Il più profondo desiderio di un vecchio
Il più profondo desiderio di un vecchio
« Io? mi vedo con in mano un paio di grossi calzini di lana ».
Solo una volta che si ritrovò nuovamente davanti a quell'oggetto
che tanti sguardi avidi aveva sostenuto, che tanti cuori aveva fatto
sussultare, che tante menti aveva mandato in confusione, si chiese se
davvero Harry avesse creduto alle sue parole, il giorno prima.
Convenne che quel giovane ragazzo, nonostante gli undici anni scarsi
d'età, aveva un cervello particolarmente sveglio, probabilmente
più di quello appartenente a maghi più esperti e
più anziani di lui.
Convenne che quel giovane ragazzo non ci aveva creduto affatto alle sue
parole, l'ennesima piccola, insignificante bugia di una lunga vita.
L'ennesima insignificante bugia che andava a unirsi alle innumerevoli altre.
Albus Silente si trovava esattamente di fronte all'antico Specchio
delle Brame, a davvero pochi metri da esso, ma lo sguardo era rivolto a
tutt'altra parte, verso un punto indeterminato del pavimento.
Eppure li vedeva benissimo, con la coda dell'occhio. Li vedeva come li
aveva visti il giorno precedente, mentre aiutava Harry a comprendere
quale fosse il prodigioso potere dello specchio.
Sì. Li aveva visti.
Ma non i calzini.
Avrebbe in realtà voluto che fosse così: avrebbe
significato che non c'era nient'altro di più importante da
desiderare. Avrebbe significato che davvero non li aveva mai persi, e
non avrebbe perciò avuto motivo di rivolerli indietro.
E invece li aveva perduti, e ora caratterizzavano il più
profondo desiderio di un vecchio tormentato da rimorsi e rimpianti.
Non li guardava, ma Albus sapeva bene che un uomo alto e magro passava
un lungo braccio dietro la schiena della moglie: un'austera donna dagli
zigomi alti e dagli occhi e capelli lucidi neri come la pece.
Sapeva anche che una bionda fanciulla sorrideva al fratello che la
teneva per mano. Il sorriso era dolce e si estendeva fino agli occhi,
questi ultimi rilucenti di una meravigliosa e contagiosa
serenità.
Se stesso si trovava probabilmente accanto al fratello minore. Le iridi
di un azzurro vivido e brillante dei due erano identiche, così
come i lunghi capelli che ricadevano lisci sulla schiena.
Il naso del maggiore dei fratelli era probabilmente dritto e lungo come
all'origine, segno dimostrante che non aveva mai incontrato Gellert
Grindelwald, e che non aveva mai partecipato a una chiacchierata
disputa col fratello nel bel mezzo di alcun funerale.
« Puoi entrare, Argus. È ora che questo affascinante
cimelio venga trasferito in un luogo più adatto ».
Il custode delle chiavi rispose con un grugnito.
Albus Silente guardò Gazza portar via lo specchio, borbottando tra sè.
Il preside sorrideva bonariamente, lieto che l'oscurità della
stanza impedisse la vista di quell'unica, solitaria lacrima che, da
sotto gli occhiali a mezzaluna, era andata a perdersi in mezzo alla
folta barba argentea.
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Credo che non ci sia nulla da spiegare.
Spero che sia piaciuta ^^
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