Risposte alle recensioni
di “La
setta”
Aerith1992:
sono contenta che Francia e Inghilterra sotto l'effetto di un mio OOC
demenziale ti siano piaciuti; effettivamente, quando si gioca con
l'OOC, è sempre un terno all'otto! Però
c'è da dire che sia IC che non, quei due danno sempre
soddisfazioni quando si tratta di far ridere. XD
E credo, sinceramente, che prima o poi diventeremo un tutt'uno con
Seland il Grande. XD
Kagura92:
“follia collettiva” direi che è la
sintesi perfetta di quello che volevo mostrare nella mia fic, e direi,
attraverso la tua recensione, di esserci riuscita anche abbastanza bene
– anche se con la presente fanfic credo di aver alimentato a
mia volta questa follia. Bielorussia, Sealand ed Europa ringraziano per
l'apprezzamento, e per quanto riguarda Frate Francis, suppongo che
Vaticano abbia creato un ordine ad hoc. XD
Wolvie:
se qualche volta ho dei dubbi nello scrivere fanfic demenziali, sono
recensioni come questa che fugano ogni dubbio. Glasie! <3 Anche
se l'idea dei pinguini francamente non so dove io l'abbia pescata.
ò_ò Bah, sono strana forte... XD
***
Titolo:
Sotto la polvere del tempo
Fandom: Axis
Powers Hetalia
Personaggi:
Danimarca; Inghilterra
Genere:
introspettivo; romantico; erotico (più o meno)
Rating:
giallo
Note: 1
– sinceramente non posso credere che fra tutte le mie coppie
preferite io stia scrivendo proprio di questi due, che non rientrano
tra le mie grazie. Ma come si dice, la vita è
così...
2 – Dopo aver scritto io stessa questa roba, sono favorevole
alle reclusione di Inghilterra nella torre più alta e remota
del Regno. Ci basta il fratellone Francia.
3 – Non conoscendolo bene, spero di aver reso almeno di
striscio il personaggio di Danimarca. ^^''
Un piccolo pensierino
per Wolvie,
per il suo compleanno, e in sostituzione di un regalo fallito.
Sotto la polvere del tempo
La risata roca di Inghilterra penetrò quasi soave attraverso
le sue orecchie, accarezzandole e ingannandole, invadendogli senza
permesso la testa e spingendosi sempre più giù
all'interno del torace, finendo per generare una calda sensazione di...
di... familiarità, una specie di sapore di antico, qualcosa
sotterrato sotto la polvere del tempo che ogni tanto veniva riscoperta
per qualche fallace istante.
D'impeto avvicinò il boccale mezzo pieno alle labbra. E
mentre trangugiava senza particolare attenzione la birra, sentiva la
risata scemare a poco poco, trasformandosi in un ghigno malcelato e
soddisfatto.
Danimarca chiuse gli occhi e continuo a bere come se ne andasse della
sua stessa vita; e intanto la voce schiarita dal troppo bere,
così insolitamente esultante, di Inghilterra prese a
solleticargli le orecchie, rimanendo comunque troppo lontana per essere
capita; o forse non ne aveva voglia, di essere capita (o lui di capire).
A conti fatti poi, Danimarca non trovava un valido motivo per tentare
anche solo di afferrare il significato di quelle paroline che dovevano
essere per forza di poco conto, quando sapeva fin troppo bene che
l'unica cosa che gli interessava era godersi fino all'ultimo quel suono
così gradevole che era la voce pronunciante le simpatiche,
anche se inutili, paroline di prima, e che l'importante era
che la voce sembrasse così dannatamente allegra,
caso più unico che raro trattandosi di Inghilterra, e che
alla fine anche lui stesso fosse allegro.
In sintesi, un'allegra bevuta in compagnia; se non era questo
l'importante...
Inclinò ancora il boccale, fino a svuotarlo definitivamente.
Soddisfatto dunque, lo poggiò con più forza del
necessario sul tavolino un po' unticcio, concedendosi una sbirciatina
alla figura che gli stava di fianco, un po' perché
Inghilterra sghignazzante era sempre stato un spettacolo (raro), un po'
perché, con disappunto, in mezzo a tutte quelle paroline che
gli cadevano sulla testa per scivolargli lungo il corpo come una doccia
benefica, gli era sembrato di coglierne una (molto) più
sgradevole, che assomigliava in modo preoccupante al nome
“Francia”, seguito a breve da un tranquillizzante
“perdente”.
Danimarca si rilassò, abbandonandosi lascivo all'accoglienza
del divanetto.
Inghilterra era lì, di fianco a lui, incredibilmente vicino.
Seduto sullo stesso divano, le gambe divaricate in modo scomposto e la
schiena rilassata aderente allo schienale; stava ancora ridendo
sguaiato, la testa lasciata cadere sulla spalliera.
Sembrava davvero divertito e fiero di quello che stava raccontando da
ormai... beh, da un bel po'.
Poi, d'improvviso, come accortosi dell'osservazione che stava subendo,
spalancò gli occhi, e Dio, Danimarca non ricordava quanto
fossero meravigliosamente e splendidamente... verdi, e lo
fissò di rimando, il ghigno attenuato ma sempre presente.
Con tutta probabilità si stava chiedendo il
perché aveva smesso di ridere insieme a lui.
E Danimarca non era certo di poter trovare una risposta sensata, perso
com'era nel constatare come Inghilterra, abbandonato di fianco a lui,
mentre lo scrutava interrogativo con quegli occhi verdi e languidi dal
troppo bere, e con quel mezzo sorrisetto stampato in faccia... era...
era... incredibilmente... carino.
Sì, sì, indubbiamente carino.
Tanto carino.
Troppo carino.
Troppo carino per starsene lì ad osservarlo come un ebete.
E forse stava prendendo un abbaglio grande come una casa, ma quelle
labbra ormai appena arcuate, appena dischiuse, non gli stavano
chiedendo, anzi non lo stavano pregando, di toccarle, di baciarle, di
assaggiarle?
Si sporse Danimarca, oltre quel confine immaginario che lo separava da
Inghilterra, fino a toccare le labbra dell'altro con le proprie.
Come dire... fu strano. E non perché Inghilterra non lo
aveva ancora respinto - perché avrebbe dovuto poi? - o
perché quella che doveva essere nient'altro che una bevuta
tra vecchi amici che si rivedono di tanto in tanto andava
trasformandosi in qualcosa di... non ben definito.
No, era strano perché Inghilterra, le labbra di Inghilterra,
sotto l'amaro sapore della troppa birra, non sapevano di... nulla.
Niente. Nada.
Danimarca si accigliò, contrariato.
E più per una sua personale convinzione, che per un pensiero
definibile logico, era certo che ci doveva essere per forza un qualche
cosa, lì sotto, che Inghilterra gli voleva negare, che
veniva occultato per colpa di stupide remore e inopportuni imbarazzi.
Non si arrese Danimarca, certo che fosse suo diritto trovare quel
“qualcosa”, e prima che la preda gli potesse
scappare da sotto il naso con un fulmineo saltello, e magari sparire
tra il verde fogliame di qualche nodosa quercia come in secoli remoti,
afferrò fra le sue mani il viso di Inghilterra, costringendo
ancora le loro labbra ad incontrarsi.
Se ci furono proteste o resistenze, il danese non se ne accorse.
Ci doveva essere qualcosa, lì sotto, da qualche parte, che
aspettava solo di essere scoperto, desiderato, bramato, e infine
assaporato fino all'ultima goccia.
Perché Inghilterra, il corpo di Inghilterra, era
favolosamente caldo, e accogliente, e stava vibrando solo per lui. E le
sue labbra erano meravigliosamente morbide, umide di baci e
schioccavano solo per lui.
Inghilterra mugolò qualcosa contro le sue labbra, e per un
istante, un brevissimo istante fugace, Danimarca poté
sentire sulla punta della propria lingua un sapore dolce, e familiare.
Sapeva di biscotti, di mare e di foreste profonde.
Schiuse gli occhi e serrò le braccia attorno al corpo
dell'inglese, per poi, con un sorriso ferino, trascinarlo sul fondo del
divano.
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