Ciauuu!
Parto subito col dire che questa è la prima volta che
pubblico qualcosa di originale, e sono piena di ansia >.<
Qesta storia è una nonsense, è un piccolo e
sfuggevole momento della vita, che ho cercato di
rappresentare.
Non è grandioso, e forse avrei fatto meglio a lasciarlo
invecchiare su Word ma non ho resistito alla tentazione di pubblicare,
alla fine.
Without Father
Era il giorno del suo compleanno - ed era sicura che lui
l’avrebbe chiamata- ne era certa perché da ormai
quattro anni faceva sempre la stessa cosa; non si faceva sentire per
mesi interi, spediva un misero mantenimento quando gli faceva comodo, e
per il giorno del suo compleanno la chiamava, parlandole come se
andasse tutto bene, tranquillo le raccontava della sua vita negli stati
uniti, decantando i luoghi che aveva visitato e lamentandosi dei
problemi che aveva con la lingua e con i documenti.
Vide da lontano l’autobus rosso e bianco avvicinarsi, mise
l’Mp3 nella tasca del capotto per preparasi a salire.
Per fortuna quel giorno era quasi vuoto, e poteva scegliere dove
sedersi, sceglieva quasi sempre lo stesso posto possibilmente - non
poteva farci niente, Odiava i cambiamenti lei-.
Aveva già un mal di testa tremendo, e la agitazione
aumentava sempre più, temeva più di ogni altra
cosa lo squillo del suo cellulare.
Era sempre così, purtroppo.
La mattina era cominciata bene, la madre, la nonna e il fratello le
avevano fatto gli auguri e fin lì era andato tutto bene, ma
quando la nonna le aveva ricordato della probabile telefonata di suo
padre si era immediatamente agitata.
Aveva visto anche sua madre cambiare leggermente umore, diventando un
po’ cupa, naturale, quando si trattava di lui tutta la
famiglia era in uno stato di fibrillazione e il buon umore spariva.
Ogni volta che lui la chiamava era una scocciatura, perché
lei si ricordava di quello che non aveva, di tutto il dolore che lui le
provocava, alle volte pensava che se fosse morto sarebbe stato meglio,
perché almeno così lei si sarebbe sentita libera.
Mille volte aveva tentato di dirgli quello che pensava davvero si lui,
ma un groppo alla gola la bloccava sempre, e le lacrime che a momenti
versava le impedivano di urlargli contro il suo Odio.
Sorrise, dandosi della stupida, perché lei sapeva benissimo
di non Odiare suo padre, ci aveva provato, dandogli tutte le colpe
possibili, perché era colpa sua se lei era cresciuta
precocemente, se adesso lei aveva paura di lasciarsi andare con
gli altri per timore di essere tradita, perché lui
andandosene l’aveva tradita, abbandonata.
Eppure, nonostante tutto il male che le aveva fatto provare, la sua
parte ancora infantile e ceca gli voleva ancora bene e dentro di lei
c’era una continua lotta di odio e amore per quella figura
paterna.
Scatto spaventata al sentire la vibrazione del telefono, tolse le
cuffie e fisso lo schermo .Sconosciuto. Era lui.
Il suo cervello andò il tilt per alcuni secondi, poi
ingoiò pesantemente e schiaccio il tasto verde.
<< Ciao Lavinia .. >>
<< Ciao .. >> Papà …
proseguì a mente, non sapeva se quella volta sarebbe
riuscita a sfogarsi, a dire ciò che pensava, ma almeno per
ora dentro di lei si era istaurata una pace provvisoria, per pochi
minuti sarebbe tornata a essere una candida e serena bambina.
Baci, Luna.
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