Ritratto di un amore

di MaryFangirl
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La mente di Koga era come offuscata.
La freddezza che lo caratterizzava si era sciolta e non conosceva metodo per poterla ricostruire.
Gli occhi chiusi, le sfiorava il collo con le labbra.
Era una dolce, soave insistenza sulla pelle bianca di Kaoru.
Un sospiro, nella notte ormai giunta all’apice della sua esistenza.
Kaoru sentiva solo i battiti del suo cuore, monotoni ed involontari.
Si dipinse un sorriso timido e per nulla sfacciato sul suo volto.
La mano di lui si pose sulla sua nuca, catturandole le labbra in un altro, melodico bacio.
Le onde morivano a riva, solo la luna creava un fascio di luce pallida ma chiara e argentata sul mare.
Kaoru non si sentiva più così imbarazzata, e presa dal desiderio di mostrargli che non aveva intenzione di apparire apatica, passò le dita sul torace.
Koga cercò di frenare la bramosia di averla. Doveva essere cauto, paziente.
Mentre lei gli toglieva la camicia nera, lui pensò bene di levarle la maglietta.
Soffocò un gemito di soddisfazione, ma il suo sguardo era capace di liquefarla.
Aveva un reggiseno rosa pallido, senza cuciture o ricami sensuali. Il suo pudore non fece altro che spingerlo a scoprirla, sentendo il fruscio dell’indumento sulla sua pelle rabbrividita dal piacere.
I seni erano piccoli, ma turgidi e sodi.
Sfiorò un capezzolo, come volesse imprimerlo nel tatto.
Si accostò e con le labbra lambì entrambi i seni, udendola sospirare e stirarsi come un felino.
Kaoru s’inarcò, mugugnando a denti stretti.
“Koga…” mormorò, e a lui parve di essere incenerito.
Era così sensuale, così meravigliosa…
La spogliò con lentezza, respirando il suo profumo sulla pelle che la luna faceva apparire d’avorio.
Come uno scultore, passava le dita sul suo corpo magro e delicato…le gambe snelle e longilinee, le braccia e il ventre. Si tolse gli abiti a sua volta.
Kaoru arrossì. Non si aspettava un tale portamento, una tale imponenza.
Non c’erano più barriere. L’atmosfera tiepida e i gemiti più arrochiti, le carezze languide.
Koga si avvicinò maggiormente.
“Hai paura, adesso?”
“Dovrei averne?” Kaoru non riconosceva la propria voce. Era rauca, bassa.
“Non lo so. Se hai paura mi fermo”
Non sapeva come facesse ad essere sempre diretto e tranquillo. Fermarsi?
Adesso proprio non sarebbe stato possibile. Entrambi ne erano consapevoli.
Koga prese il silenzio di lei come un’affermazione.
Kaoru gli infilzò le spalle con le unghie, quando lui si fece spazio dentro alla sua verginità.
Ora l’aveva persa. No. Gliel’aveva donata.
Sì, era un regalo. Un regalo prezioso ed immacolato, e Kaoru sapeva che lui sarebbe stato il primo e l’unico. Perché lo amava. Forse lui non ricambiava quei sentimenti, ma lei non avrebbe amato nessun altro.
Ora glielo poteva dire.





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