Personaggi: Francesco Borromini, Clarissa.
Contesto: Prima, durante e alla fine del libro "La Congiura di Bernini" di Peter Prange.
Genere: Triste, introspettiva.
Avvertimenti: One-shot.
Note dell'autrice: Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno commentato le altre fiction presenti in questo fandom. Non credevo potessero ricevere dei commenti, e invece!! ^^
Spero che qualcuno lasci un commentuccio anche a questa one-shot. E' da tempo immemore che esiste. Ha preso un po' di polvere poverina, chiusa in una cartella del mio pc sola soletta. Ora invece, in un momento particolare della mia vita (anche io, come Francesco nella storia, sto decidendo il mio futuro in questi giorni. E l'architettura centra molto, credetemi!), l'ho ripescata e ho pensato di pubblicarla.
Spero vi piaccia.
Buona lettura! ^^
Neve
1623 Roma,
Basilica di San Pietro
Quando
si voltò, gli si fermò il cuore. Come un angelo che fosse sceso dal
cielo, gli si avvicinava una giovane donna con i riccioli biondi e il
sorriso su un volto che Michelangelo in persona non avrebbe potuto
disegnare più bello. […] Non aveva mai incontrato quella donna, eppure
gli sembrava di avere già visto una volta quel viso, in una notte di
Natale imbiancata di neve di molti anni prima.
Esisteva
davvero?
1613 Bissone
Anche nel piccolo paese di Bissone, sul lago di Lugano, correva la
vigilia di Natale dell’anno 1613. Ogni singola anima di questo sperduto
paesino si preparava come poteva per festeggiare al meglio la santa
ricorrenza; solo un giovane ragazzo sembrava non avvertire il clima di
festa che scorreva prepotente per le vie della città.
Seduto vicino alla riva del lago, Francesco Castelli osservava la neve
cadere in un’elegante danza, bruscamente interrotta dall’improvviso
contatto con il freddo terreno. Il sole era tramontato da molto ormai,
mentre tutto il paesaggio era ricoperto da una spessa coltre di neve.
Quel bianco che rifletteva le deboli luci delle piccole casupole, quel
bianco nel quale Francesco desiderava perdersi.
Dal cappello pesante usciva qualche ricciolo nero più ribelle di altri,
mentre teneva il mento poggiato sopra le ginocchia e lo sguardo fisso
davanti a lui.
Neanche il freddo che sembrava volergli penetrare fino a fondo nelle
ossa sembrava riuscire a togliergli quella assillante questione dalla
mente: cosa avrebbe dovuto fare
della sua vita?
Era fermamente convinto nel più profondo del suo spirito di
quattordicenne che sicuramente non sarebbe rimasto per tutta la vita in
un freddo paese, a morire di freddo e d’infelicità. Da bravo figlio di
scalpellino, aveva già appreso le regole più elementari del mestiere;
che fosse quello il ramo al quale era destinato? Sapeva quanto lavoro
Milano ultimamente stava dando a tutti gli artisti di quella zona:
avrebbe dovuto recarvisi anche lui?
Poi d’un tratto, dietro la spessa coltre bianca della neve che scendeva
lenta, gli sembrò di vedere una figura avvicinarsi a lui. Di principio,
rimase stupito nel vedere che ci fosse qualcuno oltre a lui per le
strade la notte di Natale. Poi allo stupore, si aggiunse un completo
stato di sbigottimento, così assoluto e terribile come non ne aveva mai
provato durante la sua giovane vita.
Una giovane donna camminava a lenti passi verso di lui. Lenti ma ben
calcolati, millimetrici, come se potesse distinguere alla perfezione le
mattonelle del percorso coperto dalla neve. Pareva così angelica e
perfetta che Francesco si chiese se fossero davvero così le creature
celesti. Aveva i riccioli biondi, mentre un delicato e splendido
sorriso ne incorniciava il volto.
Lei si fermò alla distanza di un passo da lui, che la osservava
immobile.
Una simile creatura… Esisteva davvero?
-Francesco, Francesco! Per l’amor di Dio, svegliati figliuolo!-
-Ma, cosa…?-
Francesco aprì gli occhi. Ad un palmo dal suo naso poteva intravedere
il dolce profilo di sua madre, che lo scuoteva con entrambe le braccia,
il volto corrucciato. Il contatto con le sue mani calde e il corpo
freddo del ragazzo lo fecero rinsavire; si trovava sdraiato in quel
manto di neve soffice chiamato neve, con forti tremiti e tremolii in
tutto il corpo. Prese a battere i denti forte, mentre sua madre lo
aiutava ad alzarsi mettendogli sulle spalle una coperta pesante e d
accompagnandolo in casa. Doveva esser stato solo un sogno, quella
fanciulla davanti a lui. Il freddo aveva avuto la meglio e doveva
essersi addormentato…
Però, mentre varcava la soglia della sua piccola abitazione con le
gambe che lo sostenevano a stento e la voce forte della madre nelle
orecchie, ripensò a quel viso e provò una sensazione sconosciuta che
gli scaldò il cuore più di ogni coperta o focolare: no, non poteva
trattarsi solo d’un sogno. I sogni non erano così reali, non potevano
esserlo.
Quello strano sentimento creò come un vortice dentro di lui, mentre un
fuoco caldo l’accendeva. Si sedette su un vecchio sgabello, in un
angolo della casa, stringendosi nella coperta.
Ora sapeva che sarebbe partito. Sapeva che quello non era il suo posto,
che sarebbe dovuto andare a Milano e forse anche da Carlo Maderno, quel
lontano parente che lavorava come architetto a Roma…
Forse la leggendaria città eterna sarebbe riuscita a regalare anche a
lui un po’ d’immortalità?
Non lo sapeva. Ma quel viso, quel volto… Avevano creato un vortice
dentro di lui, che lo incitava a partire.
Il mese successivo, in una fredda e pungente mattinata di Gennaio,
Francesco raccolse di nascosto le poche cose che possedeva e partì alla
volta di Milano.
1667 Roma, Casa
di Francesco Borromini
-No… non devi piangere-
Le disse lui. Aveva il respiro così
pesante che trascinava faticosamente ogni parola.
–Pensa soltanto… presto saprò… da dove
viene la neve… forse… chissà… viene davvero dalle stelle… mi è sempre
piaciuta la neve… nella mia terra… tra i monti… nevicava spesso…-
Si arrestò, esausto. Lei gli strinse
dolcemente la mano e lui le rispose chiudendo lentamente le dita.[…]
-Cadeva la neve anche quella volta…-
Sussurrò piano come un soffio
–La notte… in cui ti ho vista per
la prima volta… la tua immagine…-
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