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12.
Il ballo organizzato dal Municipio per il
venerdì successivo, il giorno dell’antivigilia, arrivò in fretta. Il giorno dopo
Keiji e i suoi genitori sarebbero partiti per Okinawa e Mamoru per Yokohama.
Quella sera Usagi andò alla villa dei Sakage direttamente dal lavoro per
prepararsi per la serata e andare al ballo assieme al fidanzato e ai futuri
suoceri nell’auto ufficiale.
La sensazione di gelo che si era impossessata
del suo cuore non l’aveva abbandonata un attimo dalla domenica precedente. Si
vestì lentamente, incapace di provare un briciolo di entusiasmo per la serata
che le si prospettava. Si truccò con gesto meccanico, raccolse i capelli in una
graziosa coda lasciando alcuni riccioli ad incorniciarle il volto e solo dopo si
vestì; l’abito era molto semplice, quasi severo: la tunica di seta bianca, molto
sobria e lunga fino alle caviglie, aveva un ricco drappeggio che seguiva le
curve gentili del seno lasciando visibile parte della scollatura; le spalle e la
schiena erano scoperte, e una cintura dorata le cingeva i fianchi stretti,
mentre ai piedi si intravedeva in paio di eleganti scarpe con un tacco
terribilmente alto.
Usagi sapeva di essere attraente, ma
guardandosi allo specchio prima di uscire non provò nessun piacere. Il blu dei
suoi occhi era messo in risalto da un tocco di ombretto e dal mascara. Era
dimagrita molto in quella settimana e il suo viso aveva assunto un’aria di
fragile vulnerabilità che le conferiva un aspetto ancora più femminile.
Quando Usagi aveva deciso di comprare quel
vestito, Keiji aveva mosso qualche obiezione perché lo riteneva troppo
provocante. Lei era riuscita a convincerlo del contrario, ma ora guardandosi con
gli occhi di Mamoru Endou non ne era più molto sicura.
Si trovava accanto a Keiji e ad un gruppo di
amici loro a pochi passi da dove l’avvocato Sakage e sua moglie accoglievano gli
ospiti, quando Mamoru arrivò tenendo Rei Hino a braccetto. Usagi provò un tuffo
al cuore e dovette appoggiarsi ad una sedia perché le gambe le cedettero
all’improvviso.
Mamoru indossava un impeccabile smoking e una
camicia bianchissima, ma nessuno dei presenti si muoveva con quella grazie
felina che lo contraddistingueva. Si fermò a salutare l’avvocato Sakage e
mormorò un complimento a Hoshie che arrossì come una scolaretta, per
allontanarsi poi con Rei salutando Usagi con un glaciale cenno del capo.
Usagi si strinse al braccio di Keiji quasi
volesse sentirsi protetta, ma con lo sguardo seguì Mamoru e Rei che
raggiungevano alcune ragazze: non ne era sicura, ma le pareva di conoscerle
tutti…
Finse di ascoltare la conversazione del suo
fidanzato, ma aveva la testa molto lontana… dove le aveva già viste? Forse al
liceo… no, avevano frequentato scuole diverse, di questo ne era assolutamente
certa…
Guardò ancora verso di loro, e per un solo
istante le parve di vederle indossare delle marinarette, simili a quella che,
nei suoi sogni, indossava lei stessa: solo i colori della gonna parevano
diversi, quasi a formare un arcobaleno.
E Rei… anche Rei aveva una marinaretta, con il
gonnellino rosso.
Chi erano?
E perché non riusciva a distogliere da loro la
sua attenzione, anche dopo che Mamoru e Rei si erano allontanati dal gruppo?
Un’ora più tardi vide Mamoru abbracciato a Rei
mentre ballava. Notò i suoi capelli scuri che si armonizzavano in modo del tutto
naturale a quelli della ragazza e provò una gelosia senza fine.
Usagi serrò i pugni conficcandosi le unghie
nel palmo della mano, ma il dolore fisico non riuscì a contrastare quella
desolata inquietudine che aveva cercato di lenire con parecchie coppe di
champagne, che però l’aveva aiutata a sorridere nonostante la profonda tristezza
che provava. Riuscì a rispondere con cortesia a tutte le domande che le facevano
sull’imminente matrimonio, senza mai tradire quel panico che continuava a
prenderla ogni volte che pensava che sposare Keiji avrebbe significato vivere
nella menzogna.
Usagi fece un paio di balli con Keiji, che
sospirò di sollievo non appena ritornò al tavolo. Fu allora che Mamoru si unì a
loro.
«Buona sera, Keiji… Usagi…» salutò Mamoru,
presentando a Keiji la giovane che l’accompagnava: «Lei è Rei Hino, sacerdotessa
del tempio scintoista.»
«Buona sera, signor Sakage» salutò
educatamente la ragazza.
«Piacere di conoscerla, signorina. Ma la
prego, mi chiami Keiji… non credo che la differenza di età sia molta tra di noi…
Devo dire che la sua compagna è molto bella, caro Mamoru: le altre donne
presenti rischiano di sfigurare al suo confronto…»
«La ringrazio, Keiji… ma anche Usagi è molto
elegante stasera» rispose Rei con falsa modestia. «Sa, Usagi ed io andavamo
assieme al liceo: abbiamo seguito lo stesso corso d’arte e il nostro professore
era…»
Usagi si sentì persa: Rei stava per rovinare
tutto! Doveva assolutamente fare qualcosa. «Rei, credo che il signor Endou e
Keiji abbiano alcune faccende da discutere… forse è meglio lasciarli parlare
d’affari…»
Mentre si allontanavano, Usagi notò che i due
uomini iniziarono a parlare e dalle loro espressioni l’argomento doveva essere
molto interessante; sperò solo che nessuno dei due toccasse il passato…
«Usagi» la chiamò Rei, indirizzandola verso un
gruppetto di ragazze… le stesse con le quali lei e Mamoru avevano parlato per
gran parte della serata, «volevo presentarti alcune mie amiche: Mizuno Ami e
Kino Makoto…»
«Rei, finalmente…» salutò la donna dai capelli
blu. Era veramente molto bella: i capelli erano lisci e le cadevano
delicatamente sulle spalle; indossava un abito color del cielo, non molto
aderente ma che le fasciava il corpo e seguiva ogni sua curva, lungo fin sotto
le ginocchia.
«Ami ha ragione. Ti avevamo data quasi per
dispersa» si intromise la ragazza con i capelli castani; anche lei non era da
meno: i capelli erano corti fino a sfiorare le spalle, e Usagi non poté fare a
meno di pensare che sarebbe stata meglio se li avesse portati più lunghi e
raccolti in una coda… o almeno così le sarebbe piaciuta vederla… indossava un
aderente abito verde smeraldo, senza bratelline, lungo fino alle caviglie, con
uno spacco vertiginoso…
«Ragazze, lei è Tsukino Usagi: eravamo
compagne di corso al liceo…»
«Buonasera, piacere di conoscervi…» salutò
Usagi osservando attentamente le tre giovani; «ma… ci siamo già incontrate?
Sapete, da quando vi ho viste ho come avuto un déjà vu’…»
«Probabilmente ci siamo incontrate in qualche
nostra vita passata» scherzò Makoto.
Risero insieme a quella battuta, e la tensione
scivolò via dal corpo di Usagi: si sentiva a suo agio con le tre donne, quasi
fossero delle vecchie amiche.
Non le andava di analizzare quel sentimento di
familiarità che l’aveva colpita nel momento in cui aveva posato gli occhi su di
loro: qualsiasi ragionamento, specie dopo lo champagne, non avrebbe portato a
niente, e tanto valeva godersi la compagnia di quelle sconosciute.
«Tra poco finalmente sentiremo il nuovo pezzo
di Kaiou» commentò Rei, indicando una coppia nel lato opposto della sala.
Una donna dai lunghi capelli color acquamarina
stava sistemando la custodia del violino sulla panca accanto a sé. Ipotizzò
fosse Kaiou Michiru, un nome conosciuto nell’ambito musicale da parecchi anni.
Indossava un abito celeste, che le cadeva morbido fin sopra il ginocchio,
accompagnando senza fasciare le forme gentili del corpo.
Il suo cavaliere era… una donna.
Ne era certa, benché la figura alta e snella
che stava aiutando la musicista a sistemare meglio la custodia indossasse un
abito giacca-pantalone color beige più adatto ad un uomo che a una donna.
«E l’altra persona chi è?»
«Si tratta di Tenou Haruka» rispose Makoto,
seguendo il suo sguardo. «È la prima donna ad aver vinto per tre volte
consecutive i campionati F1. Anzi, è la prima donna in assoluto ad avervi preso
parte…»
«E voi?» domandò Usagi. «Raccontatemi
qualcosa…»
Se le tre donne rimasero stupite da quella
richiesta, non lo diedero a vedere.
In poco tempo seppe che Rei si era presa cura
del tempio scintoista fin dalla morte del nonno, Makoto aveva dato l’avvio ad un
a catena di pasticcerie molto rinomate in tutto il Paese ed Ami era un medico di
fama mondiale, laureatasi in Germania con la specializzazione in pediatria.
Usagi annuì, colpita da quelle rivelazioni.
Erano delle ragazze eccezionali, ma nessuna di
loro sembrava averne piena consapevolezza.
Forse per loro era normale parlare di “fama
mondiale”, ma per lei era qualcosa di… super. Non sapeva trovare altre
parole per descriverlo, ma quel termine rendeva l’idea meglio di mille altri.
Si ritrovò a sorridere mentre ascoltava i
racconti: quelle tre donne avevano realizzato i propri sogni, e per questo lei
non poteva non esserne contenta.
Ma io che ne posso sapere dei loro sogni?
si trovò a riflettere, Le ho
appena conosciute… anche se è come se fossi a casa mia… tra amiche…
Mentre le altre continuavano a chiacchierare,
Usagi lasciò vagare lo sguardo per la sala, alla ricerca di qualcosa. O
qualcuno.
Fu quando vide una giovane donna dai lunghi
capelli scuri appoggiata alla parete, a pochi metri da lei, che sentì un tuffo
al cuore, come se si fosse aspettata di trovarla lì. Era bella, con il suo abito
verde, molto corto, che le fasciava il corpo evidenziandone le curve. Tuttavia,
quella mise non le sembrò provocante.
La sconosciuta sembrò riconoscerla: le fece un
lieve inchino con un semplice movimento della testa e sorrise, e Usagi,
titubante, ricambiò.
«Pluto. Setsuna…» mormorò come in trance.
E la vide.
Un’immensa porta le sbarrava la strada e
quella donna, inginocchiata davanti a lei in segno di rispetto, le stava
parlando.
Non capiva cosa stesse dicendo la guardiana
– perché Usagi era certa che quella donna custodisse qualcosa di essenziale – e
non riusciva a prestarle attenzione.
Avvertì le lacrime premere prepotentemente per
uscire.
Non sapeva cosa le stesse succedendo, ma era
come se non ci fosse qualcuno. Tutto sarebbe stato perfetto, se solo non
mancasse la persona più importante della sua vita.
Sua figlia.
Con un rapido gesto della mano scacciò una
lacrima che le rigava il viso e sperò che nessuno de ne fosse accorto.
Guardò nuovamente di fronte a sé, verso la
sconosciuta, e la vide voltarsi leggermente a sinistra e tendere la mano a
qualcuno.
Un istante dopo, una manina paffuta strinse
quella affusolata della donna e una testolina rosa fece capolino tra i tulle e
gli abiti variopinti dei presenti.
La donna prese in braccio una bambina di uno o
due anni al massimo e le posò un lieve bacio sulla guancia.
La piccola si voltò a guardare Usagi e protese
verso di lei un braccino, salutandola; l’altra manina si staccò dalle spalle
della donna che la teneva, si spostò fino alla bocca rosea e poi, con uno
scatto, si mosse in avanti.
Usagi si sentì riempire il cuore di gioia:
quella bimbetta le stava mandando un bacio.
Ora era tutto perfetto.
Se il tempo si fosse fermato in quell’istante,
lei non si sarebbe lamentata: stava bene, circondata dalle persone più
importanti della sua vita.
E per un istante si immaginò vivere per sempre
al loro fianco: loro, le sue amiche, sarebbero state sempre lì per lei, e
la bambina, quella bambina che con un semplice gesto le aveva donato una gioia
immensa, sarebbe stato il giusto coronamento di un sogno che aspettava ancora di
essere vissuto.
Ooooooooooookay, mi metto faccia
al muro e aspetto la fucilazione.
Non aggiorno da… urgh, luglio… e
mi merito tutte le bastonate che vorrete darmi U_U
In questo aggiornamento non c’è
niente di particolare ai fini della storia, però mi piaceva l’idea di dare
qualche altra scossa alla nostra Usagi...
Chi ha letto la prima versione
della storia, si sarà accorto che il capitolo è quasi del tutto diverso da
quello che avevo scritto in precedenza: rileggendolo mi sono accorta che era
troppo infantile, e stanotte mi è venuto un flash per cambiarlo… senza
stravolgerlo del tutto ^^
Ringrazio di cuore chi legge e chi
segue questa storia, chi l’ha inserita tra i preferiti e chi trova sempre un po’
di tempo per commentare.
Un bacio a tutte, ragazze, e
grazie di cuore per la pazienza che avete <3
Ci risentiamo (spero) presto con
il capitolo 13, che è quasi completamente restaurato ^^
Bax, Kla
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