I love you, Chocolate. di Human_ (/viewuser.php?uid=93370)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
I
love you, chocolate.
«Ehi,
cosa ci fai qui tutta sola?».
Distolgo
lo sguardo dalla superficie del lago e volto il capo, scorgendo
appena la figura slanciata del mio amico che mi guarda dall'alto, con
un sorriso dolce ad increspargli il viso.
Sospiro
e torno a guardare l'acqua, battendo con la mano sinistra sull'erba
accanto a me, invitandolo a sedersi.
«Non
sono sola, no? Tu mi raggiungi sempre» commento.
«Solo
fisicamente, darlin'. In realtà non ti raggiungo mai. Mi
chiedo se
ci riuscirò più».
Mi
volto di scatto e cerco, nell'oscurità di questa notte
d'agosto,
illuminata solo da questa mezza luna argentea che si riflette su
questo specchio d'acqua, i suoi occhi neri, che in tutto questo buio
si confondono con il cielo.
«Cosa
stai dicendo?» sussurro. «Non.. non c'è
nessuno più vicino a me
di quanto non lo sia tu».
«Io
sono il più vicino, ma non sono vicino.
Hai un muro a
difenderti dal mondo, e io ci sto appiccicato, ma non sono
dentro».
«Entra».
«Dovresti
darmi la chiave, prima».
«Dovrei
trovarla, prima».
«Appunto».
Distolgo
lo sguardo e torno a guardare l'acqua, i riflessi che vi danzano
sopra, ipnotici.
«Non
scappare».
«Non
mi sono mossa» borbotto. Lo odio quando fa così.
«Perché
parli sempre di corpi?».
«Perché
parli sempre di anime?».
«Touché».
Sorrido
e lo guardo, il profilo illuminato dalla luna, solo dalla luna, la
camicia a scacchi grigi e neri sopra la t-shirt nera appena visibile,
al contrario della sua kefiah color ocra che spicca. Mi avvicino e
poso la tempia sulla sua spalla, chiudendo gli occhi ed
abbandonandomi alle sue carezze che rapide raggiungono i miei
capelli.
Sospiro.
«Sei insopportabile».
«Naah,
sei tu che sei poco paziente». Lo sento sorridere e gli do un
colpetto sulla coscia.
«Io
sono fin troppo paziente, sennò saresti già morto
e sepolto!».
Lo
sento ridacchiare e sorrido, accoccolandomi meglio nel suo abbraccio.
«A
cosa pensavi, prima che io ti raggiungessi?».
«Non
lo so» ammetto.
«Io
sì».
«E
allora spiegamelo».
Sollevo
lo sguardo e trovo il suo. Non che la cosa mi sorprenda.
«Perché
mi sei venuto a cercare?».
«Sapevo
che avresti avuto bisogno di un amico. Parla, darlin'»
risponde.
Gli
poso un bacio lieve sulla spalla e chiudo gli occhi, di nuovo.
È
tutto meno brutto, con gli occhi chiusi. E il suo profumo, il suo
calore, il suo abbraccio, sono più belli, con gli occhi
chiusi.
Tace, e me l'aspettavo, perché vuole che sia io a parlare,
ma io non
ho le parole. Torno a fissare il lago e le cerco. Le trovo.
«L'amore
è una grandissima fregatura».
Mi
stringe più forte; le lacrime scendono.
«Quanto
stai male?» Quanto, non se.
Per questo è mio amico, perché non fa domande
stupide. Sorrido
beffarda, con le lacrime a bagnarmi il sorriso.
«Non
credo di saper trovare le parole adatte a quantificare la
cosa»
ribatto.
«Brutta
storia, eh? Voglio dire, queste parole che scappano e si
nascondono..».
Ridacchio.
«Ma alla fine a noi non servono».
«Esattamente.
Sai cosa?».
«Cosa?».
«Ti
voglio bene, e ci sono io per qualsiasi cosa. Lo so che non ho
proprio l'aria del prode cavaliere, ma ti difendo io. Dai tuoi demoni
e dal mondo. Anche da te stessa».
Le
lacrime si fanno sentire, e le trattengo, mentre gli sorrido.
«No,
no, ehi, non trattenerti. Piangi, piccola, piangi».
«Non
chiamarmi piccola» lo rimprovero, tirando su col naso. Tanto
non gli
darò retta.
«E
allora tu rispondi ad una semplice domanda».
«Questo
è un ricatto!».
Mi
guarda con un sopracciglio alzato e sbuffo, alzando gli occhi al
cielo.
«Che
domanda?».
«Perché
continui a guardare il lago?».
I
polmoni si bloccano, il cuore dà uno scossone, uno unico e
forte, e
poi rallenta, la bocca si schiude, gli occhi si aprono di colpo.
«Perché
continui a fare domande?».
«Perché
continui a non rispondere?».
«Perché
t'interessa tanto?».
«Perché
non riesci a concepire l'idea che qualcuno possa volerti
bene?».
Chiudo
gli occhi e stringo le labbra, poi riapro entrambi e torno a fissare
il lago.
Decido
di rispondere, a tutto.
«Speravo
che spuntasse. Non dal lago, non fisicamente. Speravo che il suo
riflesso comparisse accanto al mio, stretto nella mia mano».
E una.
«Non voglio rispondere perché sono patetica, chocolate.
Sono terribilmente patetica e terribilmente innamorata, e una cosa
include l'altra. E non è che non riesco a concepire l'idea
che
qualcuno mi voglia bene, è che io ti voglio un bene che non
t'immagini, e non voglio appesantirti con con le mie cazzate».
Mi
abbraccia, forte, e immerge il viso nei miei capelli neri.
«Non
sono cazzate» risponde, con la voce spezzata. «Ti
confesso una
cosa. Io, a volte, mi volto a cercare persone che so non esserci,
sai? Ogni tanto, a tavola, guardo accanto a me e spero di vedere
nonna seduta intenta a fregar la mollica a tutti, perché non
riesce
a masticare la crosta, e non c'è, e mi fa un po' male qui,
proprio
qui, ecco, dammi la mano che ti faccio capire. Qui, un po'
più sopra
la bocca dello stomaco. E anche quando magari tu sei lontana, per
esempio, nei tuoi viaggi in giro per il mondo, io mi giro a cercarti
anche se so che non ci sei e ci rimango comunque male ogni volta,
come uno scemo».
«Siamo
due scemi» commento, la mano ancora sul suo petto, sul suo
cuore, e
un sorriso bagnato ancora qui, sul viso.
«Almeno
ci facciamo compagnia».
«E
che compagnia».
Ridacchiamo
e lo stringo, e mi stringe.
«Mi
piacciono i tuoi abbracci» confesso. «Sono forti, e
dolci insieme.
Mi fai sentire bene».
«A
me piace quando ridi, oltre a quando mi abbracci».
Gli
sorrido e gli poso un bacio sul mento, mentre le sue labbra
s'increspano e raggiungono la punta nel mio naso.
«Hai
il naso freddo».
«Ho
freddo».
«Andiamo
dentro?» chiede, premuroso, e forse pure un po' troppo
iperprotettivo.
«No,
sto bene qui. Scaldami tu».
Silenzio.
Silenzio
che sa di buono, di caldo e di fresco, silenzio che sa di zenzero e
cannella, silenzio che sa un po' di rosmarino e salvia e timo,
silenzio che sa di lago, silenzio che sa di noi.
«Darlin'?»
mi chiama.
«Mh?».
«I
will never let you fall, I'll stand up with you forever».
«I
love you, chocolate».
«Oh,
I love you more».
E
addormentarsi così, in riva un lago, abbracciati, con le
stelle che,
gelose, guardano giù.
Perché
le stelle brillano, ma non possono toccarsi, e noi sì.
E
le stelle scaldano, illuminano, ma
noi di più.
Ve
lo state chiedendo anche voi, vero?
Con che coraggio pubblico 'na simile ciofeca, intendo.
Oibò, non lo so people. Non lo so.
Però ormai è qui, tanto vale che mi facciate
sapere qualcosa, se davvero ne pensate qualcosa.
Magari v'ho pure fatto suicidare i vostri neuroni.
Chiedete pure un risarcimento danni, se volete; prometto di fare il
possibile.
Ad ogni modo, questa è la shot.
Un abbraccio.
vostra
Human_ [che tra parentesi vi
vuole pure un sacco di bene, toh]
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=560117 |