Era
una giornata serena a Londra … molto sole (talmente tanto
che il termometro segnava 42° C), mitigato da una leggera
brezza, e un cielo talmente limpido che ognuno avrebbe potuto
perdercisi dentro.
“Allora,
che abbiamo qui? Panini al prosciutto, formaggio molle- forse anche
troppo-, cola e aranciata … un ben di Dio,
insomma” cominciò a parlare Erik tirando fuori il
cibo per il pic-nic: era proprio tutto perfetto, e per questo stavo
cercando di imprimermi ogni suo movimento nella memoria, dato che tra
una settimana sarebbe partito per Hong Kong.
“Ehi,
che mi guardi a fare, pelandrona?” disse sorridendomi: io mi
riscossi e decisi di rispondergli a tono. “Ah ah, non credo
che possa ucciderti fare il galantuomo per una volta!”
Lui si
avvicinò e abbracciandomi sussurrò al mio
orecchio: “Come fa una come te a stare con me?”,
“Forse perché ti amo” risposi felice.
Lui era stato l’unico ad aiutarmi quando avevo avuto
quell’incidente e avevo perso la sensibilità alle
gambe: era stato in quel momento che mi ero innamorata perdutamente di
lui.
Erik si
riscosse e cominciò a tagliare il pane con un coltellino a
serramanico: mi andava giù che usasse quegli oggetti
pericolosi e per questo cercai di trascinarmi verso di lui contrariata.
“Oh,
andiamo, non mi suiciderò davanti a te,
tranquilla” A quanto pare il suo voleva essere uno scherzo,
ma dopo aver visto la mia espressione e il mio viso sbiancato divenne
serio e cercò di giustificarsi: “Aspetta, Jasmin,
non dicevo sul serio … anche perché, come farei
in Paradiso poi senza di te?”
La sua battuta
mi rincuorò, per questo mi misi a ridere: lui adorava il
suono della mia voce, e così si mise a ridere anche lui;
cominciò a tagliare il pane, mentre io tirai fuori una
rivista, leggendola.
“A
quanto pare Brad Pitt e Angelina Jolie si vogliono separare”
cominciai interessata; “era ora, ormai stavano rompendo
…”
Improvvisamente
si bloccò: non so perché ma mi agitai subito, la
sua espressione si era fatta improvvisamente vuota.
“Amore,
che succede?”
“Ormai
stavano rompend … stavano romp … ano ro
…”
Voltai lo
sguardo verso il coltellino: lo stava avvicinando al collo.
“NOOOOOO!
ERIK, NON FARLO!”
Cercai di
trascinarmi verso di lui: le lacrime mi scendevano lungo le guancie,
maledette gambe!
Il coltello si
fermò all’altezza dell’incavo della
gola: la tensione era a mille.
Fu allora che
emisi un urlo: l’unica cosa che avevo visto era lo spruzzo di
sangue che mi colpì il viso.
Possibile che
nessuno venisse ad aiutare?Mi guardai intorno: un’ uomo
impiccato, e i figli sgozzati.
Che stava
succedendo?
Cominciai a
perdere anch’io i sensi. Un pensiero insano
cominciò ad attraversarmi la mente: come suicidarmi?
Allora vidi il
coltello che - come si chiamava?- aveva usato per uccidersi.
Chiusi gli
occhi, e tutto finì.
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