Ispirato a una storia
vera.
Scambio Equo
Era il momento più caldo della giornata, il sole picchiava
forte e le gocce di sudore scivolavano veloci solcando la fronte e le
tempie tese per colpa della tensione. Aveva passato l'ennesima notte
insonne aspettando una risposta che non sarebbe arrivata, un messaggio
che non le avrebbero mai inviato, il cellulare non avrebbe squillato.
Glielo avevano detto di fare attenzione, secondo tutti qualcosa in
quella relazione non quadrava, non stava andando nel verso giusto;
probabilmente era colpa sua, le cose si rompevano sempre per colpa sua.
Il motivo consisteva nel fatto che era solamente uno stupido essere
umano e si sa' gli esseri umani mentono, gli esseri umani si
giustificano, fingono, uccidono, soffocano i propri istinti fino a
farli esplodere. Poi muoiono.
C'era da chiedersi il "perché" di tutta questa sofferenza e
dolore e disperazione. Se l'uomo era così assurdamente
imperfetto, perché riusciva a sopravvivere?
Non c'era risposta.
Lei non si era mai sforzata veramente per trovarla, comunque.
Restava il fatto che era di nuovo su quello stupido divano, immersa in
quei setosi cuscini, davanti alla solita televisione spenta, ad
aspettare. Ad attendere cosa, poi? Qualcuno che si facesse sentire
dandole la breve illusione di non averla dimenticata? Beh, in quelle
ultime settimane era bastato anche un freddo "ciao" per renderla felice
e di buonumore. O perlomeno era bastato fino a che non si era resa
conto che non era più sufficiente, voleva di più,
ne aveva estremamente bisogno e sentiva di meritarselo; sapeva che non
avrebbe dovuto osarsi di chiedere di poter apprezzare un po' di
più la sua presenza fasulla attraverso il telefono, eppure
l'aveva fatto. L'aveva disturbato e glielo aveva chiesto e quando lui
le aveva risposto che non aveva tempo si era sentita spezzare. Per
l'ennesima volta, qualcosa dentro di lei si era rotto definitivamente.
Che cosa era successo?
Come era possibile che il suo comportamento fosse cambiato in
così poco tempo?
Aveva già perso interesse nei suoi confronti?
Beh, in parte lo capiva, lei non sarebbe mai stata la ragazza di se
stessa: di certo non avrebbe potuto sopportarsi!
Invece, lui, oltre ogni aspettativa, l'aveva trovata "interessante",
forse "attraente" e l'aveva afferrata come una bambola da uno scaffale,
gettandola amaramente in un mondo che lei non voleva conoscere, che non
voleva vedere.
L'aveva fatta sentire in colpa, amareggiata, sostituita, abbandonata;
poi l'aveva abbracciata, desiderata ed amata, ed il tutto era parso
infine così perfetto da non sembrare più nemmeno
reale.
Ed ora? Ora, quello strano essere umano che cosa stava facendo? La
stava ignorando, dimenticando, stava semplicemente perdendo
l'interesse: lei non era più il giocattolino nuovo da
mostrare agli amici con orgoglio, adesso era il peso, la zavorra,
l'ancora infilata fin troppo sotto la sabbia che non si riesce
più a riportare in superficie. Dunque era oramai inutile.
Tutto ciò era a dir poco assurdo.
Aveva detto di amarla, di volerle bene distinguendo chiaramente i due
modi di dimostrare affetto giurando che per lei li provava entrambi.
Aveva detto che era stupenda, dolce, intelligente, interessante.
L'aveva fatta arrossire con tutti i suoi strani e continui complimenti,
facendola innamorare.
Probabilmente il problema era proprio quello: lui poteva permettersi di
"innamorarsi", ma lei no, lei non poteva. L'amore è
pericoloso per le donne, l'amore distrugge, l'amore uccide. Ti getta
via come il filtro di una sigaretta e ti abbandona al tuo destino
solitario, esattamente come aveva fatto lui.
L'amore ti dimentica, ma tu non riesci a dimenticarlo. Si insidia nelle
tue vene, ti fa credere di essere il tuo sole per poi eclissarsi dietro
una fluida nuvola di menzogne e verità che ti colpiscono al
petto un'infinità di volte per uccidere ogni più
piccola parte umana che vive ancora nel tuo cuore. Ti lascia
lì, sgomento, disteso a terra, cadavere di te stesso.
L'amore uccide.
Lei stava morendo.
Lo sentiva dentro, mentre mangiava - sempre che riuscisse a mangiare -
o passava la notte senza chiudere occhio. Qualcosa la stava divorando,
forse i sensi di colpa, o il dubbio di aver fatto qualcosa di
sbagliato, nonostante dentro il suo cuore sapesse che non esistevano
scuse e che l'unica verità che doveva accettare era che
l'essere umano da lei amato le aveva mentito spudoratamente: non
l'aveva mai amata, per lei non aveva mai provato il minimo lurido
interesse.
Cosa fare ora? Adesso che sentiva che tutto era distrutto?
Restare in silenzio?
Piangere?
Forse urlare...
Picchiare la testa contro il muro della sua stanza, bere e vomitare
fino allo svenimento, tagliarsi la gola con un coltello da cucina. Di
cose divertenti da fare ce ne erano tante, forse troppe, o troppo
poche. Comunque, non ne avrebbe scelta nessuna tra quelle,
poiché già sapeva qual'era in verità
il suo compito.
Il fatto che lui non si facesse sentire era un segno ben chiaro di cosa
volesse in realtà da lei: il suo sacrificio. Codardo ed
insulso non si sarebbe mai abbassato a darle una giustificazione, a
chiederle scusa o a riempirle la testa di stronzate; assolutamente no,
semplicemente l'avrebbe ignorata fino a che lei non avrebbe deciso di
compiere interamente la parte teatrale che le era stata assegnata fin
dal principio. Per lui era solo un gioco, un giochetto senza importanza
da vivere per qualche tempo illudendo la povera bambola che lo seguiva
come un orso attirato dal miele.
Perciò lei sarebbe stata non solo la reale vittima dei suoi
giochi infantili, ma addirittura la strega malvagia che avrebbe
distrutto tutto.
Infine era questo ciò che voleva da lei.
Voleva umiliarla, deriderla, farla passare per la "cattiva".
Aveva intenzione di abbandonarla, ma non trovava il coraggio per farlo.
Era un codardo. Quindi lei sarebbe stata coraggiosa per entrambi.
Prese il cellulare, ovviamente non c'erano messaggi, digitò
il suo numero ed attese solo alcuni istanti che parvero comunque
terribilmente eterni.
Fino a che non rispose...
- Pronto? -.
- Ciao, sono io... -.
- Oh, ciao... -.
- Dato il fatto che continui ad ignorarmi, immagino che da parte tua
non ci sia più il minimo interesse -.
- ... -.
- Si, lo sospettavo da un po' di tempo. Dunque è finita -.
- ... -.
- Beh, allora ciao -.
Non attese la risposta, chiuse semplicemente la comunicazione.
Aveva fatto ciò che lui aveva voluto che facesse. Non si
chiese il perché fosse rimasto in silenzio mentre lei aveva
parlato e risolto la situazione, immaginò che l'imbarazzo
l'avesse paralizzato e quella spiegazione le bastò per tutta
la vita.
Non pensò mai che potesse essercene un'altra ed
arrivò al punto che smise persino di preoccuparsene.
Obliò il suo dolore nell'angolo più remoto del
suo cuore sapendo che aveva scambiato la sua felicità per
quella della persona che amava, che finalmente era libera e poteva
vivere senza avere una come lei tra i piedi.
La felicità del ragazzo per quella della ragazza, uno
scambio equo e neppure tanto ingiusto.
Ora una sola parola volteggiava nella sua anima: fine.