Aimi Shirai, ragazza quindicenne giapponese nata e cresciuta a Kiryu,
nella prefettura di Gunma, è una normalissima adolescente
alle prese con le solite cose tipiche dei ragazzi della sua
età, la scuola, gli amici, la famiglia. Un giorno i suoi
genitori vengono licenziati dall'azienda in cui lavoravano da
diciassette anni, dove si erano conosciuti e innamorati.
Così, cominciano a cercare un nuovo lavoro. Per fortuna, lo
trovano a Kawasaki. A questo punto, la famiglia è obbligata
a vendere l'appartamento a Kiryu, fare le valigie e partire per
Kawasaki. Aimi si troverà, quindi, ad abbandonare
quattordici anni della sua vita passati in quella casa,
abbandonerà la sua vita e i suoi amici, quindi,
ricomincerà tutto da capo...
Capitolo 1: Nuova vita.
«E' arrivato il momento...»
Sì, esatto. Il momento di abbandonare tutto era arrivato.
Abbandonare 14 anni e più di vita. Andare via, via da quella
casa...da quella città, lasciandosi dietro molte cose:
Desideri, sogni, amicizie, tante storie. Aimi era davvero dispiaciuta.
Ma davvero tanto. E i suoi compagni di classe? Non li avrebbe mai
più rivisti, probabilmente. E la sua migliore amica? Anche
lei, non l'avrebbe più vista. Oh, e il bar degli Etsuko?
Nemmeno.
Si avvicinò alla finestra, e guardò il paesaggio:
Era l'ultima volta che osservava quell'immagine che aveva visto
cambiare nel corso degli anni. L'ultima volta che la guardava da quella
finestra, da quella precisa angolazione. Le case, la strada, il
postino...non li avrebbe più visti, ora che la sua casa era
stata venduta a perfetti sconosciuti. Sospirò, distogliendo
lo sguardo dalla finestra e osservando, stavolta il resto della sua
stanza.
«Vieni qui, Sagami...» disse abbassandosi,
lasciando che il gattino venisse da lei.
Lo prese in braccio e continuò a guardarsi attorno,
sorridendo amaramente.
«Aimi, vuoi muoverti?!» gridò una voce
dal piano di sotto.
«...Sì, arrivo.» Un'ultima occhiata, una
botta di coraggio, la valigia viola in una mano, il gatto nell'altra e
via. Chiuse la porta e iniziò a scendere le scale
lentamente, forse per colpa della valigia pesante. Troppo piccola per
contenere tutta la roba di Aimi.
«Ti muovi?!» era la voce stridula della sorella
minore.
«Hai, Hai! Io ho la valigia pesante, cosa credi?»
«Ma è ovvio, se ti porti dietro una stanza
intera!»
Aimi sospirò e lasciò scendere Sagami, prese la
valigia con due mani, andò fino alla porta e, dopo aver
messo le scarpe, la aprì. I genitori erano già
accanto la macchina.
«Dammi la tua valigia, Aimi.» disse suo padre.
Aimi obbedì e la consegnò. Girò lo
sguardo e osservò ancora l'appartamento. Sua sorella aveva
appena chiuso la porta e camminava saltellando verso l'automobile.
"Come fa ad essere così felice? Anche lei ha vissuto qui per
molto. Per undici anni..." pensò Aimi cominciando ad aprire
lo sportello della macchina. Ormai tutta la famiglia era salita.
Perfino la gatta si era accomodata accanto alla sorellina di Aimi,
Reina. Un'ultimo, grande sospiro, ancompagnò la salita in
macchina e la chiusura dello sportello.
«Cosa c'è Aimi? Perché
sospiri?» Chiese sua madre.
«Niente.» disse. "Che domanda scema, lo sai bene
che io non volevo traferirmi e lasciare la casa, mammina."
pensò poi.
Papà mise in moto la macchina e partì. Aimi
guardò fuori dal finestrino casa sua, finchè
riuscì a vederla, non smise di guardarla.
«Dai, onee-san! Andremo di certo in una casa molto
più grande e bella!»
Aimi fece un breve e falso sorriso. «Lo so, lo so, onee-chan!
Peccato che mi verrà difficile legare con gli
altri.» disse cambiando tono a fine frase.
«Ma non è vero. Legherai benissimo!»
«Eh, sì, come no! Non mi chiamo Reina!»
E in un attimo era cominciata una discussione tra le sorelle.
«Smettetela, o papà di distrae!»
Aimi girò lo sguardo e Reina sbuffò.
Il viaggio da Kiryu fino a Kawasaki era lungo. In automobile, poi.
"Non sarebbe stato meglio prendere il treno?" pensava Aimi che, ancora,
guardava fuori dal finestrino, con lo sguardo sognante, perso
nell'immensità del cielo. Il cielo pieno di nuvole bianche,
nuvole che lasciavano intravedere il sole pallido.
Chissà cosa le sarebbe successo, in quella nuova
città. Chissà che persone avrebbe incontrato.
Chissà come si sarebbe trovata a scuola. Chissà,
chissà! Ad un certo punto distolse lo sguardo dal cielo e
chiese: «Mamma, hai già fatto l'iscrizione nella
nuova scuola?»
«Sì, certo. Ho già fatto fare anche la
divisa. Sono sicura che ti starà benissimo, bambina
mia.» rispose la donna scrutando un attimo la figlia.
«Inoltre,» continuò «tra meno
di una settimana comincerà la scuola. Quindi preparati
psicologicamente.»
«Non preoccuparti, mamma.»
Dopo un altro paio di ore, finalmente la famiglia arrivò a
Kawasaki. Reina fu la prima a scendere, felice, col sorriso stampato
sulle labbra. Aimi lasciò scendere la sua gattina e poi
scese anche lei. Chiuse lo sportello guardando la sua nuova casa.
Non era più un appartamento semplice e modesto, ma un
palazzo di venti piani, uno di quei grattacieli moderni, come quelli in
America.
Sagami cominciò a miagolare.
«Zitta, zitta...piuttosto, vieni, entriamo.»
Dicendo questo, Aimi non degnò del minimo sguardo la gatta e
camminò verso la casa seguendo i suoi genitori e la
sorellina.
Non appena furono di fronte all'ascensore, Aimi deglutì.
Aveva sempre avuto paura degli ascensori.
«Eeeemh...V-voi proseguite, io prendo le scale!»
«Va bene, non sbagliare piano, però. E' il
settimo.»
«Sì, tanto non sono da sola, c'è Sagami
con me!»
Non appena l'ascensore partì, Aimi si girò:
«Vieni, Sagami...andiamo s--...Sagami?»
Ma Aimi non vide la sua gatta nell'atrio. Per un attimo
sperò che fosse rimasta fuori, e così
uscì, cercando la gatta, chiamandola a gran voce.
Voleva andare a cercarla oltre, ma non conosceva la città.
Si sarebbe persa. Guardò la strada e l'appartamento,
l'appartamento e la strada, la strada e l'appartamento, alla fine si
decise: Sagami era troppo importante. Gliel'aveva regalata Kiku, la sua
migliore amica, come ricordo. Probabilmente non si sarebbero
più viste molto spesso. Ora, Sagami, non la poteva
abbandonare al destino e così andò in strada,
camminò lateralmente e continuò a chiamare il
gatto.
...To Be Continued
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