allegramente nell’estrarre una chiave
dall’interno della tunica nera che si posava, troppo larga e sformata,
sul suo fisico ossuto. « Inoltre avevi affermato che non gli avresti
mai fatto visita » aggiunse, eloquente, mentre gli ingranaggi interni
alla serratura giravano ed uno dei battenti si socchiudeva con un secco
cigolio.
« Soltanto il conte? » ripeté William, ignorando la sua
insinuazione. « Eppure ricordo mi dicesti che Michaelis va da lui ogni
giorno ».
« Oh, io parlo di vampiri, » replicò Undertaker « non di
ladri di sangue come Mr. Michaelis ». Il suo tono era il consueto,
divertito sin quasi a suonare irritante, tuttavia il disprezzo nei
confronti di Sebastian, pur ben più sottile, era palese al suo
interlocutore, che lo conosceva da così tanto tempo.
« Prego ». Il
becchino gli indicò il sentiero che si perdeva tra le tombe, accennando
un inchino cavalleresco ed un ghigno beffardo.
William varcò i
cancelli, stringendosi nel pesante mantello che lo riparava dal freddo,
e percorse il camposanto sino ad una pietra tombale in particolare,
della quale ricordava l’ubicazione senza difficoltà malgrado fosse la
prima volta che la visitava, eccezion fatta per il funerale, e
nonostante le tenebre che la notte aveva portato con sé.
Grell Sutcliffe,
recitava semplicemente l’epitaffio, privo della data di nascita –
alcune centinaia di anni prima, se la memoria non l’ingannava – o di un
qualsiasi elogio al defunto, come la stessa terra attorno alla lapide
non presentava fiori o un segno che potesse ricondurre ad una loro
precedente presenza: nessuno desidera ricordare le gesta d’un
traditore, né ne rimpiange la morte.
« Buonasera, Mr. Spears: è una sorpresa incontrarla qui » osservò una
voce alle sue spalle.
William
s’irrigidì quando Sebastian si accostò alla pietra tombale e si chinò
sul vaso vuoto accanto ad essa, nel quale depose la rosa scarlatta che
stringeva fra le lunghe dita.
« Anche lei è venuto ad onorare il defunto? »
«
Perché, lei crede, in questo modo, di stare “onorando” Grell Sutcliffe?
» ribatté William, gelido. « Non è stato sufficiente quanto gli ha
fatto quand’era in vita? »
« A che cosa si riferisce? » sorrise
dolcemente Sebastian. « All’essermi salvato la vita, bevendone il
sangue quando era stato in ogni caso condannato a morte, o all’aver
scoperto che era il responsabile d’un omicidio ai danni della Società,
sia per quanto concerne i vampiri che gli esseri umani? »
« Lei ed
io sappiamo perfettamente a che cosa mi riferisco » rispose William,
laconico. « Ad ogni modo, non capisco per quale motivo faccia ritorno
qui così spesso come mi racconta Undertaker: improvviso rimorso? »
Sebastian
mosse qualche passo nella sua direzione, sino a che entrambe le loro
spalle destre non furono allineate parallelamente, tanto vicine che
quasi potevano sfiorarsi. Guardando innanzi a sé – la direzione opposta
a quella dello sguardo di William –, volle sapere: « Per caso le brucia
che, malgrado la vostra relazione, Grell Sutcliffe abbia abbracciato
una seconda volta l’errore che fece venticinque anni fa? Ha voluto
fidarsi di me e tradire lei… Molto triste, invero ».
L’espressione
di William non mutò se non per un vago irrigidirsi della mascella nel
commentare, pacato: « Grell Sutcliffe era un errore vivente: l’ho
sempre saputo e non mi sono stupito del suo tradimento ». Poi, volgendo
la schiena alla lapide, di modo che fosse ora la sua spalla sinistra a
trovarsi vicina a quella destra del suo interlocutore, concluse in tono
di congedo: « Arrivederci, Mr. Michaelis: sono molto occupato di questi
tempi e non posso trattenermi oltre ».
Sebastian chinò educatamente
il capo in avanti, pur seguitando ad affiggere lo sguardo nell’oscurità
innanzi a sé. « Arrivederci, allora ».
William si voltò un’unica
volta ancora, quand’era ormai al limitare del cimitero, prossimo ad
oltrepassarne i cancelli. Si voltò e vide che Sebastian gli aveva
rivolto la schiena e, immobile, scrutava la lapide, confermando senza
saperlo la riflessione che William aveva fatto l’ultima volta che aveva
incontrato Grell.
And
don’t you make the same mistake twice.
« Ciao, Will ».
Assicurato
alla parete da pesanti catene attorno ai polsi e alle caviglie e
bendato – William scosse impercettibilmente la testa a quel capriccio
degli umani, che avevano deliberatamente ignorato che un vampiro,
seppur cieco, avrebbe potuto far affidamento sugli altri quattro sensi
per vivere senza difficoltà parimenti fosse stato vedente –, Grell
Sutcliffe non sembrava un traditore della sua stessa razza od un
assassino.
Appariva – con le braccia tese verso l’alto a causa dei
ferri che le cingevano, la testa reclinata stancamente in avanti ed i
capelli scarlatti sparsi disordinatamente sul petto –, semplicemente,
come un uomo che è stato condannato a morte.
« Mi piacerebbe poter
dire che aspettavo una tua visita, » proseguì il vampiro traditore,
lasciando che un debole sorriso sarcastico gli increspasse le labbra «
ma mi trovo costretto ad affermare che mi sorprende che tu sia venuto ».
William
non rispose sino a che non gli si fu avvicinato a sufficienza perché
nessun altro potesse udire la loro conversazione. « Tu sei innocente,
Sutcliffe. Non hai ucciso quella donna: perché hai dichiarato il
contrario? »
« Non potevo dire la verità » rivelò Grell, volgendo il
viso in direzione della parete di sinistra, come se sino ad un momento
prima avesse dovuto sostenere lo sguardo del suo interlocutore ed ora
non ne fosse più stato in grado. « Non potevo ammettere il mio
tradimento nei tuoi confronti davanti a tutti… Sono sempre finito nel
fango da solo: non volevo trascinarti con me nemmeno questa volta ».
Poiché
il traditore non avrebbe potuto scorgere il suo volto, William si
concesse di aggrottare la fronte e lasciare che i suoi occhi si
adombrassero oltre le lenti degli occhiali, manifestando le sue
emozioni come mai si permetteva in presenza di altri. « Non capisco di
che cosa tu stia parlando ». La sua voce vibrava di sospetto. «
Spiegati, Sutcliffe ».
Grell sollevò la testa. « Esattamente come
Sebastian e quell’arpia della Blanc avevano progettato – quella donna
sperava di togliermi di mezzo da tempo, perché io non sono mai stato
d’accordo con le sue decisioni e rappresentavo un intralcio –, ho
dovuto tacere il mio alibi: sarebbe stata una disgrazia per te e per
l’onore della tua famiglia ». Attraverso la benda, sembrò incrociare il
suo sguardo. « Perché sono stato a letto con Sebastian. Con lo stesso
essere umano che a suo tempo trasformai in un mezzo vampiro ».
L’aria sembrò essersi congelata fra loro per alcuni lunghi istanti.
Infine
William replicò con fare indecifrabile, assente: « Avresti dovuto
conoscere le implicazioni di un morso che, com’è palese dal momento che
Michaelis non ha terminato la trasformazione, egli non ha mai
desiderato. Avresti dovuto sapere che voleva vendicarsi, in particolare
perché lo conosci bene. Perché…? »
« Perdonate l’intrusione, »
intervenne gentilmente Sebastian alle sue spalle « tuttavia, devo
chiedere a Mr. Spears di andarsene. È ora ».
Quando William alzò gli occhi su di lui, Grell l’anticipò: « Va’, Will.
Per favore ».
Il
vampiro l’osservò brevemente, abbozzando un cenno d’assenso e d’addio
al contempo; poi oltrepassò Sebastian, incassando in dignitoso silenzio
l’occhiata divertita che egli gli scoccò, e varcò l’uscio della cella.
Si guardò indietro un’unica volta, il tempo d’un istante, e tuttavia fu
sufficiente per scorgere lo sguardo che si scambiarono il carnefice e
la sua vittima, malgrado la fascia che nascondeva gli occhi di
quest’ultimo.
E comprese, in quello stesso momento, la risposta alla
domanda che non aveva potuto porre: nessun’altra relazione avrebbe mai
potuto eguagliare quella che Grell condivideva con Sebastian, nel bene
e nel male.
Ha commesso il medesimo
errore due volte di sua spontanea volontà.
Lasciandosi
scivolare su un ginocchio innanzi a lui, Sebastian condusse due dita a
stringere il mento che il traditore aveva reclinato contro il petto, di
modo da costringerlo a levare il capo sin quasi a sfiorare la punta del
suo naso con la propria.
« Sei assurdo, come di consueto » sussurrò,
sarcastico. « Probabilmente sarebbe stato l’unico del quale avresti
potuto avere le lacrime, mentre adesso per lui non sei che una
ripugnante sgualdrina ». Fece combaciare la lunghezza d’un indice al
profilo della sua mascella, spingendo affinché volgesse la testa in
alto verso sinistra ed esponesse il collo. « Non che si sbagli ».
Rise, d’una cupa risata senza gioia.
«
Una sgualdrina che ti sei portato a letto e che ancora importuni per
berne il sangue » precisò Grell, allargando le gambe a sbeffeggiare il
commento fatto da Sebastian qualche notte prima, durante la festa, a
proposito della sua posizione lasciva. « Suvvia, mordimi. È l’unico
modo che hai di sopravvivere: bere il mio sangue esattamente da dove io
bevvi il tuo. Il collo. È per questo che hai insistito per essere tu a
giustiziarmi, non è forse così? »
E poi la bocca di Sebastian fu
sulla sua giugulare, i suoi denti, malgrado la forma rettangolare,
vennero costretti violentemente dentro la carne ed i suoi muscoli si
contrassero per succhiargli l’immortalità; e lui respirava a fatica,
strattonando le catene nel vano tentativo di liberarsi, e la sua intera
figura fremeva sotto le labbra del mezzo vampiro.
« Ti sorprende che
mi sia portato a letto una sgualdrina? » lo sentì ansimare contro la
sua pelle torturata nel riprendere fiato. « In fondo, è a quello che
servi ».
« Oh, allora devo essere proprio una sgualdrina abile, »
ironizzò il traditore, accennando un ghigno di scherno « se desideri
così tanto il mio corpo. O forse ti eccita abusare di una bella
fanciulla incapace di difendersi? »
« Sai, sto prendendo in seria
considerazione l’ipotesi di strapparti la lingua, una volta ucciso »
osservò Sebastian, ricomponendosi in un affabile sorriso. Si ritrasse,
si rassettò la cravatta e passò sulla sua gola la lama d’un lungo
coltello proveniente dalla tasca interna della sua giacca. « Mi ha
sempre irritato molto la tua spropositata loquacità ».
Il pugnale
sfregiò la carne morbida, dalla quale stillò una striscia di sangue che
si prolungò sino alla base del collo. « Inoltre, tu non sei affatto una
“bella fanciulla” ».
Grell percepì il lieve sibilo del coltello che eseguiva un arco
nell’aria e si preparava ad affondare.
«
Ci vediamo all’Inferno, Sebastianuccio » lo sbeffeggiò, accostando
nuovamente le ginocchia l’una all’altra, di modo che la gonna si
tendesse nella sua intera lunghezza a nascondere le gambe quanto più
possibile, nella sua ultima, irriverente presa in giro.
Addio, Will. Spero che,
se non mi perdonerai, perlomeno capirai.
Infine,
la sua testa rotolò sul pavimento gelido accompagnata da un tonfo
attutito dalla morbida pelle e dai capelli. Si udì un osso che
scricchiolava – probabilmente il naso si era rotto nella caduta – e
sotto quel che rimaneva della sua guancia si allargò una pozza di
sangue scarlatto.
Sebastian ripulì il pugnale con un fazzoletto, si
levò in piedi e ripose l’arma nella giacca, gettando a stento
un’occhiata al cadavere che, tenuto semiseduto soltanto dalle catene
che lo legavano, appariva come una marionetta che il suo burattino
aveva abbandonato con i fili ancora ben tesi, affinché mantenesse
quella rigida, innaturale posizione.
« Troppo loquace » sbuffò, lasciando la stanza immersa in un silenzio
desolante.
Si
sfiorò una tempia con due dita: evidentemente, la trasformazione stava
avendo come effetto primario quello di causargli un leggero mal di
testa – oppure era
stata la lingua che infine aveva deciso di non tagliare?
* Mi piacerebbe sapere se è
realmente stato il tuo talento diplomatico ad attirare la sua attenzione:
riferimento, piuttosto infame XD, alla puntata dell’anime – nonché al
capitolo del manga – in cui Sebastian seduce una donna e ci va a letto
per ottenere informazioni.
* Si
voltò e vide che Sebastian gli aveva rivolto la schiena e, immobile,
scrutava la lapide, confermando senza saperlo la riflessione che
William aveva fatto l’ultima volta che aveva incontrato Grell:
nel caso non fosse chiaro, mi riferisco a quando William riflette che
nessuna relazione potrebbe mai eguagliare quella tra Grell e Sebastian.
Dunque:
in questa fanfiction, i vampiri hanno delle capacità superiori a quelle
degli esseri umani, durante il giorno riposano e di notte agiscono –
infatti la vicenda si svolge di notte e, quando lascio in sospeso
l’amplesso tra Sebastian e Grell, esso si protrae sino ad un certo
punto del giorno e poi dormono insieme [insomma, la stessa cosa che
avviene tra umani, ma con il giorno e la notte in ordine inverso XD] –,
trasformano gli esseri umani in vampiri bevendone il sangue e lasciando
che essi bevano il proprio.
E non sono immuni al dolore o ai
sentimenti: sono antichi, quindi probabilmente oramai ci sono avvezzi e
più di tanto non li dimostrano, ma io non sostengo la credenza che vede
i vampiri come mostri senza cuore. Alcuni lo sono, altri sono
semplicemente stanchi d’una vita eterna. Peraltro, non sono nemmeno
degli Ercole: certo, hanno delle capacità molto superiori a quelle
degli esseri umani; molto superiori, non eccezionali. Quindi,
mettetegli delle catene fatte con uno dei materiali più resistenti e
non si libereranno – troppo facile altrimenti, tzé.
Le famiglie cui
accenno e alle quali appartengono Grell, William, Undertaker e Ciel
sono le più antiche e le più nobili famiglie di vampiri, le uniche
pure, poiché fin dal principio i loro componenti sono nati vampiri e
non lo sono divenuti tramite morso – potrei lavorare ad uno spin-off
che spieghi meglio tale parte, magari in futuro.
Per tali famiglie è
un reato trasformare gli umani in vampiri perché, sebbene in passato
l’abbiano fatto per espandere la loro razza, ora lo trovano
disonorante, poiché lo fanno i vampiri “inferiori” – sì, sono un po’
razzisti. XD Per questo motivo Grell non ha fatto parola del suo
“rendezvous” con Sebastian – e, comunque, Mr. Michaelis avrebbe
smentito – : accusato d’omicidio e quindi già “infangato” agli occhi
degli altri vampiri nobili, avrebbe rovinato William ed il nome della
sua famiglia ammettendo che aveva cercato di trasformare – nonché era
stato – con un essere umano.
Mi rendo conto d’aver usato sempre
la parola “sgualdrina”, ma lo ritenevo necessario ai fini della
caratterizzazione dei personaggi: sinceramente parlando, età moderna o
XIX secolo, non potrei associare – perdonatemi i francesismi – “troia”
o “puttana” alle bocche di Sebastian e Grell – almeno da quel punto di
vista, vorrei lasciarli puliti. XD
Quanto al fatto che c’erano pochi
pronomi o sinonimi volti a sostituire i nomi dei personaggi rispetto al
mio solito, be’, questo è dovuto al fatto che non ne trovavo, se non
“conte” e “becchino” per Undertaker e Ciel e più avanti “traditore” per
Grell; se avessi inserito “il vampiro”, in molte parti non sarebbe
stato chiaro quale vampiro, considerati quanti ne figurano nella
storia. Inoltre, sto prendendo il vizio di molti romanzi veri e propri:
usare sempre il nome proprio, anche perché lo ritengo molto utile
quando nella storia figurano molteplici personaggi.
A proposito
di Ciel, apostrofato come “conte”: ecco, ormai è chiaro che ne scriverò
uno spin-off, mi sono data dei prompts senza quasi accorgermene. XD
In
realtà avrei voluto spiegarlo maggiormente qui, ma scrivendo mi sono
resa conto che avrei tolto spazio al triangolo protagonista
Sebastian/Grell/William e che avrei appesantito in modo inutile la
fanfiction. Ad ogni modo, il fatto che Ciel sia conte è un piccolo
legame tra la storia e il manga originale: durante il XIX secolo,
infatti, egli è stato, appunto, un conte.
Passiamo ora
all’attinenza all’immagine e alla canzone: per quel che riguarda
l’immagine, mi sembra abbastanza palese che per l’abbigliamento di
Grell mi sono ispirata ad essa – ce lo vedevo troppo, ad essere così
trasgressivo ad una festa di gala –, nonché per quella sorta di presa
in giro tra lui e Sebastian a proposito dello star seduti con le gambe
aperte o chiuse che si ripropone anche alla fine, quando Grell prima
apre per bene le gambe e poi, prima di morire, le chiude.
Quanto
alla canzone, qui urgono delle spiegazioni: la prima strofa usata si
riferisce al fatto che Sebastian è costretto a seguire Grell ovunque
per bere il suo sangue almeno una volta ogni tot anni, poiché
altrimenti morirebbe di sete – i mezzi vampiri, almeno nella mia
fanfiction, devono bere il sangue di chi li ha trasformati a metà per
sopravvivere, ma solo bevendolo dallo stesso punto da cui tale vampiro
li ha morsi la prima volta possono trasformarsi; altrimenti, si
limitano a soffocare la sete per un po’ – ; il secondo ed il terzo si
riferiscono al pezzo che va da quando Grell si ritira dalla festa a
quando Sebastian comincia a spogliarlo, solo che il secondo verso è
come se l’avesse “detto” Sebastian, mentre il terzo Grell, che non ha
mai dimenticato l’amante; l’ultimo verso usato è come se fosse stato
“detto” da William e si riferisce sia alla scena del cimitero che alla
sorta di flashback al momento della condanna di Grell.
In ultimo
– ma per davvero, eh XD – : perché Sebastian continuava ad andare alla
tomba di Grell? In questa storia Sebastian un tempo amava Grell e, se
per Grell lui era così importante, altrettanto lo era Grell per lui,
anche se, per mantenere ovviamente l’IC, bisogna considerare che
Sebastian ha un modo molto particolare per manifestare l’amore [cioè,
non lo fa affatto XD]. E quindi, nonostante la vendetta – perché, come
si può leggere anche nella Character Guide, lui restituisce il torto
subito in maniera dieci volte peggiore [giuro che c’è scritto proprio
così] –, anche per lui Grell è importante.
E così tentai vanamente di spiegare l’accenno di romanticismo che
inserii nella storia. XD
Le note soprastanti mi sembravano d'obbligo, anche se una delle giudici
ha affermato che non sarebbero servite. ARGH. XD
Oh, e l'immagine è quella da cui ho preso spunto ( come dice il titolo
del contest, ho preso spunto dall'immagine e dalla canzone, entrambe
appartenenti ai rispettivi autori, che in nessuno dei due casi sono io
). I banner li posterò quando avrò una connessione più soddisfacente.
Quarto
su dodici: la considero una posizione di cui gongolare, e parecchio,
considerando che ho scritto questa fanfiction in un periodaccio e più
volte sono stato sul punto di cestinarla. E poi ho vinto un premio
speciale! ( Gongola. )
Ringrazio un'ennesima volta le giudici per i
giudizi esaurienti ( esaurienti? E' dire poco, davvero XD ) e la
disponibilità mostrata nei nostri confronti; e poi complimenti alle
podiste!
'til next time, chu.
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