Capitolo 4
Titolo:
Quale Vita?
Rating:
Giallo
Capitolo: 4
di 9
Personaggi:
Pandora; Speciale presenza di Zellos (?!), Ikki e Shun.
Disclaimer:
I personaggi non sono miei ma appartengono a quel demon
genio di Masami Kurumada, anche se sto cercando di convincerlo a darmi
Milo. E Kanon. E un altro centinaio di personaggi. Questa fanfiction
non è stata scritta a scopo di lucro (magari) ma per puro
divertimento
dell'autrice.
Note dell'Autrice:
Entriamo
nella parte "oscura", per così dire, della storia. Non
quella
più viola, perché gli spectre non ci sono ancora,
ma
quella più buia.
Ho un po' di precisazioni da fare, ma le darò a fine
capitolo.
Per il momento, solo due note:
Der
Bruder: il fratello.
Fräulein: signorina.
Dedica: a
tutte quelle persone e autori straordinari che frequentano Gold Insanity.
In particolare a Milo, perché è grazie alle sue
drabble se mi sono
riavvicinata a questo fandom. E perché mi ha incoraggiata a
pubblicare
la fics! Vi amo, dal primo all'ultimo *O*
Il
tempo dell ' oscurità: ATTO I
Sono preoccupato.
La voce, che era soltanto tale, priva di un corpo tangibile,
riempì il silenzio denso della stanza.
Quella che era l’ombra – o meglio,
l’anima - di
Hypnos si girò verso il fratello; se avesse avuto un corpo,
le
labbra sarebbero state distese in un sorriso divertito.
Riguardo a cosa?
Thanatos indicò con un cenno la bambina svenuta.
Le altre sacerdotesse
erano state preparate fin dalla nascita. Non avevano legami con questo
mondo.
Temi che questo possa
compromettere il suo ruolo?
Il silenzio del signore della Morte fu sufficiente. Hypnos riprese:
Capisco le tue
perplessità. Ma
purtroppo in quest’epoca è stato impossibile
educarla fin
dall’inizio. Lo sai.
Sì.
Ciò non dissipa comunque i miei dubbi.
Mh. Il
dominatore del Sonno sorrise, incorporeo. Io
non mi preoccuperei troppo. Quando l’ho fatta sprofondare nel
sonno, ho sondato la sua mente: probabilmente l’impatto
emotivo
che ha subito nel vedere i cadaveri dei genitori è stato
troppo
traumatico, e ha creato una sorta di blocco. Non credo si
ricorderà gli eventi dell’ultimo giorno, una volta
sveglia.
Thanatos annuì. Se
sarà davvero così, allora è un
ostacolo in meno. E
poi avverto che il richiamo dell’anima della sacerdotessa
originaria è già molto forte in lei.
Sì,
convenne il fratello. Manca
solo la spinta finale, per risvegliarla.
Ancora poco. Pochi anni,
e arriverà il tempo della guerra.
Labili, le due ombre si confusero con l’oscurità
della stanza.
***
Pandora mosse piano la punta delle dita, avvertendo sotto di esse un
tessuto morbido.
Tossì, aprendo gli occhi e sollevandosi sui gomiti, cercando
di
capire dove si trovasse. La stanza era buia, e l’unica fonte
d’illuminazione era il leggero chiarore che Eos,
l’aurora,
spandeva come annuncio di un sole non ancora sorto.
Perplessa, si guardò intorno. Era la camera di Mama e Papa,
la riconosceva; ma i genitori non c’erano.
Cos’era
successo? Avvertiva la gola secca e gli occhi bruciare.
“Mama? Papa?”
Il letto era vuoto.
Scivolò lentamente giù da esso, avviandosi alla
porta ed
incamminandosi per il corridoio. I piedi scalzi non producevano nessun
rumore sui pavimenti ricoperti dai pregiati tappeti, che attenuavano il
freddo delle pietre sottostanti.
Tutto era immerso in un silenzio innaturale, sospeso.
Un silenzio che le
ricordò il tempietto di pochi mesi prima.
Non capiva dove potessero essere finiti tutti;
aprì diverse porte, ma ovunque era quiete e vuoto.
“Mama, Papa? Dove siete?”
La voce acuta, di bambina, riecheggiò tra le pareti.
Percorse i principali corridoi della casa, affacciandosi anche alle
finestre per sbirciare il giardino, finché i passi non la
ricondussero inconsciamente alla camera da cui era partita.
Aggrottò la fronte, perplessa, non ricordando
com’era
tornata lì. Stava per andarsene, quando –
improvvisamente
– sentì
qualcosa
dentro di sé. Una sensazione come quella che
l’aveva
spinta nel buco d’ombra del Tempio, ma più
intensa; trasse
un lungo respiro, avvertendo un profondo bisogno di entrare
di nuovo in quella stanza.
Assecondandolo, socchiuse l’uscio. E la vide immediatamente.
Era collocata in un angolo, a fianco del letto matrimoniale: una grossa
culla, protetta da tende colorate e piene di disegni infantili.
Der Bruder!
Sorrise fra
sé e sé: l’avrebbe finalmente visto, e
senza
neanche i genitori cui dover dire per forza che le piaceva.
Si avvicinò, curiosa, alzandosi in punta di piedi per
sbirciare.
Lo sguardo incontrò la figura addormentata di un neonato; ma
fu
solo per un attimo, prima che tutto, attorno a lei, si distorcesse.
Perse la cognizione dello spazio, e qualunque tipo di riferimento.
E furono galassie, e una moltitudine di stelle.
Fu una conoscenza antica e nobile.
Universi che si succedevano uno dopo l’altro, vita dopo vita,
reincarnazione dopo reincarnazione.
Cosmo.
Fu un immenso potere di quiete e di morte, che le fece venire la pelle
d’oca e che scosse qualcosa di profondo e radicato in lei:
un’altra anima antica, richiamata alla luce da colui che
aveva
sempre servito, secolo dopo secolo. Un’anima che, pronta,
emerse
fino alla superficie dalla quale prima era bandita, fondendosi con
l’identità della bambina in una nuova secolare
coscienza.
Con un singulto, Pandora si sentì richiamare alla sua
realtà.
Tornò improvvisamente nella stanza del castello di
Heinshtein,
in Germania, ritrovandosi in ginocchio davanti alla culla.
Tremando, alzò a fatica una mano davanti al volto, cercando
qualche segno di cambiamento.
Pandora.
Sobbalzò, voltandosi di scatto e incontrando nuovamente le
due
grandi ombre. Aprì la bocca per dire qualcosa, per chiedere
spiegazioni, ma nessun suono ne uscì: non sapeva neanche da
dove
iniziare.
Thanatos si avvicinò. Pandora,
ricordi il tuo compito?
La nebbia che le aveva ottenebrato la mente, impedendole di pensare, si
dissipò.
Ricordò parole ascoltate tempo prima: su una Dea, su una
Guerra,
su un Signore dei Morti. Tuttavia, non era più confusa come
la
prima volta che le aveva sentite, anzi sentiva dentro di sé
una
certezza che ciò che le due anime dicevano era giusto, che
quella era la causa per cui doveva combattere.
Quindi, semplicemente rispose: “Sì.”
Il signore della Morte parve soddisfatto. Bene.
“Cosa…” la bambina cercò le
parole giuste.
Non trovandole chiese soltanto: “Cosa è successo
prima?”
Fu Hypnos, questa volta, a rispondere.
Come ti avevamo
annunciato il Signor
Hades è tornato sulla terra, come tuo fratello. Egli
però
non è un mortale a cui puoi rivolgerti come a un semplice
consanguineo. La sua anima è immortale, è
l’anima
di un Dio. E come tale va venerata.
Pandora annuì. Lo capiva. Lo sentiva.
Pandora, noi stessi
siamo dèi, ma egli è l’Oscuro
dominatore dell’Oltretomba, Re del mondo dei morti.
A quel punto, Thanatos iniziò a raccontarle
dell’era dei miti; di come il mondo fosse stato spartito fra
i
tre dèi fratelli – Zeus, Poseidon e il Sommo Hades
–
e di come a quest’ultimo fosse toccato il regno sotterraneo.
Le
raccontò dell’immensa generosità del
signore
dell’Erebo e, soprattutto, le raccontò delle
guerre che
Egli aveva affrontato fin dai tempi più antichi contro la
sua
principale nemica, la Pallade Athena.
“Athena?”
Sì. Athena
è la dea
della saggezza, della strategia e della giustizia. Ciononostante, non
è mai stata in grado di comprendere le motivazioni del Sommo.
Pandora inclinò appena il capo verso destra, perplessa.
C’è
giustizia, nella
Morte, Pandora. Una profonda giustizia a cui tutti sono soggetti.
Athena protegge il mondo degli uomini, ma la giustizia terrestre
è imperfetta; gli uomini saccheggiano il mondo e spesso i
malvagi non ricevono la giusta punizione. Nell’Oltretomba,
invece, non conta la ricchezza o la posizione sociale. Tutti vengono
giudicati in base alle loro azioni.
Hypnos lo interruppe, voltando il viso incorporeo verso la bambina. Ci
sarà tempo, per questo. Capirai col tempo, quando avrai una
maggiore consapevolezza. Ora, basta che tu comprenda
l’essenziale.
“Lo sento.” Rispose lei, innaturalmente tranquilla.
“Questo è il mio compito.”
Chissà come
l’avrebbero presa, però, la Mama e il Papa.
Tra circa
dieci anni, il
sigillo che tiene imprigionata l’armata del signor Hades, i
centootto spectre, si scioglierà. Allora Egli
condurrà la
sua ultima guerra contro Athena rinata in questo mondo. E tu, Pandora,
condurrai quell’armata.
Annuì, mordicchiandosi nervosa l’interno della
guancia.
No. Mama e Papa
l’avrebbero presa decisamente male.
Quella che hai visto
prima nella
culla, riprese Hypnos catturando la sua attenzione, era
l’anima
del Signor Hades. La forma di neonato col quale appare è
soltanto un simulacro. Un involucro fittizio creato
dall’anima,
non un corpo vero. Quello sarà tuo compito trovarlo,
affinché si riunisca alla sua anima legittima. Capisci?
“Sì.”
A quel punto, si intromise Thanatos. Ti doniamo il potere di muoverti
liberamente, da viva, nel mondo dei morti.
Una collana di perle nere e ossa si
materializzò attorno al suo collo. La guardò,
sorpresa.
Grazie a quella, nessun
luogo ti sarà precluso. E ti doniamo anche il potere di
controllare gli Spectre.
Avvertì una stranissima sensazione farsi strada dentro di
sé. Sollevò lo sguardo sulle due ombre, perplessa.
Il come, ti
verrà spiegato in un secondo momento. Per ora, hai qualcosa
da chiedere?
“Ecco… sì.”
Mormorò, ricordandosi del
giro che aveva fatto per il castello. “Dove sono tutti? La
Mama,
il Papa?”
Hypnos e Thanatos si scambiarono uno sguardo. Fu il primo a rispondere.
Il loro compito
è finito. Hanno ricevuto in dono la salvezza. Da oggi, tu
inizi una nuova vita.
Secco, lapidario.
Pandora avvertì, nonostante tutto in lei le dicesse che
quella era davvero la sua strada, una sensazione di gelo.
“Quindi…non potrò più
vederli?” La voce le uscì tremante.
Il Signore del Sonno annuì.
Si morse un labbro, mentre le scappava un singhiozzo.
Abbassò lo sguardo a terra, annuendo ancora una volta
perché sentiva che era quello che doveva fare.
Poi, quando le due anime scomparvero, si rannicchiò sul
letto dei genitori; e pianse.
***
Dopo qualche mese, il castello di Heinshtein non era più lo
stesso; non v’era più il rigoglioso verde
del
giardino, l’allegria degli animali che lì
vivevano, il
vociare dei servitori. A circondare l’imponente costruzione
ora
c’era soltanto la nuda roccia, e un silenzio di morte ad
aleggiarvi intorno.
Col tempo, anche Pandora era cambiata: il ricordo dei genitori e della
sua vita precedente si era fatto sempre più vago, fino a
sparire. L’anima risvegliata della Sacerdotessa era ormai un
tutt’uno con quella della reincarnazione.
Non c’era più Maria, né la governante,
a fare in
modo che tutto fosse in ordine, e quindi la bambina si aggirava tra
corridoi polverosi, riscoprendo stanze dimenticate.
Hypnos e Thanatos ogni tanto ricomparivano, per istruirla: fu
così che la sacerdotessa imparò gli antichi miti
che, in
realtà, leggende non erano; ma soprattutto, i due
Dèi le
insegnarono cosa fosse il Cosmo.
“Uffaaaaa.” Sbuffò fra sé e
sé, la
bambina, affacciandosi nell’ennesima stanza in cerca di
qualcosa
da fare. Passò davanti a uno specchio, dandogli
un’occhiata distratta, senza registrare i capelli tutti
annodati
e scompigliati, né il vestito strappato.
“Zellos!” Chiamò, improvvisamente.
Mentre aspettava quel nuovo domestico, arrivato qualche tempo prima
– non si ricordava esattamente quanto prima, i
ricordi erano confusi - si mise a battere nervosamente un piede per
terra, irritata che ci mettesse così tanto.
“Fräulein
Pandora?
Mi avete chiamato?” le chiese l’uomo, con un tono a
metà fra il rispetto e il timore, mentre entrava a sua volta
nella stanza.
La bambina rimase ad osservarlo per qualche istante, perfettamente
immobile, studiandolo come aveva fatto fin dalla prima volta che lo
aveva visto. Sapeva che, a tempo debito, in lui si sarebbe risvegliata
l’anima di uno dei centootto spectre –
così le era
stato detto, ma lo avrebbe avvertito comunque - ma continuava a
chiedersi come fosse possibile: guardandolo, non riusciva a definirlo
come un guerriero.
Da parte sua, Zellos distolse in fretta lo sguardo. Quel posto, a
volte, gli dava i brividi. Era arrivato qualche mese prima, e ancora
non si capacitava di come fosse possibile che una bambina
così
piccola vivesse da sola in quel posto lugubre. Ma, in fondo, era
proprio lei ad inquietarlo maggiormente.
Era strana: a volte sembrava una bambina come tante, quando la vedeva
correre in giro per i corridoi; altre invece rimaneva immobile e
perfettamente posata, come se avesse il quadruplo dei suoi anni.
Più di tutto però a metterlo in soggezione erano
i suoi
occhi – troppo seri e troppo consapevoli.
Antichi.
Nonostante tutto, però, non riusciva ad andare via da
lì:
c’era qualcosa, dentro di lui, che l’aveva attirato
verso
quel castello, e che lo spingeva a rimanere.
“Zellos. È pronta la cena?”
“Non ancora. Tra qualche minuto…”
Ancora quello sguardo. Irritato.
Rabbrividì involontariamente. Non riusciva a capire in quale
rapporto porsi di fronte a Pandora: aveva poco più di tre
anni,
quindi l’adulto era lui, eppure aveva la sensazione di essere
infinitamente inferiore di fronte a lei.
“Fai in fretta.”
Chinò appena il capo come assenso, ritirandosi.
Pandora sospirò, voltandosi… e trattenne
bruscamente il
fiato per la sorpresa, quando si trovò davanti le anime dei
due
dèi.
“Hypnos… Thanatos…”
C’è
un compito per te.
Spalancò gli occhi. Era la prima volta che le veniva
affidato un incarico.
“Cosa devo fare?”
È nato il
corpo destinato ad ospitare l’anima del Sommo Hades.
A quel punto, sorrise.
Ti abbiamo
già spiegato tutto. Gestisci la situazione nel modo che
ritieni più opportuno.
Senza fare una piega, chiese: “Dove si trova?”
In Giappone, molto
distante da qua. Ti apriremo un varco dal Mondo dei Morti.
La sacerdotessa annuì, avviandosi verso la lunga scalinata
che dava accesso agli inferi, dimentica della cena.
***
Doveva ammetterlo: si stava divertendo.
Le strade della città, immerse nella notte, erano deserte.
Se
fosse stato per un caso fortuito o proprio a causa della sua presenza
lì, non avrebbe saputo dirlo; ma non aveva importanza.
Camminava senza fretta, mentre l’aria fredda le scompigliava
i
capelli, stringendo al petto le fasce che racchiudevano
l’anima
di un Dio - di suo
fratello
– con una cura estrema, sfiorandole a tratti con la punta
delle
dita, attenta a non sgualcirle. Avvertiva la sacralità e
l’importanza di ciò che le era stato affidato,
grazie a
una memoria riaffiorata dagli abissi del Tempo.
Davanti a lei, un bambino correva, tenendo in braccio un fagotto simile
al suo: più piccolo, ma non meno importante.
Correva, cercando di sfuggirle.
Pandora sorrise: non
poteva riuscirci.
Ikki – così si chiamava il bambino, anche se lei
ancora
non lo sapeva – strinse più forte il fratello,
guardandosi
intorno per vedere se fossero ancora seguiti.
Se non fosse stato la persona che era, avrebbe pensato che tutto quello
fosse soltanto un incubo. E, in effetti, successivamente sarebbe quasi
arrivato a considerarlo tale, un vago ricordo sepolto in un angolo
della sua mente, surclassato da anni di battaglie e di sangue.
In quel momento, tuttavia, era fin troppo reale.
“Siamo in salvo, Shun.” Sussurrò al
fagotto fra le sue braccia, ancora addormentato, prendendo fiato.
Sussultò di colpo però, quando, voltandosi, si
trovò davanti ancora una volta quella bambina.
Non è
possibile, pensò. Era più indietro di
me.
“Non hai vie di fuga.” Gli disse, quasi
cantilenando. Il
sorriso sul suo volto gli trasmetteva un’inquietudine mai
provata. “Credevi davvero di poter sfuggire a me,
Pandora?”
La sacerdotessa, decisamente, si divertiva. Soprattutto al vedere la
sua espressione confusa.
“Avanti,” intimò. “Dammi quel
bambino.”
“Tu chi sei? Cosa vuoi da Shun?!”
Si era aspettata quella domanda.
“Quel bambino è mio fratello.”
“Non è possibile!” Ikki lo strinse
più forte a sé, protettivo. Non era possibile.
“Shun e io siamo nati dalla stessa madre. Sono io il suo unico
fratello!”
Pandora sospirò, senza tuttavia smettere di sorridere.
“Tu non capisci.” Gli umani non possono capire.
“Se a quel bambino è stato concesso un corpo
umano,
è stato grazie a un disegno divino! Per questo,”
il tono
si fece più duro, “non hai nessun diritto di
tenerlo!”
Il ragazzino, tuttavia, non sembrava intenzionato a capire.
Né a collaborare.
Strinse le labbra, cominciando ad irritarsi.
“Guarda,” aggiunse, “a partire da ora,
sarà tutt’uno con questo spirito.”
Gliela mostrò, l’anima del Dio,
concedendogli un onore che pochissimi altri avevano avuto.
Onore che, tuttavia, Ikki sembrò non apprezzare,
perché
rafforzò la presa sul corpo del neonato, facendo un passo
indietro.
Come poteva essere
così cieco!
Come poteva non capire
il destino di grandezza riservato a quel bambino!
Era finito il tempo delle parole: quello era il corpo destinato al
signor Hades, suo fratello, suo Dio e suo padrone; e lei aveva il
compito di ricondurlo al suo giusto posto.
Si concentrò, come Hypnos le aveva insegnato, fino a sentire
il
cosmo dentro di sé, fino a proiettarlo contro quel ragazzino
arrogante.
Sorrise, quando lui urlò di sorpresa e di dolore, crollando
a terra.
Sorrise di una sottile crudeltà che apparteneva,
più che
all’anima dell’antica sacerdotessa, alla bambina
che ancora
era.
Si avvicinò per prendere il neonato; ma il ragazzino,
resistendo
al dolore di quelle scariche elettriche, stringeva ancora il fratello.
Arrogante!
“Lascialo!” Ordinò, continuando a
colpirlo e ad avanzare.
Allungò una mano per sciogliere la sua presa, ma venne
respinta.
Spalancò gli occhi, sorpresa, mentre ogni suo tentativo di
avvicinarsi ulteriormente falliva, perché c’era
una sorta
di barriera ora, attorno ai due bambini, che la respingeva.
Non è
possibile.
È solo un
essere umano!
“Non…” Ikki ansimò, per il
dolore e la fatica
di resistere. “…ti lascerò mai
Shun!”
Pandora tentò ancora, ma questa volta venne allontanata con
più forza.
Aggrottò le sopracciglia, mentre alla perplessità
e
confusione della Sacerdotessa si aggiungeva l’irritazione
della
bambina.
Rimase a fissare il ragazzino ancora un po’, prima di
decidere cosa fare.
“Non importa. Dovranno passare ancora molti anni prima che il
sigillo degli spectre si sciolga.”
Sospirando, con un gesto della mano fece comparire un ciondolo attorno
al collo del neonato.
Yours Ever.
“Tutto ciò è stato inutile. Lo
troverò
comunque.” Mormorò rivolta a Ikki, che iniziava a
perdere
conoscenza.
“L’anima del signor Hades è legata a
quel ciondolo.”
Solo a quel punto liberò il ragazzino dalla pressione del
suo attacco.
Si voltò, allontanandosi da quelle strade deserte. Irritata,
perché avrebbe dovuto spiegare parecchie cose ai due
dèi
gemelli.
Yours Ever.
Sorrise, comunque.
C’era tempo.
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Come
dicevo, servono precisazioni. Su quella che è la mia idea di
Pandora e della sua evoluzione.
Se
il
capitolo precedente è stato difficilissimo scriverlo per la
carica emotiva che mi ha prodotto, questo è stato (e anche i
prossimi due) dieci volte più difficile dal punto di vista
logistico. Perché a questo punto si aprono mille punti di
domanda: Pandora ha solo tre anni, chi si prende cura di lei in un
castello che respinge ogni creatura vivente? Come ha imparato ad
utilizzare il cosmo?
Non
solo,
ma c'é il grande problema di come abbia potuto dimenticare
la
sua vita precedente. Questa è la mia spiegazione:
è
scientificamente provato che i nostri ricordi risalgono dal terzo anno
di vita in poi. Prima, non si riesce a ricordare nulla. Pandora vede la
sua vita stravolta ad un'età precocissima, quindi lo shock,
unito alla nuova vita che inizia ben presto tendono a rendere i ricordi
più sfumati, fino a relegarli in un angolo dimenticato della
memoria. Quando poi scoppierà la guerra lei avrà
dodici
anni, e sarà passata talmente tanta acqua sotto ai ponti da
farglieli praticamente dimenticare. Finché un forte shock e
una
fort emozione non li riportano a galla. Sembra quasi sensato, vero?
Poi:
gli
spectre. Nel fumetto Kurumada ci dice cheil sigillo si rompe in un
determinato momento, e poi si vede subito l'attacco al Santuario.
Ora
io mi
chiedo: ma allora la coscienza degli spectre si risveglia solo in quel
momento? E tutti si riuniscono per andare subito in guerra, senza
addestramento né niente, perché ricordano tutto?
Oè una cosa graduale, e lo spezzarsi del sigillo corrisponde
solo al momento in cui la guerra può iniziare?
Io
cercherò di attenermi il più possibile al
fumetto, quindi
anche nel prossimo capitolo di spectre non se ne vedranno, o al massimo
ci saranno i tre generali. Vedrò.
Zellos
di
Frog: perché lui? Sono stata indecisa fino all'ultimo se
metterlo oppurBe no, ma in fondo era possibile che una bambina di tre
anni vivesse da sola e, sinceramente, non ci vedo Hypnos e Thanatos a
farle da balia [questa considerazione ha portato, su msn, ad un
imbarazzante imbizzarrimento nell'immaginarsi Hyp e Than con un
grembiulino rosa. Tremate.]. Quindi dovevo trovare qualcuno.. e visto
che nella serie Zellos sembra sempre lo
zerbino
ehm.. il portavoce di Pandora - o se non altro lo spectre che
è
sempre nelle sue vicinanze - ho optato per lui. Anche
perché il fatto di starl così vicino spiegherebbe
il
sacro terrore che prova nei suoi confronti xD
Infine.
Il
comportamento di Pandora. So che generalmente si pensa a lei come alla
ragazza perfettamente posata che suona l'arpa ecc, ma DAVVERO, ce
l'avetepresente com'é nelle sue apparizioni di
sacerdotessa-bambina? Col vestito strappato, pallidissima, i capelli
scompigliati, il sorrisetto inquietante? Ecco. Caratterizzare QUESTA
Pandora è stato molto difficile, perchè a questo
punto in
lei è come se convivessero due anime: c'é la
sacerdotessa
calma, consapevole, posata. Ma c'é anche la bambina, che non
si
cura del suo aspetto e si sente lusingata ed esaltata per il compito
che le è stato dato. Amalgamare queste due cose -
infantilità e consapevolezza - è stato molto,
molto
difficile. Spero di esserci riuscita. E infine, quando parlo
di
"crudeltà", è sempre riferito alla sua anima
"infantile".
Perché, e io ne rimango convinta, i bambini quando vogliono
sanno essere infinitamente bastardi. Non badano alla cortesia o a
queste cose qua. Avete presente gli scherzi, le prese in giro, le frasi
che si dicono alle elementari? Sull'aspetto fisico, o anche quelle
mirate semplicemente a ferire, del tipo "non sei più mio
amico!"? Ecco. E' di questa crudeltà che parlo.
E
non
dimentichiamo che Zellos stesso ci dice che "la signorina Pandora sa
essere davvero terribile". Insomma, fa urlare di dolore Rhadamantys
della Viverna semplicemente suonando, non so se mi spiego.
Ok,
ho scritto un papiro. Scusate. Se siete arrivati fin qua a leggere vi
adoro çOç
beat: Che bello!
Quel passaggio mi ha fatto morire, seriamente, quindi sono
contentissima che sia stato apprezzato. Pandora è una cosina
carina da coccolare e spucciare. Finché non diventa
sacerdotessa. Poi, fa paura. Ma va adorata lo stesso. Spero di aver
gestito altrettanto bene questo quarto capitolo!
çOç Un bacione!
Clayre: Eccomi!
Eccomi! Visto che ho aggiornata? Sei morta di astinenza? No! Resuscita
ti prego! Come faccio senza di te? Ecco la tua dose mensile di "Quale
Vita?". Spero che ti piaccia e ti basti. Anche perché quest
chap è inedito anche per te! <3 Sono stra-felice che
il capitolo precedente abbia fatto star male un po' anche te. Vuol dire
che ci sono riuscita. Yay! Possiamo continuare il discorso
Eros-Thanatos-Sigari di Freud quando e dove vuoi. Sei sempre la
più che benvenutah <3 *spuccia tantissimo*
Diana924: Il
passaggio da bambina felice a sacerdotessa, come vedi, è
più complicato del previsto, ma ce la farà. Sono
felice di essere riuscita a trasmetterti delle amozioni! Un bacio!
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