-
Audioslave?
What about Audioslave?
-
-
James
si lasciò cadere sul divano della sala registrazioni, con un lungo sospiro.
Sentiva la gola ardere per il caldo soffocante e a causa della mattinata che
aveva passato a registrare le parti vocali.
-
Nonostante
l’aria condizionata, ed i vari ventilatori, registrare con quel caldo era una
tortura.
-
Ma
era contento del lavoro che stavano facendo. Sentiva che il progetto Burn Halo
stava decollando, e non poteva esserne più soddisfatto, dopo la delusione
incassata con la fine degli Eighteen Visions.
-
Synyster
Gates era stato da loro il giorno prima per la sua parte, conciliando così i
suoi impegni con gli Avenged Sevenfold, e lavorare con lui era stato come
tornare ai vecchi tempi quando ci si trovava nei Tour Bus e si facevano Jam
Sessions tutti insieme solo per divertirsi e far passare il
tempo.
-
A
volte, in passato, si era lasciato avvolgere dalla malinconia, al pensiero dei
tanti concerti e tour fatti con gli Eighteen Visions. Quando lui e Mick erano
ancora i grandi migliori amici, e tutto era ancora come avevano sognato da
ragazzini.
-
Ma
da quando era riuscito a mettere su un progetto tutto suo, quelle sensazioni
si erano affievolite sempre di più.
-
Si,
faceva caldo e non vedeva l’ora di farsi una sacrosanta doccia fredda, ma
appoggiò la testa alla spalliera del divano, tirandosi su i capelli umidi di
sudore, e sorrise.
-
Sentì
la voce di Zac di sottofondo che diceva a Brandon di prendere posto, toccava a
lui registrare.
-
James
allora chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
-
Improvvisamente
sentì i passi di qualcuno nella stanza e allora alzò la testa per vedere di
chi si trattava.
-
Istintivamente
sollevò le sopracciglia quando vide Aaron camminare verso di lui, senza
maglietta, in tutto il suo splendore.
-
Quei
pantaloni neri sembravano ancora più aderenti di quanto ricordasse, ed erano a
vita talmente bassa che James si fermò per qualche secondo a fissare le ossa
del suo bacino che sembravano essere l’unica cosa che teneva su quei
jeans.
-
Quando
però con un’occhiata lo ebbe studiato tutto, semplicemente tornò ad appoggiare
la testa al divano, chiudendo nuovamente gli
occhi.
-
Forse
era una sua stupida sensazione, ma qualcosa gli diceva che da quando si erano
spostati in un hotel molto vicino alla Rawkhead Rekords, per comodità durante
le registrazioni, Aaron aveva usato ben poco i suoi
vestiti.
-
All’inizio
non ci aveva fatto caso. Dividevano la camera ed era normale vedere il tuo
coinquilino che passeggia per la camera senza maglietta, oppure in boxer o con
un semplice asciugamano a nascondere l’intimità. All’inizio sarebbe anche
potuta sembrare una cosa casuale, ma dopo ebbe la sensazione che era diventata
più una cosa studiata per provocare, provocare reazioni in
lui.
-
Certo
non ne avrebbe potuto parlare con Aaron, perché non aveva alcuna sicurezza sul
fatto che fosse realmente così. Che il suo bassista stava cercando
volontariamente di sedurlo. Era anche una cosa abbastanza strana da credere,
quindi si era detto che la cosa migliore da fare era essere indifferenti, e
non farci caso.
-
Okay,
forse poteva anche essere attratto da un corpo maschile, ma questo non voleva
dire che mettergli davanti un bel paio di pettorali e addominali ben allenati
bastava a farlo capitolare.
-
Lo
Straight Edge era ormai radicato a fondo dentro di
lui.
-
Il
sesso senza amore non era interessante. Perseguire un orgasmo non era la cosa
importante per lui, ed era per quello che da quando si era lasciato con la sua
ultima ragazza non aveva fatto sesso con nessuno. Ed era quasi certo di non
sentirne neanche il bisogno.
-
Quindi
chiuse gli occhi e sospirò ancora, mentre entrava in vero contatto con il suo
corpo che gli stava dicendo quanto fosse stanco e spossato, e di quanto avesse
bisogno di una bella notte di riposo.
-
-
Ehi Jam…tutto bene? – chiese Aaron, lasciandosi cadere accanto a lui con poca
delicatezza.
-
James
non si mosse dalla sua posizione. – Si, sono solo stanco. – appena parlò si
rese conto che la sua voce aveva perso intensità e la gola faceva davvero
male. Sperò che il caldo e l’aria condizionata non gli avessero giocato un
brutto scherzo, altrimenti ci sarebbero potuti essere problemi con le
registrazioni.
-
-
Non mi dire che ti è andata via la voce? Non sarebbe il momento più adatto. –
disse Aaron.
-
James
allora alzò la testa, sentendola molto pesante.
-
-
Una notte di riposo e domani sarò come nuovo. –
rispose.
-
Il
bassista annuì – Lo spero. Se vuoi ti accompagno in albergo. Noi abbiamo
finito per oggi. –
-
Il
cantante ci rifletté un attimo. – Ma si, andiamo. Sono davvero stanco morto.
Ho bisogno di dormire. – fece, alzandosi.
-
-
Arrivarono
in hotel e James non si era mai sentito così stanco. Si sentiva come se avesse
scalato l’Everest.
-
Aaron
se ne accorse e, già con un brutto presentimento, lo fece mettere a
letto.
-
-
Io vado a farmi una doccia. Tu riposa. – gli disse, togliendosi le scarpe e
lanciandole sotto il suo letto che era accanto a quello di
James.
-
-
Anche io vorrei farmi una doccia. – rispose il ragazzo, ma aveva già la testa
appoggiata sul cuscino e gli occhi chiusi.
-
-
Ora dormi. Te la farai dopo la doccia. – gli disse il bassista, scocciato, poi
andò in bagno.
-
Ne
uscì circa una ventina di minuti dopo, con solo l’asciugamano in vita e i
capelli ancora umidi.
-
James
non era ancora riuscito a prendere sonno, a causa di uno strano mal di testa.
Era steso su un fianco e quando sentì la porta del bagno aprirsi, aprì gli
occhi, per vedere Aaron camminare per la stanza per raggiungere la sua
valigia.
-
Rimase
qualche secondo a guardarlo, mentre indossava l’intimo da sotto l’asciugamano,
lasciandolo poi cadere a terra, rimanendo con i boxer che segnavano
perfettamente il suo sedere.
-
Improvvisamente
Aaron si voltò e, istintivamente James chiuse gli occhi.
-
Non
sapeva se il ragazzo lo avesse visto, ma sentì il rumore di piedi nudi sul
pavimento e poi qualcuno sedersi accanto a lui, sul
letto.
-
Tornò
ad aprire gli occhi e vide Aaron che lo guardava con un sorriso sulle
labbra.
-
-
Come stai? – gli chiese.
-
-
Sto bene. – rispose telegraficamente James.
-
Lui
sorrideva ancora e il cantante stava per chiedergli cosa avesse da sorridere
tanto.
-
Lo
guardava dritto negli occhi, con sicurezza e spavalderia, e non sapeva proprio
cosa gli passasse per la testa.
-
-
Cosa c’è Aaron? Perché mi guardi così? – gli chiese,
dubbioso.
-
-
Ti ho osservato a lungo, Jam. Io ti piaccio, non è vero? –
-
James
si ritrovò a sollevare le sopracciglia, inizialmente sorpreso, mentre nella
sua testa ogni tassello trovava il proprio posto nel
puzzle.
-
Sorrise,
senza poterne far a meno.
-
Si
mise supino e alzò una mano per afferrare il bel viso di Aaron,
delicatamente.
-
-
Ron, se pensi che per farmi perdere la testa basta sventolarmi davanti un bel
paio di addominali, ti sbagli di grosso. Ci vuole ben altro per farmi piacere una persona. – sorrise ancora
e gli fece l’occhiolino, prima di lasciarlo andare e voltandosi dalla parte
opposta, mostrandogli le spalle.
-
-
Dopo
quella risposta Aaron lasciò la stanza, nervoso come non
mai.
-
Perché
James era sempre così complicato?
-
Tornò
in sala registrazione, non sapendo dove andare, dove Dillon era steso sul
divano con le cuffiette a non fare nulla, dato che lui era stato il primo a
completare le sue parti.
-
Aaron
gli diede un colpo sulla spalla con il ginocchio, facendo sobbalzare il
batterista, che si sfilò le cuffiette.
-
-
Come mai sei tornato? – gli chiese, alzandosi per fargli posto sul
divano.
-
Aaron
si sedette e sospirò.
-
-
Mi annoiavo. – rispose, semplicemente.
-
A
Dillon bastò poco per capire che c’era qualcosa sotto. Non è che si
conoscessero da molto, ma se qualcuno aveva quella faccia incazzata e fissava
il muro come se volesse prenderlo a testate, qualche problema doveva esserci
necessariamente.
-
-
Dici davvero? – chiese, scettico.
-
Aaron
sospirò ancora – Non posso parlarne, Dillon. –
-
Avrebbe
davvero voluto parlarne con lui, e magari chiedergli qualche consiglio, ma non
credeva che Dillon, o nessun altro del gruppo, si divertisse a dare consigli
stile giornalino per teenager.
-
Poi
lui era grande e vaccinato, quindi i suoi problemi doveva imparare a
risolverseli da solo, senza necessitare assolutamente dell’aiuto di
qualcuno.
-
-
-
Si tratta di James, non è vero? –
-
La
domanda del batterista lo lasciò senza parole, e si voltò a guardarlo
sorpreso.
-
Per
Dillon il suo sguardo era stata una risposta più che
sufficiente.
-
-
Cosa ne sai tu di James? – gli chiese Aaron a quel
punto.
-
Il
ragazzo fece spallucce – Nulla. So solo quello che ho visto. Lo guardi in
continuazione. Sembra che tu voglia portartelo a letto. E poi, quando lui è
nei paraggi, sei sempre mezzo svestito. – disse quell’ultima frase
ridacchiando un po’, e Aaron si sentì un attimino preso in
giro.
-
-
Non è il fatto di portarmelo a letto, Dillon! A me lui piace davvero! Ma sto
sbagliando tutto con lui! Non so cosa fare! – esclamò. Quando poi sentì la
voce di Joey e Zac dalla stanza accanto, si guardò intorno e abbassò la voce.
– Lui è complicato. Molto complicato. –
-
-
Qual è il problema? Non capisco. – ammise il
batterista.
-
-
Il problema è che io sono un tipo più…fisico. Non sono mai stato bravo con
le parole. E non mi piace essere rifiutato. Per quello ho tentato di capire se
magari anche a James potevo interessare. Per andare a colpo sicuro. Solo che
con lui non funziona così. Lui dice che ci vuole ben altro che un bel fisico
per fargli piacere una persona. E io non ho la più pallida idea di quello che
potrei fare per fare in modo che anche lui mi trovi attraente, in tutti i
sensi, come io trovo attraente lui. –
-
Dillon
lo guardò, riflettendo.
-
Non
era mai stato uno molto ferrato nel dare consigli di questo genere, ma non
credeva che ci fossero molte soluzioni ad un problema del genere. Se problema
si poteva chiamare.
-
-
Credo che tu ti stia facendo tanti problemi per nulla, Ron. L’unica cosa che
devi fare è parlare con James e dirgli quello che provi. Hai decisamente
sbagliato metodo di approccio con lui, ma non è mica tutto perduto, quindi
tirati su di morale. Mi fai venire la depressione. – disse, dandogli una pacca
scherzosa sulla spalla.
-
Aaron
sbuffò - Parlare, certo, parlare.
Come se fosse facile. Probabilmente sarà tutto perduto quando aprirò bocca e
me uscirò con qualche battuta poco pensata. –
-
Dillon
fece un espressione da uomo vissuto, ancora con la mano sulla sua
spalla.
-
-
Tutto quello che puoi fare è essere te stesso. –
-
Aaron
lo guardò con le sopracciglia sollevate.
-
-
E tu tutto quello che hai saputo fare è stato riproporre una canzone degli
Audioslave per darmi un consiglio? – fece.
-
Dillon
scoppiò a ridere – Beh, ognuno fa quel che può! -
-
-
-
-
Quella
sera Aaron tornò in camera a notte fonda. Dopo le registrazioni erano andati a
bere qualcosa fuori. Lui all’inizio aveva declinato, ma quando Zac si era
offerto di offrire, non aveva potuto dire di no.
-
La
stanza era buia, James aveva anche tirato giù le tapparelle e chiuso le tende.
Faceva caldo li dentro, un caldo soffocante.
-
Perché
si era chiuso in quel modo?
-
La
prima cosa che fece fu quella di accendere l’aria condizionata, ma non troppo
forte, così che almeno si rinfrescasse un po’ la
stanza.
-
Si
tolse le scarpe e in punta di piedi andò prima in bagno per rinfrescarsi e poi
verso il suo letto.
-
Mentre
si metteva sotto il lenzuolo però, sentì la voce di James
chiamarlo.
-
-
Aaron…- la sua voce era satura di sonno e appena
udibile.
-
-
Si, James? – chiese il ragazzo, sottovoce, avvicinandosi al letto dell’amico,
che era coperto fino a sotto il mento. I capelli erano disordinatamente sparsi
sul cuscino ed il suo viso dolcemente sognante.
-
-
Che ore sono? – la sua voce, in quella piccola frase, aveva avuto dei cali che
avevano fatto capire al bassista che la voce di James era entrata in sciopero
nel momento più sbagliato.
-
-
Quasi le due. – rispose Aaron. – Ti senti bene? – chiese poi,
preoccupato.
-
-
No, io…credo di avere la febbre. –
-
-
Oh cazzo…- sospirò il ragazzo, poi si chinò davanti al letto del cantante e
gli posò una mano sulla fronte. Era davvero caldo.
-
-
Vado giù alla reception, sicuramente avranno qualcosa per la febbre. -
-
James
annuì distrattamente, mentre ripiombava nel
dormiveglia.
-
Aaron
allora si rivestì velocemente, per raggiungere la reception.
-
Una
volta nell’ascensore si rese conto che l’unica cosa a cui riusciva a pensare
era che quella poteva essere il momento giusto per dimostrare a James quanto
tenesse a lui.
-
Si,
era vero, avevano iniziato a lavorare insieme da poco, ma quel ragazzo lo
aveva colpito da subito.
-
Era
così determinato! Questa volta voleva che le cose con i Burn Halo
funzionassero, come non era successo con il suo precedente gruppo.
-
Era
bello vederlo serio e concentrato mentre scriveva i loro testi, oppure con le
mani sulle cuffie mentre, chiuso in quella cabina insonorizzata, registrava la
sua parte. E vederlo cambiare improvvisamente quando uscivano tutti insieme
per andarsi a bere qualcosa la sera.
-
E
si, lo aveva attratto immediatamente, era inutile nasconderlo.
-
Era
di una bellezza allucinante, ed aveva difficoltà a dirgli tutte queste cose.
L’unica cosa che poteva fare era farglielo capire, nel modo giusto questa
volta.
-
Dopo
aver preso alcuni antibiotici dalla reception tornò velocemente in camera.
Sembrava che James si fosse addormentato, ma appena lo sentì entrare tornò ad
aprire gli occhi.
-
-
Aaron…- lo chiamò ancora. – La gola mi fa male e la mia voce...la mia cazzo di
voce se n’è andata! – sussurrò, e l’abbassamento di voce era molto
visibile.
-
Il
bassista si avvicinò a lui, già con la pasticca effervescente in un bicchiere
d’acqua, e glielo porse, accendendo poi l’abat-jour sul
comodino.
-
-
Si, lo so. Sta tranquillo e prendi questa. Ti farà stare meglio. – disse,
piegandosi sui polpacci, davanti a lui.
-
James
si alzò su un gomito e prese il bicchiere, bevendolo poi tutto d’un sorso
senza fare storie.
-
La
sua voce non poteva permettersi di andarsene in mezzo alle registrazione del
loro primo album, maledizione!
-
Diede
indietro il bicchiere ad Aaron che lo poggiò sul comodino e poi si stese
supino, sentendo un po’ di sollievo alla gola arsa grazie all’acqua fresca
ingurgitata insieme alla medicina.
-
Aaron
rimase a guardare il suo profilo illuminato dall’abat-jour, incantato.
-
Non
poté dire alla sua mano di fermarsi, mentre essa si avvicinava da sola al viso
di James, e gli accarezzava la tempia, spostando alcune ciocche
ribelli.
-
A
quel gesto il ragazzo si voltò verso di lui, e lo guardò
attentamente.
-
-
Aaron…- lo richiamò poi.
-
-
Shh, tranquillo. Non sto facendo nulla. – gli disse, sottovoce, continuando
però ad accarezzargli i capelli.
-
-
Mi piaci Jam. Mi piaci molto. – gli disse poi, e la sua voce suggeriva come
uno stato di trans. Guardava fisso il suo viso. Prima gli occhi, poi le
labbra, la forma del naso e del mento, la fronte e poi di nuovo le labbra.
Quelle labbra.
-
-
Si, lo so che ti piaccio Ron, me ne sono accorto. Non sono stupido. – fece
James, un pochino sulla difensiva e lievemente scocciato. La gola gli fece
male, per lo sforzo di parlare, e distolse lo
sguardo.
-
Aaron
smise di toccarlo, spostando le mani sul materasso per tenersi in
equilibrio.
-
-
Perché mi tratti così, me lo spieghi? Non ho fatto nulla di male, dopotutto. –
fece, offeso.
-
-
No, non ancora. Quindi è meglio che ti fermi subito prima di fare qualche
cazzata di cui ti potresti pentire. – rispose
James.
-
Aaron
sollevò le sopracciglia – Cosa vuoi dire? – gli chiese,
confuso.
-
-
Voglio dire che questo non potrebbe far altro che portare scompiglio nel
gruppo, meglio evitare, non credi? Dopotutto è solo attrazione fisica. È
meglio evitare problemi. –
-
Il
bassista sbuffò e si alzò in piedi.
-
-
Non capisci proprio un cazzo James. Sarai anche bravo con le parole, ma certo
non lo sei a capire le persone. – disse, innervosito, cominciando poi a
spogliarsi.
-
Voleva
solo mettersi a letto e fanculo a tutto.
-
Essere
se stesso, diceva Dillon, anzi, dicevano gli Audioslave, ma non era facile
quando la persona non si fida di quello che dici. Non riesce a capire che sei
sincero quando dici gli ti piace.
-
James
sollevò la testa dal cuscino.
-
-
Visto che non riesco a capirti, parlami! Dimmi cosa vuoi che io sappia! –
aveva sforzato la voce, che ormai si stava riducendo ai minimi
termini.
-
Aaron
si voltò a guardarlo e dopo averci pensato un secondo gli andò nuovamente
vicino, si sedette sul materasso accanto a lui, e gli mise bruscamente una
mano sulla bocca.
-
-
Non parlare. Non devi sforzare la voce. – gli disse, inizialmente, mentre
James si lamentava contro la sua mano e gli aveva già afferrato il polso per
liberarsi. Ma Aaron fece resistenza.
-
-
Sta zitto, una buona volta. Okay, ti dirò quello che voglio dirti. Mi dispiace
di essermi approcciato a te nel modo sbagliato, ma non sono bravo con le
parole. Non avrei mai avuto il coraggio di fare quello che sto per fare ora,
ma Dillon mi ha detto di essere me stesso. Beh, diciamo che ha rubato il
“consiglio” dagli Audioslave, ma meglio di niente, no? E io, anche se forse
credi che io non sia il tipo, e che ti voglio solo portare a letto, tu mi
piaci. Mi piaci seriamente, non ha nulla a che fare con il sesso. Certo, mi
piaci anche fisicamente. Mi attrai da morire in realtà. E anche in questo sono
me stesso. Ma quello che devi capire è che tu mi piaci. Davvero. –
-
Disse
tutto questo velocissimamente, senza quasi prendere fiato, ma soprattutto
senza guardare James negli occhi. Aveva lasciato vagare gli occhi da destra, a
sinistra, poi sulla spalliera del letto, oppure sulla fantasia delle lenzuola
del letto di Jam, ma mai sul suo viso.
-
Fu
però costretto a guardarlo quando ebbe finito di
parlare.
-
Si
rese conto che quella situazione era quasi buffa.
-
James
aveva la sua mano sulle labbra, e le mani ancora strette intorno al suo polso.
Aveva le sopracciglia leggermente piegate e lo guardava con uno sguardo tra il
sorpreso e l’imbarazzato.
-
Era
quasi tenero, pensò.
-
Poi
però James riprese a lamentarsi contro la sua mano, ed Aaron dovette
spostarla. Il cantante fece subito un lungo respiro, guardandolo
ancora.
-
-
Allora, non hai nulla da dire? – incalzò il
bassista.
-
L’altro
sbuffò, distogliendo lo sguardo. Era imbarazzato, e si vedeva, anche se non lo
avrebbe mai ammesso. Si, sempre solita vecchia storia di Men’s
Pride!
-
–
Hai detto che non devo sforzarmi a parlare. – disse ed Aaron rimase a bocca
socchiusa.
-
L’aveva
fregato! Anzi, era lui che si era fregato con le sue stesse
parole!
-
-
Oh no, James, non ci provare! – rispose subito.
-
James
fece semplicemente spallucce, senza rispondere.
-
Aaron
inizialmente lo fulminò con lo sguardo, poi ebbe un colpo di genio e si mise
una mano nei pantaloni, tirando fuori il telefono
cellulare.
-
Aprì
una pagina di messaggio vuota e gli porse il
telefono.
-
-
Avanti, scrivi! Non credere di scamparla così dopo tutto quello che ti ho
detto! - fece, sorridendo fiero della sua idea.
-
James
alzò gli occhi al cielo e sbuffò, sentendosi costretto a prendere quel
cellulare in mano. E allora iniziò a digitare.
-
Il
bassista si sporse in avanti per leggere quello che stava scrivendo, ma il più
grande girò il telefono in modo da non fargli vedere il
display.
-
Aaron
sbuffò, chiedendosi se magari era finito in qualche puntata di O.C e aspettò a
braccia incrociate che il compagno di band completasse la sua
risposta.
-
Poi
finalmente James gli porse indietro il telefono, e lui chinò la testa, con il
cuore in gola.
-
<<
In realtà la risposta che dovrei darti è qualcosa di molto veloce da scrivere,
ma volevo farti stare un po’ sulle spine perché sei buffo in questo momento!
Quello che dovrei dirti è davvero breve, in condizioni normali ci metterei al
massimo 15 secondi a scriverlo, ma farti stare sulle spine è divertente! Ora
non fare quella faccia, avanti, e continua a leggere, prima o poi arriverai a
scoprire quello che vuoi sapere. Aspetta ancora un po’. Solo un altro secondo.
Okay, la smetto.
-
Si,
anche tu mi piaci. Ma se credi che dopo aver finito di leggere questo
messaggio tu mi possa saltare addosso ti sbagli di grosso! Forse dovremmo
uscire insieme e, per favore, non continuare ad andare in giro mezzo nudo. Mi
piace scoprire le cose lentamente ;) e poi…gli Audioslave? Cosa c’entrano gli
Audioslave? >>
-
-
Appena
aveva finito di leggere la prima frase del messaggio aveva alzato la testa
solo per guardare male James, e lo trovò con un sorriso stampato in volto,
molto, ma molto divertito. Lo stava prendendo in giro alla grande! Poi gli
aveva dato segno di continuare a leggere e lui era tornato ad abbassare la
testa, innervosendosi ancora di più.
-
Poi
alla fine era arrivato alla risposta che stava aspettando con
ansia.
-
Beh,
certo, non era esattamente quello che aveva sperato, ma era meglio di niente!
Non saltare subito addosso a James sarebbe stato forse un po’ difficile, però
era certo del fatto che non solo gli Straight Edge erano in grado di
trattenersi. Anche lui poteva farlo!
-
Quindi
con un sorriso salvò nelle bozze il messaggio di James, e ne iniziò un altro,
porgendogli pochi secondi dopo il cellulare.
-
<< Ti va di uscire con me domani sera?
>>