Ningyo

di Lady Hime
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Ningyo


Chiudi la piccola trousse, osservandoti allo specchio.
Il fondotinta copre bene le occhiaie, solitamente non ne abusi, ma purtroppo le notti insonne si fanno vedere ormai. Passi le dita sulle labbra, lasciando una scia di brillantini.
Il trucco è un’arma crudele, mostra agli altri ciò che non sei.
Tu sei Misa Amane, devi essere quello che la gente si aspetta da te.
Carina, ingenua e dolce. Non importa nient’altro in quella stanza che profuma di dolci, nemmeno se sei vuota, nemmeno se quel trucco che hai addosso brucia e ti si imprime nella pelle.
Sei Misa Amane.
Sei tutto e sei niente.
Non sai quasi più cosa sei, conosci solo la maschera che indossi.
Le chiamano in un modo sai?
Bambole.
 

“Ecco a voi la bellissima Misa Amane!”

 
Una smorfia che risulta un sorriso.
Una bambola.
La bambola di chi?
Una volta sorridevi nella speranza che anche lui ti stesse guardando, al di là della telecamera.
Eppure è tutto ormai svanito, anche il tuo futuro, perché devi continuare a sorridere?
Sei sola, non hai alleati, non hai nemici, non hai più nemmeno il tuo Dio a guidarti.
Continui però quella carriera, che ormai è più inutile della tua stessa vita.
Guarda la tua figura in quello schermo, adornata con abiti e gioielli. Un sorriso sterile, vuoto e smorfioso. Due occhi grandi, spenti e truccati. Una bellissima figura, leggiadra e felice. Falsa.
Una bambola.
Due passi indietro, una piroetta ed un sorriso verso la telecamera.
Una bambola rotta.

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Non chiedetemi come mi è venuta fuori, ascoltare "The World" alle tre di notte fa male. O bene, dipende.





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