CAPITOLO 20
- Ti trovavi per caso
all’interno del reattore Mako, quando c’è stato lo
scontro con le truppe Deepground?- domando alla
ragazza, seduta sul sedile dell’auto accanto a me, mentre mi immetto
in una stradina esterna ad Edge che conduce dritta ad
Ajit.
Yuffie
tossicchia, ma sembra riprendersi dalla violenta espirazione d'aria anche
troppo rapidamente:
- No, per niente! – replica senza esitare, facendosi vedere anche troppo motivata.
- Strano… - rimando io,
storcendo di proposito le labbra, senza levare lo sguardo dalla strada- pensa
che mi è perfino sembrato di vedere il tuo Shuriken
gigante, lì sotto… Che immaginazione la mia, eh?
- Davvero fervida, direi!
Rido prima camuffando la
voce, e poi di botto.
- Me l’ha detto Reeve, che eri là sotto. Il tuo adorato sovrintendente!
Scommetto però che in questo momento lo stai odiando…!-
sogghigno lieto.
La ninja
abbassa di colpo il capo, provando un forte imbarazzo per essere stata così
subdolamente scoperta.
- Ecco…- tenta alla
svelta di giustificarsi, seppur con pessimi risultati.
- Non voglio
giustificazioni, ma… perché non mi hai detto che mi
stavi seguendo…?
- Ma
io non ti stavo seguendo! – ribatte istintiva, voltandosi a guardarmi con
decisione. – Stavo manomettendo il reattore, quando ti ho intravisto
mentre correvi su quella piattaforma con tutti quei civili impauriti…
Non potevo restarmene impalata e proseguire dritta per la mia strada, lasciando
te in balia di quei mostri che ti potevano ridurre peggio di un colabrodo! Ad
ogni modo…- prosegue lei, portandosi le braccia al petto- Non mi aspetto di
certo, che uno zotico come te, mi ringrazi…!
- Quando
guido, cerco sempre di mantenere il controllo. E’ per questo
che non ti ringrazio come si deve, piccolo demonietto
ruba Materia!
- Sì, l’ho notato!-
replica lei, con gli zigomi tesi e a denti stretti. Sta forse prendendomi in
giro?
Spingo in giù la frizione
e poso un piede sulla leva del freno, per rallentare di poco l’auto.
Mi giro in direzione di Yuffie, per osservare meglio il suo delizioso faccino, e
divento perplesso:
- Perché mi stai fissando
in quel modo?- le domando curioso, per poi ritornare
nuovamente con lo sguardo fisso sulla strada.
- Mi piace osservarti mentre guidi. Sei tutto attento e concentrato!
Un po’ le sue parole mi
rendono felice. Ma sono davvero così interessante,
quando guido?
Ci rifletto su, e mi
viene da sorridere proprio quando mi preparo a
sterzare il volante verso sinistra, e superare una curva.
- Sei davvero
imprevedibile, nanetta! – le dico schernendola
affettuosamente, mentre allungo il braccio destro verso il suo simpatico
nasino, per schiacciarglielo tra l’indice e il pollice della mano.
- Hey, Turk! – ammonisce repentina lei- Pensa
a guardare la strada, invece! Non vorrai di certo farci
finire a fosso, spero!
- Per carità! Non vedo Elena da una settimana, è sto benissimo, direi! Non
imitarla, te ne supplico! – spingo giusto di qualche millimetro l’acceleratore,
per aumentare la velocità di marcia dell’auto, ed innesto una quarta con la
leva del cambio manuale.
Passa il tempo, le ruote
della macchina divorano l’asfalto che si fa sempre più caldo, e più scosceso.
Mancano ormai pochi
chilometri ad Ajit.
In effetti, lì in realtà
non c’è praticamente nulla. Dopotutto, se si chiama
“Capitale Dimenticata”, ci sarà pur sempre un motivo,
no?
Sono stato in quel posto al massimo due volte. La prima, in gita
con l’Accademia Militare Shin-Ra, e la seconda, in
missione.
Getto un’occhiata
all’orologio digitale che sta impiantato nel cruscotto dell’auto. Segna le 14.
- E’ ora di pranzo. Hai fame?- dico a Yuffie, girando
un attimo il capo verso di lei.
Il suo piccolo stomaco
borbotta prontamente.
- Ehm… sì! – esclama
timida, mettendosi le mani sul pancino.
- Ci fermiamo a mangiare
qui da qualche parte? – Non penso che ad Ajit ci
siano dei ristoranti!
- No, mangeremo lì, a
casa! – replica convinta la baby ninja.
- “Casa”? – faccio io,
cercando di mettere in moto la mia fervida immaginazione. Ajit
è deserta! Ci sono sì delle casupole, ma tutte disabitate, e semi distrutte. E’
un luogo assai antico, quello. Una sorta di squarcio sul
passato di questo pianeta.
Yuffie
ridacchia mettendosi una mano davanti alla bocca.
- Nana… non è che in realtà mi stai tendendo una trappola, zo to? – le chiedo perplesso e preoccupato al tempo stesso da
quelle sue strane movenze. Non ho intenzione di finire nella rete! Né tanto meno ci finirò! Non sono un novellino come quella
bionda Turk, rompiscatole e precisina,
che si chiama Elena!
- Rilassati, Turk! – sottolinea schernendomi
per l’ennesima volta.
Una macabra sensazione mi
colpisce in pieno:
- Non vorrai mica…
mangiarmi vivo?!
Yuffie
sogghigna di brutto al suono delle mie parole, senza neppure preoccuparsi tanto
di occultare quella sana risata.
- Non sono un cannibale!
Oltretutto… - mi precisa in seguito- non digerisco gli zotici! Mi rimangono
proprio qui! – conclude sarcastica, additandosi con
l’indice la gola.
- Non
sei affatto spiritosa!- replico io a denti stretti, e all’improvviso mi
viene un’idea. Perché non scherzare un po’, visto che a lei piace così tanto? Ghigno di sottecchi, allungo una mano sul
cambio, e metto la quinta, premendo poi l’acceleratore
quasi al massimo.
Yuffie
finalmente smette di ridere. Su quel suo faccino, l’espressione furbetta e
sorridente di poco fa, lascia spazio ad un viso tutt’altro
che radioso:
- Che… che stai facendo?!
Mi stringo nelle spalle,
come se nulla fosse:
- Niente! Perché? – dico fingendomi indifferente.
- Rallenta! E subito! – ordina tassativa, repentina e furente.
- Ma
sto andando già lento, non vedi?
Yuffie
scuote forte il capo, e trema:
- Niente affatto!
Rallenta! – esorta ancora, mentre il faccino le diventa pallido come un cencio.
Sbuffo, ed accolgo al
volo la sua richiesta.
- Come vuoi tu.
Faccio per alzare il
piede dall’acceleratore, ma lo ripremo
subito dopo, questa volta a manetta, e fino in fondo.
La ragazza si rianima, si
scuote, si copre il viso tra le mani. E’ tutta un fremito, e si sente!
- IDIOTA! – strepita urlandomi
contro, con la voce altisonante.
Comincio
a ridacchiare, lasciando man mano il pedale dell’acceleratore, ed immettendo
una terza come marcia.
Imbocco una strada che
scende dritta verso destra, e proseguo. La Capitale Dimenticata, è
ormai alle porte.
- Puoi riaprire gli
occhi, piccola bambina pestifera!
Yuffie
sfila lentamente le manine dal viso, e l’espressione sembra tornarle quella di
sempre.
- Sei… sei…- replica a
stento, presa da chissà quanta rabbia, e pronta senz’altro ad ingiuriarmi con
una delle sue poco gentili paroline.
- Siamo
arrivati, guarda! – esclamo mettendole una mano sulla testa, per poi
farla girare in avanti.
Lei sgrana gli occhietti
vispi, tutta entusiasta.
Parcheggio la macchina
nera fiammante, ai lati di un enorme spiazzale completamente desolato, e spengo
il motore.
La chiave gira, la
estraggo rimettendomela in tasca, e slaccio la cintura di sicurezza che mi
avvinghia la vita.
Osservo il rospetto di sottecchi, dimenarsi con l’attacco della sua
cintura che proprio non vuole saperne di slacciarsi.
- Si fa
così, osserva! – le dico allungandomi vicino a lei, e chinandomi appena
per liberarla da quella fastidiosa fascia monella.
Mi arriva svelto un
furioso scappellotto proprio sulla nuca.
- Hey! –
sbotto con una lacrimuccia all’occhio, portandomi poi
a rivolgerle lo sguardo.
- Non si corre come un
matto, quando si è al volante di un’auto! – mi sgrida subito, fissandomi
caparbia, con un musetto tutto offeso.
Le caccio la lingua. Una
bella linguaccia.
Yuffie
s’imbroncia ancora di più, tanto da gonfiare quelle sue carnose gote, in un sol
botto.
- Tirar fuori la lingua,
è un tipico gesto di rifiuto! Sei uno zotico!
- Se
non la smetti di chiamarmi così, ti lascio legata qui dentro! – le minaccio,
rendendo le parole alquanto credibili.
- Non puoi farmi questo!
– la nana replica all’istante, con il volto pieno di sgomento.
E’ proprio un’ingenua ma
adorabile bambina!
- Certo che posso! La
macchina è mia, e tu non sei in grado di slacciarti la cintura…! Semplice,
vero? – le faccio contento, con un sorriso candido, tutt’altro
che perfido. Adoro vederla in difficoltà, mentre s’intirizzisce sempre più
davanti ai miei occhi divertiti ed attenti.
- Sei… sei…- cerca di
replicare, sempre più incollerita e balbettante.
Anche
stavolta la freno.
- Innamorato. – dichiaro
solamente, per poi avvicinarmi al suo incredibile faccino e socchiudere quelle
tenere labbra con le mie.
La bacio, e nello stesso
tempo, le slaccio la cintura che finalmente si ritrae via.
Yuffie
è libera, ma nonostante tutto, resta lì, trattenuta dalla mia bocca che non ci
pensa neppure lontanamente un istante, a lasciarla libera.
Le labbra di un Turk, possono essere molto, molto ostinate!
A quanto pare, neanche la
ragazza stessa è tanto decisa a staccarsi da me. Tuttavia, il suo rumoreggiante
pancino vuoto, ci fa destare
dal dolce istante.
Porto via le labbra dalla
sua bocca, e tendo l’orecchio.
- Qui qualcuno sta
proprio morendo di fame…! – Apro d’un botto la
portiera dell’auto, e scendo precipitandomi a fare la stessa identica cosa con
l’altra.
- Prego signorina! – le
dico porgendole una mano con un inchino galante.
Yuffie
si fa subito rossa.
Evidentemente, le mie
movenze cerimoniose la mettono a disagio. Non ci sarà abituata?
Mi porge la mano, timida,
ed io me la stringo con molta cura nella mia.
E’ un po’ sudaticcia, e
trema lievemente. Faccio così tanta paura?
Richiudo lo sportello
alle mie spalle, non appena la ragazza esce dall’auto.
Ci giriamo
a guardare il bel paesaggio e… una landa sconfinata, desolata e piana, ci
appare di fronte.
Ho quasi un mancamento.
Va bene la calma ma… questa è davvero troppa!
Il silenzio e la quiete regna sovrano, qui ad Ajit. Un
ottimo posto per rilassarsi, e trascorrere un periodo di totale serenità, non
c’è dubbio! Ma io non ho affatto intenzione di
trascorrerne uno così, diamine! Eh no, zo to!
- Yuffie…
- faccio io, cercando di mantenere un tono cordiale e pacifico – d’accordo che
volevi stare da sola con me, ma… adesso non ti sembra un po’ troppo?
- Non ti piace, forse? –
mi domanda lei, repentina, scrutandomi con due teneri occhioni
carichi di speranza.
Come le
si può dire di no?
- No! – replico
all’istante- Per niente!
- Cattivo! – sento dirmi
come risposta. Alquanto scontata, direi.
Sospiro
con molta pazienza, per poi riguardare meglio la landa desolata che mi circonda.
Mi infilo
una mano in tasca per afferrare il piccolo telefono, e mi parte spontaneo un
ghigno.
Guarda
caso, qui non c’è linea. Comunicazioni interrotte è
uguale a: zero seccature! Soprattutto da parte di quella megera con caschetto!
Non è
poi tanto male, dai!
- Tutto
sommato… - premetto con un sorrisino di trionfo- non è tanto male, dai!
Yuffie
mi si aggrappa alla svelta per un braccio, e comincia a spingermi via.
- Allora seguimi, seguimi, seguimi!
- Hey hey,
tu! Calma! Ho detto che qui non è male ma... non ho
neppure detto che mi piace, zo to!
- Non puoi proprio
fartelo piacere, eh?
Osservo il suo tenero
faccino corrucciarsi deliziosamente. Questa volta mi tocca proprio sciogliermi!
Storco la bocca. In un
primo momento mi fingo scocciato, ma poi sorrido come rassegnato:
- Perché
alla fine la do sempre vinta a te?
Yuffie
n’è certa:
- Perché
sei innamorato! Innamorato pazzo!
Odio doverlo ammettere ma, ahimé, è terribilmente, spregiudicatamente,
crudelmente vero!
Se non ti amassi così tanto, piccola ninja, a quest’ora non sarei qui con te.
I periodi di vacanza li
trascorro un po’ in giro, da solo, o con Rude, quando quest’ultimo
non se ne va a Junon. Di solito ci mettiamo lì, in
qualche bar, a bere… bere… bere…
Ah! Naturalmente non
facciamo solo quello! Alla fine, però, si finisce col bere e basta! Quando c’è Elena, con noi, si beve poco però. Purtroppo. Lei
l’alcol non lo può sopportare. E’ astemia. Anche se,
una volta ricordo che si scolò due bicchieri interi di birra, solo ed
esclusivamente per Tseng. Voleva fare colpo su di
lui, mi disse ubriaca fradicia, non appena la caricai sulle spalle per portarmela
via da quel pub.
La
manina di Yuffie continua imperterrita a cingermi il
braccio, e a portarmi via, in chissà quale posto.
Guardo attorno a me, tra
un passo affannoso e l’altro, e mi deprimo. Nessuna voce, nessun clacson, nessuna insegna di pub… insomma! Niente di niente! Il nulla!
Ci vorrebbe qualcuno
dotato di una fervida fantasia, per descrivere questo luogo!
Vedo davanti a me un
crocevia. Yuffie si trascina, e mi trascina,
verso sinistra, lungo una stradina in salita, e piuttosto stretta. Come sempre
lo scenario è stesso: una landa desolata, e nient’altro.
A questo punto preferivo di gran lunga l’artificiale Edge.
Il diavoletto dal furbo
sguardo si ferma girandosi poi a guardarmi:
- Adesso chiudi gli
occhi!
La richiesta è sì strana,
ma rimane pur sempre un classico, soprattutto tra gli innamorati.
- Agli ordini
principessina! – esclamo mettendomi sull’attenti, e serrando forte le palpebre.
– Va bene così?
- Non sbirciare, mi
raccomando! – Mi raccomando, eh! Tuttavia, anche se lo facessi, non credo
proprio che vedrei qualcosa di interessante.
- Guai a te se mi fai un
gavettone, pestifera di una mocciosa! Sei avvisata!
- Con i Turks non si scherza, lo so! –
risponde quasi canzonatoria, e tutta allegra.
Vengo
letteralmente trainato da lei, che mi fa in un certo senso da guida.
Quando
non ci vedi, è davvero un problema riuscire ad orientarsi in un ambiente così
sconfinato.
L’udito si affina per
permetterti di sentire anche il più minuscolo dei rumori. Il mio, si è affinato
altrettanto, per via della curiosità. L’unica cosa che sento, è il rumore
ritmato dei passi, su questa stradina cosparsa qua e la da pietruzzole
varie che ogni tanto mi finiscono sotto la suola delle scarpe.
L’olfatto, per far fronte
alla mancanza della vista, si attiva ulteriormente.
Inspiro a fondo, per
captare l’aria che mi circonda. C’è un piacevole odore di erba
fresca, qui. L’aria, a differenza delle grandi città come Junon,
o Midgar, è sana, pura, veramente nuova.
Ajit
è una città antichissima, ma l’ossigeno che si trova in questo luogo, no. Sembra fresco solo perché in realtà quasi nessuno lo
respira. Non c’è aria viziata, non c’è fumo, smog,
niente è malsano nella Capitale Dimenticata.
Perché
no? Comincia davvero a piacermi!
Odo i passi leggeri di Yuffie, venir meno.
- Siamo arrivati! –
enuncia il tono della sua voce, che a primo impatto mi pare ricolmo di gioia.
- Di
già? – faccio io, facendomi sentire un po’
sorpreso. In realtà non è che lo sia tanto… anzi!
- Adesso puoi riaprire
gli occhi!
- Mmh…-
mugugno perplesso, mettendomi pensieroso- Non lo so.
- Come sarebbe “non lo
so”?- ribatte all’istante la piccola ninja, mordendo
l’esca con una voracità impressionante.
Respiro piano, in modo
teatrale, cercando di fare il serio:
- Questo posto è così
pieno di cose belle, e tutte diverse tra loro, che potrebbe
venirmi anche uno shock! – la butto lì, con una classica battuta, mentre
sogghignando spensieratamente, riapro gli occhi.
Sbatto una, due, tre volte le palpebre, fino a stancarmi, poi resto
lì, fisso, sgranato su ciò che mi sta di fronte.
Lo shock, mi è venuto per
davvero!
La colpa va attribuita ad
una deliziosa, putrefatta casupola, che le mie pupille sembrano gradire molto.
Il motivo? Non c’è! Ecco
il motivo!
Più la guardo,
è più me ne innamoro! Non sarà mica una casa stregata?
- Non ti piace, eh?-
domanda Yuffie, scrutando la mia espressione come si
deve, e diventando un po’ mogia.
- Al contrario! –
rispondo celere, senza distogliere mai lo sguardo dalla deliziosa casupola- E’…
è…
- Accogliente! – Yuffie risponde per me, strappandomi proprio le parole da
bocca.
Annuisco senza batter
ciglio, eclatante come non mai.
- Vogliamo entrare,
principessina?- dico gentile, allungandole e piegando l’arto destro a mo’ di
braccetto, affinché ci si attacchi.
Vista
da fuori, la casupola appare un po’ come un gigantesco rettangolo di pietra
bianco, con un ingresso senza l’anta che lo chiude, ed un’unica finestrella
assai sopra l’entrata, che come questa, per l’appunto non ha né vetri e né ante.
Per un ladro professionista, non ci sarebbe nessuna soddisfazione!
Varchiamo la soglia che
porta all’interno, ed atterrisco.
Vista da dentro, è ancora
più deliziosa.
Non pensavo che qui, ad Ajit, ci potessero essere delle casupole così semplici ma
tanto accoglienti.
Gli occhi mi cadono sul
pavimento. La suola delle scarpe, mi si è in qualche modo, “insabbiata”. Perché? Perché qui dentro, il
pavimento è fatto proprio con la sabbia. O meglio…
quasi sabbia.
Lo smuovo appena con la
punta della scarpa, per analizzarlo meglio. E’ una sorta di terriccio finissimo,
bianco, assai particolare. Tuttavia, osservo meglio, e noto dei pezzi piatti di
pietra alquanto ruvida, appartenenti forse alla pavimentazione che un tempo
rivestiva il suolo. Essendo scomposto, il tutto risulta
a tratti mancante, tutt’altro che uniforme, e
sprofondato in parte nella sabbia.
Più in là, ci sono delle
conchiglie, dei ramoscelli rossi molto simili ai coralli, e perfino una bella
stella marina! Sembra quasi di essere in fondo al mare!
C’è un tavolo, o quel che
ne rimane, davanti all’entrata. E’ anch’esso di pietra,
biancastro, con gli angoli smussati e corrosi forse dall’acqua.
Avanzo nella
hall, chiamiamola così, della casupola, per trovarmi d’innanzi a una
seconda uscita che dà sul retro dell’abitazione. Anche
in questo caso, l’asse di legno che dovrebbe chiudere l’uscio, non c’è. Proprio
sopra la mia testa, c’è un soppalco. Sotto di esso,
una sedia molto vecchia e piuttosto deteriorata, sta lì, da chissà quanti anni.
Di fronte si trova una sorta di tavolo lungo, completamente di pietra, e tutto
impolverato. Esco da sotto il soppalco, e sulla sinistra della parete che mi
sta accanto, scorgo una scala.
- Tutto di pietra qui
dentro, eh? Che fantasia! – annoto adocchiando la
gradinata rocciosa, che conduce al soppalco.
Una
sorta di piano rialzato, che in realtà è un unico ambiente. Se mi porto d’innanzi all’entrata della casupola, riesco
perfino a vederlo.
- Quello è il pezzo
forte! Vieni! – mi incita Yuffie,
corredo spedita su per le scale. La seguo a ruota, senza fiatare, e così… uno
ad uno, percorro quei gradini biancastri, un po’ ingrigiti dallo scorrere del
tempo, finché non giungo a destinazione.
- Avevo visto bene,
allora. E’ un unico ambiente. – Mi guardo attorno. Non c’è in realtà tanto
spazio, su questo soppalco. E’ un posto piccolo, stretto e lungo, e senza
alcuna balaustrata. Non adatto ai distratti, azzarderei!
Basta un attimo e… tac! Si finisce di sotto. L’altezza non è tanta
ma, sul dolore non posso di certo confermare la stessa cosa…!
Quando
si sale, proprio di fronte, c’è un vaso tutto scalfito, però perfettamente in
piedi. Poco più in là, ecco il letto. A giudicare dalle dimensioni, un singolo direi. Tutto di legno, molto semplice, rivestito soltanto da
un lenzuolo. Ai piedi c’è una coperta, gettata lì, con poca cura,
frettolosamente.
- Scusa il disordine ma… sono sempre di corsa! – si giustifica
prontamente Yuffie, correndo alla svelta in direzione
della coperta.
“Gettata lì, con poca
cura, frettolosamente”. Ho detto così, giusto?
Solo lei, la divoratrice
di Materia, sarebbe capace di cotanto disordine!
Scuoto il capo, dopodichè
rido di gusto.
- Tu sei un’esperta nel
fare disordine! Specialmente nelle vite altrui, zo to!
Yuffie
non si lascia sfuggire l’occasione, e ribatte
immediatamente, come solo lei è in grado di fare:
- E
tu sei uno zotico, zo to!
Sempre gentile, eh?
Smetto di ridere, e le
vado incontro.
- Se
non la finisci di chiamarmi così, ti butto di sotto! Lo giuro!
Adocchio l’astuto ninja schernire di sottecchi il sottoscritto.
- Sono la rosa bianca di Wutai, io! – mi sottolinea
altezzosa, con quel nasino teso ben in vista.
- La rosa bianca di Wutai? Ma per favore, Yuffie! Della rosa hai solo le spine…!
La ragazzina pestifera
risponde secca con una bella linguaccia. E’ sicuramente sfrontata, ma non sa
come controbattere.
E’ inutile competere con
un Turk! Partita persa fin dal principio!
- Cambiando argomento… -
mi giro ad osservare il piccolo ed accogliente soppalco – Se ho ben capito, tu
dormi qui, giusto?
Yuffie
è intenta a ripiegare la coperta, ma ugualmente annuisce:
- Già! Ma
non sempre, però. Questa non è di certo casa mia!
- Cosa?!
– esclamo con una smorfia allibita- Ti sei messa a rubare perfino gli
appartamenti diroccati altrui?! – Non vorrei mai e poi
mai che il proprietario tornasse da un momento all’altro, e ci trovasse qui, in una proprietà privata! Nella sua! Non
voglio di certo passare anche per ladro! Uno spietato Turk,
ignobile, zotico e pure mariolo! Sarebbe troppo. Decisamente
troppo! – Si può sapere di chi è questa baracca?!
- Di nessuno! – sentenzia
spontanea lei, come se nulla fosse.
Sollevo
il sopracciglio sinistro, infine rifaccio:
- Nessuno…?
- Nes-su-no! Nessuno!
Mi stringo nelle spalle:
- Nessuno!
Yuffie
mi si avvicina con passo lento. Ha un’aria strana. – In effetti…- la furbetta
ragazzina esita, tergiversa, poi si lancia: - Un proprietario c’è.
La mia replica è
istantanea:
- Lo sapevo, zo to! Io e te, soli in questo popò di casupola, lontano da
tutti e da tutto ma… ladri! Ecco dov’era la fregatura!
- Hey hey,
frena! – fa lei, tutta agitata, mettendo le mani avanti – “C’era” un
proprietario, e non “c’è”! – sottolinea difendendosi
alla svelta.
La scruto a fondo ancora
una volta, più attento:
- C’era? Sicuro, rospetto diabolico?
Yuffie
assente decisa:
- Sicuro, Turk diabolico! – canzona.
Faccio scorrere via le
sue parole, e m’impegno a guardare meglio attorno.
Il lettino è attaccato al
muro, proprio sotto una finestrella rettangolare, senza vetri né ante, dalla
quale filtra una leggera luce che s’infrange sul lenzuolo del letto. Una
conchiglia di un rosa antico molto pallido, è appesa alla parete, poco più in
là del letto.
Non c’è altro qui sopra.
E’ senza dubbio un ambiente semplice, ma dannatamente accogliente.
Per la miseria! E’ una
baracca così scialba, eppure mi incanta!
Non sarà davvero una
baracca stregata? Però quella megera di una bionda,
non c’è! Sarà una baracca stregata senza la strega!
Nel momento in cui i
pensieri mi assediano, si ode un rumore.
E’ lo stomaco di Yuffie che borbotta!
Saranno all’incirca le
quattro. Sarebbe in realtà l’ora della merenda ma, non
avendo ancora pranzato, per noi non lo è affatto.
- Non ci sono ristoranti
in questo posto, eh? – dico così, tanto per replicare qualcosa, pur conoscendo
esattamente la risposta.
Lo scricciolo dagli occhi
nocciola si guarda per qualche istante il pancino,
sicuramente vuoto, dopodichè esclama:
- Andiamo a mangiare!
Scendiamo giù, quegli
scalini, uno alla volta, fino al pian terreno. Proprio
sotto il soppalco c’è una cesta con l’apertura coperta da un canovaccio
rattoppato che funge da coperchio.
Yuffie
la scartoccia, scoperchiando così il celato contenuto.
Della
frutta, un paio di bottiglie d’acqua, ed un grosso barattolo di sottaceti.
Lo stomaco mi si contorce
senza nessun freno, alla sola vista del vasetto.
Ho giurato di non
mangiare mai più neanche un solo sottaceto!
Un boato all’interno
dello stomaco, fa sussultare Yuffie che si gira a
fissarmi:
- Hai fame anche tu, eh?
Come darle torto! L’omino
del merengue, è tornato!
Sta qui, dentro la mia
pancia, a fare casino, ad urlare a squarciagola, a danzare come un forsennato
con le scarpette da tip tap.
Un male…!
Maledetto lui, e la sua
scuola di ballo!
Yuffie
in un batter d’occhio ha messo il tutto sul tavolo.
Il barattolo è là,
baldanzoso, che mi sfida con un’occhiata. Sta forse minacciando un Turk? Il sottoscritto, per l’appunto!
La fame incalza, così
come incalza la gloriosa aria di sfida di un piccolo ma
gagliardo sottaceto che mi manda interamente in bestia.
Mi fissa, con quella
faccia inespressiva, ma carica di competizione. Ci
guardiamo dritti negli occhi, come due cowboy nel bel mezzo di un duello.
In un attimo sono là,
proprio accanto al tavolo, ad infilzare quel dispotico cetriolino
con la punta affilata della mia arma: uno stuzzicadenti di appena cinque
centimetri!
- Mai duellare con un Turk, mediocre cibo! – gli dico fiero,
poco prima di portarmelo dritto alla bocca, per poi triturarlo con pochi
azzanni.
Yuffie
mi sta vicino, osservando la scena con fare dubbioso. Di sicuro non immagina
neanche lontanamente, l’astio che le lega me, a questo
ignobile cetriolo saturo d’aceto.
- Sai parlare anche con i
sottaceti? – domanda scrutandomi confusa, ma con la voglia di
deridermi.
- E’ un affare che
riguarda solo me e lui, zo to!
- Oh… certo! – La ninja wutaiana sorride quasi a
stento, la sua espressione non è delle migliori.
Non crederà che sono un matto, spero…!
- Non sono un matto!
Credimi! Piuttosto…- taglio netto con la storia del sottaceto, cambiando
completamente discordo – Racconta… come l’hai scovata? – chiedo
guardandomi in giro, con la voce sporcata dal cibo- Questa casupola, intendo.
– preciso in seguito.
- Ero in giro…- premette.
E dove sennò? Tu sei perennemente in giro! – Ha iniziato
a piovere, e, trovandomi da queste parti, mi sono ricordata di questa adorabile casetta che vidi all’incirca tre anni fa,
quando con Cloud e gli altri passammo di qui per
raggiungere Aeris.
- Ah… quell’Antica tutta trecce uccisa da Sephiroth,
giusto?.
- Non dire così! – mi
ammonisce selvaggia, con modi non proprio cordiali.
Faccio spallucce, e la
incito a proseguire con un bel: - E poi?
- E
poi… trovata la casa…
- Trovato il riparo!
Yuffie
assente regalandomi uno dei suoi piccoli sorrisi: - Proprio così! Alla fine
l’ho adottata come mia seconda casa! Per tornare a Wutai,
nella mia, ci vuole un po’ troppo tempo!
Ad un tratto mi ricordo
così, alla sprovvista, di un minuzioso quanto particolare ricordo, legato
all’episodio di Midgar, quando la nana mi ha preso
con insistenza e condotto nell’orfanotrofio.
- Tuo padre ti ordina
spesso di tornare a Wutai, vero?
- Sì, ma io non gli do
quasi mai retta!
- Eppure…
quel giorno, quando mi hai offerto il pranzo, avevi un faccino così triste…
Ricordi? Non ti andava di ritornare a Wutai.
Vedo Yuffie
farsi un pochino rossa.
Piego leggermente il capo
verso sinistra, poi, come se nulla fosse, glielo faccio notare:
- Sei… rossa. Tutta
rossa, zo to! – Vederla reagire così meccanicamente,
coprendosi le guance con le mani per occultare quell’imbarazzante
rossore, mi piace da morire! – Hai allacciato la cravatta, e sei corsa via, non
prima però di avermi abbracciato così amorevolmente! – le ricordo ancora, per
farla intirizzire ancora di più. E’ tutta uno spasso questa pestifera ninja! – Dì la verità, principessina furbetta! Non volevi
ritornare a Wutai solo perché temevi di staccarti da…
Vengo
interrotto così, a metà tra una parola e l’altra, da un grosso sottaceto che la Yuffie qui
presenta, m’infila in bocca. La forchetta rimane arpionata nella dura
superficie dell’alimento, tanto che Yuffie se la
ritira a forza indietro.
Davvero gentile, da parte
sua, imboccarmi! Tuttavia… non sono un rimbambito
poppante!
Mando giù alla svelta,
senza neppure masticarlo a dovere, e ritorno alla carica:
- Non volevi staccarti da
me! Ho indovinato!?
- Per niente!
- E
invece sì! – prima di proseguire a parole, metto una mano sopra il barattolo
dei sottaceti, assicurandomi così che la nana non me ne infili qualche altro
per tapparmi la bocca, e riprendo:
- Avevi paura di
staccarti da me! Non volevi lasciarmi solo o… più
semplicemente, non mi volevi perdere d’occhio! Ti piacevo
già all’epoca, non è forse così?
- Figuriamoci! – si
limita solamente ad esclamare, seppur balbettando un pochino.
- Perché non la fai
finita una volta per tutte, e ti arrendi all’evidenza,
zo to? Io ti piacevo, e pure tanto!
Yuffie
non ha l’ardire di aprir bocca. Niente. Nemmeno una sillaba, o anche mezza,
perché no?
Nulla di nulla! Tuttavia,
è la sua adorabile faccia, a parlare.
Invano lei, tenta di
trovare rifugio osservandosi attorno. Invano lei, tenta di reprime quel rossore
che, bollente ed arrogante, gli colora le guance di rosso. Invano io, tento di
reprime l’incessante bisogno che mi spinge ad andarle vicino, e a prenderla tra le braccia, teneramente.
Faccio tutto ciò, posando
infine il mento su quella testarda testa di bimbo che lei si ritrova.
- Guarda che non devi
vergognartene! Sei la rosa di Wutai, o no? E poi… suvvia! Che male c’è? Infondo adesso siamo una coppia, zo to!
- Una coppia strana,
direi! – sento replicare dalla ragazzina, che mi parla con la testa immersa
comodamente nel tessuto verdognolo della mia maglia.
- Bimba…! Ti va forse di
scherzare? Perché dici così?
- Tu sei un Turk, ed io la futura leader di Wutai! E ancora… tu stai con la Shin-Ra, ed io con la banda di Cloud!
E poi… tu sei dei cattivi, ed io dei buoni!
Bella, questa dei
paragoni! Mi piace! Ciò nondimeno, sono chiamato a rispondere:
- Gli opposti si attraggono,
no? – Fatta eccezione tra me ed Elena, s’intende!
- Non è questo!
- E
allora? Hai paura che a tuo padre non vada a genio un genero Turk? Oppure ti preoccupi del
giudizio di quel soldier dal ciuffo color paglia, e
degli altri?
- Tu cosa dici?
- Dico
che è ora di finire il pranzo, zo to! – L’omino
ballerino che abita nel mio stomaco, non si è ancora saziato.
- Tu non vuoi solo
giocare con me, vero? – sento chiedermi all’improvviso, da una voce che
trabocca insicurezza.
- Yuffie,
bambina mia! Tu non ti fidi di me, è così? Perché sono un Turk, vero? Ma… se cambiassi mestiere? Mi crederesti?
La piccola ragazza si
scuote, per poi sollevare quel capo dal mio petto, e bloccarmi con lo sguardo:
- Tu… faresti questo?
Rinunceresti ad essere un Turk?
Giammai!
Che
sia ben chiaro! Quel corpo per me, è tutto! E’ la mia seconda famiglia, un
lavoro che amo, che mi dà soddisfazione, che mi fa sentire vivo. Non potrei
abbandonare i Turks, per niente al mondo!
- Certo! – le rispondo
cercando di essere credibile, ma in realtà non lo sono
per niente.
- Potresti entrare nella
WRO! Magari chiamo Reeve, e…- E lo sapevo! Mai dare
corda ad un simile demonietto!
- Hey bimba, frena! Lo
sai benissimo che la WRO, e quel Tuesti, non fanno
per me! E poi…
- E
poi, tu non lasceresti mai e poi mai quella benedettissima
elite! – Colto in fragrante, direi. Stai a vedere che, la sua, era soltanto una
subdola esca per farmi uscire allo scoperto?
- Ho abboccato come un
perfetto idiota, zo to!
Yuffie
sghignazza poco simpaticamente:
- Te l’ho
fatta, ammettilo! – Mai! La soddisfazione non te la darò
mai! – Però…- prosegue facendosi più seria- Chiederti di
rinunciare a una cosa che ami così tanto, è davvero crudele da parte mia. Sono
una che salva il mondo, io! Tienilo bene a mente! – fa, toccandomi scherzosa la
fronte con la punta dell’indice.
Che
tipetto indemoniato!
Stavolta sorrido: - Sei più machiavellica tu, che il presidente Rufus!
- Machi…
machille… – ripete con disordine, mettendosi poi
pensierosa per appena due secondi. – Machivellica?
Mi viene spontaneo
ridacchiare.
- Machiavellica! – le
ripeto da bravo insegnante, nel momento in cui scompiglio affettuosamente i
suoi capelli con una strigliata di mano. – Lo sai che cosa vuol dire?
Yuffie
come previsto mi fa di no con la testa.
Dopotutto, è una bambina!
- Ha lo stesso
significato di scaltra, subdola, opportunista… Cose
così, insomma!
- Ma
io non sono così, insomma!– si difende all’istante, dandomi un rapido schiaffetto sul torace. – Non mi piace questa parola! E comunque… L’opportunista sei tu!
E’ inutile: l’ultima
parola deve essere sempre la sua!
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Finalmente riesco ad
aggiornare… che fatica! E’ un “fuggi fuggi”
generale!
Non so se da adesso in poi
riuscirò più a scrivere queste già poche righe che ormai vi lasciavo
qui già da un po’ di tempo, ad ogni modo sappiate in anticipo che non vi
ringrazierò mai abbastanza per l’attenzione e l’affetto che ognuno di voi mi
dimostra ogni volta che legge e commenta la Red Head!
Grazie di cuore!
Alla prossima!
Botan
P.S. La casetta della fic, esiste davvero! La potete trovare esplorando Ajit nel Final Fantasy
VII. Non so spiegarvi bene il perché, ma a me ha colpito moltissimo. Mi infonde
un forte senso di tranquillità ed accoglienza!