Alba

di Zero
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Ridate il dolore a chi l’ha perduto

Ridate il dolore a chi l’ha perduto.

Nuova acqua dalle sorgenti esaurite percuota le orride rocce.

Non sento fluire, non odo sordi boati

sotto il riarso deserto di ghiaccio.

Chi bagnerà la sorgente? Chi se non lei?

Se niente più sgorga, se niente più palpita sotto la scorza

come potremo intonare l’inno di gioia e di pianto?

Come potremo cantare la vita grande e terribile?

Non più meraviglia, non più lo stupore dell’alba dopo la nuda roccia notturna.

Non ci saranno più canti, non ci saranno più eroi.

L’età dell’oro giunge al declino.

 

Il fiume in piena non è che un rigagnolo sporco.

Il fuoco sacro è un’asfittica fiammella.

Voglio indietro la mia vita! La mia sofferenza!

Non surrogati in bustina.

Voglio bruciare, voglio essere divorato, voglio la lacerazione dell’anima.

Non voglio sparire, fatemi essere l’eroe di questa storia, ora e per sempre.

Voglio scrivere gli attimi a fuoco, incidermeli sulla pelle, riempirmi del fumo incandescente della vita. Sporcarmi le mani, col fango e col sangue.

Non sarà un’altra volta, ora è per sempre. Voglio dire “così sia, così voglio”.

Ma i propositi sfumano. La notte svanisce, fugge l’ora dell’angoscia. Nel torpore del sonno muore il rigagnolo infiacchito, si spegne il lumicino fumigante.

Domani il sole sorgerà ancora.

Ma non sarò sveglio a guardarlo.





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