Frammento
tratto dalle memorie di Andrè.
Un
colpo sordo risuonò per tutto lo spazio circostante
rimbombando
sulle pareti delle abitazioni mute, perdendo di compattezza e
dissolvendosi nell'aria fredda invernale. Le nuvole livide e scure
liberavano fiocchi di gelida neve, che si adagiavano come un velo
spesso ma morbido su tutta la città parigina, uniche
testimoni di
quel grido strozzato che si era disperso nel vento prima ancora di
poter risuonare con tutta la sua dolorosa forza.
La
caduta del corpo nella fredda neve fu un suono cupo e ovattato, che
non produsse nessuna conseguenza sul paesaggio attorno, eccetto per
quei candidi fiocchi di neve che ondeggiando vorticosamente
riempirono il vuoto lasciato dalla sagoma dell'uomo. Dei passi si
allontanarono scomparendo per le vie di Parigi e portandosi via con
loro, l'odio e la disperazione di un normale uomo corroso dalla fame
e dall'odio.
Andrè
aprì gli occhi faticosamente puntandoli sul cielo grigio e
di un
bianco che sapeva di infinito, mentre il suo respiro si faceva
maledettamente affannoso, unico suono appena percepibile in quella
strada così silenziosa e vuota. Mosse una mano con lentezza
portandosela all'altezza della ferita e con un sussulto
avvertì un
liquido caldo e viscoso impregnarli il palmo. Calore che gli
portò
nuovamente sensibilità alle dita congelate dal freddo.
Chiuse
gli occhi mentre una lacrima gli solcò la guancia gelida
perdendosi
nei suoi capelli scuri. Il soldato aprì la bocca in un
silenzioso
sussulto dovuto al brivido provocato dal freddo della neve a contatto
con il proprio corpo. Le labbra furono invase da un sapore metallico,
di ferro così forte da dargli una profonda sensazione di
nausea. Di
nuovo quel liquido caldo e di un rosso scuro tornò a
sgorgare con
una dolcezza quasi irreale rispetto al suo enorme, incontenibile
dolore. Gli rigò una guancia scivolando dal labbro e
disegnando una
linea perfetta, rossa vivida.
Andrè
sussultò per l'ennesimo brivido, ormai confondendoli tra le
convulsioni mentre con una mano stringeva la neve gelida in un pugno,
combatteva con tutto se stesso per non lasciarsi andare,
perchè
quella che stava combattendo contro il freddo e il dolore era una
battaglia che non poteva permettersi di perdere. La neve gli pungeva
i palmi con una forza tale da tenerlo sveglio, in continuo contatto
con il presente.
Mentre
il gelo gli attanagliava la nuca, la schiena, le gambe, posandosi con
uno strato leggero anche sul suo petto, le gocce di sudore
comparivano sempre più nitide sulla pelle scoperta
accompagnate da
quel respiro caldo e affannoso. Il soldato gemette nuovamente nel
silenzio di Parigi confuso, spaventato mentre veniva soffocato da
quel caldo asfissiante in contrasto con il gelo che aveva iniziato ad
impossessarsi dei suoi arti.
Per
cosa devi lottare Andrè? Cosa ti aspetta di così
importante da
impedirti di annegare in quella pace assoluta che troverai, senza
sofferenze o ingiustizie? Cosa ti trattiene in questa vita
Andrè?
Fu
al porsi di questa domanda così astiosa che l'uomo
improvvisamente
cessò la sua lotta. Smise di tormentarsi, di trattenersi
dall'abbandonarsi a quel buio che aveva un sapore forte e inebriante
sulle sue labbra, che sapeva di tranquillità, pace e
finalmente
serenità.
Niente.
Non c'è nulla per me in questa vita.
-Andrè!-
Un
grido lontano che giunse alle orecchie dell'uomo come un richiamo dal
buio nel quale stava sprofondando in preda ad una dolorosa
indifferenza. Passi lontani e ovattati nella neve. Passi di cui non
gli interessava conoscere il proprietario.
Lasciatemi
andare.
Gridò
la sua mente in uno sprazzo di lucidità. Non voleva tornare
a vivere
e a respirare, faceva così male anche solo permettere
all'aria
fredda di penetrare nei suoi polmoni pungendoglieli. Quel sonno,
quella sensazione di indifferenza a ogni genere di sentimento o
emozione era qualcosa al quale aveva anelato inconsciamente da
sempre, o meglio da quando era stato rifiutato. Come si poteva
accettare un rifiuto quando per lui Oscar era tutto ciò per
cui
valesse la pena di vivere?
-Andrè...-
Un
richiamo più vicino, più angosciato, un tono di
voce tremante e i
passi anch'essi più vicini cessarono improvvisamente. Il
soldato non
trovò la forza e la voglia di muoversi. Rimase immerso in
quel
petrolio nero che andava via via inghiottendolo con lenta dolcezza
dandogli una sensazione di completa assuefazione.
Altre
voci illuminarono quel buio intenso come dei lampi, voci accorate e
preoccupate, frenetiche anche se virili. Voci conosciute, famigliari
che però non aveva voglia di riconoscere.
-La...
sciatemi anda... re.-
Un
gemito, un sussurro che non seppe nemmeno da dove avesse avuto
origine. Non era sicuro nemmeno di essere riuscito a trovare
l'imbocco delle labbra per farlo uscire, rendendolo reale. Non
comprendeva più dove si trovasse la bocca, dove gli occhi,
le mani
si confondevano con il cuore, i polmoni si muovevano in un gesto
meccanico sempre più flebile e innaturale, la pelle era un
sottile
velo di carta velina pronto a strapparsi alla minima variazione. Il
calore che lo avvolgeva sfumava sempre più in fretta insieme
al gelo
che invece gli intorpidiva gli arti.
Improvvisamente
però un fuoco prese a bruciargli contro la pelle delle mani
che
riconobbe e sentì di nuovo vive. Un fuoco fastidioso, un
fuoco
prepotente: era come sentirsi all'interno di una fiamma. Lo sentiva
premere sul suo torace e rapidamente strapparlo via dal freddo.
Fiamme che si spargevano sul suo corpo con rapidità e
ferocia
corrodendo, ustionando la sua pelle.
-Andrè
riprenditi! Andrè!-
Un
grido che gli inondò la mente seguito subito da altri.
Rumori, voci,
passi, che gli ferivano le orecchie con la potenza e la ferocia di un
coltello che vi si conficcava più e più volte.
Sentì il corpo
reagire a quei rumori e a quel fuoco bollente e persistente con un
sussulto. Le membra tremarono mentre avvertiva il proiettile
incastrato da qualche parte nel suo petto penetrare più a
fondo
forse per la violenza del suo sussulto. Un grido di dolore gli
esplose in gola, ritrovando le labbra così come aveva
ritrovato
orecchie, pelle e mani che si stringevano frenetiche contro qualcosa
di morbido.
-Andrè
ti prego guardami...-
Singhiozzò
una voce bassa ma vicinissima al suo orecchio che gli
provocò
l'effetto di una bomba. Quella voce che fino ad ora lo aveva
chiamato, cercato, implorato, quella voce che apparteneva ad una sola
persona.
Oscar.
Gemette il suo corpo, la sua
mente in uno spasmo che lo portò ad aprire gli occhi con uno
scatto.
Una parete di un bianco accecante gli si stagliò davanti. Lo
smeraldo dei suoi occhi vagò frenetico, cercando di mettere
a fuoco.
L'occhio cieco brillava nascosto dietro ad un ciuffo di capelli
scuri, mentre l'altro chiusosi un paio di volte riuscì a
posarsi su
un qualcosa di sfocato, poco nitido e di un color oro scuro. Si
sentì
svuotato da ogni energia eppure un nuovo bisogno era nato nel suo
corpo e ora andava soddisfatto, non si sarebbe arreso. Chiuse gli
occhi per altri brevi istanti e quando li riaprì finalmente
Oscar
comparve in tutta la sua bellezza davanti ai suoi occhi.
Percorse la perfezione della
candida pelle del suo viso e annegò nei suoi capelli oro
ignorando
volontariamente le perle d'acqua che le rigavano il viso. Sorrise
debolmente mentre Alain compariva nel suo raggio visivo, eppure la
sua attenzione era concentrata su Oscar. Con un gemito si
sentì
strappare dal suo abbraccio, e improvvisamente il fuoco che fino a
qualche attimo prima lo aveva avvolto scomparve. Sentì le
braccia di
Alain sostenerlo assieme a Françoise e Lasalle e sentiva la
mano di
Oscar stringere la sua.
Odiava Oscar per averlo
trattenuto in vita, per averlo strappato alla piacevole sensazione
che gli donava l'annullamento di se stesso, eppure non poteva fare a
meno di amarla per avergli permesso nuovamente di vedere le sue iridi
azzurre e i suoi capelli oro. Perchè non c'era paradiso
paragonabile
alla sensazione di poterla vedere, stringere, amare... vivere
ancora.
HopelessGirl's
corner
E anche questa storia si colloca
nella sezione delle situazioni inventate, dei missing moments nella
quale ultimamente mi immergo con foga alla ricerca di un qualsiasi
appiglio/sfogo. Comunque non mi dilungo molto, voglio dedicare questa
one-shot un po' priva di senso, ma che comunque ho scritto con cuore,
a tutti coloro che hanno recensito le mie precedenti storie, in
particolare “Frammenti d'acqua”.
Un bacio a tutte.
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