Zoro
sbuffò annoiato.
Voleva
andare a dormire, aveva tanto sonno da recuperare.
E
invece gli toccava restare sveglio e aspettare.
Aspettare
che Sanji tornasse dalla sua uscita notturna.
Si
erano ancorati quel pomeriggio su un’isola del Grande Blu e
tutti
ne avevano approfittato per spassarsela fino a tarda notte.
Anche
se qualcuno più di altri.
Erano
le tre passate e quel biondino non era ancora arrivato.
Zoro
stava cascando dal sonno, ma non doveva addormentarsi.
Si
concentrò sul pensiero del bel pugno che gli avrebbe tirato
appena
si fosse presentato.
Aveva
proprio voglia di riempirgli la faccia di schiaffi.
Non
tanto perché fosse andato in giro, in sostanza non gliene
fregava
niente.
Ma
per il fatto che Nami l’aveva costretto ad aspettarlo.
Probabilmente
era l’unica persona di cui fidarsi su quella caravella, ma
non era
una buona ragione!
Sanji
era grande e vaccinato, non doveva fargli da balia!
Sospirò
arrabbiato.
“Mai
più…” si ripromise a voce alta.
Respirando
lentamente riuscì a calmarsi.
Nel
silenzio della notte percepì solo le onde infrangersi sul
porto,
tutto il resto era silenzioso.
Nessuno
schiamazzare, nessun urlare o nessuna rissa in qualche bar vicino.
A
quell’ora solo Sanji poteva andare ancora in giro a
divertirsi.
Dopo
qualche minuto sentì un rumore strano, si alzò e
andò a
controllare sul ponte.
A
poca distanza dalla nave doveva esserci un ubriaco che urlava a
squarciagola parole incomprensibili.
Zoro
represse una smorfia di disgusto, mentre rientrava, ma poi si
bloccò
sentendo la voce di quell’ubriaco.
“Shi…
è proprio quella… hic… quella col
pavone…”
Zoro
sospirò cercando di non uccidere nessuno.
Era
proprio Sanji.
Tornando
sul ponte lo vide in compagnia di un’altra persona, che lo
sorreggeva alla meno peggio.
“E’
un compagno della tua ciurma?” chiese l’altra
persona, che si
scoprì essere una ragazza, tutta starnazzante.
“Lo
sarà ancora per poco…” rispose Zoro
furente, scendendo dalla
nave.
“Ahah…
Zoro… sei Zoro vero?” disse Sanji staccandosi
dalla ragazza e
cadendo addosso al pirata.
“Dì
al tuo amico di tornare quando vuole…” disse
l’oca guardandoli:
“E anche tu sei il benvenuto…” disse
maliziosa ridendo.
Zoro
la guardò malissimo, si issò Sanji sulle spalle e
disse: “Sparisci”
Poi
tornò sulla nave, mentre la ragazza andava via tutta
ondeggiante.
“Lei
era… era… come si chiamava quella
lì?” chiese Sanji reggendosi
al corpo di Zoro, sentendosi lo stomaco in subbuglio.
“Se
non fossi ubriaco…” disse intanto Zoro senza
ascoltarlo: “Se tu
non fossi ubriaco ti riempirei di pugni…” aggiunse
scaraventandolo sul pavimento della cucina.
“Ahi…”
mormorò Sanji non capendo più dove fosse girato:
“Mi fa male la
testa…” riuscì a dire appoggiandosi con
la schiena al muro di
legno della nave.
“Ci
credo… si sente il tanfo dell’alcool da
metri!” disse Zoro
ancora furibondo.
“Ma
che dici! Hihihi…” rise Sanji in trip:
“Non sono ubriaco…!”
Zoro
neanche lo ascoltò e si sedette poco lontano da lui.
“Guarda
che è proprio così…”
aggiunse provando a tirarsi in piedi,
riuscendo solo a cadere addosso a Zoro per la seconda
volta.
“Finiscila… comincio ad
arrabbiarmi…” disse Zoro
prendendolo per i polsi e facendolo sedere sul tavolo.
“Vuoi
che… hic… te lo dimostri?” chiese Sanji
con uno strano sorriso:
“Non sono ubriaco dico…”
Zoro
non fece in tempo a chiedere spiegazioni che Sanji lo baciò,
ficcandogli la lingua in gola.
Quando
Zoro riuscì a staccarsi era fuori di sé dalla
rabbia.
“Si
può sapere che diamine combini?!”
Sanji
lo guardò malizioso e gli circondò il collo con
le braccia.
“Voglio
fare… hic… sesso con te…”
sussurrò ormai partito, e un
istante dopo lo ribaciò.
Zoro
roteò gli occhi e cercò di allontanarsi da Sanji,
ma sebbene il
cuoco fosse ubriaco, riuscì comunque a far perdere
equilibrio
all’altro, facendolo cadere rovinosamente a terra, sopra di
lui.
Sanji
rise, mandando indietro la testa.
“Io
preferivo farlo sul tavolo…” disse Sanji
riprendendo fiato: “ma
anche il pavimento va bene…” aggiunse fermandolo
con le gambe.
“Sei
uno scemo…” disse freddo: “Lasciami,
andiamo…”
Sanji
sorrise e scosse la testa.
“Non
sto giocando Sanji…” disse Zoro duro.
“Io
neanche…” rispose l’altro:
“Voglio fare sesso con te…”
“Sei
ubriaco…” disse Zoro sollevandosi sui gomiti,
finché non venne
di nuovo zittito da Sanji che lo baciò con ardore.
“Avanti
Zoro…” disse Sanji insofferente, mentre si
toglieva la giacca, la
cravatta e la camicia.
“Sanji
mi stai facendo arrabbiare!” disse ad un tratto Zoro mentre
l’altro
gli succhiava il collo.
Ma
dato che Sanji non la smetteva più, lo prese per le spalle.
“Adesso
basta…” disse arrabbiato: “Te la sei
proprio cercata, non
venire a lamentarti domattina!” gli sibilò per poi
andargli a
slacciare la cintura, dopo essersi tolto la maglia.
Sanji
si stese sul pavimento, vedendo la cucina che si muoveva.
Non
riusciva a muoversi, non riusciva a pensare.
Poi
si alzò sui gomiti e cercò di finire sopra a
Zoro, o alla massa
informe verde che gli assomigliava parecchio.
Quando
alla fine ci riuscì cominciò a mordicchiargli il
collo, palpandolo
ovunque.
Dal
canto suo Zoro cominciò ad eccitarsi, stendendosi sul
pavimento e
lasciando che l’ubriaco continuasse a toccarlo.
Quando
Sanji capì che non poteva continuare a toccarlo senza
distinguere la
destra dalla sinistra si lasciò cadere sul petto di Zoro,
esausto.
Certo
che quel petto era tanto comodo…
“Ah…
si…” mugugnò Zoro prima di sollevarsi
palpando vistosamente
Sanji sulle natiche.
“Sanji
togliti i pantaloni…” mormorò
mordendogli il collo.
Non
ricevendo risposta Zoro lo scosse poco, stringendogli una natica.
“Sanji
i pantaloni…”
Silenzio.
Zoro
cominciò a spazientirsi.
Finché
l’irritazione divenne preoccupazione.
Finché
la preoccupazione divenne rassegnazione.
Sospirò
afflitto accettando la realtà, togliendosi di dosso in malo
modo il
corpo di Sanji, che andò ad accasciarsi sul pavimento.
E
mentre Zoro andava a godersi l’aria fresca della serata
pensando
alla sua vita, Sanji russava beato sul pavimento della cucina.
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