Sì, signore. di LaRagazzaDelleMargherite (/viewuser.php?uid=71117)
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Vincitrice Shakespearean Writing Contest di Edward & Bella Italian Forum.
Sì, signore.
Per un marines, il tre è il numero perfetto. Tre uomini
fanno una squadra, tre squadre un plotone, tre plotoni una compagnia e
via dicendo. Sin da quando ti arruoli, questa è la cosa che
ti ficcano bene in testa. Imparala, dicono, e sopravviverai
all’addestramento. Il tre può salvarti, il tre
è il numero che devi portare nel cuore.
Il mio nome è Alexander Barker, avevo diciotto anni quando
mi arruolai nell’ USMC, United States Marine Corps, pieno di
vita e di spirito patriottico. Mio padre riteneva che avessi la stoffa
per seguire la scuola ufficiali, così mi addestrai a West
Point, nella contea Orange di New York. Furono i sette mesi
più faticosi della mia vita. Non ero cambiato, credevo di
essere diverso, certo, avevo imparato ad essere un uomo, ma dentro, nel
profondo ero sempre io, sempre il solito Alexander.
Venni subito mandato a Yuma, Arizona, per portare avanti il mio
addestramento. Lì rimasi tre mesi.
Tre. La maledizione dei marines, per me, ebbe inizio da lì.
Fu a Yuma che conobbi Sean. Sean Morgan Everett. Se ne stava sulla
strada in ginocchio, la sigaretta a terra con le mani sanguinanti. Mi
avvicinai e capii subito. Sciocco.
“Cholla”.
Dolorante il giovane si voltò. “Cosa?”
“Sergente”, dissi guardando le sue mostrine,
“non le hanno mai parlato della Cholla?”
“No, signore, mai sentita nominare…che diamine
sarebbe?”, rispose con una smorfia sul viso.
“E’ quella che hai nelle dita sergente. Una pianta
dannatamente pericolosa che se viene toccata ti penetra coi suoi
pungenti aghi. Si alzi e mi segua in infermeria, dovrà
soffrire ancora un po'”, dissi ammiccando.
Sean Morgan mi guardò perplesso e si alzò.
“Grazie dell’aiuto signore, e mi scusi signore, non
riesco a farle il saluto, ecco”, disse tentando di alzare la
mano. Sorrisi e gli feci segno di avviarsi. Girandomi pestai la
sigaretta accesa sul terreno arido.
Tre anni dopo quel giorno, Sean Morgan, di origini Hawaiane, con la
pelle nera e occhi color cioccolato, era diventato il mio inseparabile
amico. Era difficile per un ufficiale trovare un amico, di solito
quelli come me erano restii a fare amicizia con i sottoposti. Stupido
orgoglio del più in alto. Ma il soldato semplice Everett era
come me, ci divideva solo la scala gerarchica.
Nel Settembre 2001 eravamo già sopravvissuti a due guerre
medio-orientali, e i nostri biglietti per casa erano pronti. La notte
del 10 Settembre ci ubriacammo come matti, ricordando i nostro momenti
insieme, indimenticabili e unici. Ci amavamo a modo nostro, amavamo i
nostri attimi. Eravamo amici inseparabili.
Ma dopo la mattina dell’11 Settembre 2001, la nostra vita non
fu più la stessa. Spinti dal nostro amore per la patria, per
la nostra America, firmammo per un nuovo giro. Una nuova missione. I
nostri biglietti per casa furono strappati. Addio licenza, addio tutto.
L’epilogo della nostra missione in Iraq è
prevedibile.
Quei dannati bastardi hanno lanciato una bomba e mi hanno fatto saltare
una gamba, la destra, e a mio parere la migliore. Ora sono stato
licenziato dai Marines e vivo la mia vita in un ranch nel Wyoming. Dove
fa freddo e non c’è l’arida terra che mi
ricorda cosa ho perduto nel lontano Oriente.
Sono trascorsi tre gelidi inverni, amico mio, e ancora la mia mente non
riesce a dimenticare le nostre tre lunghe estati, nemmeno queste grandi
foreste possono farlo, l’odore dei bar, delle donne e della
birra, ma soprattutto della nostra amicizia. Sono trascorse tre
leggiarde primavere, ti ricordi quei giorni? Sedevamo nel caldo torrido
dell’Arizona, la terra della breve primavera, e immaginavamo
il profumo dei ciliegi e degli alberi.
Ma le stagioni cambiano, si volgono in fretta. Sono già
trascorsi tre autunni, che mi hanno portato le loro gialle foglie in
segno di conforto. A volte le colgo, e mi ricordo come ti piaceva
conservarle nei libri.
Dalla mia finestra ho visto scorrere i profumi di pioggia di Aprile,
una stagione che non conoscevamo, noi immersi nella sabbia, e che
abbiamo amato andando a pesca su per i fiumi dei monti. E ho visto
nuovamente tornare tre giugni, in cui ho preparato la tua torta di
compleanno che ti ho portato sul tuo letto di pietra e che non ho mai
mangiato.
Sono passati tre freddi inverni, caro amico, e nel freddo del mio cuore
continuo a vederti saltare in aria. Tu, il tuo corpo con le tue bombe
appese alla giacca, tu, i tuoi sogni e i tuoi progetti, tu e la tua
carne strappata dal volto. Ti ho visto così tante volte,
Sean Morgan. E tuttavia non sei cambiato, mai.
Fino alla fine, anche quando ti hanno ordinato di buttarti e esplodere,
tu sei rimasto l'uomo che ho sempre conosciuto. Sempre retto e onesto,
obbediente.
Te ne sei andato così, come si viene e si va in questa vita,
lasciandomi con questo tre eterno che per sempre mi
tormenterà, nel calore della tua voce forte che rispose:
“Sì, signore”. Vado a morire per
l’America.
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