boh .-.
Quell'unica felicità che io non ho provato mai.
Ricordo il tuo primo passo, Aaron, come fosse stato ieri.
Tremavi tutto, ma, seppur
barcollando, portasti avanti il piede destro e rimanesti eretto col
peso del tuo piccolo corpo su di esso. Un attimo dopo eri già
caduto rovinosamente a terra, ma il tuo viso era raggiante per il
progresso che - te ne rendevi conto, ne sono sicura - avevi appena
fatto.
Ricordo quella volta che non
apprezzasti la pappa che ti avevo servito, e con il volto
sfigurato da una smorfia di profondo disgusto, smorfia che io trovai
tremendamente buffa, me la sputasti in faccia, facendo dileguare
all'istante il sorriso che si era fatto spazio tra le mie labbra. I
ruoli si erano così magicamente invertiti: tu ridevi come una
matto, io ero schifata.
Kate è seduta sulla sponda destra di un lettino, china sul
bambino che dorme tranquillo e beato, ignaro della decisione da lei appena presa, ignaro di quanto sia stata sofferta.
Kate contempla quel faccino delicato e paffuto e accarezza piano la guancia pallida con mano tremante.
Ricordo la prima volta che mi chiamasti "mamma".
Una lacrima abbandona le
lunghe ciglia della donna. Le dita affusolate vanno a sfiorare le
manine strette a pugno e a lisciare i biondi capelli, nel complicato
tentativo di allontanare quel ricordo così meraviglioso per
qualsiasi mamma, eppure così sbagliato per lei.
Ma sai
anche cosa ricordo bene, Aaron? Ricordo perfettamente il giorno in cui
tua madre ti ha partorito, tra l'erba di quell'isola in cui hai per la
prima volta visto la luce. Ricordo il suo viso sciupato dalla fatica,
ma allo stesso tempo illuminato da una felicità indimenticabile,
quella felicità che si prova solamente mettendo al mondo un
bambino. Quell'unica felicità che io non ho provato mai.
Le lacrime continuano a
solcare il bel viso di Kate, che si porta una mano agli occhi, come per
nasconderli. Cerca insistentemente di asciugarli, come se spazzando via
le lacrime possa spazzare via pure il dolore in esse contenuto. Un
dolore vecchio di tre anni.
La giovane donna bacia delicatamente la fronte di quel bambino che si era illusa di poter considerare il proprio figlio.
Non è la mancanza di
affetto nei suoi confronti a rendere quell'illusione totalmente fuori
posto. Perchè ama quel bambino, lo ama con tutta se stessa.
Ma ogni volta che incontra quelle due iridi chiare vede Claire, vede la luce nei suoi occhi dopo averlo partorito.
Perchè era Aaron quella luce, e Kate vuole restituirla alla legittima proprietaria.
La donna abbandona la stanza, colma di un dolore che la lascerà in pace solo dopo aver trovato Claire.
« Addio amore mio... »
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Questa è una flashfic nata senza pretese. Non so da dove è uscita nè perchè.
Sarà perchè l'altro giorno ho rivisto la 5x11 e questa scena mi ha quasi commossa. Quindi, boh .-.
È la prima volta che scrivo dal punto di vista di Kate, ed
è stato abbastanza strano. Non mi è mai piaciuta molto,
più che altro non l'ho mai capita come personaggio, però
il legame che ha con Aaron è forse l'unica cosa che la riguarda
- oltre al legame con Jack ** - ad avermi affascinata.
Ciò probabilmente spiega questa mia fict.
Mi piacerebbe ricevere commenti, siano essi positivi e siano essi negativi...
Ho detto tutto - forse.
Bye! ^^
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