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Cos’è quest’ansia che adesso arriva? Sento il cuore che
batte, lo avverto accelerare. Buio.
Ho paura, ora, lo giuro. E mi pare d’avvertir proteste in
lontananza. Non ne sono sicuro. Qualcuno urla, qualcun altro incita. Il respiro
si gonfia, ansimando esplode.
Devo muovermi, devo sbrigarmi. Qualcuno sta dicendomi che è
ora, che è il tempo.
E non capisco perché tutto debba essere così confuso,
adesso. Dopo che ho ripreso ad avvertire ciò di cui prima nemmeno potevo
ammettere d’averne idea. E’ stressante, devo dirlo. Questo buio accecante, in
tempi remoti, mi tranquillizzava. Adesso, invece. Perché ora son sicuro che,
vicino a quella voce che m’è stata sempre di costante ausilio, se ne sono
aggiunte altre. Forse questa è una delle cose che capita una volta sola,
nell’esistenza e che reclama parentado a presenziare, perché possa godere della
stessa gioia di chi, invece, non s’è mai mosso. Mia madre, le cui cure e
dolcezze m’hanno trascinato sin qui. E non posso credere che, di qui a poco, la
vedrò. Non ho potuto mai guardarla, prima. Ho solo buio intorno a me, per ora.
Solo tenebre. Non mi spaventano, questo no. La dolcezza di quella sua voce m’è
stata sufficiente. Non so nemmeno quanto sia stato saggio condurmi a questo
punto. Non sono poi così comodo, come credevo potessi essere. Questo letto non è
uno dei migliori, ormai. Mi sta stretto. Da quand’è che posso ricordare, ho già
recuperato abbastanza. Ho ricominciato a credere di potermi muovere. Con grossa
sorpresa, mia, di tutti, ho iniziato a dare segni della mia presenza. Sono un
essere vivo, cosa stavano credendo? Credevano che, in eterno, sarei stato qui a
dormire? No, no. Dovevo riuscire a svegliarmi, prima o poi. Dovevo farcela. Era
d’obbligo che riuscissi. Ed, infatti, ora tutti s’agitano. Strano come ognuno
possa sottovalutare la forza interiore di cui puoi essere dotato. Non è nemmeno
giusto. Non è che mi abbiano degnato più di tanto dell’attenzione. Ma chi la
voleva, infondo?
Ora, ecco che qualcun altro parla. Sarà il medico. Sta
consigliando a mia madre di star calma, perché andrà tutto per il meglio. Ce la
farò, dice. Questa fiducia mi rincuora, davvero. Non posso certo deludere la
donna che mi ha dato la vita. E’ difficile riprendere a nuotare in questo mare
nero, ma ognuno, prima che quest’operazione avvenisse, m’ha parlato di quanto
sia bello il mondo. Di quanto le cose meravigliose che ci sono e che avrei
visto, m’avrebbero reso felice. Sono curioso, davvero, curioso. Anche perché ho
tanto sentito parlare della luce nei quadri. Mia mamma è una pittrice e lei sa
benissimo cosa significa cospargere di tocchi bianchi un cielo scuro. Sa che,
quelle piccole luci incandescenti, possono avere il sapore della compagnia,
quand’è che ci si sente soli. Così come le nuvole del cielo avrebbero il sapore
della panna, se solo si riuscissero a assaporare. E il mare? Il mare si
sbriciola in tintinnii spumosi, quand’è che le onde interagiscono con gli
scogli. Sono piccole umettate macchie nivee che sprigionano un’energica forza
vitale. Così come la sabbia dei deserti immerge l’Africa d’una finissima polvere
avorio che s’estende stemperando la cime delle dune nel vento. Così come il
sole, quand’è che il mezzodì divampa, marchia l’azzurro d’un brillare
ultravioletto che è puro candore. Vive il sole, m’hanno detto. Celebra, di se
stesso, la bellezza. Degli inverni non m’hanno molto raccontato, veramente. So
che quando davvero il gelo interferisce con il quotidiano clima temperato, è
possibile ammirare il solitario discendere di perfetti cristalli chiari. E mi si
dice che la neve ricopre ogni cosa, cosìcchè si possa vivere l’illusione
d’essere immersi in un marea di crema. Così bello è il mondo, allora? E io che
credevo d’aver visto ogni cosa. Sin dal momento in cui ho avuto coscienza e con
l’olfatto ho gustato i profumi e col palato o distinto i gusti. Ho creduto che,
in fin dei conti, bastasse questo. Il mielato sapore del cibo. E’ quello che più
sono riuscito ad apprezzare, in questo tempo. Morbido, liquoroso sulla lingua,
vellutato e gentile sul palato. I sensi sono tutti stimolati. Ti senti vigile e,
allora, ti decidi a rincorrere il sogno d’avvertire la luce, quella che mai hai
potuto guardare e che nemmeno osi immaginare. Deve essere inebriante, deve
essere più di quanto si possa credere.
Quasi adesso, riflettendo su queste cose, evito d’avere
paura. Quasi son curioso ora. Non vedo l’ora.
Sono tutti in attesa, son sicuro. Stanno solo aspettando
che faccia sapere quanto desidero nascere… venire al mondo.
Ed ecco, ora, un varco. Spingiamoci ancora oltre per
cercare vittoria. |