Il
Drago e la Donna
Una stagione si sussegue all’altra in maniera continua, senza
che qualcuno possa fermare il tempo. Per me gli anni sembrano giorni,
non sembrano volare. In fondo non ho paura della morte,
perché sono un essere immortale. I draghi sono questo no? E
se io sono anche di pietra, cosa mai può scalfirmi?
Tuttavia gli anni hanno portato anche a una modifica, seppure gradita.
Piante rampicanti hanno iniziato a sorgere e, allungando i loro rami
adorni di foglie, hanno avvolto la corta colonna di marmo bianco,
rendendola, nonostante tutto, più graziosa forse. Sembra
quasi essere ancor di più un’opera
d’arte. Il verde scuro delle foglie e dei rami che abbraccia
il candore del marmo. Sembro quasi un drago artista, non trovate?
La pietra con cui sono stato fatto, però, è bella
resistente e non è stata rovinata dal tempo, anche
perché la mia piccola Sophie e il suo Daniel si sono presi
cura di me non permettendo a nessuno sciocco mortale di distruggermi.
Lei è cresciuta ulteriormente. Quanti anni sono passati
ancora? Dieci, se la memoria dei draghi non è fallace. Non
posso quasi più chiamarla piccola, anche se io ho molti
più anni di lei: ora è una vera e propria donna,
l’esatta copia di sua madre, ormai anziana, ma forse
– devo ammetterlo – un poco più bella e
raggiante.
Raggiante sì.
Almeno così era fino a un anno fa, quando ancora non si
parlava troppo di guerra e soprattutto tali voci non erano giunte fino
al paese, che tuttavia sembrava vivere un’atmosfera di pace.
Forse perché piccolo, forse perché un punto di
non vitale importanza per quell’odio che si sta propagando
nella capitale tedesca. Se so tutte queste cose è unicamente
perché sento tutti coloro che passano alla stazione.
Già, la stazione. È un luogo che è
fortemente amato, anche se negli ultimi tempi sembra quasi iniziare un
momento di decadenza. Quello che si crede, anche se non lo si augura,
è che i moti possano giungere anche qui e distruggere tutto,
la tranquillità, questo luogo, e… forse anche me.
Dopotutto, sono una mera opera d’arte di altri tempi, che ora
non vale nulla, se non per lei.
Lei, la mia Sophie.
Lei è lì, accanto al primo binario, a pochi metri
di distanza dal punto in cui mi trovo, e guarda affranta suo marito.
Chi? Forse ci sarete già arrivati tutti e il mio cuore
esulta nel dirvi che sì, è proprio Daniel che ha
conquistato il cuore della mia amica e che l’ha resa felice
per tutto questo tempo.
Ma il male e la pazzia che si instaurano nel cuore degli uomini conduce
non solo alla propria distruzione, ma anche a quella degli altri.
Molti inneggiano al loro folle capo, perché sognano una
Germania superiore ma, nonostante io sia il primo a sentirmi superiore
a questi sciocchi umani, sono consapevole che non è facendo
tali idiozie al limite dell’inverosimile che si
può diventare davvero migliore degli altri.
Loro sono lì e si stringono le mani. Io li guardo, muto ed
attento spettatore del loro saluto, del loro arrivederci,
perché non può trattarsi di un addio no?
Lui è vestito con una strana divisa di un verde scuro, che
gli è stata consegnata, e porta con sé una sacca:
è stato chiamato alle armi, come vero esempio di persona
superiore, per la sua altezza, i suoi splendidi capelli chiari e quegli
occhi color del mare più profondo che sono sintomo di una
razza al di sopra di ogni altra.
Ma io non credo che lui possa seguire alla lettera gli ideali di quel
pazzo al governo, anzi sono sicuro che il cuore di Daniel è
buono. No, non può essere crudele. Lui ha altri ideali, ma
non vuole mettere a rischio la sua famiglia.
Sophie lo guarda con gli occhi gonfi di lacrime, che tenta di
trattenere, fingendosi forte come sempre. Come quando da bambina cadeva
e si sbucciava le ginocchia, ma tratteneva a forza le lacrime, per
dimostrarsi forte; solo che, ora fa ancor più male. I dolori
che prova una persona adulta sono ben più forti di un
semplice taglio o ferita fisica.
Lo sento. È come se io e lei fossimo legati profondamente e
in maniera indissolubile. Avverto i suoi sentimenti come lei avverte i
miei pensieri. Sembra strano, forse impossibile, ma so che è
così.
Lui le parla ed io non ho bisogno di affinare l’udito per
capire. Sono di pietra, ma sono sempre un drago e ho tutte le sue
caratteristiche.
« Amore mio, stai tranquilla, e pensa al nostro piccolino che
deve ancora arrivare. » le sfiora il viso, mentre lei
socchiude gli occhi per qualche istante e poi li riapre, prendendo la
sua mano tra le sue e portandola al ventre, che sotto la camicetta
bianca, appare un poco gonfio. Lì, gli umani, come le nostre
dragonesse conservano la scintilla di una nuova vita.
« Il nostro bimbo crescerà in un mondo migliore,
ne sono certo. Lotterò per fargli avere il meglio, ma tu non
disperare. Tornerò. »
« Sì, Daniel. Mi occuperò di lui,
starò tranquilla e farò in modo di stare bene,
per non permettere al piccolo di soffrire. Noi ti aspettiamo. So quello
che vali e so che dentro al tuo cuore hai altri ideali. Va amor mio, e
dimostra il tuo coraggio e il tuo cuore d’oro. Io
resterò qui e ti aspetterò in trepidante attesa.
»
Resto silenzioso, senza esprimere pensiero alcuno. Quello è
il loro momento e non posso permettermi di rovinarlo. Lui accarezza di
nuovo il suo ventre, e i suoi occhi si fanno umidi, mentre un sorriso
pieno di amarezza per non poter rimanere lì tranquillo ad
aspettarlo affiora sulle sue labbra. Lei gli sfiora i capelli, e cerca
di sorridere. Dimostra una forza unica, anche in questi momenti colmi
di dolore.
Poi, Daniel si china su di lei, sfiorando le sue labbra in un bacio
dapprima dolce, e poi denso di una passione talmente intensa, come se
temesse che quello sia il loro ultimo bacio. Solo in
quell’attimo, una singola lacrima esce dall’occhio
destro di Sophie. Una lacrima silenziosa, che scivolandole lungo la
guancia destra, ricade poi a terra senza il minimo rumore.
Il treno è fermo davanti a loro. Immobile e cheto fino a
quel momento. Ma come facendosi beffa di loro, proprio nel momento in
cui il bacio si fa più intenso, viene messo in moto. Al
rumore, segue il fischio. Le porte vengono aperte da uomini
più o meno robusti – che lavorano proprio alla
stazione -, in modo tale da permettere ad altri umani di accedervi.
Riluttanti i miei due adorabili amici innamorati si staccano. Ma prima
di allontanarsi, Sophie afferra la mano di Daniel, come con
l’intenzione di non lasciarlo andare via.
« Daniel…» la sua voce è
incerta e spezzata dalle lacrime che minacciano ancora di uscire. Non
dice altro, ma i suoi grandi occhi color del cielo, circondati da corti
riccioli biondi, acconciati con grazia secondo la moda degli anni
quaranta, dicono tutto. Vorrebbe non lasciarlo andare via. Vorrebbe
tenerlo per sé. Ma sa che ciò non
potrà succedere.
Anche gli occhi blu di Daniel dicono molto. Sento che vorrebbe restare
lì, per vivere con tranquillità la sua storia
d’amore ed attendere l’arrivo di una nuova, grande
gioia, rappresentata da suo figlio. Ma tutto ciò non
è possibile.
« Sophie… tornerò da te. Aspettami.
»
« Ti aspetterò. » un sussurro appena,
prima di tentare di mostrare un sorriso forzato, al quale lui risponde.
E poi, pian piano, la presa delle loro mani si fa più lenta,
fino a lasciarsi.
Tra di loro, solo vuoto.
Lui sale sul treno e si avvicina subito a un finestrino. Da
lì, la guarda. La osserva chiedendosi quando e se
tornerà. Lei lo fissa, immobile, senza versare lacrima
alcuna.
Un altro fischio. Poi il rumore delle porte che vengono chiuse con
forza, da addetti allo scopo.
Sono abituato da anni a quei rumori orrendi, eppure ora mi appaiono
ancora più forzati, più distruttori della quiete.
Il treno prende a marciare e pian piano si allontana dalla stazione.
Sophie inizia a correre, facendo attenzione a non cadere, come se
volesse inseguirlo, come se credesse che le sue semplici gambe possano
raggiungerlo. Vorrei davvero poter muovere le mie possenti ali per
trasportarla da lui. Ma neanche questo è possibile. Quando
la banchina è conclusa e non può più
andare oltre, si ferma, e guarda il treno che pian piano diventa sempre
più una figura lontana, poi un puntino nero, e poi
più nulla.
Solo a quel punto si volta verso di me. Mi si avvicina.
« Oh Zefiro… » dice unicamente e,
portandosi le mani a coprirsi il viso, scoppia a piangere, non
dovendosi più trattenere. Sa che davanti a me può
piangere e sfogarsi tutte le volte che vuole, seppure il suo dolore
faccia soffrire anche me, e io non so proprio come aiutarla.
Piangi dolce Sophie. Piangi e non curarti di chi ti guarda.
Piangi. Il tuo amico è qui e ti sostiene.
In fondo un amico serve anche a questo, no?
* * *
Credevo – come
del resto lo credevano gli uomini del villaggio – che la
guerra non potesse arrivare anche in quel luogo sconosciuto, e difatti
questo non avvenne. L’unica cosa che si udiva, era il rumore
degli aerei da combattimento che sorvolavano i cieli sopra di noi, ma
fortunatamente non ci colpivano, nonostante alimentassero le nostre
paure. Non c’erano più bambini felici che
riempivano l’aria con le loro risate e i loro giochi, non
c’erano neanche dolci donzelle che allietavano le giornate
dei baldi giovani che facevano loro apprezzamenti, ricavandone dei
sorrisi e forse anche di più. Non c’era
più l’allegria, la voglia di vivere. La stazione
però era ancora molto vissuta. Donne con i loro bambini si
recavano ogni giorno davanti a quei binari, con la speranza di vedere
tornare i loro compagni, fratelli, padri, zii e figli, ma spesso
dovevano tornare a casa, senza una risposta. Altre volte, i messaggi
che ricevevano erano i peggiori, ed ero costretto a sentire urla
strazianti e pianti interrotti, scene crudeli da vedere. Rare volte,
invece, avevano la fortuna di vederli tornare, un po’
malandati, feriti nell’animo e nel fisico, ma almeno erano a
casa.
E, tra queste donne,
c’era ovviamente anche la mia Sophie.
Lei veniva ogni giorno
alla stazione, pur sapendo che non poteva vederlo tornare tanto presto.
Quella che si prospettava una guerra corta e rapida, risultò
essere col tempo, molto lunga e colma di imprevisti. La follia umana
arrivò ai massimi livelli, commettendo anche le scene
più orride e indescrivibili. Io stesso, un essere capace di
uccidere facilmente una vittima, restavo inorridito alle storie che
giungevano anche lì, in quel paese sconosciuto ai
più.
Di fronte a quella
follia, a quel clima di disperazione, c’era lei, che con la
sua speranza e la voglia di credere a un mondo migliore, cercava di
allietarmi, come io cercavo a mia volta di allietare lei.
Veniva sempre. Si
fermava al primo binario e osservava per ore ed ore l’arrivo
di un treno, che spesso non arrivava. Poi si fermava con me a parlare:
di lei, di lui, del loro piccolo che nel giro di pochi mesi sarebbe
arrivato. E spesso sorrideva, immaginando e descrivendo un futuro,
fatto di sola gioia e tanta felicità; certo ci sarebbero
stati degli alti e anche dei bassi, ma con un po’ di forza e
buona volontà tutto sarebbe andato per il meglio. Amava
sognare la mia Sophie, ed io adoravo anche questo suo aspetto.
Dopo ore trascorse
insieme, si recava presso gli uffici della stazione a chiedere
informazioni di Daniel, ma il più delle volte si ritrovava a
sospirare e tornare a casa senza una risposta, senza il suo amato.
Solo una settimana
mancò.
In quella settimana
diede alla luce un piccolo, dai riccioli biondo-castani e grandi occhi
blu, come suo padre. Lo chiamò Christopher, come Daniel
avrebbe voluto e, troppo stanca per muoversi e dovendosi occupare per
bene di lui, non venne alla stazione, seppure sentissi che era una cosa
che le costava molto.
Dopo qualche tempo
tuttavia tornò: portò con sé il
piccolo, per farmelo vedere. Guardò il binario per qualche
minuto, ma poi venne da me, mostrandomi il pargolo.
« Guarda
Zefiro, questo è mio figlio, o meglio il figlio mio e di
Daniel. Non lo trovi bellissimo? » mi chiese, sorridendomi,
seppure i suoi occhi non mostrassero la consueta allegria che sempre la
caratterizzava.
« Piccolino
mio, lui è il mio più caro amico, e quando
crescerai imparerai ad apprezzarlo ed amarlo come faccio io e come ha
imparato a fare anche tuo padre. Sai piccino, presto il tuo
papà tornerà, e saremo tutti e tre felici.
» adorava parlare con il piccolo.
Ma anche in
quell’occasione non ci furono notizie di Daniel.
Passarono i mesi e pian
piano si avvicinava la fine della guerra. Il piccolo Christopher
cresceva, e passati tre anni ancora non si sapeva nulla del padre; fino
a quando, infine, tornò a casa uno dei soldati, un cittadino
del paese, che volle parlare con la mia Sophie.
Lei, che si trovava
proprio alla stazione, gli chiese di dirle tutto davanti a me, il suo
amico e come sempre attento spettatore e sostenitore.
«
Sophie… Daniel ha sempre avuto degli ottimi ideali. Amava
molto la nostra patria e in un primo momento accettò di
combattere per difenderla, e proteggere te e tuo figlio, come ben sai.
»
Lei annuì,
non dicendo parola alcuna. Il soldato, quindi, riprese « ma,
nel momento in cui gli fu commissionato di uccidere un
pover’uomo incapace di difendersi, solo perché
diverso da noi e non appartenesse alla razza superiore tanto decantata,
lui si rifiutò. Il rifiuto va contro le regole. Fu accusato
di essere un traditore, un incapace, di non seguire le regole del
nostro capo, di quel… dittatore da strapazzo. » al
sol chiamarlo così, storse le labbra in una smorfia di puro
disprezzo e rabbia… « e, è
stato… ucciso, per dar mostra a tutti di cosa succede ai
traditori. Mi dispiace Sophie, e so che questo mio pensiero non
servirà ad alleviare la sofferenza che ora potrai provare
ma: Daniel era un grande uomo, e tu dovresti esserne sempre orgogliosa.
»
Guardai Sophie, e lessi
nel suo sguardo una tale sofferenza da struggermi l’animo.
Anch’io soffrivo, perché col tempo avevo imparato
ad amare quell’uomo, e ora, sapendo ciò che aveva
fatto, ne ero orgoglioso come del resto potevo ben capire che lo fosse
lei. Annuì e ringraziò il soldato, per poi
ritirarsi in solitudine. La vidi sollevare lo sguardo verso il cielo e,
mentre le lacrime scorrevano sul suo viso, un sorriso lo accese. Era
orgogliosa di lui, nonostante la solitudine e la sofferenza che
invadevano il suo cuore.
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Prima
di passare ai ringraziamenti e alle risposte alle recensioni, devo fare
una premessa: il capitolo che ho inviato al contest non era proprio
così. L'ultima parte in "corsivo" l'avevo inserita nel
capitolo successivo, ma dopo il giudizio di Eylis e rileggendo il tutto
con più attenzione, ho optato per riportarlo qui (per tal
ragione quindi il capitolo è più lungo).
Il passaggio al passato è puramente voluto. Sono pensieri
passati del drago che troveranno poi riscontro nell'ultimo capitolo,
che posterò nei prossimi giorni. Ho notato anche degli
errori e ho cercato di correggerli, sperando di non averne lasciati
altri xD
Spero che vi possa piacere :)
Per chi volesse sapere com'è la storia originale inviata per
il contest, può andare qui
. (Il sito creato da Eylis per gli Original Concorsi da lei
creati. Quella è la mia pagina con la storia! )
Sachi
Mitsuki : ti
ringrazio per il nuovo commento :) Non sai che gioia nel leggere che ti
piace ciò che ho scritto. Sono d'accordo con te per il nome.
Secondo me non averne uno è davvero terribile. E' un
qualcosa di tuo, che ti appartiene, che ti identifica... non so se
riesco a farmi capire.
Sì, ho deciso di descrivere tutta la storia degli umani (in
particolare Sophie) attraverso i pensieri di Zefiro. Non è
stato facilissimo, ma per il contest è venuta fuori questa
ispirazione e l'ho subito riportata sulla "carta".
Per quanto riguarda i bambini piccoli, in effetti io conosco un bambino
di cinque anni che sfortunatamente non parla bene, parla quasi come mia
nipote di due anni. Quindi ci sono bambini che ci mettono
più tempo a imparare. Poi non so.
Grazie mille per i complimenti, spero che ti possa piacere anche questo
capitolo. ;)
WingsofCrow : Il
tuo commento mi fa davvero piacere *.* Ti ringrazio tantissimo per le
tue parole, e sono contenta di essere riuscita a caratterizzare il
"carattere" del drago solo con i suoi pensieri. Sono altresì
felice di vedere che anche a te è piaciuta moltissimo la
scena del nome. Come dicevo prima, lo ritengo molto molto importante
per ogni essere vivente. Io poi devo mettere un nome a qualsiasi cosa xD
Grazie infinite per aver inserito questa storia tra le preferite, e
anche per i complimenti. :)
Spero che questo capitolo potrà piacerti.
E infine, i ringraziamenti:
Grazie a chi la legge semplicemente;
a WingsofCrow
che l'ha inserita tra le Preferite;
e a - AhiUnPoDiLui
e - Sachi
Mitsuki che l'hanno inserita tra le Seguite!
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