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vuoto
“andiamo allora” borbottò Vernon,
già sulla soglia. Dudley non si mosse.
“non capisco” borbottò, fissando
il cugino, immobile al centro della stanza, con i suoi vestiti smessi addosso,
così enormi che poteva tranquillamente nuotarci dentro. Come diavolo faceva a
metterseli non riusciva proprio a capirlo.
“cos’è che non capisci,
patatino?” chiese amorevole la madre, con il tono che di solito viene usato con
un bambino di tre anni, il quale Dudley cercava da anni di ignorare.
“perché lui non viene con noi?”
chiese. Rischiavano di essere uccisi dai terroristi magici, ed Harry era il
principale obbiettivo, per quanto ne aveva capito, che ci faceva a casa?
“che cosa?” urlò suo padre,
scandalizzato.
“perché non viene anche lui?” richiese
il ragazzo. Non capiva assolutamente.
“beh, lui… lui non vuole…” provò
suo padre “vero che non vuoi, ragazzo?”
“certo che no” rispose Harry.
“visto? Adesso dai, andiamo?”
Dudley si mosse di poco ma poi si
rifermò. Non era così scemo. E non voleva che Harry rischiasse la vita così.
Doveva nascondersi anche lui!
“ma dov’è che va?” chiese. Non
aveva il coraggio di dire al cugino ciò che provava. Di dirgli che da quando
gli aveva salvato la vita qualcosa era cambiato in lui, che era stato
preoccupato quest’estate quando vedeva che non usciva mai dalla camera se non
per andare in bagno, che era stato lui a mettergli quella tazza di the freddo
davanti alla porta… ma non ce la faceva. Non poteva farcela. Non riusciva
neanche a parlargli. Dopo quegli anni trascorsi a rendergli la vita impossibile
lui l’aveva ricambiato salvandolo. Gli era impossibile anche guardarlo negli
occhi, la vergogna, il rimorso bruciavano.
Harry lo guardava incredulo, così
come anche i suoi genitori e i due maghi strampalati che erano venuti a
prenderli. Eppure non gli pareva di aver detto niente di strano.
“ma.. voi sapete dove Harry sta
andando… vero?” chiese la strega.
Io no, pensò Dudley ma perché
non viene con noi?
“certo che lo sappiamo” rispose
Vernon, burbero “va via con qualcuno dei vostri, giusto? Dai Dudley, saliamo in
macchina, hai sentito, abbiamo fretta…”
Il ragazzo rimase fermo al suo
posto. Voleva saperne di più.
“via con qualcuno dei nostri?”
esclamò incredula la strega.
Harry provò a giustificarli, ma
quella donna sembrava fuori di sé.
“non capiscono quello che hai
passato? I pericoli che corri?”
“ehm no… per loro conto meno di
niente, pensano che sia inutile, ma tanto ormai sono abituato…”
“io non credo che tu sia inutile”
Le parole gli uscirono così, di
colpo, che non se ne rese neanche conto. Harry lo guardò stupefatto, e lui si
sentì arrossire.
“ehm… grazie Dudley” disse,
parecchio imbarazzato.
Grazie? “mi hai salvato la
vita” replicò lui, fermo. Sono io che
dovrei ringraziare te, se solo ne fossi in grado …”
Harry mormorò delle stupidaggini
sul fatto che in realtà lui gli aveva solo salvato l’anima, ma tutto venne
interrotto da Petunia, che lo abbracciò senza ritegno, come se lui avesse salvato la vita al cugino!
La strega si scaldò si nuovo “ma
non lo ha ringraziato veramente!” esclamò.
Sentì Harry difenderlo e
giustificarlo, e Dudley fu grato al cugino, ma sempre più stupito. Che persona aveva avuto
in casa tutto quel tempo? Come era possibile
che dopo come aveva passato quegli anni si accontentasse di due parole stentate
dopo un gesto così eroico e … nobile?
Arrivò il momento dei saluti.
Dudley si liberò delicatamente da Petunia e tese la mano ad harry.
“ehi, i dissennatori ti hanno
soffiato dentro una nuova personalità?” chiese, ironico.
“non so” rispose il ragazzo “ci
vediamo Harry”
“Sì” disse Harry, stringendogli
la mano “magari! Stai bene Big D.”
Dudley provò a sorridere, ma non
sapeva se ci era riuscito. Seguì suo padre fuori e si mise in macchina, in
silenzio.
Poco dopo arrivò anche sua madre,
negli occhi una strana espressione.
Viaggiarono in religioso
silenzio, fino a quando Dudley si fece coraggio.
“harry starà bene?” chiese ai
maghi, combattendo il timore che aveva nei loro confronti da quando il gigante
gli aveva fatto crescere una coda e quei due gemelli una lingua lunga due
metri.
“lo speriamo tutti” rispose il
mago.
“dai Dudley, non pensarci, non lo
avremo più tra i piedi in ogni caso, finalmente!” esclamò Vernon, felice. I due
maghi fremettero, Petunia trattenne il respiro alle parole terribili del
marito. Ma fu Dudley a tirargli un pugno in faccia.
Petunia strillò, Vernon cominciò
a sanguinare copiosamente.
“Didino! Ma sei impazzito!?” urlò
sua madre.
“mi ha salvato la vita!” urlò il
ragazzo “mi ha salvato la vita, io non l’ho neanche ringraziato e lui è stato
felice di quelle due parole che mi sono uscite poco fa!”
“Dudley, era colpa sua se quei
Dissennatori ti hanno attaccato… se non c’era lui…”
“non cambia niente! Gli abbiamo
fatto passare una vita infernale, mi sarei meritato di rimanere lì, senza
l’anima per il comportamento che ho avuto!”
“e ora che lui sta andando a
combattere per salvare la sua gente e la nostra, tu dici una cosa del genere?!
Sai una cosa papà? Per te la parentela con Harry è sempre stata una vergogna,
la macchia della nostra famiglia, io invece sono ORGOGLIOSO di essere il cugino
di Harry Potter!”
“bravo ragazzo!” esclamò la
strega, che con un colpo di bacchetta risanò il naso del signor Dursley.
“ora voglio sapere ciò che non ho
mai saputo di mio cugino” disse il ragazzo “perché è ricercato da un
terrorista? Perché è vissuto con noi tutti questi anni? E come sono morti gli
zii?”
Hestia Jones stava per
rispondere, ma fu interrotta da Petunia.
“i genitori di Harry, mia sorella
Lily e suo marito James sono stati uccisi da questo mago che ora da la caccia
ad Harry, Lord Voldemort i pare che si chiami” disse “loro facevano parte di
un’organizzazione segreta, la stessa di cui fanno parte questi due, ne ha
parlato anche il ragazzo oggi.
Harry è sopravvissuto, non si sa
per quale diavoleria, ed è dovuto vivere con noi perché” la donna dovette
tirare un lungo sospiro “perché io sono la sua unica parente in vita, e il
nostro legame di sangue, lo stesso sangue di Lily, gli avrebbe offerto una
protezione, finchè sarebbe stato minorenne. Ora è maggiorenne, quasi e la
protezione non c’è più.”
“com’erano i genitori di harry?
Non abbiamo neanche una foto”
Vernon sbuffò, ma Petunia rispose
“James era identico ad Harry. Tranne che per gli occhi. Harry ha ereditato gli
occhi di Lily. Lily aveva i capelli rossi. Non ci siamo mai assomigliate tanto.
Non abbiamo nessuna foto di loro
perché io… io non la sopportavo. Ho odiato lily fino alla sua morte. Perché era
una strega” la voce si Petunia si ruppe e non continuò.
“perché avete sempre detto che
erano dei pazzi? Per la magia?”
“James e Lily Potter erano delle
persone meravigliose” disse il mago, con voce triste “dei bravissimi ragazzi”
“sono morti in maniera eroica. E avevano
poco più di vent’anni”.
“cosa è successo?” Dudely era
curioso, avido di informazioni su quelle persone che non aveva mai considerato
veramente.
“è entrato in casa loro quel
tipo, voldemort” disse Petunia “voleva uccidere Harry. James è morto
combattendo. Lily si è sacrificata per Harry. Ora basta” esclamò, brusca.
Dudley smise di fare domande ai
genitori. Di domande era il momento di farne a se stesso. Era il momento di crescere,
cambiare, scoprire cosa farne della propria vita. E sapere come fare a riempire
quel vuoto che aveva dentro si sé. Forse i Dissennatori gli avevano davvero
sottratto qualcosa. Oppure era stato Harry.
Come avrebbe fatto a cancellare
quella colpa, quella vergogna, dalla sua vita?
“vai da papà” sussurrò Helen,
stanca porgendo un fagottino al marito che era lì al suo capezzale. Il piccolo
Dursely, nato dopo tre lunghe ore di travaglio, era raggomitolato nelle
possenti braccia del padre. Aveva i capelli molto scuri, praticamente neri, gli
occhi ancora non avevano preso il colore, ma a lui ricordavano molto gli occhi
della moglie. era minuscolo, lo avrebbe tenuto tranquillamente con una mano.
“quant’è piccolo!” esclamò Dudley
“Malcom e Petunia non erano così”
“già lui è piccolino… ma
riprenderà le forze… in fondo è prematuro. Chiama i bambini, vorranno conoscere
il loro fratellino”
“certo…”
Andò fuori dalla porta, dove i
due bambini attendevano impazienti.
“venite ragazzi”
I due si precipitarono nella
stanza.
“oooh quanto é piccolo!” strillò
Tuney “papà posso prenderlo in braccio?”
“certo tesoro, ma stai attenta,
ricorda che non è una bambola…”
“certo certo non sono più la più
piccola, ora sono una sorella maggiore!” rispose la figlia, sentendosi grande
in ogni fibra del suo corpo di bambina di dieci anni. Tese le braccia ossute e
il padre vi depose delicatamente la creaturina.
“com’è bello” sospirò Petunia
cullando il fratellino.
“ come lo chiamiamo?” chiese Malcom, concreto
come sempre.
Helen guardò Dudley e lui
rispose: “Justin, come il fratello di
mamma” disse “ed Harry, come mio fratello”.
Forse, finalmente, la voragine
dentro di lui si stava colmando.
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