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Ilena non aveva mai
visto uno
Skylean prima di allora. Certo, aveva si e no venti primavere dieci
delle quali passate rinchiusa nella grande magione di suo padre, ma
s'era continuata ad aggiustare e pettinare i lunghi capelli ramati per
ore frustrando profondamente la serva di turno, giungendo infine ad
optare per una morbida treccia ordinata col capo ornato di nastri
azzurri come il delicato vestito che indossava.
Ad ogni modo non fu per
niente preparata per ciò che vide.
Era primo pomeriggio e
vedeva
già all'orizzonte la carrozza avvicinarsi; trepidante si
contorceva le delicate manine, al fianco dell'austero e canuto padre e
con alle spalle l'intera schiera della servitù. Le giovani
sguattere del maniero sembravano ansiose almeno quanto lei di mettere
gli occhi su di uno Skylean in carne ed ossa, i portatori della grande
invenzione degli archibugi. Si sentiva importante come mai in quel
momento, emozionata e tesa; la carrozza aveva oramai imboccato il
vialone principale superando la cancellata e si ritrovò a
mordersi freneticamente le belle labbra, tentando di ricordare tutto
ciò che era riuscita a leggere riguardo gli Skylean: la
gente
delle nuvole, con capelli bianchi come neve ed occhi color dell'oro,
spesso col viso ed il corpo completamente dipinti. Ma non aveva idea di
come si comportassero, se fossero ostili o meno, nulla di nulla.
Mentre si perdeva nelle
sue fantasie
suo padre la riportò alla realtà compiendo un
passo in
avanti, così da poterle far notare che la carrozza era
infine
giunta.
Il cocchiere scese con
un balzo ed
andò ad aprire il modeto sportello della modesta carrozza ed
Ilena (così come tutta la servitù)
trasalì
portando una mano alle labbra. Infine a nulla erano valsi gli
accorgimenti di suo padre e le sue raccomandazioni in merito al
mostrarsi riservata, tenendo lo sguardo basso se necessario. Ilena
l'aveva visto chiaramente però, persino sulla schena del suo
severo padre era corso un brivido.
Lo Skylean era alto,
con i capelli
legati che arrivavano poco oltre la nuca e gettati su di una spalla,
con occhi di oro puro e, e... Terribilmente affascinante. Da una parte
trovò quasi banale che una creatura così avvolta
dal
mistero possedesse anche un fascino tale, ma poi dovette ammettere a
sè stessa che non stonava, che non era eccessivo o altro,
era..
Era uno Skylean, tutto lì.
Gli osservò
attentamente le
orecchie appuntite ma non allungate come quelle degli elfi ed i segni
che portava dipinti sul viso: al centro della pallida fronte
troneggiava un occhio in rosso, così come le righe verticali
che
scendevano giù dai suoi occhi come se fossero lacrime,
spesse
lacrime.
Indossava una
semplicissima blusa
bianca, un gilet blu di quella che sembrava essere pelle di animale,
pantaloni neri dal tessuto leggero che andavano ad infilarsi in pesanti
stivaloni di pelle; portava allacciate alla cintola due fodere con
piccoli archibugi ed uno molto più grande allacciato dietro
la
schiena, senza fodera. Gli archibugi erano per metà in legno
e
per metà di un metallo liscio e luccicante; nelle parate e
nelle
onorificenze le era capitato soltanto un paio di volte di sentire
l'assordante fragore dei loro spari ed immaginò che
bisognasse
essere davvero molto abili per padroneggiare un'arte simile.
Suo padre era ancora
lì ad
annoiare lo Skylean con i suoi boriosi discorsi sulla
fragilità
del loro paese e sul quanto fosse onorato di accogliere un esperto come
lui proveniente direttamente da Mégat, la Capitale dei
mercenari, nella sua umile dimora. La servitù era tornata
alle
proprie mansioni ed erano rimasti soltanto loro tre sull'uscio di casa.
Attese pazientemente
sino a quando
suo padre non si voltò verso di lei, porgendole una mano ed
invitandola ad avvicinarsi così da poterla introdurre
all'altro.
"Ed ora permettetemi di
presentarvi mia figlia, Ilena."
"Incantato, Mia
Signora" rispose lo
Skylean, prendendo con fermezza la piccola manina di lei da quella di
suo padre ed esibendosi in un galante baciamano.
Lei si
inchinò,
aggraziatamente ma senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso. "il
piacere è mio, Ser..?" lasciò la frase in
sospeso, mentre
le guance le si colorivano appena.
"Nemetona, Mia Signora"
Nemetona Boganaste."
Uno scioglilingua,
insomma. Buffo.
Si astenne dal dirlo onde creare situazioni anomale o imbarazzanti, ma
continuò a pensarlo durante tutto il tragitto dall'entrata
principale al gran salone, stracolmo di quadri, vasi antichi e
sconfinate polverose librerie. lei stava indietro per rispetto, in
teoria, ma in pratica poteva così lanciare qualche
disinibita
occhiatina anche al "lato b" dello Skylean passando inosservata; la
mano destra, nel punto in cui quell'uomo l'aveva baciata, ardeva di un
fuoco tutt'altro che nocivo.
Quando l'aveva fatto,
lei aveva
intravisto un lieve balenìo di canini affilati e fuori
misura,
però perfettamente nascosti alla vista dalle belle labbra
sottili. Provò ad immaginare che cosa avrebbe provato, se
Nemetona l'avesse morsa.
La sorprese vedere
quanto
attentamente seguisse le oltremodo noiose lezioni di storia di suo
padre, si sorbì per intero la genealogia di loro Gisante,
sin
dai padri dei loro padri fondatori, bla, bla, bla.. Stava quasi per
addormentarsi all'impiedi quando da una porticina laterale seminascosta
da un arazzo sbucò fuori il loro personale fabbro di
fiducia,
con aria affannata e forse allarmata.
"Mio Signore! Mio
Signore, in fucina c'è anco-"
Alla vista dello
Skylean in loro
compagnia, il quale aveva voltato il capo in quella direzione con aria
interrogativa, zittì immediatamente. Ad Ilena non piacque
per
nulla l'intenso sguardo misto fra curioso ed affascinato che si
scambiarono e ne provò un intimo moto di gelosia.
Il loro fabbro, Ferona,
era la nana
più abile che avesse mai visto; era capace di fabbricare
solide
armi per i soldati di suo padre, ed il gioarno dopo di lavorare per lei
una delicata pettinessa in avorio, intarsiata d'oro e rubini. Non era
esattamente bella con le sue guance paffute, le braccia muscolose e le
mani rovinate, tantomeno poteva essere definita femminile, nonostante
ciò era molto più graziosa e proporzionata
rispetto a
molte della sua razza. Non era nè snella nè
tozza,
portava i lunghi capelli neri sciolti, neri come i due profondi pozzi
che erano le sue iridi, contornate da folte sopracciglia e pelle color
mogano.
Questa, ovviamente, era
una
oggettiva descrizione di Ferona, dato che per Ilena non era altro che
un basso e sporco mostriciattolo abitante delle buie caverne della
fucina, in quel momento più che mai, buono solo a fare e
riparare cose.
Suo padre invece, che
aveva una
stima ben più alta di lei, la invitò con un
benevolo
cenno della mano ad unirsi alla conversazione.
"Ferona cara,
calmatevi. Con calma, ditemi, che cosa è successo?"
"S-Signore" si
avvicinò,
inchinandosi lievemente in direzione dello Skylean, il quale le rispose
con un lieve sorriso. Tentò vanamente di ignorare il rossore
che
doveva certamente averle colorato le guance e tornò a
rivolgersi
al padrone di casa "Mio Signore, nella fucina c'è nuovamente
Ser
Gerald. Lui mi.. Interrompe, non riuscirò a terminare le
lance
per la vostra parata, Mio Signore.."
"E così sei
corsa da
paparino, si?" commentò aspramente (e sgarbatamente) Ilena;
il
severo sguardo di rimprovero di suo padre e quello sinceramente
infastidito dello Skylean non fecero altro che farla arrabbiare ancora
di più.
Ferona si
limitò ad abbassare lo sguardo, mortificata.
"Provvederò
immantinente a
placare le ire di Ser Gerald di persona, non preoccupatevi. Vogliate
scusarmi" s'avviò, per poi voltarsi con un sorriso bonario
in
volto "Nemetona, cercate di non fare alcun'altra preda durante la mia
assenza, va bene..?"
"Mio Signore, sono le
donne che cacciano me, posso garantirvelo." rispose l'interpellato,
ridacchiante.
Una volta che il
padrone di casa fu
nel passaggio per la fucina dal quale era sbucata la nana, ci fu un
intenso scambio di sguardi generale, lì nel gran salone.
Nemetona sembrava essere l'unico a divertirsi, mentre osservava lo
sguardo truce di Ilena. "Ho fame." annunciò infine.
La figlia del nobile
Gisante
voltò il capo dai lunghi capelli ramati, ammorbidendo
l'espressione ed il tono della voce "Ma certo.. Vogliate seguirmi verso
le cucine, i nostri servi per la cena di questa sera si sono cimentati
in più leccornie in vostro onore, Ser."
"Bene, bene!" rispose
lo Skylean,
incamminandosi al seguito di lei; quando però poco
più
avanti si rese conto che Ferona non li stesse seguendo
arrestò
di colpo il passo voltandosi verso di lei "Voi non venite?"
La nana gli rivolse uno
sguardo a
metà fra lo stupefatto e l'ammirato. Stava per replicare,
quando
nuovamente Ilena s'intromise nel discorso. "No, vedete. Ferona pranza e
cena nella fucina.. E' sempre stato così, non esce mai da
lì dentro."
"Ed a giudicare dalla
sua
espressione direi che è molto, molto noioso! E' il mio
banchetto
di benvenuto, no? Suvvia Ferona, siate cortese e presenziate anche
voi." terminò, sghignazzando in un modo che non sarebbe
riuscito
a risultare fastidioso neanche se l'avesse voluto.
Gli occhi di Ferona si
illuminarono
mentre si avviava per raggiungerli, quelli di Ilena invece si
appannarono per via della rabbia che sarebbe stata costretta a
reprimere in quel momento e nelle ore successive.
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