Scomparso.
Un secondo prima era lì, in
quella radura, a sorriderle, dopo quell'ultimo bacio disperato da cui
Ivan l'aveva strappata -troppo presto, troppo violentemente- ed un
attimo dopo era scomparso.
Natalia crolla in ginocchio, sulla
neve, trascinandosi fino al punto esatto in cui lui era stato in
piedi, coraggioso e a testa alta, come il suo fiero animo polacco
suggeriva. Non aveva abbassato lo sguardo un attimo, aveva guardato
negli occhi le tre nazioni che l'avevano condannato a morte fino alla
fine.
Non aveva paura, il suo lyubov. Non ne
aveva mai avuta. Aveva solo chiuso brevemente gli occhi quando
l'aveva vista correre verso di lei, ma era stato perché non
voleva assistesse, perché vederla era un sollievo ed un
dolore. Poi l'aveva accolta tra le sue braccia e l'aveva stretta,
baciandola, come se non volesse mai più lasciarla, come se
aggrapparsi a lei potesse salvarlo.
Si era sentita rassicurata da
quell'abbraccio tiepido, la proteggeva dalla neve e dal gelido vento
di ottobre, le sue labbra erano terribilmente calde, reali, contro le
proprie ed aveva pensato, per un lungo momento, che non sarebbe
accaduto veramente.
Poi Ivan l'aveva strappata da quelle
braccia ed aveva tentato di allontanarla, ma non aveva voluto. Suo
fratello doveva guardarla mentre assisteva alla scomparsa dell'uomo
che amava. Dovevano guardarla, le tre aquile nere, mentre lei
osservava quello che a lungo era stato suo marito stare rigido sul
posto, magro e distrutto dagli anni di inutile resistenza, mentre
sentiva tutto il dolore della spartizione. Lo riusciva a sentire
anche lei, semplicemente guardando nei suoi occhi verdi, quegli occhi
che non riuscivano proprio a schermare i suoi sentimenti e in cui
c'era tanto, troppo dolore. Quante volte gli aveva ripetuto che ormai
per lei era un libro aperto? Quante volte si era sorpresa a provare
le sue stesse sensazioni?
Le aveva sorriso, l'aveva guardata
negli occhi, poi il dolore era stato troppo forte, troppo lancinante,
per tenerli ancora aperti. Li aveva riaperti per un ultimo sguardo
sprezzante alle tre aquile e, subito dopo... era andato in pezzi.
Era scomparso, il suo lyubov, scomparso
come la neve che teneva ora tra le dita, scavando in essa con
movimenti spasmodici, nervosi, singhiozzando.
“Miłość?”
sussurra, tremando, come se potesse ancora sentirla. Tiene gli occhi
fissi di fronte a sé, senza vedere realmente il punto su cui
fino ad allora lui c'era ancora. Geme di dolore, mentre, in ginocchio
nella neve, dondola avanti ed indietro. Si abbraccia, come per
ricordare la sensazione delle sue braccia, seppur fragili e diverse
da quelle a cui si era abituata, in quell'ultimo abbraccio, in
quell'ultimo stringersi convulso.
Ivan la prende di peso, ma trova la
forza di gridare e dibattersi, sfuggendo alle sue braccia. Non vuole
sostituire subito quelle sensazioni... Vuole ricordare a lungo il
profumo della sua pelle, vuole imprimere quel momento a lungo, nella
propria mente, in modo talmente profondo da poterlo riviverlo.
L'ultimo bacio, l'ultimo abbraccio...
Non gli ha neppure detto che l'amava.
Non ne ha avuto il tempo.
Era concentrata ad impedire alle
lacrime di annebbiarle la vista, per guardarlo fino alla fine.
Ed ora si sente stupida e vuota per non
avergli detto tutto quello che avrebbe voluto. Avrebbe voluto ad
esempio dirgli che era straordinario il modo in cui riusciva a farla
sorridere, nonostante tutto. O che era incredibile come il proprio
corpo sembrasse fatto per stare incastrato nel suo, in uno dei suoi
abbracci improvvisi, quelli in cui le diceva sempre che gli
somigliava tanto che aveva paura di perderla, un giorno, di vederla
scomparire dentro di sé, di non aver più nessuno da
abbracciare. Oppure che le piaceva tanto il suo sorriso luminoso, non
riusciva a fare a meno di stare meglio, quando lo vedeva. E che non
era vero che le dava fastidio quando lei passava tranquillamente
accanto a lui e la baciava all'improvviso. E che tutto questo era
bello, perché era vissuto con lui.
Suo fratello la prende di nuovo per le
spalle e la mette in piedi, ma le ginocchia cedono troppo facilmente
e crolla di nuovo. Fa male, ma non è nulla rispetto al vuoto
che sente in mezzo al petto.
Vorrebbe pensare che quello è
solo un suo scherzo, uno di quelli che non capisce mai, perché
lei non ha senso dell'umorismo, ma non le è possibile. E'
sempre stata un'inguaribile pessimista, in fondo.
Si sente alzare e trascinare via e
grida che non vuole, che vuole rimanere lì a guardare quel
buco irregolare nella neve, che piano a piano comincia a riempirsi di
nuovo, che vuole sparire anche lei, che vuole perdersi in quella
distesa bianca come ha fatto lui.
Ivan non l'ascolta. Volta lo sguardo
per incontrare le sue iridi viola e vi legge il nulla, la follia che
lo domina da secoli, ormai. Si sente sola, terribilmente sola, mentre
guarda negli occhi di suo fratello e comprende che non gli importa
nulla della Nazione che ha appena cancellato dalle cartine
geografiche, che per lui è un gesto come un altro, quello,
come mangiare o camminare.
Per lui uccidere qualcuno o bere vodka
è la stessa cosa. Gli stessi gesti automatici, la stessa
apatia.
Crolla ancora molte volte, mentre la
trascina via, ma non si ferma, come se trascinare la propria sorella
o un sacco vuoto fosse la stessa cosa. Ma è la stessa cosa.
E' solo un territorio, una conquista.
Per lui era ben altro. Per lui era una
parte importante, una parte che lo faceva sentire bene, una parte...
Non l'ha mai considerata un semplice territorio.
Zawsze gdy jestem z
tobą sam na sam, sprawiasz że czuję się jakbym
był znowu w domu... Zawsze gdy jestem z tobą sam na sam,
sprawiasz że czuję się jakbym był wolny...
Chiude gli occhi, come confortata dalla
voce di Feliks, una voce che è solo nella sua mente, ma una
consolazione, dopo tutto quel dolore. Un ricordo così bello da
fare male. Parole d'amore, parole che l'avevano fatta arrossire e
l'avevano mandata dritta tra le sue braccia. Era stato impossibile
resistere a tanto amore.
Si volta un'ultima volta verso quel
buco nella neve, quella neve così uguale al resto, ma
importante.
Mentre Ivan la trascina via, non vede
le altre due aquile nere, guarda solo quel punto farsi sempre più
lontano, mentre il vuoto entra dentro di lei ed esplode nel petto,
soffocandola.
Si divincola un'ultima volta e corre
verso quel punto, per poi fermarsi ancora lontana da esso e voltare
la testa per guardare il cielo bianco. Il dolore le toglie il
respiro, ma si sforza di riempire d'aria i polmoni e gridare. Forse,
dovunque sia andato, lui la sentirà.
“Jakkolwiek
daleko zawsze będę cię kochał!”
[Ogni volta
che sono con te da solo, mi fa sentire come se fossi tornato a casa
... Ogni volta che sono con te da solo, mi fa sentire come se fossi
libero...] *
[Per quanto lontani io ti amerò
per sempre.]*
*The Cure -LoveSong
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