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Una piccola spiegazione prima di iniziare a leggere: forse i
personaggi saranno un po’ fuori canone, ma spero non troppo.
Teniamo conto che siamo a quasi dieci anni prima delle vicende
dell’anime, e sono tutti molto più giovani. Secondo i miei
calcoli, per nulla precisi, Catherina è una ragazza di circa
sedici anni, con un trauma alle spalle, molto sola, e con gli schizzi e
l’esuberanza dell’età, senza contare
l’ambiente molto rigido e snob in cui vive. Ora, conoscendo il
carattere forte che ha da adulta, non credo che sarebbe una ragazzina
frivola e oca. Ma ho immaginato che già avesse la tendenza ad
essere ferma nelle sue convinzioni, per non dire testarda. Ha comunque
ancora molto da maturare.
Vaclav dovrebbe essere ventenne o poco più.
Nell’anime è un personaggio calmo e riflessivo, ma per la
mia fic l’ho pensato fresco di caserma (o qualunque altro luogo
in cui vanno i preti guerrieri a fare noviziato) un po’ inesperto
e con qualche schizzo anche lui.
Abel … bhe, ha dieci anni in meno … su novecento
… è tale e quale al solito. Cambia solo che ha quasi solo
Catherina e la sua famiglia come punti di riferimento.
File 01
- BODYGUARD -
-Sarà solo per un paio di mesi!- Disse un giovane uomo
molto alto con occhiali e particolari capelli color argento ad una
ragazza sui quindici anni, decisamente più bassa, ma
dall’aria estremamente battagliera.
-SOLO un paio di mesi?! Hai idea di quanto tempo sia, Abel?!?-
L’alto uomo dai capelli argentei fece qualche passo indietro di
fronte alla ragazzina, i cui occhi chiari sembravano sul punto di
mandare scintille.
-Ma Catherina, non posso farci nulla, lo sai! Non posso
disobbedire ad un ordine del Santo Padre!- La giovane scosse il capo,
facendo danzare i riccioli biondi. Un’aura d’autorevolezza
pareva come avvolgerla, mentre avanzava verso l’uomo, restaurando
la distanza originaria.
-Lo so bene, ma potevi almeno impedirgli di mettermi una nuova
guardia del corpo! Lo sai benissimo che non ne voglio! Non ne ho
bisogno, tu mi basti e avanzi!-
-Ma io dovrò assentarmi per il tempo della missione
… Non ci sarò a proteggerti!- Catherina Sforza, la
giovane Duchessa di Milano, infischiandosene dei modi signorili, si
morse il labbro inferiore e spostò lo sguardo sul pavimento. Il
giovane corpo scosso da brividi di pura furia.
-Non è giusto. Non voglio una nuova guardia del corpo!
Soprattutto una di quelle teste calde agli ordini di mio fratello
Francesco!- Abel cercò di sorridere, incoraggiante.
-Suvvia non tutti i membri dell’Inquisizione sono dei pazzi
sanguinari …- Un’occhiata raggelante della giovane Sforza
minacciò di trapassarlo come un proiettile. -Ok, la maggior
parte lo è, ma guarda il lato positivo. Sarà solo per
poco tempo. Non appena avrò terminato la missione per il Papa,
sarò nuovamente al tuo fianco, e l’uomo di Francesco se ne
tornerà a Roma così velocemente da non avere il tempo di
dire “addio, Duchessa di Milano”.- Un lievissimo sorriso si
disegnò sulle labbra della giovane, finalmente, facendo apparire
tutta la sua giovinezza.
-È una promessa, Abel?-
-Ma certo …- Con un colpo di tosse, l’autista della
casa, un uomo d’età con vistosi baffi grigi, fece notare
la propria presenza.
-Signor Nightroad … L’auto la aspetta.-
-Molto bene, Carlo.- Fece l’uomo occhialuto, per poi
rivolgersi di nuovo alla ragazza. -Allora a presto, Duchessa! E mi
raccomando. Prometti che mi aspetterai.-
-Promesso. A presto, Abel …- Catherina seguì con lo
sguardo l’automobile sparire nella strada, lasciando dietro di
sé una sottile scia di fumo e polvere. In realtà la cosa
non era ancora stata digerita. Aveva deciso di lasciare andare via Abel
con un sorriso, per non dare altri sensi di colpa al prete, ma il suo
animo era tutt’altro che sereno. Era. Letteralmente. Furiosa. Non
solo suo padre aveva fatto mandare il suo fratellino Alessando a
Sondrio a respirare aria pura, indispensabile per la sua salute
cagionevole, lasciandola sola. Ma adesso si era preso Abel, la SUA
guardia del corpo, l’angelo che aveva promesso di proteggere LEI
e gli esseri umani. E ciliegina sulla torta, le mandava come sostituto
un inquisitore. E lei non poteva far altro che aspettare. Come
promesso. Una lampadina si accese sotto la massa di capelli biondi. E
un sorriso inquietante prese il posto di quello falso e rassicurante
con cui aveva salutato Abel. Lei aveva promesso che avrebbe aspettato.
Non che sarebbe stata brava …
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-Eccoci arrivati, Padre.- Disse il tassista, svegliando il suo
passeggero dal torpore in cui era caduto. Spalancando di colpo gli
occhi scuri, il giovane prete si sistemò il rigido colletto con
croce della divisa da sacerdote errante. Un gesto superfluo, visto che
era abituato a quello ben più ingombrante della divisa rossa da
Inquisitore.
-È questa la villa della famiglia Sforza?- Chiese
guardando fuori dal finestrino, curioso. Il tassista annuì.
-Esattamente. Bella vista, eh?- L’Inquisitore non
poté non essere d’accordo: le linee dell’enorme
palazzo neoclassico si stagliavano su un vasto parco, in parte composto
da prati dall’erba curata e ben tagliata, ma in maggioranza da
boschi puliti e ombrosi. Subito la sua deformazione professionale di
militare decise che pattugliare e rendere sicuro un parco del genere
sarebbe stato un problema. Soprattutto da solo. Poteva solo sperare che
la Duchessa, la cui protezione gli era stata affidata, non fosse
un’amante del verde e delle passeggiate.
Ringraziando educatamente, il prete pagò la corsa, e prese il suo bagaglio.
-Avete solo quello, Padre?- Chiese il tassista, indicando il
borsone da viaggio che il giovane si era messo su una spalla. Questi
sorrise, spostandosi una ciocca di lunghi capelli scuri dagli occhi.
-Sì, nient’altro. Starò qui poco tempo.- O
almeno così sperava. Non aveva mai amato molto quel genere di
incarichi. E l’unico motivo per cui aveva accettato di venire a
Milano a fare la guardia del corpo, era perché l’incarico
veniva direttamente dal suo superiore, e non poteva disobbedire ad un
ordine diretto del seppur giovane Cardinale Francesco. Di certo il
motivo per cui ci era stato mandato lui, direttamente dalla Boemia, con
tutti gli Inquisitori presenti a Roma, era da cercarsi nei suoi
superiori. Non era mistero che il giovane prete fosse da tempo una
spina nel fianco per gli Inquisitori boemi di alto rango. Troppo ligio
al dovere, anche quando le inchieste finivano per arrivare a persone un
po’ troppo influenti.
Con un sospiro, si lasciò alle spalle i propri problemi, e
raggiunse in pochi passi il grande cancello in ferro battuto. Suonando
rispettosamente al campanello, venne accolto da una voce femminile.
-Sì? Che è?-
-Padre Vaclav Havel della Santa Inquisizione, Signora.
Aspettavate il mio arrivo.- Ci fu un momento di silenzio,
dall’altro lato del citofono. Un piccolo schermo prese vita
accanto alla telecamera di sicurezza sistemata appena sopra il
campanello. Il volto di quella che presumibilmente doveva essere la
governante, fissò sospettosa il prete.
-Non avete la divisa ufficiale.- Vaclav trattenne a stento un
sospiro. Aveva idea la gente di quanto fosse scomoda e vistosa quella
roba?
-Mi è stato detto che il mio arrivo non doveva dare
nell’occhio. Una divisa da Inquisitore incute rispetto e timore,
ma non favorisce la segretezza.- Il volto sullo schermo sembrò
soppesare la risposta. Poi la voce femminile riprese.
-Certo. Ha ragione. Aspetti che si apra il cancello. Mando subito
qualcuno ad accompagnarla alla villa.- Con un suono meccanico, il
cancello iniziò ad aprirsi quel tanto da far entrare il prete.
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All’inizio, girare per il giardino della villa le era parso
una buona idea. Era un’attività che l’aveva sempre
rilassata. Ma, stavolta, Catherina non riuscì a trovare nulla di
rilassante nella sua passeggiata. Neppure la compagnia di Nerone e
Attila, i due grossi mastini da guardia che la accompagnavano, riusciva
a tirarle su il morale. Ogni minima voglia di scaricare tutta la sua
frustrazione sulla guardia che sarebbe arrivata di lì a poco era
già scemata. Vendicarsi su una persona che stava solo facendo il
suo lavoro sarebbe stato solo infantile ed inutile. Non le avrebbe
riportato Abel.
Osservò con una punta di senso di colpa i due grossi cani
annusare ogni foglia con cui veniva in contatto il loro naso, le code
sottili sventolanti come bandiere. Non li portava spesso in giro. Era
qualcosa che di solito faceva il custode, e solo la sera, quando faceva
la ronda alla ricerca di tracce di possibili ladri intenti ad
infiltrarsi nella tenuta.
La giovane sbuffò, e, poco signorilmente, strappò
un filo d’erba e se lo ficcò tra le labbra. Abel le
mancava terribilmente. I suoi modi di fare, così buffi, le
mettevano sempre allegria, anche quando il comportamento infantile del
prete la faceva innervosire. Quantomeno, riusciva a farle ignorare
altre emozioni. Tristezza. Angoscia. Solitudine. Dolore. Tutte legate a
quella notte, dove aveva ricevuto allo stesso tempo, maledizione e
salvezza. I Methuselah avevano ucciso sua madre. Ma aveva anche trovato
Abel. La mano sottile si strinse attorno al crocifisso che teneva al
collo. Il Signore dà e il Signore prende. Una frase che sua
madre le ripeteva spesso.
Il ruggito dei cani la tirò fuori dalle sue riflessioni.
Il cancello principale era a pochi metri, ormai, e si stava aprendo per
far entrare una persona. Rapida, aggrappò i collari dei due
mastini, cercando di trattenerli come meglio poteva.
-Nerone! Attila! Cuccia belli!- Le due bestie ubbidirono di
malavoglia. I corpi muscolosi frementi, mentre dalle gole usciva un
ringhio sommesso e continuo. Catherina aggiustò la presa sui
collari. Sapeva bene che, se avesse perso la presa, a nulla sarebbero
valsi i suoi ordini, e il nuovo venuto avrebbe dovuto pregare di avere
gambe molto veloci. Solo quando i due cani accettarono di stare seduti,
la giovane Sforza si permise di studiare l‘estraneo, un uomo con
l‘abito nero da prete. E il suo primo pensiero, fu che il tipo
era alto quanto Abel. Ma lì finivano le similitudini. Occhi dal
taglio sottile, così scuri da rendere difficile la distinzione
tra iride e pupilla, lunghi capelli dello stesso colore, mossi come il
mare in tempesta. I tratti del viso erano affilati, quasi spigolosi. Le
labbra una linea sottile e severa. Un volto che non faceva fatica ad
intimidire chicchessia. Ma la sorpresa fu enorme quando quella bocca si
piegò in un sorriso, facendo letteralmente sciogliere la
freddezza dell’intero volto. Gli occhi sottili erano caldi, e il
viso, seppur spigoloso, emanava gentilezza. Era giovane.
Vent’anni o poco di più. La divisa scura da prete errante
sembrava assottigliare e allungare ulteriormente la figura già
longilinea. Il prete si esibì in un educato inchino di saluto,
per poi presentarsi con educazione.
-Milady. Sono Padre Vaclav Havel dell‘Inquisizione. Sono
stato inviato qui per la protezione della Duchessa Catherina Sforza.-
Presa alla sprovvista, la giovane Sforza ci mise qualche secondo, prima
di rispondere all‘inchino, per quanto impacciata nei movimenti
dai mastini. E dunque questo era la sua nuova guardia del corpo? Doveva
ammetterlo. Per una volta, suo fratello Francesco non aveva avuto
troppo cattivo gusto. Almeno il prete era civile, e non appariva un
guerrafondaio assetato di sangue, come la maggioranza degli uomini
dell’Inquisizione.
-Sono io.- Sorrise timidamente la ragazza. -Non sembrate un Inquisitore.-
-Immagino sia la mancanza di divisa e di cattivo umore.- La
battuta strappò una leggera risata alla Sforza. Sì,
decisamente il prete non era tanto male. Forse, questi due mesi di
assenza di Abel non sarebbero stati poi così terribili …
Vaclav non riuscì a togliersi il sorriso dalle labbra. Il
suo nuovo incarico era dunque questa graziosa ragazzina? Certo, era
molto giovane. Più di quanto si aspettasse. Da come gliene
avevano parlato, si aspettava una donna già fatta. Invece la
Duchessa appariva appena uscita dagli anni dell’infanzia, e in
piena adolescenza. Vederla trattenere goffamente con tutte le sue forze
i due grossi cani, poi, gli stava facendo nascere un moto di simpatia
per la giovane. Già poteva vedere che non era il solito genere
di ragazza schizzinosa e viziata, come già si aspettava, visto
il potere della famiglia a cui apparteneva. Inchinandosi nuovamente,
disse:
-Mi permetta di dirle che è un vero onore essere al vostro
servizio, Duchessina Sforza.- Come le parole gli lasciarono la punta
della lingua, sapeva di aver fatto un errore. Il viso fanciullesco
della ragazza era stato attraversato da un’espressione di pura
ferocia. Ma, soprattutto, le guance pallide si erano tinte di un rosso
accesso, di certo non dato dall’imbarazzo. Le esili mani che
tenevano i collari dei cani tremarono leggermente, mentre le nocche
sbiancavano.
La mente di Catherina era in subbuglio. Duchessina? Duchessina???
Ormai aveva sedici anni!!! Come si permetteva quel cappuccio rosso
dell’Inquisizione di chiamarla così? Rimangiandosi ogni
buona cosa che poteva aver pensato del prete, la ragazza lasciò
andare i collari di Attila e Nerone.
-Ops! Mi sono scappati …- Cinguettò, innocente. Fu
con estrema soddisfazione che vide gli occhi sottili
dell’Inquisitore diventare due sfere scure, mentre i cani
arrancavano, quasi storditi dell’improvvisa libertà, ma
pronti a fare ciò per cui erano addestrati con quello che per
loro era a tutti gli effetti un intruso.
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Carlo era stato autista e custode per anni nella famiglia Sforza.
Aveva vissuto con i suoi datori di lavoro gioie e dolori. Negli ultimi
anni, più dolori che gioie. L’ultimo accompagnare quella
mattina il buon Abel, guardia del corpo della Duchessa. La tristezza
era stata parte dell’aria che si respirava all’interno
dell’auto, mentre accompagnava il prete alla stazione. Sarebbe
stato difficile vedere sorridere la Signorina, nei due mesi a venire.
Aveva appena parcheggiato l’auto, quando la governante, la
Signora Beatrice, gli aveva chiesto di andare a prendere al cancello il
sostituto di Padre Nightroad. Al vecchio uomo erano venuti brividi di
rabbia. Il motore della macchina che aveva portato il buon Abel non si
era ancora raffreddato, e già l’Inquisitore era arrivato.
Ma accogliere la gente era uno dei suoi compiti, e dopo anni di onorato
servizio, non intendeva di certo mancare ai propri doveri oggi. Perso a
borbottare tra sé e sé sull’ingiustizia della vita,
e sulle sue ginocchia doloranti per l’età, si accorse
dell’abbaiare dei cani solo quando fu molto vicino al cancello.
Eh, il vecchio Carlo ne aveva viste tante, nella sua vita. Ma
quasi non credette ai suoi occhi, quando la scena gli si parò
davanti. Negli anni ne aveva viste tante. Di ogni colore. Ma questa
…
Un giovane prete avvinghiato alla parte più alta del
cancello stava lanciando insulti in lingua straniera a Nerone e Attila,
che rispondevano abbaiando e mostrando i canini. E la giovane Catherina
che si allontanava con un sorriso soddisfatto sulle labbra, camminando
verso la villa fiera come un guerriero dopo una battaglia. Al vecchio
custode gli ci volle del bello e del buono per ammansire i cani quel
tanto da far scendere il prete. E anche dopo, il nuovo arrivato
rischiò più volte di essere azzannato dalle due belve,
prima di arrivare alla villa, dove due giovani servitori li presero in
custodia per riportarli al canile. Eppure, nessuna lamentela venne
fuori dalle labbra del giovane uomo. Anzi. Una volta arrivati davanti
al portone dell’edificio, e senza i due cani ad attentare alla
sua vita, il prete fece un leggero inchino, sorprendendo
l’anziano custode.
-Volevo ringraziarla per l’aiuto. Sono Padre Vaclav Havel.
Mandato dal Cardinale Francesco per occuparmi della sicurezza della
Duchessa.- E detto questo, tese amichevolmente la mano
all’anziano, che per lo stupore quasi dimenticò di
rispondere al gesto. E questo sarebbe stato una di quelle canaglie al
soldo di Francesco?! E lui che pensava che fossero solo educati a
combattere e pregare.
-Carlo. Autista e custode della famiglia Sforza.- L’Inquisitore sorrise, gentile quanto le sue maniere.
-Un piacere conoscerla, Sognor Carlo.-
-Dammi del tu. E chiamami solo Carlo. Sarò anche vecchio,
ma non sono un pezzo grosso.- Rise il custode accarezzandosi i baffi.
Il prete rispose al sorriso.
-Molto bene, Carlo.- Poi lanciò un’occhiata allo
stemma degli Sforza appeso al grande portone. Un sofferto sospiro
svuotò i polmoni di Vaclav, ricordando come era terminato
l‘incontro con il suo nuovo incarico. -Credo proprio di aver
cominciato male.- La bocca rugosa del vecchio si piegò in un
mezzo sorriso, mentre cominciava a pensare che, forse, quel ragazzo li
stava simpatico. E qualcosa di buono poteva uscire anche da questa
storia.
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-Questa te la sei inventata!- Esclamò Leòn, lanciando un’occhiata accusatrice a Vaclav.
-Affatto.- Sospirò il’ex Inquisitore, portandosi
alle labbra la sua tazza. Il prete ispanico si passò una mano
tra i folti ricci scuri, i nervi messi alla prova dal racconto del
collega.
-Avanti, ‘clav! Non è immaginabile! Tu. Fra tutte le
persone. Arrampicarti su un cancello per scappare a due cani da
guardia!- Anche Hugue fissava con incredula disapprovazione il veterano
dell’AX, ma senza dire nulla. Esthel aveva invece
l’espressione tipica di chi non sa se credere a ciò che
sente oppure No.
-Tu non hai conosciuto Attila e Nerone!- S’intromise Abel,
aggiustandosi gli occhiali. -Due belve, lo posso garantire.-
-Non è questo il punto, quattr’occhi! Insomma, un tipo
come il nostro Vaclav che si fa mettere in fuga da due cani!- Esplose
Dandelion, con Hugue che annuiva, per una volta d‘accordo con il
collega.
-Beh, almeno io ero riuscito a scappare …- Sorrise Vaclav,
fissando Abel, e facendo passare gli occhi attoniti di Esthel, Hugue e
Leòn da sé al prete occhialuto. Questi arrossì
violentemente.
-Mi hanno preso alla sprovvista!- Leòn bevve la sua tazza
di tè in un solo sorso, con il desiderio che la bevanda fosse a
base di alcool invece che di teina.
-Tu non ti smentisci mai, quattrocchi … Mia cara Sorella
Scott, spero che tu abbia da parte un po’ di wiskey … se
continuerò a sentire altre cose del genere, mi servirà.-
La suora olografica rise apertamente.
-Spiacente, Dandelion. Ma ufficialmente sei in servizio, e non posso servirti alcolici.-
-Uff. la mia solita fortuna …- Sospirò
l’ispanico, ormai convinto che la sobrietà fosse
più delirante dell’ebbrezza. Poi si rivolse di nuovo a
Know Faith, deciso a togliersi tutte le curiosità sulla vicenda.
-Ma ‘clav, scusa un po’, ma non potevi che so …
prendere a calci i cani, o cose simili? Proprio … non è
digeribile pensarti abbarbicato su un cancello con due bestioni che
cercano di azzannarti il fondoschiena! Non potevi … non so,
sparire come al tuo solito, o volare via o qualcosa?!-
-All’epoca non aveva ancora gli impianti.- Ribatté
il prete, risentito. -Non che fossi indifeso, certo. Avrei potuto
sbarazzarmi dei cani di Catherina senza problemi. Ma appena arrivato
non potevo di certo uccidere i due mastini di casa, no? Già
avevo cominciato in maniera penosa con Catherina, se le avessi anche
fatto fuori i cani … non credo che sarei stato IO a
sopravvivere.-
-Ma avresti reso un ottimo servizio.- Ringhiò Abel,
ricordando perfettamente la sensazione di fauci nel didietro. Havel gli
scoccò un’occhiata gelida.
-Abel, il mio arrivo a Villa Sforza era già stato
disastroso. E poi, Nerone e Attila erano delle brave bestie, se le
sapevi prendere …-
-Sì, con le chiappe!-
-Padre Nigthroad! Veda di moderare il suo linguaggio!!!-
Ruggì Esthel, prima ancora di accorgersi del tono irrispettoso
con cui si era rivolta al suo superiore. Ma prima di potersi
correggere, Kate era già apparsa davanti al prete occhialuto,
con un’espressione talmente feroce da far restringere
l’uomo nella poltrona, nel tentativo assurdo di sparire tra le
pieghe di velluto.
-Abel Nightroad! Vedi di tenere a freno la lingua! Oppure ti
prometto che Très ti starà incollato per le prossime tre
settimane per impedirti di mangiare qualunque roba zuccherina! Sono
stata chiara?!?-
-Cristallina, Sorella. Cristallina.- Il povero prete
deglutì a vuoto, ben consapevole che Kate Scott aveva
l’autorità e i mezzi per farlo.
-Davvero non male come inizio …- Commentò Hugue,
ignorando le scenate del collega occhialuto. Esthel intanto si era
rivolta di nuovo a Vaclav, la curiosità lampante nelle iridi
chiare.
-E dopo, Padre Havel? Cos’è successo? Voi e Catherina avete fatto amicizia?-
-Oh, No. Quello è avvenuto molto più in là.
Prima abbiamo dovuto imparare a sopportarci a vicenda.-
Ridacchiò il prete scuotendo la testa. Lunghe ciocche di capelli
scuri si mossero come un mare.
-È stata tanto dura?- La giovane suora appariva sempre più confusa e curiosa.
-Anche peggio.- Annuì Havel. -Questa era solo il primo
incontro.- Wordsworth liberò una nuvoletta di fumo dalla bocca.
-Perché non ci racconti qualcos’alto, vecchio mio?
Immagino che ai nostri colleghi non dispiacerebbe sentire qualche altro
vecchio ricordo.-
-Non saprei, William … credo di aver lesionato a
sufficienza la mia dignità, per oggi …- Rispose con una
risata Know Faith. -E poi, Catherina dovrebbe quasi tornare …-
Sorella Scott chiuse un momento gli occhi, come in ascolto. Poi si
rivolse ai colleghi.
-Nessun problema, Vaclav. La Cardinalessa mi ha appena comunicato
che ne avrà ancora per un po’, quindi sei libero di
raccontare qualcos’altro.- Con un sospiro, Vaclav appoggiò
la sua tazza, ormai vuota, sul tavolino.
-Allora non mi lasciate altra scelta.- Ma il sorriso che gli
piegava le labbra era decisamente soddisfatto. -Quindi, dato che ho
raccontato il primo incontro con Catherina … direi che è
giusto raccontare il primo giorno che ho scortato la Duchessa Sforza a
scuola … Ma prima, Sorella Scott, è meglio che prepari
dell’altro tè … parlare mette sete.-
-Abel, impara!- Rise la suora. -Ecco come si fa ad ottenere il
bis!- Un coro di risate si levò nella stanza, mentre Padre
Nightroad metteva su un finto broncio offeso.
-Ecco. Ce l’avete sempre con me …-
-L’acqua per il tè è già sul fuoco,
Vaclav. Comincia pure.- Fece Kate, dando il via libera al nuovo racconto.
Vaclav sorrise, e di nuovo si tuffò nei ricordi.
-Molte bene. Allora, era la mattina dopo il mio disastroso arrivo a Villa Sforza …-
Fine File 01
Ecco finita la mia prima vignetta!!! Spero di non aver deluso
nessuno … questa serie di one-shot vogliono essere soprattutto
su base comica, anche se ne ho in mente alcune un po’ più
tristi. Mi diverte inserire i vari personaggi in situazioni strane,
cercando di non stravolgerli. Accetto consigli e critiche, e se volete
vedere i nostri personaggi di Trinity Bood alle prese con situazioni
particolari, riguardanti scuola o altro, fatemi sapere, cercherò
di accontentarvi! Più input avrò, e più one-shot
creerò … Ringrazie intanto Nuage per aver commentato il prologo. Grazie mille!!!
^_^
Saluti
Will
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