Aspettando la
magia
Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight -
sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad
Erika e al sito Erika's
Fanfiction Page Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro
rispettivi proprietari e non a me.
Nota dell'autrice: *sniff sniff* E' l'ultimo capitolo...
"Tu sei la forza che mi fa camminare. Sei la speranza che mi permette
di continuare a credere. Sei luce per la mia anima. Sei il mio scopo, tutto
per me." - Lifehouse
Capitolo 18: Magia
Cid si strattonò l'orlo del maglione e si inumidì le
labbra. Dietro gli occhiali rigati gli occhi erano abbassati, a ispezionare
qualche trascurabile dettaglio sulla sua scrivania. La pelle che copriva le
nocche della mano era tirata e stava rapidamente diventando di un poco
salutare colore bianco mentre la mano era stretta intorno a una matita
consumata, mordicchiata ripetutamente sulla cima.
"Quistis." Riuscì finalmente a balbettare il suo nome. Ignorando
il dolore ancora presente alla spalla, lei si mise dritta sulla schiena.
Quell'azione fece sì che la pelle cicatrizzata intorno alla ferita, dove
prima c'erano stati dei punti, venisse tirata un poco. Non ricordava quasi
niente del viaggio che l'aveva riportata al Garden. Di sicuro non ricordava
come si era comportato Seifer in quel periodo, anche se le era stato
assicurato che era diventato sempre più difficile avere a che fare con lui.
Si era persino rifiutato di lasciare il suo fianco, e aveva offerto il suo
stesso sangue per una trasfusione.
"Signore," rispose di rimando, sentendo un brivido scorrerle
lungo il corpo. I capelli erano tenuti stretti in uno chignon dietro la testa,
e sul naso sedevano gli occhiali. L'uniforme SeeD che indossava era pulita
come fosse nuova, risistemata a dovere da una stiratura mirata.
"Sono sicuro che avrai ormai saputo," dichiarò Cid, alzando lo
sguardo dalla superficie levigata e lucente della sua scrivania.
"E' così," annuì lei.
Krik era stato giustizionato come spia. Galbadia si era deliziata nel
prendere tempo prima di far sapere della dipartita di Krik, ed era evidente
che il fatto in sè non era minimamente stato toccato dalla burocrazia. La sua
punizione era stata inflitta rapidamente e senza una sola pausa di
riflessione. Era ancora da decidersi se avesse divulgato qualche informazione
o meno.
La guerra aveva preso un corso regolare nei mesi che erano seguiti alla
ferita di Quistis e che l'avevano tirata fuori dai campi di battaglia. Seifer
era stato inviato nelle profondità di Galbadia, dato che il suo lavoro era
considerato particolarmente efficiente visto il suo desiderio di finire in
prima persona la missione e di tornare al Garden il prima possibile. Tuttavia,
la tensione era ancora forte in quell'area. Timber e Dollet, incapaci di
sostenere ulteriormente il peso finanziario dei SeeD, avevano stracciato i
contratti col Garden e stavano scacciando le truppe Galbadiane che ancora
facevano resistenza con le loro stesse forze.
"Krik era un brav'uomo," Cid annuì, facendo cadere la matita per
infilare le mani in tasca. "Non proprio il tipo che si distingueva nella
folla, ma un brav'uomo senza dubbio."
"Sì, lo era," annuì Quistis a sua volta.
Cid si fermò, prendendosi un momento per grattarsi la testa con la mano
libera.
"Penso che tu sappia perchè ti ho chiamata qui oggi," disse
finalmente, facendosi scappare un lungo sospiro.
"Ne ho una vaga idea," disse lei scrollando le spalle.
"Considerata la ferita che avevi subito mentre tornavi al Garden, ho
ritenuto opportuno non fartelo sapere prima che stessi di nuovo bene,"
continuò lui.
Quistis aggrottò la fronte. La gente continuava a usare la sua ferita come
scusa per fare o non fare tutta una serie di cose. Non che questo le desse
totalmente fastidio. Seifer in particolare era stato particolarmente
premuroso. Era un sentimento del tutto nuovo avere accanto qualcuno che ci
teneva davvero a te nel momento del bisogno. Era certa che ora l'amasse
almeno quanto, se non di più, di quanto l'avesse odiata in passato. Ma in
effetti sicura era dire troppo, ma oramai non sentiva più l'impellente
bisogno di chiedergli cosa provava. Se un giorno avesse all'improvviso
cambiato idea su di lei, era certa che glielo avrebbe fatto sapere subito. Se
di Seifer si poteva dire qualcosa, era che era onesto.
"Sì, signore," annuì.
Cid le fece segno di accomodarsi su un morbido divano davanti alla
scrivania. Si sedette obbedientemente su un angolo, col le ginocchia
saldamente unite e le mani appoggiate sopra di esse. La stanza era carica di
tensione, così denza che ogni volta che Cid parlava sembrava si espandesse
come una ragnatela e si spezzasse come il ghiaccio sottile di un laghetto.
"Continuiamo a trovarci a questo punto, vero Signorina Trepe?" le
chiese mentre si sedeva anche lui. Il suo umorismo era fuori luogo.
"Suppongo di sì," rispose lei, non facendo nemmeno finta di
essere divertita da quel commento.
Cid si schiarì la gola, ricordandole delle tante volte che nel passato le
aveva comunicato brutte notizie. Era la legge nel corpo del Garden, ma con
Quistis perdeva tutto il suo coraggio. Supponeva fosse perchè Edea era stata
praticamente come una madre surrogata per lei per tanti anni, ed era come se
fosse sua figlia. E allo stesso tempo, era una sua impiegata, e lui il suo
superiore. Solo recentemente aveva imparato quanto poteva essere difficile
sopportare il peso della leadership.
"Quando sei stata mandata in missione," iniziò, "ti era
stata promessa una promozione se fossi riuscita a provare le tue qualità di
leader. Anche se ora capisco la quasi impossibilità di realizzare lo scopo
della missione, devi capire che alla luce del risultato, non posso in nessun
modo garantirti quella promozione."
Erano le parole che Quistis aveva temuto così a lungo. Aveva perso la sua
battaglia, e probabilmente non sarebbe mai più tornata a essere
un'istruttrice.
"Non è che non rispetti le tue qualità, Quistis," disse,
appoggiandosi alla scrivania con un'espressione dolorante negli occhi.
"Tuttavia, con la morte di Krik e l'attacco subito da Balamb ... non
posso appoggiarmi a niente per giustificare un tuo eventuale piazzamento in
una tale posizione."
"Sì, signore," annuì ancora, abbassando gli occhi sulle sue
mani per vedere se stavano tremando. Aveva abbandonato l'idea di
diventare istruttrice nel momento in cui i missili erano passati sopra le loro
teste a Dollet, diretti verso Balamb. Sentire quelle parole dava concretezza a
ogni cosa, ma era sorpresa nel vedere quanto poco la facessero stare male.
Riempiendosi i polmoni d'aria, rimase in attesa di sentire la sensazione di
fallimento che le percorreva il corpo.
"Mi dispiace," disse Cid scuotendo la testa. "Vorrei avere
buone notizie per te."
"E' tutto?" chiese lei, comprendendo subito dopo di quanto
fosse sembrata acida nel chiedergli se aveva finito, ma desiderando più di ogni
altra cosa portare avanti la discussione prima che la sua determinazione si
ripiegasse su se stessa.
"Non ho altre informazioni che potrebbero cambiarti la vita, se è
questo che intendi," fece il preside, scrollando le spalle.
"Forse allora posso fornirgliele io," replicò lei.
"Oh?" Il preside inclinò la testa di lato, e Quistis potè
capire che lo aveva colto di sorpresa.
"Alla luce del mio enorme fallimento, del mio ferimento, e dei
cambiamenti che sono avvenuti nella mia vita personale," iniziò,
sentendo i muscoli contratti nella propria decisione, "ho deciso che i
SeeD non sono più qualcosa che posso vedere nel mio futuro."
Era quasi certa che la mascella di Cid sarebbe caduta a terra se non fosse
stata appoggiata nel palmo della sua mano. Aprì una volta la bocca per darle
la sua risposta. Trovandosi apparentemente senza nulla da dire, la richiuse di
nuovo.
"Se è perchè non puoi di nuovo essere istruttrice ..."
cominciò.
"Per niente," scosse la testa con fermezza, sentendo il bisogno
di fargli capire le ragioni delle sue dimissioni. "Ho solo capito
finalmente che non voglio essere un mercenario per il resto della mia vita. Ci
sono così tante altre cose che voglio fare, e i SeeD non fanno più per
me."
"Devo aspettarmi un annuncio simile da Seifer?" chiese,
sollevando un sopracciglio. Tutti nel Garden sapevano di loro, e quelli che
non lo sapevano con certezza, avevano di per certo forti sospetti. Anche se
Quistis e Seifer non erano ufficialmente una coppia, non li si vedeva spesso
l'uno senza l'altra. Non erano come Squall e Rinoa che si incastravano
perfettamente come pezzi di un puzzle. Quistis e Seifer dovevano sempre
modellarsi per incastrarsi a vicenda, e Quistis non era ancora certo che lui
fosse quello giusto per lei. C'era ancora quell'elemento che stava aspettando
- quella magia.
"Non ne ho discusso con lui," dichiarò. In verità, aveva sperato
ancora che qualcuno le avrebbe sorriso e le avrebbe ridato la vecchia
posizione da istruttrice. Nel momento in cui il rifiuto aveva lasciato la
bocca di Cid, sapeva che le sue dimissioni erano scolpite nella pietra. Se
avesse avuto la promozione, sarebbe stata combattuta sul da farsi, e quel
singolo corso del fato era qualcosa di cui essere grati.
"Hai già riempito i moduli necessari?" sospirò Cid,
appoggiandosi con la schiena sulla sua poltrona e appoggiando le mani sulla pancia rotonda.
"Sì l'ho fatto," annuì.
"E se avessi ottenuto la promozione?"
Quistis esitò prima di rispondere.
"Non posso dire che avrebbe cambiato la mia decisione."
rispose piano, metodicamente. Non voleva che la fraintendesse. Non stava
allontanando da sè i SeeD, e non stava proprio fuggendo da un fallimento;
stava solo guardando avanti.
"Puoi continuare a vivere nelle tue stanze fino a che non avrai
trovato un posto dove stare," dichiarò Cid, facendo appello a quell'aria
da preside che aveva così spesso fallito a mantenere in sua presenza.
"Puoi consegnare l'uniforme e i moduli a Xu."
"La ringrazio." Si alzò e sistemò le pieghe che lo stare seduta
aveva causato alla gonna.
"Mancherai ai SeeD, Quistis," disse, non riuscendo a nascondere
l'emozione nella voce. "Sei una SeeD eccellente."
"Ero."
"Giusto ... eri."
Gli sorrise, ben sapendo che le sarebbe mancato il Garden, per così tanti
anni la vita da SeeD era l'unica che aveva mai conosciuto. Andare fuori nel
mondo senza il velo di quell'istituzione che le copriva la testa era una
prospettiva lievemente intimidatoria. Allo stesso tempo, era un sentimento
fresco ed esaltante.
"La ringrazio ancora Signore," si inchinò un poco con la testa,
permettendo a una ciocca di capelli di caderle sugli occhi.
"Cid," la corresse con un lieve sorriso.
"Giusto ... Cid."
***
Quistis era ferma di fronte allo specchio del suo bagno a
fissare attraverso una finestrella che aveva rubato al vapore la lunga cicatrice
che correva lungo la spalla, con la mano stretta in un pugno. Ripensandoci,
sapeva di essere stata fortunata, visto che la spada del soldato non aveva
intaccato nessun tendine di fondamentale importanza nè aveva colpito arterie.
Infatti, riconsiderando il tutto, il danno subito era minimo. La cicatrice era
un di meno con cui avrebbe dovuto sempre dialogare, ma tuttavia non poteva fare
a meno di provare rabbia nei confronti di quel marchio.
Staccando gli occhi dall'immagine della sua nuova se stessa, si mise
rapidamente addosso nuovi vestiti. La sua uniforme da SeeD, che era stata attentamente
ripiegata e stesa sopra il suo letto stette lì a fissarla mentre usciva dal
bagno. Stava già rimpiangendo la decisione che aveva preso nell'ufficio del
preside quella mattina. Seifer era tutto tranne che una figura permanente nella
sua vita e non le piaceva pensare a dove sarebbe finita senza i SeeD se lui
avesse deciso un giorno di lasciarla.
Senza pensarci troppo indossò un paio di sandali e si avvicinò
all'uniforme. Rappresentava da sola tutta la sua vita. Dopo essersi allontanata
dalla sua famiglia adottiva, i SeeD erano stati la sua ragione di vita. Quando
aveva finalmente ottenuto l'uniforme, le aveva dato tutto. Anche se ancora
ricordava distintamente il periodo che aveva passato stesa nel lettino
dell'infermeria della Dottoressa Kadowaki, col sangue che le usciva dal buco
nella spalla. Era stato allora che aveva deciso che i SeeD non erano più il suo
posto. Perchè per quanto poteva ricordare, non le avevano portato altro che
continuo dolore.
Ora invece pensava a quanto di buono le aveva dato. E non fra le ultime cose,
c'erano amici come Selphie e Zell. I SeeD l'avevano portata a Seifer e le
avevano fatto scoprire il mondo. E non doveva rinunciare a nessuna di quelle
cose; e ora come ora, sentiva più forte il desiderio di sistemarsi in un qualche modo.
La mano si strinse forte intorno al pettine mentre lo passava fra i capelli
bagnati. Cominciarono ad asciugarsi in fretta nell'aria secca del Garden,
arricciandosi un poco sulle punte. Lui l'aspettava da un momento all'altro, e
non aspettò che si asciugassero del tutto prima di uscire dal dormitorio
ed immergersi nel corridoio ben illuminato. La gente le passava accanto da
entrambi i lati, tutti confusi in una massa di colori, grigio e argento, oro e
nero.
"Salve, Quistis" le sorrise uno di loro mentre passava, un
SeeD che presumette fosse una volta uno dei suoi fan. Il loro culto
adolescenziale per lei era quasi del tutto sbandato, e la maggior parte dei suoi
membri erano passati a cose migliori e più grandi. C'erano ancora alcuni che le
erano spaventosamente e ossessivamente devoti. E non sapeva ancora cosa provare
riguardo a questo fatto.
Le pareti facevano rimbombare le voci da dietro e intorno a lei, riempiendola
con il battito ritmico del cuore del Garden. Il silenzio non sarebbe mai stata
la stessa cosa.
Camminava quasi fuori dal mondo, e una volta che fu arrivata al Centro di
Allenamento non ricordava quasi come. Lui stava in piedi vicino alle porte,
all'ombra di un grosso albero. Le spalle larghe riempivano il retro della sua
giacca di trench grigia e aveva il capo leggermente inclinato all'indietro,
cosicchè i capelli color biondo miele gli accarezzavano il collo.
Si girò quando sentì le porte chiudersi, fissandola coi profondi occhi
color acquamarina. Incontrarono quelli di lei con quella sorta di adorazione
animale che non cessava mai di farla tremare. Un sorriso sexy ed appena
accennato si fece largo sulle sue labbra e con un leggero scostamento, si girò
e andò verso di lei.
"Ciao," le sorrise, prendendole la mano in una stretta. Non
indossava i guanti e questo la sorprese molto. Erano praticamente un'estensione
del suo stesso corpo, e non andava mai in giro senza nel Centro di Allenamento.
La sua gunblade giaceva pesante sul suo fianco, piena di forza nascosta.
"Ciao," gli offrì un sorriso a sua volta, e lui le si avvicinò
per stamparle un rapido bacio su un angolo della bocca. Doveva ammetterlo, non
l'aveva mai pensato come un uomo affettuoso. Ma con il suo affetto, che sembrava
possedere a tonnellate per quanto la riguardava, era più generoso di chiunque
Quistis avesse mai incontrato. Non la lasciava mai uscire dal suo campo visivo
senza averle fatto in un qualche modo sapere quello che provava, sia con un
lungo bacio o con il sorriso di turno.
Insieme, si diressero verso la serra tropicale del Centro. Rametti e foglie
scricchiolavano sotto i sandali di Quistis, riempiendo il tranquillo silenzio
che si era venuto a creare fra loro col suono dei loro passi.
"Com'è andato il tuo incontro con il preside?" chiese lui.
"Bene," disse lei, scrollando le spalle. "Non può promuovermi
di nuovo a istruttrice."
"Fa niente," fece lui, stringendole la mano per rassicurarla.
"Ci sono cose migliori che fare l'istruttore."
"In verità, non sono così delusa come avrei pensato," dichiarò,
alzando lo sguardo verso di lui. "E' stato il punto centrale della mia vita
per così tanto tempo che mi sento quasi bene a sapere che ora se n'è
andato."
"Oh." Sembrava sorpreso, e si fermò un attimo a rimuginare su
quello che aveva detto. "Sei cambiata tanto da quando siamo partiti in
missione insieme," fece mentre si avvicinavano all'area segreta.
"Io?" rise lei. "E che mi dici di te? Quando siamo partiti non
facevi altro che tormentarmi. Eri acido e arcigno."
"E ora?" chiese alzando un sopracciglio.
"Penso che stai finalmente iniziando a guarire," gli rispose,
rendendosi completamente conto di quanto suonasse stupido ma anche che era
proprio quello che voleva dire. Non aveva mai compreso veramente quanto fosse
danneggiato dentro Seifer fino a che non aveva cominciato lentamente a
ricomporsi pezzo per pezzo. Sospettava che non avesse mai conosciuto un
sentimento come quello che avevano insieme - o almeno, quello che lei pensava
che avessero insieme. Seifer aveva sempre conosciuto tutte le cose terribili del
mondo e così poco della cose meravigliose. Voleva portare fuori dal suo guscio
il Seifer che si nascondeva dietro quello spesso muro di risentimento e rabbia.
"Suppongo sia vero," rise lui, facendole segno verso l'entrata
dell'area segreta che era ormai davanti a loro. Lei entrò, e fu immediatamente
immersa nel forte odore della calda aria notturna. Il cielo sopra di loro era
pieno fitto di stelle, legate insieme da un soffice fiocco bianco di seta.
"Ho dato le mie dimissioni dai SeeD stamattina," disse, facendo
uscire quelle parole dalla bocca senza alcun preavviso.
"Davvero?" Seifer fu subito dietro di lei. "Perchè?"
"Non voglio dover combattere quando avrò 30 anni," dichiarò.
"Non voglio cominciare a vivere quando sarò costretta ad andare in
pensione. Voglio andare avanti, Seifer ... iniziare qualcosa di nuovo."
"Come ad esempio?" Le girò intorno e le fu davanti e la fissò
negli occhi. Era quasi troppo per lei balbettare quelle parole mentre lo
guardava. In tutti i suoi ricordi non ricordava di aver mai visto Seifer
piangere una sola volta. Ma mentre la portava al campo, debole e sanguinante,
aveva alzato lo sguardo e avevo visto le lacrime nei suoi occhi spaventati. Era
stata l'esperienza più toccante della sua vita, e vederlo dissolversi davanti
ai suoi occhi le aveva risvegliato emozioni che non pensava nemmeno di avere. In
quel momento, mentre alzava lo sguardo verso quegli stessi occhi, si ricordò
del modo in cui aveva pianto per lei, e desiderò dargli ogni cosa.
"Una casa, una famiglia," disse con un lieve sorriso.
Seifer sgranò gli occhi un paio di volte, poi portò le dita a scorre fra i
capelli di lei.
"E io faccio parte di questa visione?" chiese, appoggiando la
fronte contro quella di lei. Senza aspettare una risposta, si chinò e la
baciò. Le sue labbra erano soffici contro quelle di lei e divenne un bacio
lento e carico di un'emozione che si irradiò attraverso tutti i suoi sensi.
Mentre la sfiorava, in quel modo così semplice, la sua presenza la riempiva e
si incastrava con la sua in ogni buco e alcova. Il mondo scivolò via, lasciando
solo loro e il tempo si fermò all'improvviso.
Quistis sentì il corpo che tremava e una nuova linfa nella testa. E in quel
momento, si incastravano perfettamente. Lei e Seifer erano una cosa sola, e
questo le alimentava l'anima, la riempiva di forza. Lui era tutto, ed ecco -
questa era magia.
Quando Seifer si scostò per sentire la risposta alla sua domanda, Quistis
non riusciva quasi più a ricordare quale era stata. Scoprì tuttavia, che non
aveva bisogno di ricordare. Sfregò il viso contro quello di lui e affondò le
dita dentro i capelli oro baciati dalla luce, ancora tremante per ciò che stava
provando.
"Io ti amo," bisbigliò, sfiorandogli con le labbra l'orecchio.
Lui fece un lungo sospiro e la strinse fra le forti braccia. Il suo abbraccio
era caldo e gentile, e tuttavia saldo. Non c'era alcun altro posto in cui si
sentisse più al sicuro che stretta nell'abbraccio di Seifer. Riusciva quasi a
vedere la strada davanti a loro, come un fiocco benedetto che raccoglieva ogni
cosa che aveva mai osato sognare. Aveva trovato il suo cavaliere, e nel più
impensabile dei posti.
"Ti amo anche io." Aveva la voce piena di emozione, e si sentiva
che qualcosa dentro di lui si era da qualche parte spezzato. Sentì le sue calde
lacrime prima sul collo e poi sulle spalle mentre cadevano giù. La seconda
volta che aveva mai visto Seifer piangere, ma questa volta era una cosa
meravigliosa.
La baciò di nuovo, e sapeva di dolce col salato della sua gioia, e seppe di
per certo che l'attesa era finita. Seifer era parte di lei - parte del suo
destino - e di una profonda e brillante magia che nasceva dalle sorgenti dei
loro cuori fin su l'eternità.
FINE
Nota della traduttrice Erika, webmistress di EFP, del 9 Dicembre 2003: non so se sono solo io, ma
le ultime righe mi sono sembrate quanto di più poetico io abbia mai letto.
Spero di essere riuscita a tradurle come si deve e a farvi provare le stesse
emozioni che l'autrice ha trasmesso ai lettori inglesi.
Beh, credo che devo innanzitutto scusarmi per l'incredibile attesa a cui sono
stati sottoposti i lettori italiani di questa fanfic, tradotta interamente da me
in quasi due anni (credo ... sicuramente più di uno). Non ci sono scuse
concrete, se non una qual certa pigrizia nei momenti liberi che avevo fra i
molti impegni. Perdono.
Ci sono molte altre storie di Final Fantasy VIII che hanno portato al loro
culmine il talento di molte autrici inglesi. Farò quanto in mio potere per
farvele leggere. |