PRENDITI CURA DI LEI
Fersen osservava la scena, lo spavento iniziale aveva
lasciato il posto alla sorpresa prima e poi alla curiosità.
Le mani di Oscar erano posate ancora sulle spalle del suo amico. Intorno a
loro frammenti di vetro
rilucevano ai raggi del sole….sembravano tanti piccoli
diamanti che li circondavano e donavano loro un’aura
fatata, ultraterrena.
Oscar indugiava ancora, aveva il viso preoccupatissimo.
Prese a togliergli
dalla schiena i pezzettini di vetro…movimenti delicati come carezze….
”Che strano comportamento
Oscar!” pensò Fersen
Le era sempre sembrata fredda e scostante, occhi di
ghiaccio, sguardo fiero ed impenetrabile, eppure ora a vederla sembrava una
donna normale preoccupata per la salute del proprio compagno. La tenerezza del
suo gesto fece addolcire lo sguardo di Fersen.
Andrè per un attimo aveva chiuso
gli occhi come per assaporare appieno quel premuroso gesto. Fersen l’aveva
notato, e da tempo ormai, che Andrè era perdutamente innamorato.
Sospirò. L’amore faceva soffrire.
Difficilmente portava alla
felicità.
Continuò ad osservarli.
Ammirava intimamente Oscar, era
una donna incredibilmente bella, lineamenti delicati, lineari, incarnato
bianco, due grandi occhi azzurri che, aveva avuto modo di notare più volte,
quando si adirava mandavano lampi e si scurivano.
Aveva visto uomini delle sue
guardie sbiancare letteralmente quando lei li aveva fulminati con lo sguardo.
Sembrava esser nata per
comandare, non la immaginava proprio come una donna, era veramente un soldato,
non se lo imponeva….o almeno così sembrava.
Era così diversa dalla sua
piccola Maria Antonietta, la sua bambina viziata. Chiedeva tutto sgranando i
suoi occhioni e nessuno riusciva a negarle niente. Lui per primo.
Dio! Quanto le mancava!
Guardò ancora Oscar. I lunghi capelli biondi come il
grano maturo le erano scesi sul viso e si erano posati sulle spalle di Andrè.
Pensò che lui potesse aspirarne
il profumo. Si immedesimò in quell’uomo e provò per lui un moto di simpatia.
Non doveva essere affatto facile
stare vicino ad Oscar. Viverle affianco, obbedirle, parlarle, respirare la sua
stessa aria e soffocare in continuazione il suo immenso amore.
Non credeva possibile che lei non
se ne fosse accorta.
Lo notava in tutti i gesti del
ragazzo, quando sornione come un gatto mangiava una mela seduto sui gradini
della scalinata ascoltandola parlare, quando le porgeva le pistole con
deferenza pronte a sparare, persino quando duellavano.
Era stato capace di cadere nella
fontana pur di non farle del male.
Aveva combattuto con Andrè, e
sebbene non avesse uno stile propriamente accademico, era davvero forte, e
agile, e comunque sembrava avesse imparato più a parare i colpi che a
sferrarli.
Considerava Oscar davvero
intelligente e sveglia, eppure non notava tutte queste cose dell’amico.
Come mai?
La voce di Andrè lo riportò alla
realtà. Gli stava dicendo che la Francia era cambiata e che non tutti amavano
più la sua adorata regina.
Amaramente scoprì che era vero.
La sera fecero un giro per le
strade di Parigi. Togliere un pugnale da un disegno di Maria Antonietta lo
straziò. Avrebbe preferito sfilarlo dal proprio cuore.
Decise allora che il suo dovere
sarebbe stato rimanere accanto a lei. Le avrebbe dato coraggio. Col suo amore
lei sarebbe stata più forte.
Tornarono a casa, andarono nel
salone dove Oscar ordinò la cena. Fersen era giù di morale, ma accettò
volentieri di trattenersi ancora con quella piacevole compagnia. L’indomani
sarebbe tornato dalla sua amata a Versailles.
“Cena per tre”
ordinava intanto Oscar alla vecchia governante, che le sorrise annuendo.
Andrè la guardò e le disse sottovoce “ Oscar non ti sembra il caso….”
Lei non lo
stette neanche ad ascoltare, invece gli ordinò un secco “ Vatti a cambiare per
la cena!” che non ammetteva neanche timide repliche.
Fersen sorrise.
Non gli importava
affatto che il suo attendente cenasse con loro due, anzi gradiva molto la
presenza del giovane. Era gioviale e di compagnia, solo che il comportamento di
Oscar era alquanto insolito.
Si ritirò nelle
sue stanze per farsi un bel bagno e cambiarsi. Nella vasca ricolma di acqua
calda e profumata poté rilassarsi un pochino. Quei due erano davvero unici.
Oscar le sembrava la dea Atena, dea degli aspetti più nobili della guerra, la
vergine armata.
“Vi ammiro Oscar, avete il fuoco della battaglia
che vi brucia dentro. Io invece sono partito per una guerra non mia, in cui non
credevo, solo per sfuggire da qualcosa che era diventata troppo grande per me.
Vorrei che foste felice Oscar, davvero. Una persona come voi merita una
felicità completa. Non vivete a metà Oscar. Rimanete sempre quella che siete e
non scendete mai a compromessi. Battetevi sempre per i vostri ideali. Vivete a
pieno la vita Oscar!” D’un tratto realizzò. Ma certo! Ora gli era tutto
chiaro!
Andrè che era
sempre presente. Lei che lo cercava con lo sguardo, lui che annuiva per
qualcosa che avevano capito solo loro, Oscar che lo voleva sempre con sé anche
quando non ce n’era veramente bisogno, sempre insieme, sempre vicini, l’una mai senza l’altro, come il sole e la
sua ombra, la luna e il mare…..Andrè che amava Oscar…..Oscar che amava Andrè!
Non ci poteva giurare….ma era quasi sicuro che Oscar ricambiasse sinceramente i
sentimenti del suo attendente-amico-fratello-ombra.
Forse non ne era
cosciente, non lo aveva concretizzato, ma era amore non vi erano dubbi.
Probabilmente
Oscar che non era avvezza a queste cose per la rigidità della sua educazione,
lo aveva scambiato per enorme affetto….ma Fersen ripensando a tanti piccoli
episodi, ultimo proprio quello dello sparo alla finestra che aveva rischiato di
ferire sul serio Andrè, proprio ripensando a quegli episodi, ne fu quasi certo.
S’intristì però
per i suoi amici, proprio come era successo a lui che non poteva vivere il suo
amore alla luce del sole, anche loro avrebbero avuto serie difficoltà in
futuro.
Una donna
nobile, per di più soldato non avrebbe mai potuto amare liberamente il suo
attendente. Anche se questi era l’unico uomo capace di tenerle testa, che
sapeva calmarla in quei suoi famosi attacchi d’ira, che la proteggeva e che la
seguiva ovunque come un’ombra. Chiuse gli occhi avvilito e immerse la testa
nell’acqua.
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“Non posso crederci… “ i capelli di Oscar
volavano via per il vento, come anche il suo vestito.
Era appoggiata
alla fontana. Calde lacrime amare scivolavano giù e le bagnavano il viso mescolandosi
agli
spruzzi dell’acqua.
“Mi ha tenuta tra le sue braccia….ma mi
ha anche detto che sono il suo migliore amico!
Non avrebbe potuto ferirmi di più! Come sono
stata stupida!”
Ad un tratto sentì qualcuno afferrarla da dietro
mentre una mano le si avvicinò alla gola cercando
qualcosa. Lei ebbe un
attimo di paura poi scalciò con forza indietro colpendo l’uomo alle sue spalle.
Egli urlò per il dolore “ Accidenti! E tu saresti una dama?”
Cominciò a correre e
lei fece per inseguirlo ma mise un piede in fallo e cadde per terra.
“ Maledizione!”
Tentò di rimettersi in piedi ma non le riuscì perché le faceva maledettamente
male la caviglia.
Comparve
un’ombra da dietro la fontana.
Un uomo molto alto e magro, i capelli scuri
legati dietro la nuca.
“Andrè!” esclamò meravigliata.
“Oscar!” si
inginocchiò vicino a lei “Che ti è successo? Che ti hanno fatto?” chiese
allarmato.
“Hanno tentato
di derubarmi, doveva essere il cavaliere nero….e maledizione…con queste scarpe
non sono
riuscita a corrergli dietro!” pensò con
umiliazione che lui si sarebbe messo a ridere o a fare qualche battuta
delle sue e
invece le chiese con voce dolcissima, quasi un sussurro “Ti fa male?” e le posò
una mano
caldissima sulla caviglia, lei sussultò. Lui
allora la prese in braccio.
Oscar era
imbarazzata.
In passato Andrè l’aveva portata sulle spalle,
quando avevano dovuto scappare dalla
chiesa dove si
era rifugiata Jeanne, che stava per esplodere, oppure quando, ubriaca, per
dimenticare
Fersen gli era
letteralmente svenuta addosso dopo aver scatenato una rissa. E tante altre
volte che non
riusciva a
ricordare. Ora però era diverso. L’aveva sollevata come un uomo faceva con una
donna.
Ma quello era
il suo Andrè, il suo amico, compagno di vita, suo fratello, era al sicuro ora e
niente e nessuno
avrebbe potuto
farle del male . Man mano che si avvicinavano alla carrozza dei Jarjaise ,
Oscar si rilassava,
arrivando a
posare il capo sul suo petto. Aveva la camicia aperta Andrè e lei ne aspirò il
profumo.
Le piaceva, le
ricordava il bucato fresco che faceva la nonna. La camicia di Andrè aveva lo stesso
odore
buono delle
sue di camicie. Questa cosa le riscaldò il cuore.
“Sai, Andrè” mormorò “io non mi sento mai sola perché ci sei tu e
la nonna. Siete la mia famiglia. Non voglio che cambi niente, deve rimanere per
sempre tutto così.”
“ Ma certo Oscar” la sua voce era
un soffio caldo.
“Prometti che rimarrai con me” bisbigliò lei.
“E dove vuoi che vada” le sfiorò i
capelli con un bacio delicato. Lei si sistemò meglio tra le sue braccia e si
addormentò mormorando qualcos’altro che lui non sentì.
Fersen aveva visto quella scena
dalla vetrata che portava fuori ai
giardini. Aveva seguito incredulo quella
dama che aveva sospettato fosse Oscar….ma come poteva esserne certo? Aveva
visto un uomo vestito di nero correre. La ragazza con uno scatto aveva cercato
di acciuffarlo ma era caduta rovinosamente. Stava per correre in suo aiuto
quando con sua grande meraviglia era
apparso dal nero della notte Andrè che l’aveva sollevata come se fosse il bene
più prezioso al mondo e l’aveva portata via. Era stata una scena molto bella e
dolce, lui aveva indietreggiato.
Era
giusto così.
Era Andrè che doveva prendersi cura di lei.
Come sempre e per sempre.
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