Dialogico

di Mao chan
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«Oh

Written by Mao chan

Pirates of the Caribbeans © Disney

 

Dialogico

 

 

«Oh!»

«Oh.»

«Giochi a fare il capitano, adesso?»

«Mh. Come te, d’altronde.»

«Io sono capitano.»

«Sì, certo. Anch’io.»

«Grazie a me.»

«Grazie a te.»

 

Uno sospira, il più giovane, e guarda dritto davanti a sé, oltre le onde, oltre l’oceano, verso la terra ferma.

 

«Ormai è quasi ora, eh?»

«Già.»

 

Il più vecchio storce la bocca, poi si dà una rapida occhiata intorno.

 

«Ho perso il cappello.»

«Hai perso… cosa?»

«Il cappello.»

«Ah.»

«Come sarebbe a dire “ah”? Ragazzo, questa navigazione forzata ti fa male, lasciatelo dire.»

«Beh, ma che posso farci scusa?»

«E io che ne so? Sei tu il capo di questa stupidissima nave. Girala, torniamo indietro.»

«A fare che?»

«Ragazzo, il sale ti ha seccato il cervello. Andiamo a cercare il mio cappello, ovvio!»

«Cercare il tuo cappello?»

«Esatto, cercare il mio cappello.»

 

Sorriso, il più accattivante che ci sia sull’oceano.

 

«Non possiamo voltare un veliero come se nulla fosse per cercare un cappello.»

«Io dico di sì.»

«Peccato che sia io, il capitano.»

«Sì, grazie a me.»

 

Sospiro, sconfitta.

Ma non è l’amarezza della sconfitta, quella che gli si dipinge sul volto.

 

«Sono sicuro che troverai un altro cappello.»

 

Sguardo scandalizzato.

 

«Comincio a pentirmi di averti salvato il culo, quella volta.»

«Mi dispiace, non posso cambiare rotta.»

«Perché no?»

«Ti ricordo che l’ultimo che ci ha provato si è ritrovato con una seducentissima faccia da polpo.»

«Sta tranquillo, a te toccherà al massimo un pesce palla.»

 

 

 

 

Onde.

 

 

 

 

 

«Allora, la cambi questa dannata rotta? Io e il mio cappello non siamo mai stati separati così a lungo.»

Tranne una volta, forse…

«Non posso, davvero. E poi quel cappello non ti serve…»

«Non mi serve? Non mi serve? Ma dico, sei diventato tutto scemo, tu? Non mi serve! Ma guarda te.»

«»

«Gira questa fottuta nave ora!»

«Non posso.»

 

Veloce, l’uomo estrae una pistola e la punta verso il più giovane, sempre con il suo amabile sorriso addosso.

 

«Sto cominciando a stancarmi. Io dico che quel cappello mi serve. E subito.»

«E io dico di no.»

«Vogliamo scommettere?»

«Quello che vuoi.»

«Mi serve!»

«No.»

 

Onde, vento.

 

«Non più, ormai.»

 

Qualsiasi ombra di sorriso sparisce dal volto di entrambi.

Quello che esce dalle labbra dell’uomo è un bisbiglio, un alito che si perde subito nell’aria salmastra del ponte.

 

 

 

«Gira questa maledetta nave.»

 

 

Il ragazzo scuote la testa, lo sguardo basso.

 

 

«Non posso.»

 

 

La pistola cade a terra.

Non serve più, ormai. Proprio come il cappello.

E l’uomo lo sa, lo sa da sempre, perché tutti, pirati e marinai, sanno dove porta l’Olandese Volante.

 

 

«E così traghetterai anche me.»

«Sì. Mi dispiace. Mi sarebbe piaciuto afferrare il timone e venire con te a cercare il tuo cappello.»

«Già.»

 

Jack Sparrow si appoggia alla balaustra che lo separa dall’unico vero amore della sua vita, il mare, e si lascia scivolare sulle assi bagnate del ponte.

 

 

«Peccato. Mi piaceva proprio quel cappello.»





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