Prologo - "Illuminato"
Ed
eccoci! Vi siamo mancate, eh? Impegni scolastici.... Ora pensiamo di
aggiornare ogni weekend, ma quasi mai durante la settimana. Abbiamo
deciso di ritornare su EFP con il proseguimento di Dodekatheon, dato
che in molti ce lo avete chiesto... e poi torneremo anche con le altre
fanfictions!
Be', che dire? Buona lettura con "Dodekatheon - Il Cacciatore di Sogni",
e speriamo che il proseguimento vi piaccia come la prima parte! Come
promesso, eccovi come sono andati i fatti tra Shaka e Zeus...
ricordate, vero...?
Federica e Giorgia
- PROLOGO -
“ILLUMINATO”
Questo capitolo è di
Federica
-
Ed io, Shaka della Vergine, l’Illuminato… - si aggiunge
Shaka, fissando temerario Zeus dal basso, - …chiuderò i
conti con la mia natura -, e detto questo porta il piede destro sul
primo gradino.
Quel piede sul
gradino, l’aria ferma nell’atmosfera, quasi in pausa. Mu
socchiude gli occhi, le sue iridi fremono. Guarda il Cavaliere di Virgo.
Shaka... il tuo egocentrismo non ti
permette di ragionare... quello è Zeus, il Padre degli
Dèi... Il passo l’hai fatto, amico mio, spinto dal tuo
essere divino... ma indietreggiare ora non sarebbe nemmeno degno di un
uomo. Non ti resta che combattere, non da dio, non da umano...
bensì da Cavaliere.
- Inferno non conoscono i vostri occhi, Divino Zeus...? –
ricomincia saldo Shaka, e il suo piede sinistro si porta su un altro
gradino, in una lenta, meccanica salita, - ...Ebbene, se vi
concentrate, vedrete in me il sorriso del Diavolo - .
Apollo, vicino al portone, stringe i pugni. Nel suo sguardo balena un
ringhio incattivito. – Mi stai facendo perdere tempo, pseudo
divinità. Le tue parole non sono altro che mera speranza di
vittoria...! - .
- Non sto parlando con te, Apollo – risuona tiepida e placida la
voce del Cavaliere del Sesto Fuoco. – Nessuno ti ha mai educato a
non intrometterti nei discorsi altrui? Zeus... -, e al sentir nominare
il proprio nome il Padre degli Dèi solleva di poco il capo,
squadrando il biondo Cavaliere con cipiglio fermo ed autorevole, -
...Zeus, vostro figlio è un impertinente - .
Poche parole che bastano per far accendere il pugno di Apollo di un’aura rosso fuoco. – Non sfidarmi! - .
- ...ancora a parlare? - .
- Adesso basta! - .
- Maleducato... - .
- Muori! -, e con felina ed
inafferrabile velocità il dio scatta verso Shaka sfrecciando di
fianco a Mu, che ha solo il tempo di accorgersi dello svolazzo del
proprio mantello causato dallo spostamento d’aria.
...
Uno, due, tre gocce di sangue bombardano il pavimento della sala; il
pugno teso di Apollo, abbracciato da celesti e focose lingue di fuoco,
è incastrato nel palmo di Shaka, prontamente intervenuto per
intercettarlo; e un rivolo di sangue scarlatto che serpeggia dalle dita
del dio, uno solo, strappa un ringhio sommesso al Cavaliere. Non si
è ancora voltato, ma quel colpo così improvviso lo ha
costretto a chinare un poco il capo, conseguenza che gli permette di
nascondere un sorriso amaro dietro le ciocche dorate. Il suo tono, un
mormorio meccanico:
- ...Apollo... non capirai... mai... - .
È di una lucentezza in crescendo il cosmo d’aurora che si
accende pian piano dalle vestigia di Shaka. Apollo tiene per sé
un soffio incattivito e si limita a contorcere il volto in una smorfia
d’ira e rimorso. Un solo rivolo di sangue, ha guadagnato? Uno
solo per un colpo diretto, uno solo che non sfama la sua furia?
- La tua troppa rabbia nei miei confronti non fa che nuocere ai tuoi
propositi, Figlio di Zeus. Ora saggerai la brutalità della mia
calma. Il tuo pugno per me è sprecato, perché non basta
per uccidermi. Questo è un colpo...! - .
In un gesto fulmineo pianta la mano libera sul petto del dio, a palmo
aperto, mentre con l’altro pugno tiene a freno la pressione
dell’offensiva del dio, e un balenio d’oro esplode a
contatto dell’avversario investendolo della luce scarlatta di
mille tramonti. E non appena Shaka schiude meccanicamente le dita con
cui stringe il pugno del dio, basta un batter di ciglia, una frazione
di secondo perché Mu si accorga che Apollo gli è alle
spalle, di poco curvo sulla schiena, spinto indietro dallo spostamento
d’aria.
- ...Stai al tuo posto – recita saldo il Cavaliere di Virgo. – Mu... - .
- Perdonami Shaka – Mu sfodera un morbido sorriso e si volta
verso Apollo, che subito lo inquadra con fare minaccioso. –
Scusami, non sono riuscito a vedere i suoi movimenti - .
- La prossima volta raccomando più attenzione. Non voglio essere disturbato - .
Altro non dice, l’Ariete d’Oro. A passi lenti e misurati
dallo sguardo severo di Apollo si dirige davanti all’ingresso per
poi voltarsi verso il Figlio di Zeus chiudendo gli occhi, mentre in un
gesto solenne spalanca le braccia con il capo un poco chino. –
Apollo... lasciamo Shaka e Zeus alla loro contesa, il mio compito
è quello di non farti varcare questo portone... Non ti
permetterò di raggiungere Kanon - .
- Padre... – annuncia il dio, volgendo l’attenzione di Mu,
- ...non posso dir di no a quest’umano smanioso di morire.
Pertanto, lascio a Voi il Cavaliere della Vergine - .
- Uhm, ho attirato il tuo interesse? - .
Le labbra di Apollo si contraggono in una smorfia di disprezzo, mentre
attorno a lui si eleva un cosmo scarlatto. Non dice nulla, solo i suoi
capelli fulvi, vittime di minacciosi soffi di vento, danzano come
serpenti incantati nell’aria. L’indice si posa sulla bocca
socchiusa del dio celando quello che si trasforma pian piano in un
sorriso beffardo, e i suoi occhi fiammeggiano di predatrici lingue di
ghiaccio:
- La tua morte, Cavaliere, sarà preceduta dal silenzio della mia ira - .
Ed ora...
- ...Zeus... - .
...a noi due...
Shaka lascia la frase in sospeso. Forse per il pensiero di Mu che gli
martella la mente, per quel combattimento in corso a cui non può
intervenire... forse solo per testare se il Padre dei Dèi sia o
meno pronto allo scontro, abbia o no la prontezza di cogliere la
sfida... ma l’unica cosa che gli riesce di fare è di
alzare ancora il capo verso Zeus, svelando di avere il volto rigato di
sangue color cremisi. Il sopracciglio destro del Signore
dell’Olimpo si arcua in un’espressione di sufficienza:
- Cavaliere di Virgo... orbene non sei riuscito a contenere la pressione del colpo di mio figlio... - .
- Vero, non ci sono riuscito - .
- ...non sei stato capace di contrastare il colpo appieno, ma solo all’apparenza... - .
- Vero, non ne sono stato capace - .
- ...la tua forza non è quindi superiore a quella di un dio a me inferiore... - .
- Vero, non lo è - .
- ...e nonostante questa prova della tua inferiorità, non vuoi arrenderti in partenza? - .
- Vero, non lo voglio - .
- Cosa vuoi, allora? Morire? - .
- Vero e falso – Shaka si passa il dorso della mano sulla fronte
per frenare almeno momentaneamente la perdita di sangue. – Non
è domanda a cui ho intenzione di rispondere – Allunga
innanzi a sé il braccio, la Corona che tintinna avvolta da
dorati bagliori, e socchiude appena gli occhi di modo che delle sue
iridi si riconosca soltanto un pungente riflesso azzurro. – Non
sono potente quanto voi, lo riconosco... ma questo non è un
motivo per non combattere. Elevatevi spiriti, danzate ombre delle
tenebre... Tenku Haja Chimi Moryo! -
In un balenio di luce chiazzata dal colore della notte, dalla Corona si
sprigionano gli orrori dell’inferno, di grida e lamenti si
riempie il celeste Olimpo; ma quel bagliore si riduce ad un briciolo
spazzato via da un solo afflato del candido cosmo di Zeus, e le anime
dannate vengono mangiate dall’assopita potenza del Padre degli
Dèi. Non un solo velo di stupore si legge sul volto del
Cavaliere.
- Potenza ben superiore a quella di altri essere umani è la tua,
Custode del Sesto Tempio... ma oso ripetertelo ancora una volta, contro
di me non puoi nulla nemmeno in sogno... - .
- Non me ne importa. Abbassare la guardia davanti ad un avversario è azione stolta anche per un dio come voi... - .
Lieve, lento, un graffio rosso pallido si disegna sotto all’occhio destro di Zeus.
- ...Athena è con me, e partendo dal presupposto che io sono
l’uomo più vicino agli dèi, l’appoggio della
mia Signora unito alla mia forza mi consente l’incredibile - .
In un momento di incredula quanto sconvolta realizzazione, il Signore
dell’Olimpo si passa l’indice sull’ombra di graffio
sotto all’occhio. È vero, è una ferita
inafferrabile, non provoca dolore alcuno, sembra la cicatrice di una
minuscola cicatrice... ma c’è, e basta solo questa
convinzione a far crescere con più vigore il cosmo del Divino:
- Quel colpo... - .
- ...giusto la massima potenza consentitami dal Tenku Haja Chimi Moryo... - .
- ...mi ha procurato un solo, impercettibile graffio... E questa era
dunque la massima capacità di cosmo convogliabile in questa
offensiva? - .
- Non errate - .
- Allora presumo che gli altri tuoi attacchi mi procureranno solamente graffi più visibili, nulla di più - .
- ...Uhm, non potete dire “nulla di più”... -, ed
inaspettatamente le labbra di Shaka si allungano in un tiepido sorriso,
- ...se si tiene in conto che la somma di molti graffi è una
ferita - .
- Non voglio farti aspettare, perché io non parto dai
graffi, Cavaliere di Athena... – Zeus alza piano le dita,
tenendole un poco ricurve, e a quel solo gesto il Custode del Sesto
Fuoco si irrigidisce, - ...io seguo l’ordine inverso - .
Shaka... ,
e Shaka ha appena il tempo di sentire il flebile pensiero di Mu, il suo
pensiero, che una folgore saetta dalla mano del Padre degli Dèi
trapassandolo da parte a parte con tale velocità da permettergli
un solo mugolio di dolore stroncato dalla sorpresa.
Stop.
China la testa indietro, il Cavaliere di Virgo, gli occhi azzurri
vitrei e marchiati a fuoco da quel colpo d’imprevista irruenza.
Le sue gambe si piegano un poco in un gesto smorzato e sordo, ma non
cedono, solo si flettono in quella che pare l’ombra di un inchino
non ancora esibito al cospetto del Divino.
Non mi inginocchierò... trafitto, colpito... morto... le mie ginocchia non toccheranno terra
- ... - .
- Non ancora cadi, Servitore di Athena? - .
- Ancora... è una parola grossa – sillaba la voce incolore
del Cavaliere, e Shaka riporta gli occhi in quelli di Zeus. Le sue
labbra fremono un poco mentre dalle vestigia pugnalate sgorga sangue di
un rosso cinereo. - ...ancora? Siete solo al primo attacco... oh Divino
- .
Mu si rialza per
la seconda volta. I colpi di Apollo lo hanno raggiunto in più
punti e se non fosse per l’Armatura non sarebbe rimasto in vita.
Un sottilissimo rivolo gli scivola dal sopracciglio destro.
Preoccuparmi per te, Shaka... non ho
fatto in tempo ad avvisarti del contrattacco di Zeus... Ti prego, che
ti serva da lezione amico mio... un attimo di distrazione per cercare
di aiutarti mi è costato la spalliera dell’Ariete
d’Oro...
- Eri distratto, Cavaliere – lo canzona Apollo, e muove un altro
passo verso di lui, verso l’uscio. – Colpirti è
stato un gioco da uomini - .
- Per quanto tu possa parlare, a me non va di sprecare fiato – La
lingua che agile gli bagna il labbro è un evidente segno di
nervosismo.
- Il tuo compagno d’armi è in brutte condizioni - .
Il Cavaliere del Primo Fuoco non dice altro. Anche articolare qualche
parola gli strappa una fitta di dolore ai polmoni, complice la
pressione dei colpi di Apollo andati a segno. Di nuovo spalanca le
braccia, di nuovo schiude i palmi e di nuovo in essi si concentrano
globi di cosmo pronti ad esplodere. – Le stelle per te
brilleranno d’ira... Starlight Extinction! - .
Una pioggia di astri esplode dalle mani di Mu, di incommensurabile
chiarore ruggisce la loro luce. Folgori dell’universo divorano
l’interno salone inghiottendo la figura di Apollo, che svanisce
nel chiarore di quel colpo devastante. A poco però serve
quest’inaudita potenza, perché nell’istante
successivo il buio cala sul sipario e nel millesimo che segue le zanne
delle stelle si scagliano direttamente sul Cavaliere, crocifiggendolo
sopra al portone con un tale boato da zittire la sua esclamazione di
stroncata incredulità mista a stupore. E il rinnovato chiarore
si smorza, rivelando un Apollo fermo sotto al portone così
com’era prima, con solo di nuovo il braccio allungato in alto
verso Mu:
- A nulla vale la tua tecnica, Ariete d’Oro... Potente è
potente, molto potente... ma questa classificazione concerne gli umani,
ed io son quindi fuori dalla lista citata - .
Al dio basta ritirare la mano per liberare il Cavaliere da quei chiodi
immaginari e farlo così cadere a terra, in un colpo secco e
deciso. Non un movimento, giusto l’appena visibile fremito delle
sue dita.
- Ah!, la forza per rialzarti ti manca... – Apollo sorride
appagato con una leggibile nota di astuzia e divertimento, chiudendo
gli occhi. – Mi dispiace, non ho voglia di assistere alla tua
agonia... devo andare a cercare Kanon e mia sorella Artemide... con
permesso, tolgo il disturbo -, e gli bastano due soli passi per passare
oltre al corpo di Mu, incapace anche solo di alzare il capo. Si
allontana così, con calma, il Figlio di Zeus, con passo
cadenzato e saldo. Ma prima di svanire in fondo all’interminabile
corridoio celeste, le sue parole beffarde risuonano nell’aria:
- ...Per una volta che ti rendi utile, Ares... fratello mio... - .
- Tsk, Apollo, il solito svogliato... - .
È un’altra la voce che risponde, una voce più dura,
più aspra, più scura. Mu fa per piantare il palmo a terra
per spingersi in piedi, ma il suo tentativo viene prontamente fermato
da un piede che lo schiaccia con prepotenza a contatto col pavimento
strappandogli un lamento dalle labbra. Rotea le pupille, le alza... e
nelle sue iridi ghiacciate dallo stupore si riflette la figura del Dio
della Guerra.
-
Perdona l’attesa, padre... – annuncia in tono quasi
sprezzante Ares, una mano sul fianco e il busto leggermente flesso in
una posizione che rispecchia l’assoluta indifferenza. Preme ancor
più il piede sulla schiena del Cavaliere di Aries. - Ho sentito
che qui c’era da fare... - .
Zeus gli dedica uno sguardo vacuo, come se nemmeno si stupisse del
registro e del tono di voce utilizzato dal figlio. – Benvenuto.
Tuo fratello Apollo è andato alla ricerca del Cavaliere di
Gemini, apprezzo dunque il tuo intervento. Non possiamo permettere che
questi umani fuggano dalla mia Dimora. E tu, Virgo... - .
- ...Rikudo.... - .
- ...Inutili sono i tuoi sforzi. Un solo mio colpo ti consumerà il cosmo dall’interno - .
- ...Rinne...! - .
- Ti ostini a non capire? – Un solo dito portato in avanti basta
per contenere ed assorbire il debole colpo del Sesto Cavaliere. –
Uomo... per quante tecniche tu possa possedere, la potenza in te
rimasta è assai inferiore a quella che possedevi qualche istante
fa, e ancora diminuisce a causa del mio attacco. Non ti colpirò
di nuovo, la sofferenza ti renderà onore... Illuminato - .
Mu si morde il labbro. Sa che qualcosa non va, sa che Shaka non
è Cavaliere da combattere in quel modo. Da subito ha avvertito
che non tutto il cosmo viene convogliato nei suoi colpi, ma che una
parte della sua forza viene tenuta da parte, come in riserva.
Per cosa...? Qual è il tuo vero obiettivo? Cosa vuoi... fare?
- La speranza fa spazio solo ad una persona alla volta... –
sussurra Shaka, stavolta a capo chino, le braccia distese mollemente
lungo i fianchi e il sangue che ancora non smette di sgorgare.
Ares, che riesce a percepire le sue parole, sfodera un sorrisetto quasi
divertito. – La sofferenza incomincia già a farti
impazzire, Cavaliere? - .
...Mu... una sola persona... alla volta...
Shaka...?
Lo sente, ora. Non parla agli dèi presenti, no, sta condividendo con lui parole a loro precluse.
...Shaka?
...solo una, Mu. E io voglio darti... speranza, amico mio...
Mu capisce. Capisce quando oramai è troppo tardi per rispondere,
quando sa che il biondo Cavaliere non gli risponderà più
per evitare un no. Aveva già colto qualcosa quando una forza non
sua ha cominciato a scaldargli l’anima e il cuore, ma aveva paura
di pensare che fosse veramente quella la scelta di Shaka... e ancora
teme di concedersi a quell’opinione destinata però a
divenire realtà. Sta per essere teletrasportato contro il
proprio volere, e la forza gli manca per negare obbedienza. Già
troppo fulgore lo sta rivestendo e non gli permette di mostrare almeno
quell’affettuosa lacrima di riconoscimento misto a rimorso che
gli scivola sulla guancia.
Sha... ,
e in quell’istante un flash di luce annega il pensiero di Mu portandolo anima e corpo fuori dalla sala.
Ah... la soddisfazione che si prova ad aver salvato un amico è cosa ben superiore al desiderio di essere dio...
- Cavaliere della Vergine...! –
Ares rimane basito nel rendersi conto che sotto al proprio piede non vi
è più nessuno. – Cosa diavolo hai combinato?
Dov’è l’Ariete? - .
Sul volto di Shaka si dipinge un bellissimo e morbido sorriso: -
Semplicemente, Dio della Guerra... la speranza ha scelto lui. In quanto
essere semi-divino – prosegue imperterrito, sotto agli sguardi
attenti dei due Olimpi, - anche io posso armarmi della mia vendetta.
Vendetta amara e senza pietà sarà la mia... Vendetta
strappata alla parte di me che di divino possiede la potenza...
Vendetta... che come la speranza, sceglie una solo persona o dio alla
volta... Vendetta che, semplicemente... sceglierà te, Ares -, e
basta un gesto, basta il dito di Shaka puntato prontamente contro al
Dio della Guerra a far esplodere l’Ottavo Senso, la vera forza
tenuta in serbo per un colpo assassino.
Una fiammata che brucia d’Inferno affoga l’atmosfera
scagliandosi verso il dio e divorandolo da capo a piedi, sfigurandone
l’immagine, consumandone il corpo, vendetta dalle cui zanne ed
artigli è impossibile fuggire con la corrotta e meschina forza
di colui che era Dio del Male dopo Hades. Per una furia assopita e
risvegliata così d’improvviso è facile annegare nel
fuoco degli Inferi l’animo malvagio di quella vittima così
impreparata e, non appena la fiammata si estingue in serpeggianti
lingue di fuoco, del corpo di Ares non resta che il ricordo.
Nell’aria è ancora tangibile il suo cosmo, zoppicante e
ancora debole a causa del terribile colpo.
E il silenzio che segue annuncia il rumore metallico delle ginocchiere
che si piegano, degli schinieri che cadono sul gradino oramai rosso
vermiglio. Shaka, ucciso un dio, è in ginocchio. Il capo chino e
le mani a terra come nel vano tentativo di non far parere quella
postura un inchino ma piuttosto una caduta accidentale, tiene il capo
abbassato, con i capelli biondi a celargli il volto rigato di sangue, e
il respiro appena percettibile e animato dalla voglia di non cadere
ancora più in basso.
La Speranza... una sola persona. La
Vendetta... segue la legge della Speranza. E la Morte accompagnata da
tale sofferenza...? Impeccabilmente... una sola persona anch’essa?
- Troppa potenza... – è il sottile mormorio di Zeus, che
senza muoversi ha assistito alla distruzione del corpo del figlio.
Sembra quasi parlare al vento, al cosmo che si respira nella sala.
– Ares, hai sottovalutato... ed hai perito. La morte definitiva
è a te negata, essendo immortale... ma la spoglie umane ti sono
state tolte da un essere umano... Evento che ha smascherato la tua
debolezza, la tua arroganza? O piuttosto evento che mi ha aperto gli
occhi su ben altro... - .
Vi sento, Zeus... mi state
guardando... stavolta volete che anch’io sfidi il vostro sguardo,
Signore degli Dèi, ma ho a malapena la forza di non crollare...
perché piuttosto che distendermi a terra, preferisco restare in
ginocchio... innanzi a Voi... Il vostro colpo, uno solo è
bastato per frenarmi... per divorarmi cosmo ed anima...
Prepotente sono, è vero, riconosco che la mia ambizione è
esagerata... ma mi chiedo, è veramente male rendere esagerata
un’etica di vita quando è proprio la vita che si rischia?
Sono
sordo ai vostri passi che si avvicinano lenti a me... perché
scendete? Perché scendete dallo scranno e vi avvicinate? Essere
dio, essere Padre dagli Dèi non dovrebbe farvi ricercare il
contatto con la rudezza e la severità della vita mortale... del
mio sangue... Non vi temo.... inutile che vi fermiate innanzi a me e
chiniate il busto allungando la mano verso il mio capo... Sono solo...
un umano... ma questo non significa che io debba provare timore per un
dio....
Mi prendete il mento tra il pollice e l’indice, mi alzate un poco
il capo... state forse cercando i miei occhi? Non vedo oltre le
palpebre serrate per lo sforzo di non morire... Tremo un poco, ma non
pensiate che sia paura la mia... I miei gesti, i miei pensieri sono
frutto della consapevolezza di trovarmi sull’orlo del burrone,
pronto a cadere...
E la vostra voce... sento solo quella, nelle rete della mia mente
stritolata... Sento il vostro profondo, rauco, quasi tetro mormorio
sulla mia pelle dirmi...
“Illuminato...”
Angolo delle autrici:
Fede: et voilà! Tanto per dire, non possiamo ancora mettere il titolo del prossimo capitolo, quindi niente scommesse xD
Allora,
che ne pensate? Speriamo di poter aggiornare presto... Nel frattempo,
Shaka è riuscito a sconfiggere il corpo di Ares e questo spiega
anche come Aiolia in seguito, come già sapete, avrà in
sé il cosmo del Dio della Guerra. E naturalmente non possiamo
dirvi tutto nel prologo, difatti da brave gemelline malefiche abbiamo
deciso di troncare sul punto più bello... scommesse?? xD
Alla prossima gente, felicissime di essere tornate!
FEDE E GIO
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