Detesto
il mio carattere.
Chi mi sta attorno tende ad accettarlo, alla fine, a comprendere e
sopportare i miei sbalzi d’umore, le mie scelte drastiche ed
altalenanti. Lo fanno perché mi vogliono bene e
perché dicono che sono un vero e proprio genio e che quindi
un simile carattere è il prezzo da pagare per il mio dono.
Il legame privilegiato che ho con la musica li rende invidiosi o
ammirati, sempre timorosi.
Nessuno,nell’ambiente, riesce ad opporsi alle mie
idee irrazionali e cocciute, nessuno ha il coraggio di dirmi che
sbaglio, quando capita.
Perché senza alcuna traccia di falsa modestia
ammetto io stesso di avere un orecchio musicale d’eccezione e
di disporre di un tipo di contatto privilegiato con la musica.
La gente però non capisce quanto è
incredibilmente più facile per me donarmi totalmente ad essa
rispetto all’entrare in contatto con gli esseri umani,
così sordi e complicati, sempre invischiati in tutti i loro
problemi e le loro emozioni. La musica è una sinfonia
sublime e costante che pervade ogni cosa nella natura, è la
prova che il nostro è un pianeta vivo e meraviglioso.
Io, con le mie orecchie e il mio cuore, mi limito a trascrivere quello
che mi raccontano i suoni del mondo, e so di ricreare per gli uomini i
capolavori sinfonici che io percepisco senza bisogno di note, strumenti
musicali e cuffie. Però, per quanto ami e comprenda la
musica, una tale comprensione delle emozioni umane, che pure dovrebbero
fare parte di me, non riesco ad averla. In natura non
c’è frustrazione, odio, senso di colpa.
Non c’è desiderio di vendetta, e soprattutto non
c’è amore.
Forse, troppo preso dal mondo che parlava a me solo, troppo impegnato a
curare e venerare un qualcosa di superiore e ultraterreno, ho
tralasciato di impratichirmi con i contatti tra gli uomini, e ne sono
diventato incapace e non bisognoso. La musica, in fondo, è
sempre stata il centro della mia vita, anzi è stata la mia
stessa fonte di vita, mi ha dato da mangiare e da ber, mi ha
risollevato nei momenti peggiori, è stata per me una madre,
un padre, un’amica instancabile, una forma di energia,
un’amante e, soprattutto, un legame.
Il legame unico e privilegiato che ho con un angelo.
Lei è musica,
ma ha carne, ossa e sentimenti. È musica ed è
umana. La conosco da quando ero un ragazzino e da quel momento non ho
avuto un solo altro pensiero.
Lei è la Dea che venero e la donna che amo.
E che continuerò ad amare disperandomi, come ho
sempre fatto fin da quel primo pomeriggio, anche se lei tra poco
scoprirà il mio tradimento e mi odierà e
disprezzerà, abbandonandomi e lasciandomi solo con la
consapevolezza del suo odio.
Mi vergogno ad ammetterlo, ma in coscienza non posso fare altro, quindi
diciamolo forte e chiaro, la colpa è tutta assolutamente
mia.
Io amo Tarja Turunen con tutto me stesso sin dal primo momento in cui
l’ho vista, anni e anni fa. Avevamo dodici anni, lei era
venuta a casa nostra per una lezione da mia madre e io facevo i compiti
in salotto. Non era sempre piacevole, a volte gli alunni erano veri e
propri assassini di musica e quando li vedevo battere maldestramente le
dita sui tasti di quel piano che tanto amavo mi veniva voglia di urlare
e sbatterli fuori. Ma in salotto c’era un bel calduccio e un
grosso piatto di biscotti, quindi rimasi. Alle quattro
arrivò. Era stata una giornata grigia e piovosa, molto
finlandese, e le nubi si diradarono nel preciso istante nel quale
sentii bussare alla porta.
Non appena la aprii, capii il perché. Mi trovavo
davanti alla più bella ragazza di dodici che avessi mai
visto, senza dubbio la più bella del mondo. Parliamoci
chiaro, né ragazzi né ragazze sono molto
attraenti a dodici anni, sono ancora troppo bambineschi ma
già troppo adulti e sono generalmente estremamente goffi.
Lei invece, già a quell’età,
rispecchiava appieno il suo nome, Soile, scintillando come una vera e
propria stella. Irradiava musica, bellezza, bontà e
perfezione e io ne fui totalmente abbagliato. Me ne innamorai e,
più tardi, quando la sentii cantare divenni suo, per sempre.
Un legame che non ho mai avuto il coraggio di confessare a
lei, paventando la risposta, ma che per me era, è stato e
sarà comunque per sempre, più importante di un
qualsiasi giuramento. Però l’ho conquistata e sono
riuscito ad ottenere le due cose più importanti al mondo.
Un posto nel suo cuore, e la sua voce ad accompagnare e
cantare il mio. Tarja non ha mai commentato i testi che ho scritto, non
ha mai desiderato sapere se per ingenuità o per rifiutare in
modo gentile i miei sentimenti, però li cantava.
Non voleva che nessun altro scrivesse per lei.
Una volta mi ha confidato che avrebbe riconosciuto
dappertutto il mio modo di fare musica e che non mi avrebbe mai
abbandonato perché quella che realizzavamo io e lei assieme
era la vera Musica.
E così sono nati i Nightwish, la cosa che
è a tutti gli effetti la mia creatura e che
ucciderò tra stasera e domani, spezzando il mio legame con
la vita.
Ho sopportato tanto.
Le persone normali non lo possono capire, lo so, e sarebbe
inutile spiegarlo. Ci sono stati produttori avidi di denaro, tentativi
di strumentalizzare quelli che sono i miei figli, compagni che ci hanno
lasciato, dolori, delusioni cocenti. C’è stata la
sensazione di cadere quando Tarja mi ha confidato, piangendo di gioia,
di essere innamorata di un dannatissimo idiota messicano, un cretino
grigio e banale, incapace di distinguere persino una nota dall'altra, e
ho provato più dolore che se fossi morto torturato e
bruciato quando mi ha detto che si era sposata, di nascosto, con
quell’individuo.
Ma la Musica continuava ad unirci e a non tradire, nemmeno nei momenti
più difficili e bui. Potevamo litigare, o non essere
d’accordo, ma ci bastava sfiorare le tastiere o canticchiare
qualcosa perché l’altro capitolasse.
Però ora quell’uomo è il
dannato colpevole di tutto ed è riuscito in
un’impresa che non avrei mai, mai, mai ritenuto possibile in
vita mia.
Mentendo spudoratamente, usando il suo ascendente su di lei ed
adulandola, ha ingannato la mia compagna e me la ha ritorta contro,
l’ha convinta che io volessi solo il suo male e tarparle le
ali.
E lei, accecata da quelle emozioni che io continuo a non
capire e che trovo solo dolorose, ha ceduto e gli ha creduto. Ha detto
pubblicamente che voleva lasciare il gruppo, provare a cantare da sola
o con altri gruppi, senza di me. Ha rotto la nostra tacita promessa e
il nostro legame.
E il dolore è tale che, pur continuando ad amarla e
venerarla, non ho più alcun motivo per averla qui con me,
adesso.
L’ho persa, e ho perso la musica stessa.
Nulla sarà mai più come prima dopo questa sera.
È da quando l’ho capito, dalla prima
dichiarazione pubblica di un suo progetto solista che preparo questo
giorno.
Il tour mondiale, organizzato fin nei minimi dettagli con una cura
maniacale che mi ha reso isterico e temibile agli occhi di tutti, le
performance scenografiche, con Tarja costretta a più cambi
del solito, gli schermi giganti, gli ospiti e tutti gli effetti
speciali, sono stati solo un modo per porre fine ad un qualcosa di
sublime e tramutarlo in una sciapa e rozza accozzaglia di suoni.
Non posso far cessare nel nulla i Nightwish perché
ci sono anche Emmpu, Marco e Jukka e loro non sono privi di legami come
me. So che anche per loro sarà un duro colpo perdere Tarja,
ma poi avranno fiducia in me, visto che mi hanno permesso di scacciarla
per questo motivo, e io dovrò continuare ad onorare il mio
compito per l’enorme rispetto che devo provare nei loro
confronti.
Non posso rovinare del tutto anche le loro carriere.
Ma la mia anima mi lascerà quando ci inchineremo
al pubblico, stasera, e agirò di conseguenza per il resto
della vita.
Non proverò neppure a trovare una sostituta di Tarja, mi
andrà bene una qualsiasi ragazza mediamente intonata. Non
passerò più ore ed ore alla tastiera in stanze
soffocate da spartiti mezzi riempiti, cercando di sviscerare ogni
sfumatura delle note che sento e di tradurle al meglio.
Basteranno melodie e non più sinfonie.
Il concerto è finalmente concluso, ora.
Mi porto le mani, tremanti, davanti agli occhi e rimango
qualche secondo così, piangendo in silenzio.
Oggi,
nell’anno del Signore 2005, Tuomas è stato
chiamato dalle grazie del mondo. Ha finito di piangere al termine di
ogni giornata stupenda. [La musica che ha scritto è stata
troppo a lungo priva di silenzio]. È stato rinvenuto, nudo e
morto, con un sorriso in volto, una penna, e mille pagine di testi
cancellati
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