choosing a name
Choosing a name
Un flebile pianto destò
la kunoichi dagli occhi cremisi dal suo breve sonno, voltò il
suo sguardo verso la sveglia che lampeggiava ritmicamente le due e
quarantasette di notte e sospirò profondamente passandosi
una mano sul viso prima di alzarsi dal letto per recarsi alla fonte di
quel pianto che ora, era aumentato di almeno due toni. Sorrise
guardando sua figlia con i pugni stretti che strillava, le guance
lievemente arrossate e le ciglia appiccicate per le lacrime. Era
bellissima anche in quel momento.
La prese tra le braccia
sussurrandole parole che la potessero calmare. Non aveva scelto ancora
un nome e continuava a chiamarla tesoro, amore, piccola mia. Sapeva che
era sciocco rimandare la cosa, ma aveva sempre sperato di poter dare il
nome a sua figlia o figlio insieme ad Asuma. Sperava di sedere tra le
sue braccia fra l’erba mentre lui le accarezzava dolcemente il
ventre rigonfio e faceva pronostici sul sesso del nascituro. Avrebbe
voluto bisticciarsi con lui per le sue proposte su nomi troppo
complicati, fare dibattiti per quelli sui quali era incerta ed infine
una volta nato il bambino glielo avrebbe messo tra le braccia e avrebbe
dato a lui l’onore di attribuirgli un nome, ovviamente, scelto
tra quello che lei approvava.
Sì, era cosi che si era
immaginata tutto, invece erano già due mesi che la sua bambina
era nata e ancora non aveva un nome, c’era già una piccola
lista tra cui scegliere ma farlo era come mettere fine alla presenza
del suo compagno, come dare conferma della sua scomparsa avvenuta armai
cinque mesi fa.
-Piccola mia, ti sei calmata ora? Si amore lo so che hai fame, ma la mamma era tanto stanca e si era addormentata.-
Allentò un po’ lo
yukata che indossava e portò la sua piccola al seno, ormai si
era abituata alle poppate notturne e alle passeggiata per casa per
farla addormentare. Doveva ammettere che occuparsi di una bambina era
quasi più faticoso di essere in missione, dormiva pochissimo,
stava sempre sul chi va là e non riusciva a distogliere
l’attenzione da quel piccolo frugoletto instancabile. Se ci fosse
stato Asuma, la sera, sarebbe stato lui a cullarla per farla
addormentare e magari l’avrebbe controllata lui la notte quando
si vegliava e vedendosi sola scoppiava a piangere.
Avrebbe voluto vederlo la
mattina con le occhiaie e con i capelli in disordine per il poco
riposo,e avrebbe voluto che lui la vedesse assonnata e stanca ma felice
alzarsi per ogni poppata, invece era sola, il suo uomo non c’era
più e non avrebbe potuto vedere il frutto del suo amore per lei.
Asuma desiderava quella bambina, l’aveva amata già da
quando non sapeva ancora se esistesse a tutti gli effetti o meno. Amava
Kurenai e amava quella piccola vita che sperava fosse stata concepita,
lei sapeva che per un ninja una gravidanza poteva procurare disagi ma
non aveva mai preso in considerazione questa visione della cosa, anche
lei al primo segnale aveva sperato di portare in grembo una nuova vita
e quando fu certa che aspettava un figlio ne fu profondamente felice
cosi come il suo compagno.
Lei aveva sempre sognato di
avere una famiglia magari anche numerosa, non meno di tre figli si
diceva, sperava che il primo fosse un maschietto e magari anche il
secondo; ma la terza, doveva essere per forza una bambina. Lo aveva
raccontato ad Asuma un giorno e lui le disse invece che avrebbe tanto
voluto avere una femminuccia per prima magari che le assomigliasse.
Kurenai guardò di nuovo
la sua bambina, i capelli nerissimi, gli occhi cremisi e la pelle era
diafana come la sua, tutto sommato, si disse, Asuma sarebbe stato
contento.
Quando la piccola finì
la kunoichi si rivestì e face fare il ruttino alla sua bambina
per poi cominciare a cullarla per farla riaddormentare, si erano fatte
già le tre e lei aveva dormito si e no un’oretta quella
sera, si sentiva davvero stanca ma per nulla al mondo avrebbe
rinunciato a tutto quello.
-Ehi amore lo sai che ancora
devo sceglierti un nome? Magari ti chiamerò davvero cosi. Ai..
è un bel nome sai? Ma al tuo papà magari ne sarebbe
piaciuto un altro, però sono un po’ avvantaggiata
perché lui voleva proprio una bambina come te quindi…
sceglierò un nome che avrebbe pensato lui e che mi
ricorderà lui. Che ne dici di Nadeshiko? Significa
garofano selvatico, ho sempre amato quei fiori, e il tuo
papà me li regalava sempre, diceva che la loro corolla rossa gli
ricordava il colore dei miei occhi che poi è uguale al tuo;
però, i garofani selvatici per quanto belli e profumati hanno
una vita troppo breve ed effimera, mentre io desidero che il tuo nome
ti doni forza oltre che grazia.. potrei chiamarti Akane! Significa
rosso scuro e pronunciarlo infonde un senso di potere, ma ad Asuma
sarebbe tanto piaciuto attribuirti un nome più femminile, ne
sono certa. Saresti stata la sua amata bambina, forte certo, ma
ugualmente molto femminile. Di sicuro avrebbe voluto che indossassi
solo abitini rosa con ampie gonne e fiorellini ovunque, almeno per la
tua prima infanzia. -
Sorrise, Kurenai, immaginando
Asuma passeggiare per le vie di Konoha con la sua bambina in braccio
fiero e orgoglioso di quella piccola vita.
-Ti avrebbe trattata come un
principessa amandoti incondizionatamente; ma bada che non avrebbe mai
voluto che fossi debole, ti avrebbe certamente insegnato a combattere e
a modellare il chakra, insomma la vita da ninja; ma per nulla al mondo
avrebbe sminuito la tua femminilità. Il tuo papà era un
vero gentiluomo sai? Ed era un bravissimo ninja, ma come tutti amava la
pace e la quiete. Il sogno di avere una famiglia era anche il suo,
nessuno lo immaginerebbe mai ma amava davvero la vita domestica; e
qualche volta ha perfino tentato di svolgere i lavori domestici e di
cucinare. Avresti dovuto vederlo il tuo papà con un fazzoletto
in testa e il mio grembiule a fiori che armeggiava tra i fornelli..
è stata una delle scene più dolci a cui abbia mai
assistito… io ero stata via per una settimana in missione e al
mio ritorno, ho trovato la casa brillante e Asuma che preparava la
cena. Si era davvero impegnato quella sera, perfino la tavola era
apparecchiata a dovere, con un magnifico vaso pieno di papaveri.
Purtroppo però finimmo col mangiare una ciotola di riso in
bianco ciascuno la cucina non era proprio il suo forte.
Ecco se c’è un
fiore che tuo padre amava più dei garofani è il papavero,
certo sono meno affascinati dei nadeshiko ma hanno un significato molto
più profondo, sia per il nostro mondo che per noi. Anche i
papaveri sai ha una grande corolla di un rosso brillante, e cresco
numerosi nei prati in primavera screziando di rosso intere distese di
verde e di oro, riescono ad impreziosire perfino il giallo del grano
oltre che i prati, spiccano ovunque lasciandoti senza fiato per la loro
semplice bellezza.
Asuma però li amava
anche per ciò che rappresentano, è tradizione infatti
dedicare questi fiori alla memoria dei ninja caduti in missione e
spesso, nelle ricorrenze in loro onore, si è soliti portali in
dono o indosso per celebrarli. Altra tradizione è quella di
spargere i semi di questi fiori nei campi di battaglia affinchè
li adornino scacciando l’evento nefasto ma ricordino ai passanti
col loro rosso brillante il sangue dei valorosi combattenti che vi
hanno perso la vita…-
Kurenai accarezzò
dolcemente la gota della sua bambina ripensando al giorno in cui si
recò alla tomba di Asuma, anche lei gli aveva recato in dono un
mazzo di papaveri rossi, era convinta che quello fosse il modo
più giusto per salutarlo, con quei fiori avrebbe unito le due
vite del suo compagno, ovvero l’uomo che la amava e il valoroso
ninjia che era stato in vita.
-Keshi.. ti piace questo nome? Ti chimerò proprio così, Keshi..
Eccomii!!! Oggi avevo proprio
voglia di scrivere qualcosina è da tanto che non lo faccio!! O
meglio inizio e poi mi fermo vuoi impegni vari vuoi per mancanza di
ispirazione e via dicendo.. potrei darvi centinaia di motivazioni ma la
prevalente è che purtroppo prima viene lo studio e poi il
piacere.. quindi la domanda sorge spontanea perché questa shot??
Non ne ho la più pallida idea, so solo che ero qui davanti al pc
e ho cominciato a scrivere.. è passata un’oretta da quando
ho iniziato più o meno.. anzi manca qualcosa per un’ora..
ma il punto è che è conclusa quindi mi son detta
perché non pubblicarla?? So che è molto semplice.. magari
scadente.. ma l’ho postata senza pretese nella speranza che possa
piacervi almeno un po’..
Che dire.. ovviamente Keshi
significa “papavero”. Non so perché mi è
venuta in mente proprio Kurenai come “protagonista” di
questa shot (che fra l’altro la vera protagonista credo sia la
bambina.) e ignoro anche il motivo che mi spinge ad immaginare il
nascituro come femmina, cioè forse un maschietto sarebbe
più adatto per ricordare Asuma ma..già nella shot ho dato
le mie motivazioni.. cioè Asuma avrebbe preferito una bambina (
io ho deciso cosi ok? :P NdA) e poi diciamocelo.. come risparmiare a
Shikamaru la sua ennesima seccatura?? Il destino gli ha sempre fatto
avere relazioni più o meno piacevoli con le donne. Crudele
ironia?? Non si sa ma da misogino quale è se l’è
sempre dovuta vedere con le donne! Partiamo per gradi.. sua madre che
lo tormenta, poi Ino come compagna di gruppo ovvero più pazza
tra le kunoichi assieme a Sakura, andiamo avanti nelle eliminatore
della prova ninja ha combattuto sempre con donne e con Temari deve
anche intrattenere rapporti per i legami tra Suma e Konoha.. altra
cosuccia, se la deve vedere con l’Hokage che guarda caso è
donna! La prima donna hokage.. e che caratterino ha! Comunque.. sto
divagando.. torniamo a noi.. molti di voi già lo sapranno ma la
“storia” del papavero come ricordo per i combattenti caduti
in gerra è vera!! Assolutamente vera! ora vi riposto un piccolo
articolo tratto da wikipedia giusto per dissetare un po’ di
curiosità “Nel mondo anglosassone Papaver rhoeas è
tradizionalmente dedicata alla memoria delle vittime sui campi di
battaglia della prima e della seconda guerra mondiale. Ad esempio, in
Gran Bretagna, nel Remembrance Day, tutti portano un papavero rosso
all'occhiello.
Ma la cosa sembra risalire a
ben più indietro nel tempo: si narra che Gengis Khan,
l'imperatore e condottiero mongolo, portasse sempre con sé dei
semi di papavero che spargeva sui campi di battaglia dopo le sue
vittorie, in ricordo e rispetto di coloro che vi erano caduti con onore
(a questo si ispirò il cantautore Fabrizio De André per i
versi della sua notissima "La guerra di Piero"), ed anche per
"segnare", con il colore di quei fiori, che là si era svolta una
battaglia.”
Quindi la loro
“funzione” non è assolutamente farina del mio sacco!
L’ho solo utilizzata ad uso e consumo per questa shot.. non so
che altro aggiungere se non che mi scuso per gli eventuali errori che
ho commesso nella stesura della storia e sperare che vi sia piaciuta
almeno un pochino, vi invito quindi a lasciare anche un commentino
piccolino piccolino che si sa fa sempre piacere.
Un abbraccio
Mikamey
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