Ancora
cinque Minuti..
Tre…due…uno…
E tutto ha inizio.
Le note chiare e scarne di un’acustica invadono l’aria, diffondendosi come
polvere in ogni angolo della stanza e riempiendo di se lo spazio noto. Le dita
callose e quasi prive di unghie pizzicano con ritmo e
vigore le corde fine di metallo, mentre nel cielo si libra quella malinconica
melodia troppo cruda e perfetta.
Il petto poggia dolorosamente
sulla gran cassa di legno lucido che mostra un riflesso distorto del mio corpo
tremante.
Un involucro di carne di cui nessuno conosce il contenuto
Le note assumono una nuova
sfumatura struggente, sussurrando discrete il peso di un’insopportabile
solitudine.
Eppure le dita non ne vogliono sapere di interrompere la
frenetica danza, insistendo nel torturare le corde consumate, fin quasi a ferirsi.
O forse sono io che non posso fare ameno di questa
musica insidiosa, che raggira il mio animo irrequieto illudendolo con dolci
parole, stabilendosi nella coscienza persa in chissà quale lontano ricordo.
Il tamburellare violento
della pioggia contro il vetro della finestra accompagna fedele l’esecuzione,
scandendo ritmicamente il passare del tempo in interminabili fasi ripetitivi e continui.
Le note si perdono in fiumi
di pensieri, strutturandosi in complicati arpeggi accompagnati
dalla mia voce laconica e titubante.
La dolce tortura ottenuta
riscuote leggermente il corpo dallo stato di torpore che prima spadroneggiava,
svelandomi un vento rivoluzionario e ristoratore che sgombra la mente da ogni
torbida impressione.
Ripeto la composizione
innumerevoli volte con la speranza che il suono non abbia mai fine.
Perché alle volte il silenzio fa molto più male delle parole
non dette.
Eppure ogni cosa deve aver termine.
Ma non questa sera
Questa notte voglio vivere
per un’ultima volta; per te e per me.
La finestra socchiusa lascia
trapelare nella stanza colma dell’ardore della passione, un
brezza lieve che mi porta alle narici l’odore delle foglie fradice miste
a quella delle povere. Un profumo naturale che non ti sommerge,
ma che ti rende partecipe di quello spicchio di mondo visto dietro i vetri di una finestra. Un mondo non mio, che mi incanta e raggela insieme.
Le dite si muovono più
frenetiche sulla tastiera, riuscendo a scandire note sempre più forti e suggestive. Il rimbombo del tuono diviene parte del
complesso, sovrastando il suono della mia voce ed interrompendo la sinfonia
suonata.
“
Perché “
Mi alzo adirata, abbandonato
l’acustica sul divano di pelle nera e spalancando completamente la finestra.
Osservo con astio il cielo inquinato di nubi, soffermandomi sul cupo tono di
quelle nuvole pregne di pioggia. “ Perché ? “
Risvegliata da
un’incontenibile paura ed odio, apro la porta finestra che da
sul terrazzo, tuffandomi nel mondo di fuori scosso dalla pioggia
furibonda portata da vento.
“ Ti ho chiesto perché ! “ urlo risentita ad un qualche cosa nascosto dal coltre nuvoloso, elevando il tono della voce tanto da
ferirmi la gola.
Mi inginocchio a terra rovesciando un vaso stracolmo di
terra. Proprio quel vaso riempito tempo addietro insieme a
lui, nella speranza di far fiorire un seme di ciliegio.
Ormai non ha più senso, e nemmeno io.
E mentre osservo quella terra scura dispersa sulle
fredde piastrelle del terrazzo, noto con sorpresa un timido germoglio emergere
dal suolo, liberandosi dai granelli di polvere e mostrando le tenere foglie di
un verde brillante.
Ammaliata dalla
quella dolcezza espressa, mi chino a raccogliere con mani nude la
piantina, riponendola nel vaso di coccio crinato.
“
È dunque questa la vita “
Il rimbombo del vento diviene
più violento, scompigliandomi malamente i lunghi
capelli castani ormai fradici.
È ora
Mi avvicino alla ringhiera
del balcone, osservando quieta l’asfalto sottostante incorniciato da siepi curati e squadrati. Ammiro le verdi chiome dei
castagni lontani e l’aroma del tiglio disperso nel silenzio. Mi piace quel
dolce profumo, così pacato e stuzzicante.
Molti affermano che suicidarsi
è un comportamento da codardi.
È solamente questo?
No, è molto di più.
Perché non
è facile osservare l’asfalto su cui ti sfracellerai; come non è facile
sporgersi dalla ringhiera e lasciasi invadere dal vuoto.
Il cuore batte furioso quando
il corpo ricade nel nulla, passando avanti a tanti occhi indiscreti e trovando solamente
il duro cemento ad accoglierti.
No, non è assolutamente
facile suicidarti, soprattutto quando i ricordi di un’intera vita ti affiorano
alla mente, invadendo le iridi di volti e voci.
E non è facile lasciare tutto, abbandonare il certo.
Ma questo non importa, perché ho trovato la forza di
ribellarmi.
Condividiamo lo stesso cielo, ma non mi
basta.
“
Aspettami Andrea, aspetta ancora cinque minuti “