Risposte recensione di “Sotto la polvere del
tempo”
wolvie91:
insomma, cosa ti posso rispondere? Wow, direi che ho centrato
l'obiettivo alla stragrande! Brava me! ^O^ A parte gli scherzi, sono
davvero contenta che ti sia piaciuta così tanto;
sarà anche un po' per colpa tua che mi hai riempito la testa
con Danimarca. XD La frase che mia hai sottolineato (Sapeva di
biscotti, di mare e di foreste profonde. ) mi è stata
ispirata dalla tua raccolta “Danelaw”. Non
l'avresti mai detto, eh? ^_-
Adrienne Riodan:
ma no! Ma mimmi! Ma non è giusto! Perché proprio
io?! Perché proprio io mi devo macchiare della fama di
colei, nel fandom italiano, che ha ufficializzato l'estremo
libertinismo amoroso di Inghilterra, al secolo Arthur Kirkland?! Non
possiamo aspettare la prossima autrice? Uffa!
ç__ç E vabbé! Fine parte
melodrammatica. XD Perché alla fine dei conti posso dire di
essere d'accordo con te, e in effetti mi disturba vedere Inghilterra
appioppato a mezzo mondo (ti dirò però che ho
visto di peggio. ù_ù) Però,
però, c'è un però grande come una
casa; e che mi permette di salvare la faccia di Iggy (e la mia! XD).
Tutte le fic che scrivo si basano sulla mia personale visione di
Hetalia; indi, dal mio punto di vista, i pairing che contano sono il
FrUK e l'UsUk; insomma, per me Iggy ha solo due fiamme, e aggiungerne
una terza, con tutti i ma e i se che vanno premessi, non mi
è parso esagerato. Spero di essermi discolpata. XD
***
Titolo: The
Meeting
Fandom: Axis
Powers Hetalia
Genere:
comico, demenziale
Personaggi:
Europa, un po’ tutti.
Rating: verde
Betareading: wolvie91
Avvertimenti: i personaggi presenti in questa fanfiction
non sono direttamente riconducibili a persone realmente esistenti.
Note: Una
sorta di prequel
di La
setta
- The Meeting -
Superamento di gran
carriera della porta di ingresso; magari cercando di evitare di
spiaccicarvisi contro. Veloce saluto al receptionist, senza smettere di
correre. Arrivo di fronte all’ascensore. Scoprire che
è rotto. Maledire la sorte in ventisette lingue diverse
mentre si scatta verso le scale. A che piano era
l’appuntamento? Prima rampa di scale. Seconda. Terza. Quarta,
e il fiatone si fa sentire. Con la quinta è presa la
decisione di abbandonare i dolci di Belgio. Alla sesta nasce il dubbio
che forse si è un pochino fuori allenamento. Settima, ed
è forse il caso di cominciare a correre insieme ad
Inghilterra. All’ottava si è persa la voglia di
pensare. Alla decima l’unica consolazione sa di una morte
almeno valorosa, il sacrificio personale in nome del nobile lavoro.
Giappone ne sarebbe orgoglioso.
All’ultimo gradino le sembra di vedere la luce, lontana ed
evanescente, e fa un mezzo pensierino di andare a dare
un’occhiata oltre quel tunnel luminoso, sennonché
una voce fin troppo familiare la riporta bruscamente sul pianeta terra.
“Oooooh, miss Europa. È arrivata.”
Sobbalza e per un attimo si dimentica di respirare, cosa non molto
saggia, considerando il particolare bisogno di ossigeno richiesto dal
suo corpo (non parliamo del cervello, visto che a quanto pare
è stato dimenticato sul comodino).
“S-salve, James.” Balbetta, mentre tenta di
apparire meno affaticata di quello che è. Invano.
“La stanno attendendo, miss Europa.”
Per quanto sia poco elegante, la giovane donna non può far a
meno di emettere un roco verso gutturale, sapendo fin troppo bene cosa
l’aspetta. Oh, il vecchio James non gliela farà
passare liscia.
“Ergh! E... di quanto sono in ritardo?”
James, illustre maggiordomo di Buckingham Palace da ormai
più di quarant’anni, grande capo indiscusso del
Palazzo in assenza di sua Maestà, nonché una
delle pochissime persone che godono della completa e cieca fiducia
della Regina; in due parole, si potrebbe definire come IL maggiordomo,
l’essere disceso sulla Terra che racchiude in sé
tutte le qualità che fanno di un maggiordomo tale.
In due parole, il Maggiordomo Supremo.
“Ooooooooh, fra cinque secondi, di ventiquattro minuti e
ventisette secondi, miss.”
E fra le tante qualità che possiede, due Europa ne conosce
due molto bene. La prima sta sotto il nome di
“puntualità”, portata ai massimi livelli
dal suo essere inglese, che si converte automaticamente in odio
profondo verso chiunque si macchi dell'opposto peccato. Tipo, chi abbia
fatto aspettare per quasi mezz’ora ventisette e passa capi di
stato. Tipo a caso, eh.
La seconda, non meno importante, è l’assoluta
impassibilità che tiene di fronte a qualsiasi situazione,
fosse anche crollato il Millennium Bridge per attraversamento anomalo
di Dissennatori imbufaliti. Il che ci riporta alla diretta conseguenza,
nonostante il viso quasi sereno di James, della certa punizione che
avrebbe atteso Europa alla fine del meeting, se mai fosse riuscita a
uscirne viva.
“Non è che qualcuno ha deciso di venire con
l'aereo di linea?”
“No. Miss.”
“Peccato...” Il mezzo sorrisetto di contegno e
flebile speranza le si raggela in faccia, frantumandosi in milioni di
migliaia di piccole schegge che scivolano via con teatrale lentezza.
Ovviamente, questa è una metafora.
“Quindi, io sarei l’ultima arrivata?”
“Oooooooh, yes.” E se non fosse impossibile, Europa
giurerebbe che il tono sia gaudente.
“Tremendamente, irrimediabilmente, in ritardo,
miss.” Aggiunge poi, raggiunte le massime vette di sadismo.
A questo punto Europa vorrebbe con tutto il cuore fare bagagli e
valigie e partire con il primo volo per dedicarsi
all’allevamento di bachi da seta in Arizona, o al salvataggio
di pinguini in Antartide, visto che la sua dignità pare
l’abbia abbandonata per sempre, insieme
all’autostima, per fare un esotico viaggio ai Caraibi. E le
fonti dicono che non abbiano comprato biglietti per il ritorno.
Ma che aveva fatto di male lei? Quale Impero aveva ucciso in una vita
passata per meritarsi tutto questo? Insomma, mica era colpa sua se la
sveglia non aveva suonato! Capita a tutti, diamine! Soprattutto se la
sveglia è un regalo di mister America fabbricata da Cina; e
tutti sanno cosa significhi far passare un instabile oggetto cinese per
le troppo esuberanti mani americane.
.
L'unica sua colpa era stata quella di aver peccato di
ingenuità nei confronti di un regalo apparentemente innocuo.
“Oooooooooh, miss Europa. Prima di entrare si dovrebbe
aggiustare la gonna. È alla rovescia.”
La giovane simil-nazione punta lo sguardo sul danno in questione in un
gesto al limite dell’automatico; effettivamente quella
mattina il tessuto le sembrava un po’ diverso dal solito.
Sbuffa, scocciata.
“Ci sono altre cose che dovrei sapere, James?”
“Ooooooooh, solo che la camicia è stropicciata, le
manca un orecchino, il rossetto è sbavato, la borsa non
è in tinta con le scarpe e che… sta indossando
due scarpe diverse. Miss Europa, non vorrei dire, ma ho come
l'impressione che qualunque cosa lei abbia fatto ieri sera, l'abbia
fatta davvero grossa.”
*
Venti secondi per darsi una rassettata, e prima che possa prendere
fiato a sufficienza, viene introdotta dal maggiordomo malefico nella
sala del meeting.
Per la seconda volta trattiene il respiro, e anche questa sarebbe il
caso di non farlo, se le è cara la vita; oscuri tendoni
bloccano l'entrata della luce del sole dalle ampie finestre, salvo
qualche minuscolo raggio tremolante che malaticcio attraversa l'aere, e
l'intera stanza è immersa nella più cupa
oscurità e nel più spettrale silenzio.
Inspira a pieni polmoni, sniffandosi una dose super di polvere, mentre
porta lo sguardo sull'enorme tavolo rettangolare davanti a lei; e fa
quasi paura come il suddetto si perda nell'oscurità,
impedendole di vedere chi è seduto nei posti più
lontani. Per il resto, le pare che tutti i posti siano occupati, anche
se immersi nel più totale buio, tranne uno, che invece
è ben illuminato da una sterile luce che piove sinistra dal
soffitto. Qualche lieve tossicchiare le fa intuire che quel dannato
posto sia destinato a lei.
Espira, e si siede senza far rumore sulla maledetta poltroncina comoda
come pietra.
Incontrare ventisette capi di stato, tutti alla fine della solfa
considerabili suoi boss, non era mai stato facile, ma almeno aveva
sempre avuto il sostegno delle relative Nazioni. Il Meeting di quel
giorno invece era stato indetto in grande segretezza, e le era stato
richiesto di non farne parola con nessuno, soprattutto con le altre
Nazioni.
Figurarsi che per mantenere tutta questa segretezza, il primo ministro
inglese le aveva spedito una lettera via gufo. Come in Harry Potter.
Roba che ti viene un mezzo infarto quando ti atterra il gufo spennato
di Ron Weasley nel salotto. E va bene la crisi, ma almeno la civetta di
Harry potevano mandarla!
“Signorina Europa, è in ritardo.” La
rimprovera una voce che veniva più o meno dal... nulla.
C'è troppo buio nella stanza, e la cosa non è
affatto carina. Il fatto che poi sia solo lei a dover sottostare al
cerchio di quella luce artificiale, la fa sentire leggermente sotto
interrogatorio.
“Quindi, - prosegue un'altra voce con un marcato accento
francese – sarà il caso di affrontare subito la
problematica presa in esame.”
Europa deglutisce. Se c'è un ordine del giorno, lei non lo
sa e non lo ha mia saputo. E non è una bella cosa.
“Volevamo esporle, - e questa volta la voce è
femminile – una serie di comportamenti anomali inerenti
all'Unione...”
Uh, oh, caspiterina. Le cose non si stanno mettendo per il verso il
giusto. Per nulla.
“Ultimamente, - altra voce differente da quelle precedenti, e
francamente adesso il giochetto di Qui, Quo e Qua sta stancando
– abbiamo riscontrato una serie di situazioni che si
potrebbero definire, non in regola...”
“Siamo seriamente preoccupati, miss Europa.”
Pausa di silenzio in cui può sentire chiaramente il cuore
batterle a mille. Oddio, che diavolo aveva mai potuto combinare?
“Siamo davvero, davvero in ansia per le nostre care Nazioni.
E lei ci deve aiutare.”
Ed Europa si concede uno sguardo sorpreso verso l'ignoto, non capendo
dove vuole a parare il discorso. Quindi, non ce l'hanno con lei, giusto?
“Scusate, ma perché stiamo al buio?”
L'intervento della nuova voce scatena un brusio sorpreso nella sala.
“Perché le lampadine sono fulminate.”
“E non se ne potevano comprare delle altre?”
“E no, siamo in tempo di crisi.”
“Ma scusate, io avevo capito che serviva per creare
l'atmosfera. Se no che abbiamo fatto a fare questo giochetto di finire
le frasi l'uno dell'altro?”
“Non guardate me! L'idea è stata sua!”
“Ma perché, non è
divertentissima?”
“A me è piaciuta!”
“Visto?”
“Sì, vabbé, per favore che qualcuno
apra le tende.”
Detto fatto, quattro o cinque sedie che strisciano sul pavimento, e le
tende vengono scostate, facendo entrare il sole ad ondate.
Quasi viene accecata Europa, ed è costretta a sbattere un
paio di volte le palpebre prima di riabituarsi alla luce. Adesso
può notare che le pareti della stanza sono bianche e lisce,
in un regolare stile neoclassico, e che il tavolo, bianco anch'esso,
è occupato da ben più di ventisette persone. Con
suo grande raccapriccio, a capotavola infatti vi è niente di
meno che... la Regina di Inghilterra.
Europa si sente gelare fin dentro le ossa. Tra lei e sua
Maestà non è mai corso buon sangue, largamente
testimoniato da una serie infinita di rimproveri circa: il suo
portamento, la sua parlata, le sue maniere, il suo modo di vestirsi, le
sue frequentazioni, ancora il suo portamento...
Da quando era finalmente era riuscita a realizzarsi in quella che si
poteva chiamare Unione Europea, anche se ancora traballante e incerta,
dalla dolce nonnina non aveva mai ricevuto una sola parola benevola.
Non un solo complimento, anche indiretto.
E, diciamocelo, quelle cerimonie del tè a cui era
costantemente invitata e sottoposta erano delle vere e proprie torture
medievali.
La Cancelliera tedesca, che indossa una stilosissima giacchetta rossa,
si sporge dalla sua sedia.
“Come le stavamo dicendo, da un po' di tempo possiamo notare
dei comportamenti... ambigui nelle nostre Nazioni.” Lascia
volutamente la frase sospesa in mezzo ai presenti, cercando con una
serie di occhiate l'appoggio dei colleghi, che annuiscono gravi.
“Ultimamente, - e questa volta è il boss di
Francia a parlare – abbiamo notato che le nostre care
Nazioni, soffrono di alcuni strani sintomi: improvvisi sbalzi d'umore,
irritabilità, crisi di pianto, eccessi di euforia,
distrazione...”
Diversi altri primi ministri annuiscono vivamente, mentre
c'è chi si concede uno sbuffo amareggiato o scuote la testa
con rassegnazione.
“...dunque noi tutti, dopo averne parlato, ci chiedevamo: che
cosa sta succedendo?”
E l'illuminazione coglie d'improvviso Europa – no, non stiamo
parlando della lampadina solitaria di prima – ed ella capisce
che cosa stia accadendo, che cosa si ritrovi davanti ai propri occhi. E
la consapevolezza è agghiacciante. Di fronte a lei ci sono
ventisette Capi di Stato più una Regina bonus che si stanno
comportando come i padri, o le madri, più orribilmente
apprensivi sulla faccia della Terra.
Ok, adesso c'è da avere paura sul serio.
Europa deglutisce a vuoto: il peggio è che le spiegazioni le
vogliono da lei.
“Sarà... sarà una specie di crisi
adolescenziale.” prova a dire, priva di convinzione.
E infatti i Capi di Stato la guardano perplessi, - oddio, questo
è un eufemismo; la scrutano come se avesse appena detto che
ha incontrato un alieno – essendo palese a tutti che le care
Nazioncine di cui si parla hanno un bel millennio a gamba.
Il boss di Inghilterra, quello nuovo e giovane, sì, quello
che manda gufi, si schiarisce la voce.
“Forse non abbiamo centrato il punto.” Congiunge le
dite delle mani, cominciando a farle scontrare le une contro le altre
con nervosismo. “Quello che stiamo cercando di dirle
è che... abbiamo notato che ultimamente... insomma... i
rapporti fra le Nazioni si sono... intensificati. Ecco,
intensificati.” Ripete, come se volesse essere sicuro di aver
trovato la parola adatta.
“Diciamo pure che sono diventanti molto amichevoli, questi
rapporti. Tanto amichevoli.” E la prima ministra finlandese
le lancia un'occhiata esaustiva, che Europa vorrebbe tanto non cogliere.
“Troppo amichevoli. Decisamente troppo.” Aggiunge
il premier spagnolo, con tono insolitamente grave.
Un brivido scuote il corpo di Europa, dato che ha ben presente cosa
significhi, da un po' di tempo a questa parte, “avere
rapporti amichevoli”. Ma giusto per sicurezza, fare la finta
tonta pare la soluzione meno rischiosa.
“Beh, non mi pare una cattiva notizia.” E comincia
ad attorcigliare una ciocca di capelli intorno al dito, ben attenta ad
indossare il sorriso più rilassato che ha nel repertorio.
“In fondo, fortificare... l' “amicizia”
tra le Nazioni è sempre stato un obiettivo
comune.” Non vorrebbe, ma la voce le esce pericolosamente
traballante.
Adesso i boss la stanno osservando come se avesse detto che l'alieno di
prima è seduto al suo fianco. No, decisamente non un buon
segno.
“No, signorina, forse non ci siamo ancora capiti.”
I boss di Lettonia, Lituania ed Estonia si guardano fra loro, cercando
di ispirarsi a vicenda, ma senza particolare successo.
E intanto Europa continua a tenere il sorrisetto da finta tonta e
l'espressione da dolce pulzella innocente caduta dalle nuvole; sia mai
che, vedendola in questo stato di deficienza acuta, i signori si
stufino e la lascino libera di andare a via.
In fin dei conti, quelli non sono problemi suoi; cioè,
oddio, potrebbero, a seconda dei casi. In teoria dovrebbe essere lei a
tenere sotto controllo i comportamenti delle Nazioni europee, ma non
è che può prendersi la briga di metterle sotto
osservazione ventiquattro ore su ventiquattro. Ha una vita anche lei, e
che diamine! E poi, di concreto, che potrebbe fare oltre ad ammonirli
come se fosse Vaticano? Dovrebbe rinchiudere ciascuno di loro in torri
isolate dal mondo? O magari in qualche remota segreta di qualche
castello dimenticato da Dio? Non sono comportamenti che si eliminano
con la ragionevolezza. Già già.
“Adesso basta!”
Tutti si voltano stupiti, meno sua Eccellenza la Regina – lei
non si stupisce mai -, in direzione del leader bulgaro, a dir poco
paonazzo in viso e dall'aria lievemente irata.
“Parliamoci chiaro, signori! Sappiamo tutti che cosa sta
succedendo, e non ho nessuna intenzione di vedere cadere in questo
girone infernale pure la mia Nazione!”
“Suvvia, non sia così rigido. Si rilassi! In fondo
sono ragazzi.”
E il Presidente francese annuisce vivamente alle parole del suo collega
italiano.
“Essere ragazzi non è una buona scusa per
comportarsi in modo così... amorale.” Li
redarguisce il primo ministro irlandese.
“Condivido la sua posizione.” Si premura di far
sapere il cancelliere austriaco, sistemandosi gli occhiali sul naso.
“E proprio lei, mio caro primo ministro inglese, che
è così giovane ed inesperto, dovrebbe avere un
occhio di riguardo per la sua Nazione.”
L'interpellato boccheggia qualcosa di insensato, prima di schiarirsi la
voce e chiedere con la massima cordialità: “Scusi,
cosa vorrebbe insinuare?”
I tre ministri dei paesi baltici tremano all'unisono, mentre quello
svedese impreca tra i denti, scocciato, ed Europa vorrebbe piano piano
essere inglobata dal mobilio prima che l'irreparabile accada.
“Sto solo dicendo che la vostra Nazione gode di troppe
licenze. Sa, dovrebbe imporle un coprifuoco, a giudicare dalle numerose
frequentazioni che ha, anche al di fuori dell'Unione; soprattutto al di
fuori.”
La sala emette all'unisono uno sdegnato verso di stupore, che sa tanto
di vero quanto una giraffa nella tundra.
“Oh mon Dieu! Quante volte glielo dobbiamo ripetere che non
approviamo che la sua Nazione frequenti quel balordo di
America?!”
“Ehi! Ehi! Piano! Qui decido io chi e come far frequentare
all'Inghilterra! E poi da che pulpito! Sappiamo tutti che la sua di
Nazione non riesce a tenere le mani al suo posto nemmeno per tre
secondi!”
Poche parole che riescono a far inalberare il primo ministro francese;
ed Europa giurerebbe di avergli visto uscire il fumo dalle orecchie.
“Ma come si permette?! Non le permetto di rovinare la
reputazione della mia Francia! Come osa criticare un essere
così puro, ingenuo e perfetto?!”
Oh, questa l'ha sparata grossa, commenta tra sé e
sé Europa, ormai quasi nascosta sotto il tavolo.
“Anzi, le dirò di più! Sicuramente
è stato quel vile tentatore della vostra Nazione a
corrompere la mia!”
“Signori, calma. - e l'intervento del Capo del Governo
italiano stronca sul nascere la replica inglese. - Sono certo che
Inghilterra è un ragazzo per bene. Italia me lo ha
confermato più volte.”
“Oh, certo! - il Primo Ministro francese sbuffa irato
– Solo perché ti fa comodo! Dillo che vi siete
messi d'accordo per combinare qualcosa fra le vostri Nazioni! A danno
della Francia, ovviamente!”
“Ma no, ma no. Cosa vai a pensare, mio carissimo amico?
È solo un rapporto di... amicizia. Davvero. E poi l'Italia
è amica di tutti! Facciamo così: Veneziano a
Francia e Romano ad Inghilterra, così siamo a
posto!”
“Io non divido nulla con quello!” Esclamano
all'unisono sia il leader francese che il suo collega inglese.
“Scusi, ma che diavolo è tutta questa
promiscuità?” aggiunge poi quest'ultimo.
“No, scusate me. - Ed è il turno della Cancelliera
tedesca di passare all'attacco. - Mi pare che fino ad adesso Italia
abbia sempre gironzolato dalle parti della mia Nazione. Come devo
interpretare questo “disimpegno”? Si ricordi che
deve accettare le sue responsabilità!”
“Scusate, ma nessuno pensa alla mia Spagna?”
“Non ci sarebbero problemi di questo genere se tutti fossero
seri e carini come Finlandia. Come del resto può confermare
lo stesso Primo Ministro Svedese.”
“A dir la verità ogni tanto Svezia mi sparisce con
Danimarca.”
“Cosa?!”
“Ah, meno male che io posso contare su una Nazione seria come
Olanda.”
“Se, se, come no. E quella storia con Canada dove la
mettiamo?”
“Perbacco! Chi te l'ha detto?!”
“Belgio, ovvio. La mia Nazione.”
“Ecco, un'altra spiona!”
“Cosa sta insinuando?!”
“Qui si insinua si insinua, ma non si dice nulla,
eh?”
“Silenzio, razza di stolti!”
E tutti tacciono come per magia, pietrificati all'istante.
La Regina, dall'altro lato del lungo tavolo, è in piedi,
brandendo lo scettro a mo' di bastone, le labbra sottilissime serrate e
le narici dilatate. Scruta tutti i capi di stato, partendo dalla sua
destra e passando alla sua sinistra, avendo ben cura che ognuno di essi
abbia la giusta dose di sguardo inceneritore. E in fine punta dritto
gli occhi davanti a sé.
“Miss Europa, si rialzi.”
Titubante, e per nulla rassicurata dal tono duro, la giovane riemerge
sul malgrado da sotto il tavolo – ebbene sì, aveva
sperato di svignarsela poco degnamente nel momento di confusione.
“Miss Europa.” E lo sguardo reale e regale la
trafigge come un paio di frecce. “Da tutta questa indecorosa
trafila, oserei dire, anzi, oso, che la purezza delle nostre reciproche
Nazioni è messa in un grave pericolo; e la colpa
è sua.”
Europa trasale, vedendosi puntato lo scettro contro.
“S-sua? Cioè mia? Mia mia?”
“Quante altre Europa vede in sala?”
“M-ma come fa ad essere colpa mia?!”
“È ovviamente colpa sua, visto che qualcuno doveva
pur vigilare sulla condotta delle Nazioni.”
Gli altri leader annuiscono.
“Ma non c'è mai stato nulla del genere nel
regolamento! E poi, scusate! Se si comportano come gatti in calore mica
posso inseguirli per mezzo mondo e poi... insomma!”
E troppo tardi si rende conto di aver un tantino esagerato nella
colorita descrizione delle abitudini sessuali dei pargolini dei capi di
stato.
Cerca inutilmente di trovare qualcosa con cui
“chiarire” cosa volesse effettivamente dire
– e poco importa che quello che pensa sia stato detto con
eccesso di chiarezza, ma la Regina lesta le toglie ogni
possibilità di parola.
“Mia cara miss, mi sa proprio che dovremo prolungare le
lezioni di bon ton.”
Ed Europa assume un'espressione da Urlo di Munch.
“Ma non richieda un eccessivo sforzo al suo cervellino, mia
cara; infatti, si da il caso che io abbia già pensato ad una
soluzione a dir poco eccellente.”
La sala ammutolisce e aspetta ansiosa le parole della Regina, che
però, essendo anche una vecchia volpe, rimane muta giusto
per creare l'effetto suspence.
“Mi scusi, ma cosa ha intenzione di proporci?”
interviene diplomatica la Cancelliera tedesca, dopo tipo una decina di
minuti di suspence.
“Il matrimonio riparatore.”
Come un'unica entità la sala si esprime in un singolo
singulto stupito.
“Per la precisione, una serie di matrimoni riparatori fra le
nostre care Nazioni; come ai bei vecchi tempi.” E per un
attimo i suoi occhi divagano nel rimembrare epoche lontane. Molto
lontane, osa pensare chi ha più coraggio.
“Scusi, ma come pensa di scegliere le coppie?”
“Oh, molto semplice mio caro primo ministro
polacco.” La sovrana in un gesto fluido afferra la campanella
argentata posata sul tavolo, scuotendola con delicata fermezza. E dopo
neanche due secondi, la porta d'entrata di apre, lasciando passare il
maggiordomo James, che sospinge un basso carrello con sopra... un
cappello a cilindro?
I leader riuniti si scrutano fra loro incerti, finché
qualcuno non ha l'ardire di chiedere:
“Mi scusi, ma a cosa serve?”
“E soprattutto perché è
sottosopra?” aggiunge qualcun altro da un posto remoto.
La Regina di Inghilterra aspetta dunque che il cappello, accompagnato
dal fedele James, arrivi al suo fianco; solo allora, dunque, parla.
“Ebbene, signori, questa è la risposta a tutte le
vostre domande. - poggia l'estremità dello scettro sul
cappello in questione – Qui dentro, invero, vi sono delle
speciali capsule che ci consentiranno di effettuare una scelta guidata
dalla mano di Dio sulla formazioni di queste coppie da
maritare.”
Nella sala aleggia un silenzio alquanto perplesso.
“Mi consenta, vorrebbe dire che eseguiremo un
sorteggio?”
“Direi che in termini volgari lo si possa definire
così.”
Subito si scatena un parlottio veloce e stupito, in cui i signori si
scambiano idee e perplessità. Dopo quello che si
può definire un buon quarto d'ora, finalmente la sentenza
finale.
Il leader belga, si alza in piedi, si schiarisce la voce e proferisce:
“Maestà, troviamo la sua idea veramente...
geniale!”
Per poco Europa non cade dalla poltroncina malefica con uno strozzato:
“Cheee?!”
Tutti si voltano nuovamente verso di lei, che nella foga si
è alzata in piedi e adesso sproloquia con un evidente
gesticolamento.
“M-ma, ma, ma non potete! Cioè, insomma! Come
potete costringere le vostre Nazioni a sposarsi così a
caso?! Che ne è della libertà di scelta di cui
andiamo fieri?! E i nostri diritti che abbiamo conquistato con il
sangue e le lacrime nel corso dei secoli? Non valgono più
niente?”
“Suvvia! La sta facendo troppo tragica!”
“M-ma no! Insomma! E poi chi glielo dice a loro?”
“Lei, ovvio.” Risponde con una naturalezza
disarmante il primo ministro polacco. “In fondo è
lei che si occupa delle relazioni che intercorrono fra le nostre
Nazioni, no?”
Europa si ritrova con le spalle al muro, davanti a una platea di leader
che non l'ascolteranno nemmeno fra cent'anni, e che in fin dei conti
l'hanno sempre ascoltata per metà, con la prospettiva di
dover assolvere un incarico suicida e la terribile mannaia sulla testa
che sono le lezioni di bon ton della Regina.
Vorrebbe piangere; o sbattere violentemente la testa sul tavolo
immacolato.
Ma non fa nessuna delle due cose; o meglio, non glielo lasciano fare.
Prima di rendersene conto, infatti, è sospinta via dalla
mani del presidente francese, che la butta praticamente fuori dalla
sala, aggiungendo, con un sorrisone stampato in faccia rivolto ai
colleghi, che, “povera Europa, povera ragazza, sempre a
lavorare. Oggi è un po' stanca, vedrete che domani
sarà in forma e d'accordo con tutti noi.”
E prima di sbattere la testa, come si era proposta in precedenza,
contro il muro con estrema violenza, sente distintamente la voce
squillante della Regina che proclama il primo, futuro, matrimonio...
Ungheria e Svezia...
Altro che mano di Dio, qui ci ha messo lo zampino Satana.
|