Una ninnananna per la mia bambina

di charly800
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Davanti ad una finestra, in una grande casa lussuosa a Vienna, una bambina, di non più di quattro anni, stava inginocchiata su un cuscino foderato di seta color porpora a guardare quel poco di mondo che riusciva a scorgere dai vetri trasparenti e grandi con quegli smeraldi che erano i suoi occhi mentre la luce fioca della luna le illuminava la pelle candida e morbida.

La piccola Liechentenstein guardava, oltre le strade vuote e oltre le piccole e numerose case quegli ammassi rocciosi che chiamavano montagne e che erano parte di lei, con stupore e con una luce di deliziosa innocenza che, come in tutti i bambini, le brillava negli occhi. Staccò lo sguardo da quella visione, per lei celestiale, solamente quando sentì la spessa porta di mogano aprirsi cigolando. Un uomo alto, moro, vestito tanto elegantemente quanto eleganti erano le sue movenze era entrato nella stanza con in una mano un candelabro d’argento che portava tre candele accese e nell’altra un violino di meravigliosa fattura.

<< Papà! >>

Disse la bambina balzando in piedi alla vista dell’uomo. La piccola, felice, saltò goffamente giù dalla sedia per correre ad abbracciare la gamba di quello che lei chiamava papà ma che in realtà non era altro che un uomo che si prendeva cura di lei come se veramente fosse sua figlia.

Roderich, così si chiamava l’uomo, si ritrovò, poco dopo, quello scricciolo attaccato alla sua gamba che lo guardava con quegli occhini dal verde intenso. Nel suo viso non poté far a meno che dipingersi un’espressione di stupore e dolcezza.

La tenerezza di quella bambina lo colpiva ogni volta.

Poggiato il candelabro sul comò di legno dalle raffinate decorazioni Roderich portò la sua mano a contatto con i capelli dorati e raccolti in due trecce della bambina accarezzandole la testolina con affetto. Voleva molto bene a quel dolce territorio che un giorno sarebbe diventato una vera nazione.

Prese la piccola manina della bimba e poi dopo aver appoggiato il violino, piano, sul comodino prese in braccio la sua “figlioletta” facendola stendere nel morbido materasso, dotto le calde coperte che lui le rimboccava ogni notte e come anche ogni notte, appena messa Liechtestein sul letto, le suonava una dolce ninnananna con il suo prezioso violino.

Faceva scivolare l’archetto sulle corde generando note, suoni che volavano nell’aria arrivando alle orecchie della piccola stesa ad ascoltare e la facevano navigare dritta fra le braccia di Morfeo che la cullava dolcemente portandola con se nel mondo dei sogni.

Quando Lily chiuse gli occhi Austria smise di suonare e le scostò i filamenti d’oro dalla sua fronte regalandole un dolce bacio e sussurrandole:

<< *Guten nacht mein liebe. >>.

* Buona notte amore mio.




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