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Questo è il prologo di una serie di one-shot sotto forma
di ricordi, riguardanti principalmente Catherina, Abel, Vaclav, William
e Kate prima della formazione dell’AX. Come si sono conosciuti, e
cosa li ha spinti a unirsi per crearla. Non ho letto i libri, e quello
che so su TB è grazie all’anime, al manga e ai siti
internet dedicati. Comunque per le mie fic mi baso sull’anime,
con qualche riferimento e spunto del manga. Questo prologo è
ambientato in un momento di pace prima del ciclo di Albion. Quindi
Noelle è morta, Eshtel non è regina, Abel non è
ancora partito con Ion, ma Seth, Ashta e Mirka sono personaggi
già conosciuti, dato che non so quando, ma li vorrei usare come
comparse.
- MEMORIES -
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La primavera stava lasciando spazio all’estate, a Roma. Ma
il clima era ancora mite, e non afoso, nonostante il sole scintillante
nel cielo terso. L’aria profumata portava occasionalmente il
canto di qualche uccellino. Nella fontana di Trevi l’acqua
sgorgava allegra. La gente per strada era tranquilla, e si dedicava con
calma alle sue faccende, senza pensare a Methuselah e associazioni
votate a distruggere il mondo. Eppure, nonostante la perfezione e la
pace di quella giornata, al Vaticano, una giovane suora non riusciva a
stare tranquilla.
Suor Esthel Blanchett fissava con apprensione la nuova invenzione
di Padre William Walter Wordsworth, deglutendo appena. Ma nulla era la
sua preoccupazione di fronte a Padre Leòn Garcia De Asturias,
che fissava il lavoro del “Professor” come se fosse stato
un serpente a sonagli. Un nuovo tipo di bracciali da combattimento, che
avrebbero dovuto sostituire quelli del prete ispanico.
-Padre Wordsworth? Scusi, ma … cosa avrebbero di diverso
questi bracciali, rispetto a quelli vecchi?- Domandò timidamente
la rossina, cercando di non usare un tono troppo sfiduciato. Il
professore non lo notò, o non vi fece caso, e sfoderando un
sorriso grondante d’orgoglio, prese una lunga boccata di fumo
dalla sua fedele pipa.
-Molte cose, mia cara Sorella. Tanto per cominciare, sono fatti
di una lega molto più leggera di quelli vecchi. Certo, sono
sempre composti perlopiù d’argento, o non sarebbero molto
efficaci contro i Vampiri, ma ora dovrebbero essere ancora più
robusti e resistenti.-
-E non esplodono, vero?- Domandò Leòn, osservando
scettico le sue nuove armi, senza osare avvicinarsi troppo.
-Ovviamente no!- Esclamò William, genuinamente stupito
dalla domanda. -Perché me lo chiedi?- Sia Leòn che Esthel
lo fissarono per un lungo istante. Alla fine il prete sbuffò,
seccato.
-Donna e uomo di poca fede! Solo perché ogni tanto faccio
qualche errore, non significa che tutte le mie invenzioni siano
pericolose!-
-”Ogni tanto”?!?- Fece l’ologramma di Sorella
Kate, apparendo dal nulla dietro all’inventore. Questi, per la
sorpresa perse per un istante la presa sulla propria pipa, che venne
però recuperata al volo, appena prima di toccare terra, grazie a
più che allenati riflessi -Padre Wordsworth, voglio sperare che,
per una volta, tu non abbia combinato uno dei tuoi soliti disastri!-
Sibilò l’ologramma, la lieve distorsione elettronica della
voce non riusciva a nascondere un ringhio d’avvertimento.
-Ma perché tutti pensano sempre il peggio delle mie
invenzioni?! E questa volta non è neppure
un’apparecchiatura elettronica! Solo sano metallo! Niente
circuiti, né polvere da sparo! Neppure olio motori!-
-Davvero? Allora posso provarli!- Fece Leòn, prendendo un
bracciale, e iniziando a farlo roteare, saggiandone il peso.
-Sì, certo, ma devi sapere che ho apportato anche un
piccolo meccanismo a press …- Aggiunse il professore, ma il
bracciale era già stato lanciato. Il sinistro rumore di uno
scatto rimbombò nell’aria, mentre un meccanismo faceva
uscire dal cerchio di metallo una serie di lame, trasformandolo in una
vera e propria sega circolare. Sfortuna volle che, proprio in quel
momento, entrasse Padre Vaclav Havel, con una pila di libri e documenti
sulle braccia.
-William, ti ho portato quei libri che mi avevi chiest …-
Padre Havel fece appena in tempo a piegarsi all’indietro, grazie
a riflessi pluricollaurdati, che l’anello di metallo andò
a sbattere contro la pila di libri che teneva in mano, infilzando
qualche foglio nella sua corsa, per poi piantarsi nello stipite della
porta. Per un lungo, pesante istante, tutto rimase fermo nel silenzio
più assoluto. Poi i presenti si riscossero, presi quasi dal
panico.
-Padre Havel! Tutto bene?!- Chiese Esthel, accorrendo assieme a
Kate da “Know Fate“, che, coricato a terra, fissava il
bracciale conficcato sopra la porta. Gli occhi scuri, di solito dal
taglio sottile, quasi a mandorla, tondi come due palle da tennis.
Poteva esserci la sua testa al posto di quei fogli …
-Vaclav! Vecchio mio, stai bene?- Accorse anche Wordsworth,
trafelato, la pipa, per una volta, dimenticata. Leòn subito
dietro.
-Chiedo scusa! È colpa del professore da strapazzo!!!-
-Come sarebbe a dire che è colpa mia?! Sei stato tu a
tirare!- Ringhiò Wordsworth risentito. Il prete ispanico
ribatté feroce.
-Ma sei stato tu a non avvertirmi che ai miei bracciali ci aveva
aggiunto delle lame rotanti a scatto!- William stava per ribattere a
sua volta, ma Vaclav si era tirato su a sedere con un grugnito.
-Accidenti, rischio di più la vita a venire in questa ala
del Vaticano che ad un raduno di Vampiri in preda alla Sete …-
-Tutto a posto, amico mio? Nulla di rotto, spero …- Chiese
preoccupato William, offrendo una mano al collega per tirarsi in piedi,
che accettò grato.
-Tranquillo, William. Solo qualche nuovo capello bianco e due o tre anni di vita in meno.-
-Sai Vaclav, a volte mi stupisco che tu non abbia lo stesso
colore di capelli di Abel …- Sospirò Sorella Scott,
visibilmente sollevata nel vedere Padre Havel alzarsi sulle sue gambe.
-Sorella Kate, a volte me ne stupisco anch’io …-
Fece il prete, sistemandosi le vesti. Poi, con espressione amareggiata,
adocchiò i libri che aveva portato, ora sparsi ovunque sul
pavimento. Molti erano suoi personali, e quelli che non lo erano
facevano parte delle biblioteche vaticane. E per ottenerli aveva dovuto
usare tutta la sua influenza di secondo della Cardinalessa Sforza.
-Ops! Tutti i suoi libri … le do una mano a raccoglierli,
Padre!- Si offrì subito Esthel, seguita da Leòn e
William. In fondo, la colpa per il piccolo disastro era soprattutto
loro, come aveva prontamente ricordato Kate con un ringhio.
Mentre raccoglieva da terra uno dei volumi più vecchi, la
giovane suora dai capelli rossi notò un foglio cadere dalle
pagine. Incuriosita, lo raccolse, scoprendo che il foglio altro non era
che una foto. I bordi ormai ingialliti, i colori non più
vivacissimi, doveva avere parecchi anni. Ma quello che davvero
attirò l’attenzione della rossina erano le persone
ritratte nell’immagine. Cinque in particolare attirarono la sua
attenzione. Al centro, una ragazzina in abito bianco dallo sguardo
deciso e boccoli dorati, era circondata a destra da un uomo dai lunghi
capelli scuri e la divisa da Inquisitore e da un altro elegantemente
vestito, cravatta e cilindro, con la pipa in bocca, mentre a partire da
sinistra, da una giovane suora bionda con l’abito azzurro e da
quello che sembrava …
-Padre Abel!?!?!- Esclamò Esthel, attirando su di
sé l’attenzione delle altre persone presenti nella stanza.
Arrossendo leggermente, la ragazza porse la foto a Padre Havel. -Err
… Scusatemi … Era in mezzo a un libro …- Vaclav
prese in mano la foto, curioso. Non appena riconobbe l’immagine,
l’uomo sorrise. Un sorriso dolce e malinconico allo stesso tempo,
come i ricordi più teneri e cari sanno far nascere.
-Erano anni che non vedevo questa foto …- William gli si
fece vicino per vedere a sua volta. Lo stesso sorriso apparve sulle
labbra del professore.
-La prima visita ufficiale di Catherina Sforza a Roma. E anche il primo incontro dei membri fondatori dell’AX.-
-Quanti anni, eh, Professor?- Sorrise Kate, svolazzando alle
spalle dei due uomini. Poi rimase in silenzio per un momento, gli occhi
velati, mentre riceveva una chiamata. -La Cardinalessa. Ha quasi finito
l’incontro con i Cardinali e gli ambasciatori. Ci vuole nel suo
ufficio appena possibile per un tè. Ha detto che ha
“bisogno di vedere persone che non le facciano venire tendenze
violente.”-
-Ok … allora io me ne vado … ho … dei
progetti che richiedono la mia attenzione …- Fece William,
indietreggiando. Leòn fece lo stesso.
-Stessa cosa qui … credo che se il Capo viene a sapere che
le abbiamo quasi ucciso il vice ci farà la pelle a me cha ad
Archimede Pitagorico qui … O, se è di buon umore, e non
lo è, ci licenzia solo, e a me rimanda nell’albergo con le
sbarre, fino alla fine della pena e senza sconti …-
-Avanti, non può essere così cattiva …- Fece
Eshtel, osservando con un’enorme gocciolone sul capo i due preti
rifugiatisi dietro la scrivania di Wordsworth.
-Oh, può essere anche peggio.- Fece Sorella Scott. -Ma mai
senza motivo!- Ringhiò, facendo rimpicciolire Leòn e
William. Cercando di ignorare il comportamento a dir poco infantile dei
due colleghi, Padre Havel aprì la porta, e fece educatamente
uscire per prima Esthel dall’ufficio.
-Cerchiamo di non far aspettare troppo Catherina, allora. Se
è già così di cattivo umore, non è saggio
farla aspettare.- Disse poi, rivolgendosi agli altri due preti, mentre
Kate svaniva a mezz’aria. Vaclav non poté trattenere un
sorriso divertito di fronte alle espressioni preoccupate dei due
colleghi, mentre si sbrigavano a lasciare il laboratorio/ufficio.
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-Mi chiedo che significato ha chiamarci tanto di fretta, se poi è proprio lei la prima a non esserci!-
-Leòn, datti una calmata. Catherina non poteva sapere che
Cardinal Francesco l’avrebbe chiamata all’improvviso.-
Sospirò Havel, seduto comodamente su una delle poltrone
dell’ufficio cardinalesco, mentre Dandelion sembrava deciso a
consumare il pavimento, a forza di andare avanti e indietro.
-Sono certa che alla Cardinalessa avrebbe fatto molto più
piacere essere qui con noi, che non con il Cardinale De Medici.-
Aggiunse Kate, osservando compiaciuta Eshtel sistemare su un tavolino
il necessario per accompagnare il tè.
-Credo sarebbe preferibile avere a che fare con una nidiata di
serpi velenose, che con il Carissimo Cardinale, di questi tempi.-
Commentò William, con una vena ironica impossibile da non
cogliere, mentre riempiva meticolosamente la sua pipa.
-Certo, se tu usassi così tanta cura anche nelle tue
invenzioni, forse non avrei il sistema antincendio in tilt un paio di
volte a settimana …- Fece, sarcastica ma non troppo, la suora
olografica, osservando il professore, intento a misurare la giusta
quantità di tabacco con cura perfezionista. -Ti prendo un
bilancino da oro, o riesci da solo?-
-Oh, no, grazie, ormai ho una certa esperienza e centro la dose
giusto di tabacco a occhi chius … oh, davvero divertente,
Sorella Kate. Davvero tanto.- Ringhiò risentito Swordsworth,
cogliendo finalmente l’ironia, notando le risate mal trattenute
degli altri membri del clero presenti. E borbottando, si ficcò
la sua pipa in bocca.
Improvvisamente a porta si aprì. Ogni testa si
voltò aspettandosi di vedere la figura in rosso della
Cardinalessa Sforza. Ma la persona che fece il suo ingresso aveva come
unica somiglianza con Catherina solo il colore dei capelli, biondi.
Hugue De Watteau, era sospettosamente in terra vaticana, l’abito
ancora impolverato per l’ultimo viaggio.
-Padre Hugue! Che sorpresa!- Salutò Kate, illuminandosi
(letteralmente) per la gioia. Il biondo spadaccino rispose al saluto
con un rispettoso cenno del capo.
-È bello rivederti, Padre Hugue. Ma come mai da queste
parti?- Chiese Havel, alzandosi assieme a William per salutare il
membro più girovago dell’AX. Per tutta risposta,
“Swordancer” sollevò da terra quello che sembrava un
sacco scuro che nessuno si era accorto stava trascinando.
-Ho trovato questo per strada …- Solo allora dal mucchio
di stoffe scure apparvero alla vista una chioma di capelli argentei e
occhiali da vista.
-Padre Abel!?!- Esclamò Eshtel, riconoscendo il prete. Un
mugolio moribondo fu la sola risposta che arrivò. Nella stanza
ci fu un piccolo tumulto, mentre tutti si precipitavano preoccupati a
constatare le condizioni di salute del Krusnik.
-Padre Nightroad, per favore, mi risponda, la prego … che
le hanno fatto? È ferito? La prego dica qualcosa …-
-S … sorella Eshtel …-
-Si, Padre? Le fa male da qualche parte? Si è ferito? Mi dica che possiamo fare per lei …-
-F … fame … ho … bisogno di c … cibo
… calo … zuccheri …- Un lungo momento di silenzio
allibito. Poi la stanza venne invasa dal rombo dello stomaco vuoto
dell’uomo. E tutta la preoccupazione di Sorella Eshtel,
svanì in una bolla di sapone, rimpiazzata da furia violenta per
la stupidità di Padre Abel. La giovane Blanchett tremò
violentemente per lo sforzo necessario a resistere alla tentazione di
tirare un pugno in testa al prete occhialuto. In fondo si trattava pur
sempre di un suo superiore. Ma Leòn non si pose alcun problema.
WHAK!!!
-Yeeeeeow! Padre Leòn, era proprio necessario!?-
Miracolosamente tornato alla vita, Abel scattò in piedi, pronto
a fronteggiare Dandelion.
-Zitto, quattrocchi!!! Sei grande e grosso, e ti comporti come un
moccioso!!!- Ribatté l’ispanico, tutt’altro che
intimorito.
-Ah, io sarei quello che si comporta come un moccioso?! Ma senti
da che pulpito, tu che corri dietro ad ogni sottana come un ragazzino
in pieno sviluppo ormonale!!!-
-Bambini! Ora basta!!!- Tuonò Sorella Kate, e molti dei
presenti avrebbero giurato che l’immagine della donna fosse
improvvisamente diventata più alta e intimidatoria di almeno una
quindicina di centimetri. Comunque, l’intervento
dell’ologramma terminò subito il battibecco tra i due
preti.
-Ha cominciato lui …- Pigolò Abel, puntando col dito Leòn, stile bimbo di sei anni.
-Te lo meritavi.- Sibilò il prete, incrociando le braccia
al petto con fare offeso. Sempre stile bimbo, ma di sette anni. Al
massimo. L’immagine di Kate vibrò di rabbia, indicando
quanto fosse imminente una sfuriata degna di essere ricordata. E solo
la presenza di Eshtel la stava trattenendo, dato che la giovane suora
era un’anima innocente, e non meritava di perdere l’uso dei
timpani per le due ore successive. Leggermente in disparte, Havel
iniziò a massaggiarsi le tempie, sentendo una forte emicrania in
arrivo.
-Perché a volte ho come l’impressione di essere in
un asilo, anziché nel bel mezzo del Vaticano?- Domandò,
senza rivolgersi a nessuno in particolare.
-E secondo voi, perché viaggio così tanto?-
Sbuffò Hugue, a voce bassa abbastanza da essere sentito solo da
Vaclav e William, che erano i più vicini allo spadaccino.
Wordsworth sorrise.
-Quantomeno con quei due non ci si annoia … e non si sente
il bisogno di paternità!- La porta si aprì di nuovo,
facendo finalmente entrare Lady Catherina e Padre Très. Alla
vista dell’espressione che la donna aveva in volto, sia
Leòn che Abel s’immobilizzarono come due statue: la donna
in rosso aveva lo sguardo più glaciale che poteva sfoggiare, le
sottili ed eleganti sopracciglia aggrottate in un’espressione a
cui mancava solo il suono di sottofondo di un ruggito. Persino
Très, di solito l’ombra della Cardinalessa, la seguiva a
qualche passo di distanza, il suo programma di autoconservazione aveva
colto il pericolo, e lo costringeva a mantenere una distanza di
sicurezza.
In perfetto stile Mosè che apre le acque del Nilo, i preti
e le suore dell’AX si scansarono per lasciar passare Catherina,
risultando in due file perfette. Tirando fuori tutto il coraggio che
aveva in corpo, e ricordandosi che la furia in rosso era la sua vecchia
amica, e non una tigre pronta a sbranarlo, Vaclav fece un passo in
avanti, e con un leggero inchino salutò educatamente la donna.
-Cardinalessa …- Per un istante, le iridi furiose si
posarono sull’ex inquisitore, che si trovò a sudare
freddo. Poi, con enorme sollievo del prete, Catherina emise un lungo,
sofferto sospiro, e perse la sua espressione feroce, che venne
sostituita da un lieve sorriso.
-Vaclav.- Salutò a sua volta, per poi rivolgersi agli
altri preti e suore presenti. -Sorella Eshtel. Kate. William.
Leòn. Hugue. Abel.- Ad ogni nome un cenno del capo, a cui ognuno
rispose con un breve inchino. -Perdonatemi per avervi fatto aspettare.
I soliti impegni imprevisti.- E per un istante l’espressione
della donna tornò accigliata al ricordo dell’incontro con
Francesco, ma si rilassò quasi subito. Ora era in compagnia dei
suoi sottoposti e collaboratori, dei suoi amici. Delle uniche persone
con cui poteva, se non essere sé stessa, almeno lasciare per un
po’ in un armadio buona parte delle ristrettezze del suo ruolo.
Il tè venne versato in un istante, contornato da dolci che
vennero subito spazzolati da Abel, con somma rabbia di Leòn.
Catherina chiacchierava allegramente con Esthel e William, mentre Kate
e Vaclav ascoltavano il resoconto dell’ultimo viaggio di Hugue.
Très invece approfittava del momento di calma per ricaricare le
batterie e fare una scansione del suo sistema.
Troppo presto, alla porta bussò Padre Pietro Orsini, con
la notizia di un incontro per la Cardinalessa Sforza con alcuni
vescovi. Lo sguardo che la donna lanciò al Cavaliere della
Distruzione lo fece quasi rintanare nella sua armatura in stile
tartaruga, ma alfine, Catherina doveva lasciare nuovamente i suoi
agenti.
-La accompagno?- Chiese Vaclav, senza nascondere una certa preoccupazione.
-No, Vaclav, ti ringrazio. Basterà Padre Très.- Al
sentire nominare il proprio nome, il cyborg si affiancò alla
Cardinalessa. Notando che l’espressione preoccupata del prete dai
capelli scuri, però, non era cambiata, Catherina sorrise.
-Tranquillo. Très sarà presente solo come guardia del
corpo. Non come arma. Promesso.- Ora lo sguardo preoccupato ce
l’aveva Pietro, ma il buon Padre Orsini non proferì
parola. Con un ultimo saluto ai suoi preti e suore, la giovane donna
uscì dalla stanza, seguita diligentemente dal fedele Très
e da Pietro. Non appena la porta si chiuse alle spalle
dell’inquisitore, Leòn si lasciò sprofondare sulla
comoda poltrona, esasperato.
-E così il Capo viene di nuovo chiamato al dovere. Non
credo che la gente possa sapere a quanto stress vada incontro quella
donna.-
-Non la invidio.- Sospirò William, preparando nuovamente
la pipa. -Solo dover stare ad ascoltare un incontro con Francesco
è già dura. Parteciparvi è pura tortura, e
concedetemi la rima.-
-Concessa, Professor!- Rise l’ispanico, per poi tornare
serio. -Certo che ci vuole proprio Très a sopportare tanto a
lungo gli incontri della Cardinalessa.-
-Non credo che ci riuscirebbe, se non fosse una macchina.-
Aggiunse Hugue, rabbrividendo al solo pensiero di un incontro
diplomatico. Troppe parole, per i suoi gusti. Se c’era una cosa
che ammirava del suo capo, era la pazienza che la donna riusciva a
tirare fuori durante quei lunghi ed estenuanti incontri, dove
lunghissimi discorsi, spesso non portavano a nulla.
-Essere la guardia del corpo della Cardinalessa Sforza è dura.- Ammise Padre Havel. Abel annuì.
-Già. E noi due parliamo per esperienza.-
-In che senso? Avete già fatto da guardia del corpo per la Cardinalessa?- Chiese Esthel.
-Sì, prima della creazione dell’AX, sono stato per
qualche tempo la guardia del corpo della Cardinalessa con Abel. Anche
se allora non era ancora Cardinalessa. Era solo Duchessa di Milano.
Venne investita del ruolo di Cardinale qualche anno dopo il nostro
primo incontro. Poi, fino a quando non è arrivato Très,
mi sono sempre occupato da solo della sicurezza di Catherina, dato che
Abel era spesso in missione fuori Roma. Padre Iqs è stato una
benedizione. Sapere che qualcuno era al fianco della Cardinalessa
quando ero in missione, mi ha tolto molte preoccupazioni.-
-Oh. Allora voi e la Cardinalessa Sforza vi conoscete davvero da
molto tempo!- Esclamò Esthel, trovando conferma di quello che
alcune chiacchiere di corridoio le avevano riportato. Ovvero la lunga
amicizia tra la Cardinalessa Sforza e Padre Havel. Del rapporto tra
Abel e Catherina sapeva già, era stato Know Faith stesso a
dirglielo.
-Sì. In effetti …- Vaclav fece passare lo sguardo
tra i presenti nella stanza. -Si può dire che, a parte Padre
Nightroad, sono l‘agente dell‘AX che conosce Catherina da
più tempo.- Abel annuì, sorridendo. Suor Blanchett
batté la palpebre per la sorpresa. Per lei erano tutte
rivelazioni. Poi si rivolse di nuovo a Know Faith.
-E come vi siete conosciuti? Immagino che siate andati subito
d’accordo …- Vaclav esplose in una risata, accompagnato da
Abel, che dovette tenersi gli occhiali per non perderli dalla furia
dell’attacco d’ilarità. La reazione dei due preti
fece rimanere la giovane suora con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
-Nulla di più sbagliato, Sorella Blanchett!-
-Ma … Ma come! Senza offese, Padre Havel, ma voi e la
Cardinalessa siete quasi sempre insieme, e siete molto amici.
Com’è possibile?-
Havel e Nigthroad si ripresero dalle risa, giusto in tempo per
guardarsi in volto. E ricominciare a ridere, per l’irritazione di
Esthel, che cominciava a credere seriamente che il tè di Kate
fosse fatto con foglioline ben diverse da quelle classiche. Anche Hugue
e Leòn apparivano piuttosto confusi. Ma perché non
avevano mai visto Vaclav ridere così tanto. Kate e William
sorridevano, conoscendo già la storia.
-Vede, Sorella Esthel …- Cominciò Know Faith,
trattenendo con molta fatica un nuovo scroscio di risa. -Mi era stato
affidato il compito di fare temporaneamente da guardia del corpo alla
giovane Duchessa di Milano al posto di Abel. Il fatto è che le
sono stato assegnato in un momento … particolare.- Abel
annuì, e continuò il discorso, ora decisamente più
serio.
-Vedi, Esthel … Catherina aveva perso da un tempo
relativamente breve la madre. Aveva assistito all’uccisione di
buona parte della sua famiglia solo alcuni anni prima. Si era ripresa
davvero da poco tempo, e credo che, all’epoca, io fossi il suo
unico confidente e amico, oltre che guardia del corpo. Poi sono dovuto
andare in missione, e Vaclav le è stato assegnato come scorta al
mio posto.-
-E immagino che non l’abbia presa molto bene.- Fece la
rossina, iniziando finalmente a capire, mentre dentro di sé
sentiva crescere una nuova forma di rispetto per la Cardinalessa
Sforza. Anche lei aveva perso la madre in modo violento. In questo, in
fondo, non erano diverse. Anche se la donna aveva perso la sua in
più tenera età.
-Dire che non l’ha presa bene, è minimizzare la
cosa.- Sbuffò Havel, prendendo una sorsata di tè. Poi si
passò una mano tra i folti capelli bruni, borbottando ai
ricordi. -La giovane Duchessa di Milano me ne ha fatte passare davvero
di ogni colore …- Abel rise ai ricordi.
-Di certo non è stato un periodo noioso …- Gli
occhi scuri fissarono accusatori il prete occhialuto, seppur con uno
scintillio scherzoso.
-Incolpo te di tutta la sofferenza che ho subito in quei giorni!- Abel roteò gli occhi al cielo.
-Quanto sei melodrammatico! Non è andata poi così
male, visto come si è evoluta la cosa tra te e Catherina! E poi,
io che colpa ne avevo? Mica potevo disobbedire al Papa!!!-
-Ma che cosa è successo di preciso? Scusate, ma non tutti
i presenti erano già nell’AX ai tempi …-
S’intromise Leòn, decisamente curioso.
-Oh, parliamo di qualche anno prima della creazione
dell’AX.- Rise Wordsworth, sostituendo la tazza di tè con
la pipa. -Per essere precisi, di pochi mesi prima che questa foto
venisse scattata.- Disse, prendendo in mano la foto trovata da Esthel
quello stesso giorno. Leòn diede una lunga occhiata.
-Però … quattrocchi è tale e quale a adesso
… La Grande Capa sembra una bambolina … e chi se
immaginava che diventasse la donna dal pugno di ferro che è ora
… urg, Prof, sei più inglese di Sherlock Holmes …
Sorella Scott … Sei un vero schianto, Baby!- Fece, lanciando un
sorriso da Casanova all’ologramma e un occhiolino inequivocabile.
-Bhe, grazie mille, Dandelion.- Arrossì di rimando Kate,
lusingata. Un mugolio rassegnato venne dagli altri suore e preti
presenti. Soddisfatto, l’ispanico tornò alla foto.
-Quelli attorno non li riconosco … ma questo stangone qui
con la divisa da Inquisitore … mi pare di averlo già
visto …-
-A-ehm.- Un paio di colpi di tosse arrivarono dalla poltrona di Havel.
-Fa vedere …- Fece Hugue, incuriosito a sua volta dalla
foto. -… che espressione impassibile … proprio da
Inquisitore.- Un sopracciglio di Valcav iniziò a fare qualche
tic nervoso, mentre Abel e William si nascondevano dietro la loro tazza
di tè, nel tentativo mal riuscito di nascondere le risa
trattenute a stento.
-Eppure ha un che di familiare … come se lo conoscessi
…- Continuò Hugue. Leòn annuì vigorosamente.
-La mia stessa sensazione.-
-Beh, i preti della Santa Inquisizione si assomigliano un
po’ tutti. Magari è per quello …- Continuò
il biondo. Un nuovo colpo di tosse, più potente, arrivò
da Havel, mentre William e Abel si sganasciavano senza ritegno.
-A.EHM!-
-’clav, hai mica mal di gola?- Domandò Dandelion
alzando gli occhi dalla foto, trovandosi davanti le due sottili schegge
di ebano che erano diventati gli occhi di Vaclav. Raramente Padre
Garcia De Asturias aveva visto Havel combattere. Ma quel poco gli era
bastato per capire che non era il caso di far arrabbiare il prete. E
dal modo in cui quelle iridi scurissime lo stavano trapassando da parte
a parte, doveva esserci molto vicino.
-Ehm … Padre Havel? Potrebbe smettere di fissarmi in quel modo? È piuttosto inquietante …-
-Davvero? Me lo avranno insegnato all’Inquisizione
…- La bocca di Leòn rimase aperta in una “O”
muta, mentre gli ingranaggi cominciavano a girare. Hugue fece un grosso
sforzo per restare impassibile, ma dovette comunque deglutire a vuoto,
mentre tirava una gomitata a Leòn, lanciandogli
un’occhiata che urlava “Dì qualcosa!”
-’clav, il rosso ti dona.- Hugue si batté una mano
sul volto, esasperato. Perché? Che male aveva fatto per
meritarsi un compagno di squadra come Dandelion? Abel intanto stava per
cadere dalla poltrona, ridendo senza remore, in compagnia di Wiliam,
che non si rotolava solo per l’incolumità della sua pipa.
Know Faith spostò il suo sguardo feroce sui due colleghi
più anziani, per il sollievo di Dandelion e Swordancer.
-Non te la prendere Vaclav.- Fece Wordsworth, fermandosi quel poco da poter prendere una boccata di fumo.
-Già. È … è la barba …
confonde …- Aggiunse il prete occhialuto. E di nuovo
scoppiò in una risata peggiore della prima.
-Begli amici che siete …- Sibilò Padre Havel, mantenendo lo sguardo truce.
-Scherzi, a parte, ‘clav …- Cambiò argomento
Leòn. -Non ricordo che tu ci abbia mai detto di essere stato
nelle fila dei “francescani”.- Fece, riferendosi
all’Inquisizione, sotto gli ordini del Cardinale Francesco.
Vaclav, lasciando la maschera feroce, fece un’alzata di spalle.
-Probabilmente non è mai venuto fuori l’argomento.
Ho lasciato l’Inquisizione non appena si è deciso di
fondare l’AX. È stato parecchio tempo fa.- E i ricordi che
aveva con addosso la divisa rossa non erano dei migliori. Ma non era il
caso che gli altri lo sapessero.
-Dunque era nell’Inquisizione, quando è stato
mandato a fare da guardia del corpo alla Cardinalessa?- Chiese Esthel,
sorseggiando una tazza di tè che Kate le aveva gentilmente
riempito. Vaclav annuì.
-Già. Credo di essere stato uno dei primi ordini dati dal
Cardinal Francesco. Era appena stato investito della carica, e so che
aveva insistito non poco, perché fosse mandato uno dei suoi
uomini a scortare la sorella.-
-Diciamo a controllare ogni suo movimento.- Sbuffò Abel, a cui il fatto rodeva ancora.
-Probabilmente.- Annuì Padre Havel, versandosi altro
tè. -Ma credo sia stato più un dispetto da fratello
maggiore alla sorella minore. Catherina detestava gli Inquisitori.
E poi all’epoca era troppo giovane per essere un pensiero
politico per lui. Aveva ancora da completare gli studi, e non aveva
ancora iniziato il noviziato.-
-Umh … mi sa che hai ragione.- Mormorò Nigthroad,
poco dopo. -Non ho pensato con l’epoca dei fatti. Sono troppo
abituato alla situazione attuale che c‘è tra quei due
…-
-Uguale a quella che c’era allora. Solo che adesso hanno
entrambi i vestimenti da Cardinale. Sono convinto che anche senza la
politica di mezzo, quei due sarebbero alla gola l’uno
dell’altra comunque.- Fece Kate, fluttuando tra Abel e Vaclav.
-Ora, dato che dobbiamo di nuovo aspettare che la Cardinalessa riesca a
liberarsi, perché non ci racconti come si deve il tuo primo
incontro con la Duchessa di Milano, Vaclav?-
-E perché no?- Sospirò il prete, internamente
felice di ripercorrere quei ricordi. -Allora, erano pochi mesi prima
dello scatto di questa foto …-
Fine File 00
La foto a cui faccio riferimento è un’immagine che
ho visto su internet, credo un’immagine dell’artbook, che
rappresenta appunto, una giovane Catherina con Abel, Kate con
l’abito blu da novizia, William con cilindro e abito bianco, e
Vaclav con l’abito da Inquisitore rosso e senza barba. In giro ci
sono altri personaggi sconosciuti, e sullo sfondo il colonnato di San
Pietro. L’idea per questa serie di one shot è venuta
proprio da questa immagine. Ho già pronto l’incontro (non
esattamente idilliaco) tra Vaclav e Catherina, devo solo fare qualche
piccolo controllo, ma domani parto per le vacanze, e lo posterò
non appena torno. Nel frattempo, se mi lascerete qualche commento, mi
fareste un favore. ^^ accetto tutto, non sono schizzinosa. Commenti,
suggerimenti, critiche.
Saluti
Will
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